tag:blogger.com,1999:blog-13830247620423875902024-03-13T05:49:58.896+01:00Istituto freudiano per la clinica, la terapia, la scienza Sede di MilanoIstituto abilitato ai sensi dell'art. 3 della legge 18. 02. 89 n°56 (D.M. 31. 12. 93). Adeguamento ai sensi del D.L. del 25. 05. 2001.
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Docente invitato: Miriam Chorne<p> </p><h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;"><b style="background-color: white; color: #222222; font-size: large;">Seminario fondamentale</b></h3><h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;"><b style="background-color: white; color: #222222; font-size: large;">Istituto Freudiano di Milano </b></h3><h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;"><i style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">17 ottobre 2020</i></h3><h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;"><b style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">Docente invitato: Miriam Chorne</b></h3><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both;"> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b>Un nuovo annodamento dell’Altro e del godimento</b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both;">Testo di riferimento: J. Lacan, Seminario XVI. Da un Altro all’altro</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">Capitoli di riferimento: VII-VIII- IX</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div class="separator" style="clear: both;">Sono molto lieta di essere finalmente con voi, questo seminario si sarebbe dovuto tenere il 13 marzo, ma il coronavirus l’ha impedito. Non sappiamo ancora come sarà il mondo dopo pandemia, ma possiamo già iniziare a sperimentare un grande cambiamento: ci ritroviamo attraverso lo schermo, siamo insieme, ma in un altro modo. </div><div class="separator" style="clear: both;">Ringrazio l’Istituto del Campo Freudiano e in particolare Marco Focchi per l’invito a lavorare con voi, che mi fa tanto piacere. Devo spiegarvi tre capitoli difficili, ma prima voglio raccontarvi, perché mi piacciono questi capitoli, malgrado la loro difficoltà.</div><div class="separator" style="clear: both;">In primo luogo mi entusiasma la capacità di Lacan per fare di Pascal un uomo, un uomo vivo, un uomo complesso. Trovo che sia un tratto straordinario che caratterizza la sua comprensione dei personaggi dei quali si occupa. Lo ha mostrato molte volte, ad esempio nelle descrizioni di tutti i personaggi del Simposio, o quando ci parla di Sade, o in questi capitoli quando ci parla di Pascal. Nell’affresco che fa di loro, nonostante il prestigio e la fama, non emergono dei personaggi fossili, degli uomini di cartapesta. Lacan era un grande letterato e la trattazione che fa di Pascal è straordinaria, piena di umore. </div><div class="separator" style="clear: both;">Quel che emerge è un uomo non soltanto religioso, difensore della credenza nell’esistenza di Dio, non è nemmeno soltanto un grande scienziato, matematico e logico, ma Lacan lo descrive anche in quanto uomo del suo tempo, come tutti i suoi contemporanei interessato alla scommessa in termini di guadagno, di profitto, cioè un uomo pienamente capitalistico. Ci mostra anche che nella scommessa di Pascal la vita stessa, nella sua totalità, si riduce a un elemento di valore. E ci spiega che la funzione correlativa a quella del plusgodere nella scommessa è la funzione del mercato. “Essa sta alla base dell’idea che Pascal maneggia con la straordinaria cecità di chi, come lui si trova proprio all’inizio del periodo dello scatenamento di questa funzione del mercato. Se Pascal ha introdotto il discorso scientifico, non dobbiamo dimenticare che egli è anche colui che, perfino nei momenti più estremi del suo ritiro e della sua conversione, voleva inaugurare una Compagnia di omnibus parigini” (p.17). </div><div class="separator" style="clear: both;">Questo aspetto di Pascal non era scappato neanche ai suoi critici. Voltaire e Diderot hanno definito la scommessa come una mostruosità logica e come cinicamente utilitaria.</div><div class="separator" style="clear: both;">Ho trovato particolarmente commovente l’affresco di Pascal come uomo angosciato. Lacan afferma che tutta l’argomentazione di Pascal sulla convenienza della scommessa è soprattutto indirizzata a se stesso. Vuole tranquillizzarsi perché è atterrito, impaurito. Pascal è l’uomo che ha scritto “Il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi spaventa”. Come per tutti noi, il pathos di Pascal è l’incertezza. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan aveva definito il soggetto come causato dal rapporto inter-significante: quest’affermazione però, al tempo stesso, ci impedisce di cogliere il soggetto. Lo psicoanalista francese s’interroga anche su che cosa conferisca al soggetto l’unità che ha finora permesso di sostenerlo nella sua pretesa sufficienza ma il soggetto è lungi dal essere sufficiente: è incerto o sta nella incertezza. Tuttavia si unifica come soggetto attorno alla formula del fantasma, attorno all’essere di a e ciò si coglie bene in questo seminario del plusgodere. </div><div class="separator" style="clear: both;">Pascal soffre di questa incertezza e lo dice in diversi modi, ad esempio: “Navighiamo su un mezzo vasto, sempre incerti e galleggianti, spinti da una punta all’altra. Se appare qualcosa alla quale abbiamo pensato di attaccarci e assicurarci, si muove e ci abbandona; se lo inseguiamo sfugge, scappa con eterna fuga. Per noi, niente si arresta.”</div><div class="separator" style="clear: both;">A mio avviso è ammirevole il modo in cui Lacan ha saputo importare altri discorsi in quello della psicoanalisi. Un’operazione senza nessuna cerimonia, senza complimenti esagerati: “sequestrava” un concetto, lo smontava e lo ricostruiva trasformato per le necessità di rinnovamento della psicoanalisi. </div><div class="separator" style="clear: both;">Esempi sorprendenti in questi capitoli sono: l’utilizzazione tanto della logica come della matematica per elaborare il concetto di ripetizione, la divergenza tra l’Uno significante e l’Uno del godimento, dell’oggetto plusgodere attraverso la serie di Fibonacci e il numero aureo; o la teoria dei giochi per parlare delle decisioni che un soggetto deve prendere. È anche straordinaria la costruzione omologica di plusgodere sulla base del concetto marxista di plusvalore, che costituisce uno sforzo per trasformare il godimento dalla forma massiva, com’era concepito nel seminario dell’Etica, in una specie di fondo di godimento, in un concetto di godimento misurabile. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan dice che quando Pascal parla di una vita felice rispetto della scommessa, la sua incarnazione è l’oggetto del plusgodere. “Cos’altro è afferrabile nel termine felice se non la funzione che si incarna nel plusgodere?”. Aggiunge “D’altronde non abbiamo bisogno di scommettere sull’aldilà per sapere che cosa esso vale là dove si svela in una forma nuda. Perversione è il suo nome.” In un altro brano dice che il godimento masochistico è la forma più caratteristica, la più sottile che abbiamo dato alla funzione causa del desiderio (p.129).</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>La scommessa di Pascal e le trasformazioni dell’etica </b></div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan presenta la scommessa di Pascal dicendo che non è quasi un testo, “è solo un foglietto di carta piegato in quattro che è stato trafugato dalle tasche di Pascal dopo la sua morte. È una scrittura che si sovrappone a se stessa, che si ingarbuglia, si interseca, si annota.” Lacan approfitta del suo commento per burlarsi dei professori. Ne è stato fatto un testo, sicuramente, “per il diletto dei professori. Anche se il diletto è durato poco, poiché non ne sono mai riusciti a fare alcunché.”</div><div class="separator" style="clear: both;">Il fatto che sia un enunciato che non tiene ha stupito le persone che si sono occupate di questo argomento. Com’è che qualcuno di cui si ha la convinzione che fosse capace di un certo rigore abbia potuto proporre qualcosa così insostenibile?</div><div class="separator" style="clear: both;">Sainte-Beuve, ad esempio, mostrando il suo disorientamento perfino si domandò: “Non è che semplicemente ci troviamo di fronte a un malato, un visionario, un allucinato? Pascal, insomma non ha, nei suoi ultimi anni di vita smarrito la ragione?” </div><div class="separator" style="clear: both;">Quanto alla scommessa l’idea è che conviene credere che Dio esiste perché si rischia di meno che a non credere. Se infatti Dio non esiste, si spreca una vita di durata finita, ma se Dio esiste si guadagna una beatitudine eterna. Lacan riprende questa affermazione e mostra che la maggior parte degli autori valorizzano nel testo di Pascal l’aspetto estensivo della posta in gioco. Cioè si paragona se il guadagno di ottenere una infinità di vite felici vale di più che i piaceri ai quali si rinuncia. Lacan ci mostra che il principio fondamentale del gioco è che quando la puntata viene fatta è già perduta. Per questa ragione considera che il rapporto di estensione ha fatto smarrire i critici di Pascal, mentre Lacan sfugge a questo ostacolo come vedremo in seguito. </div><div class="separator" style="clear: both;">All’inizio della sua spiegazione Lacan afferma che nella scommessa interviene qualcosa che si può riassumere così: si rinuncia ai piaceri. Questo atto di rinuncia sta a fondamento della vita cristiana. È anche il principio su cui s’installa una certa morale che possiamo chiamare moderna.</div><div class="separator" style="clear: both;">Nel capitolo VII Lacan si occupa delle trasformazioni dell’etica nella storia in termini dei rapporti tra il godimento e il soggetto. Lacan, orientato dagli studi di Max Weber che lega il sistema capitalistico alla morale puritana e alla accumulazione del capitale, propone un’idea dell’impresa capitalistica nella quale i mezzi di produzione non sono messi al servizio del piacere. La società attuale è cambiata a questo riguardo e Lacan solo un anno più tardi, nel Seminario XVII, segnalerà le trasformazioni che hanno portato a una società di consumo, dove il desiderio è messo al servizio della produzione di oggetti supposti soddisfare e che ogni volta si trasformano in oggetti più deludenti. Sorprende la capacità di previsione di Lacan rispetto a dinamiche in atto nella società oggi. Quando Lacan parla, in questo capitolo, della assolutizzazione del mercato annuncia con un dire precursore la globalizzazione attuale.</div><div class="separator" style="clear: both;">Nel seminario XVI, Lacan sottolinea che l’accumulazione sulla base della rinuncia ai piaceri, è talmente importante, escludente quasi, nella società capitalistica, che per riabilitare il dispendio un autore come Georges Bataille ha dovuto fare un vero sforzo. Impegno comunque qualificato da Lacan come timido dato che non è giunto a nessun successo: non è riuscito a cambiare quello che possiamo chiamare il nostro stile di vita, ma soltanto a gettare un dubbio su di esso. </div><div class="separator" style="clear: both;">Nel suo libro La parte maledetta, Bataille oppone un altro principio a quello “miserabile” dell’utile, che secondo gli economisti governerebbe la produzione, la conservazione e il consumo: la dissipazione improduttiva, il bisogno di distruggere, il gesto dilapidatore delle ricchezze di cui testimonia il potlàc. </div><div class="separator" style="clear: both;">Si coglie così perché interessi a Lacan una riflessione non incentrata sulla necessità ma sul suo contrario: è il “lusso”, il capriccio, la spesa, il puro godimento, ciò che pone all’uomo i problemi fondamentali. La psicoanalisi rappresenta una frattura di fronte alla morale qui chiamata antica, una frattura tra la psicoanalisi e tutta la filosofia dai greci fino a Kant. </div><div class="separator" style="clear: both;">La critica della confusione propria della morale antica tra il Bene come valore morale e il benessere, lascia fuori tutti i piaceri che si allontanano dal tono giusto, cioè di tutta la vita sessuale che è fondamentalmente perversa. Si tratta di una morale di controllo, di dominio, una morale di amo. </div><div class="separator" style="clear: both;">Con Kant si produce un taglio nella storia, una vera frattura ma allo stesso tempo, si trattiene l’esilio del godimento, ed è questo il motivo che ha portato Lacan a scrivere “Kant con Sade”; perché Sade è la verità di Kant, nella misura in cui l’opera sadiana rivela la dimensione di godimento nella legge morale. Tutta la filosofia ha lasciato fuori della sua riflessione la questione del godimento, che soltanto la psicoanalisi pone nel centro del discorso. </div><div class="separator" style="clear: both;">In questo seminario riferito all’uso della logica, la teorizzazione lacaniana è ancora a metà del cammino rispetto al concetto del godimento e a quello di oggetto. Lacan si oppone a Pascal nel senso che per lui, la vita stessa, nella sua totalità, si riduce a un elemento di valore. “Strano modo di inaugurare il mercato del godimento nel campo del discorso!”, ironizza. Ma solo più tardi, nel Seminario XX Ancora, segnalerà radicalmente l’inutilità del godimento: “Non serve a niente”. </div><div class="separator" style="clear: both;">In questo seminario è ancora presente l’idea del oggetto a come molteplicità, come nel Seminario X, L’angoscia, inteso come una estrazione corporale. “Poiché è l’organismo a inaugurare il gioco, l’oggetto può assumere la forma di quelle entità evanescenti di cui ho già fornito l’elenco, che va dal seno alla deiezione e dalla voce allo sguardo.” Sono altrettante le fabbricazioni del discorso della rinuncia al godimento. La leva di tale fabbricazione è la seguente: attorno a tali entità può prodursi il plusgodere. Sebbene la novità è di proporre l’oggetto (a) come una consistenza logica, cosa che giustifica il singolare. L’oggetto (a) appare come consistenza logica che il corpo deve soddisfare tramite diverse estrazioni del corpo. </div><div class="separator" style="clear: both;">Miller ha intitolato la prima parte del Seminario “L’inconsistenza dell’Altro”, il godimento manca nell’Altro e lo fa inconsistente. L’oggetto (a), invece è un perno, il perno della consistenza. </div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>L’introduzione della logica </b></div><div class="separator" style="clear: both;">È difficile esporre questi capitoli che tengono insieme la logica e la matematica con le riflessioni strutturaliste sul linguaggio. Alcuni, all’epoca, mostravano una certa fretta di uscire da questo habitat mentre Lacan mostrava qualche remora. </div><div class="separator" style="clear: both;">Da una parte si tratta dello sforzo permanente di Lacan per trovare un modo ogni volta più scientifico di parlare della esperienza analitica. Se nel primo insegnamento utilizzava la linguistica e la riflessione strutturalista per avere una lettura rigorosa, seria, (così dice Lacan alla pagina 12), nel periodo inaugurato da questo seminario e che si conclude col Seminario XX Ancora, è possibile apprezzare un’evoluzione continua: prima con l’utilizzo della logica matematica, e dopo con la topologia. Lacan ha il proposito di approcciarsi al godimento in termini che non significano l’abbandono della parola e il linguaggio, ma un intreccio diverso. </div><div class="separator" style="clear: both;">In questo seminario vediamo alcune tracce, ad esempio nelle prime pagine il riferimento al disagio provato da Althusser nell’essere considerato strutturalista, e anche il riferimento a una certa critica dello strutturalismo da parte di alcuni considerati fino a quel momento strutturalisti di punta come Roland Barthes e, in particolare, Foucault. </div><div class="separator" style="clear: both;">Nel capitolo VI ci sono anche tracce della controversia con i linguisti funzionalisti, dove Lacan si burla di Georges Mounin, senza nemmeno dire il suo nome (tipica modalità della politica culturale di Lacan: esplicitava solo il nome degli intellettuali che riconosceva e rispettava). </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan riprende la proposta dei linguisti del funzionalismo che lasciano la linguistica ai linguisti universitari, Mounin, ma anche André Martinet il maestro di Mounin, prendendo un orientamento che, nel nome della ricerca della scientificità, torna indietro alla naturalizzazione del linguaggio. Lacan descrive questa posizione come una vera regressione allo stato ante di Saussure della esplorazione sulla lingua, dove si perde il progresso epistemologico raggiunto. (La creazione saussureana aveva fatto della linguistica una scienza galileiana, nel senso di Koyré. Una scienza galileiana della cultura.) Questa controversia è tutt’ora attuale.</div><div class="separator" style="clear: both;">I linguisti universitari pretenderebbero riservarsi il privilegio di parlare del linguaggio, motivo per cui ritengono abusivo l’utilizzo che Lacan fa dello sviluppo del linguaggio per sostenere il suo insegnamento. Lacan accetta di lasciare loro la linguistica, e con la sua abituale disinvoltura afferma “io faccio linguisteria”, giacché alla psicoanalisi interessa lalingua (lalangue), cioè l’incidenza della lingua nel reale del corpo. Ribadisce la dipendenza del soggetto dal significante e per tanto cede la linguistica in quanto rivendica di occuparsi del linguaggio, perché è con il linguaggio “che tratto quando pratico la psicoanalisi”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Il seminario XVI ha un carattere di ricerca, quasi un atelier di concetti, ma a partire dalla logica e dal linguaggio il concetti di godimento resta ancora molto legato al significante. Come detto è un seminario di passaggio e ciò lo si può cogliere anche rispetto al concetto freudiano di ripetizione. </div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>L’introduzione della matematica per parlare della ripetizione </b></div><div class="separator" style="clear: both;">In questo seminario c’è un tentativo di dare un valore in termini numerici al godimento che culmina con l’utilizzo della teoria degli insieme, nonostante sia già presente dall’inizio in un altro concetto matematico: la serie di Fibonacci. Questo è un punto di oscillazione tra il Lacan classico a quello del ultimo insegnamento. </div><div class="separator" style="clear: both;">Nel seminario II Lacan aveva descritto la ripetizione come una ripetizione significante in quanto mortificante mentre nel seminario XVI comincia a fondare quello che svilupperà nei seminari posteriori: una ripetizione di godimento. Tuttavia la presenza del significante è ancora massiccia come schemi, formule, e l’utilizzo stesso della matematica in fine. </div><div class="separator" style="clear: both;">La successione di Fibonacci, ad esempio, è presa per indicare un fenomeno di ripetizione, dove quello che si ripete è una successione di numeri che obbediscono a una regola di formazione. La ripetizione dei primi due numeri dà il terzo e a partire da essi tutto il resto, come la metonimia nei primi anni del suo insegnamento. La ripetizione di un elemento diverso va verso un limite: il numero aureo. Questo numero è utilizzato da Lacan per mostrare che il godimento si perde e si recupera come a, oggetto plus-godere. </div><div class="separator" style="clear: both;">Con lo stesso principio possiamo creare diverse serie. Prendiamo, ad esempio, 1,1: con questi due numeri possiamo costruire una serie i cui termini sono prescritti. La regola è che il terzo termine proviene della addizione dei due precedenti e sarà così fino al finale.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"> 1 1 2 3 5 8 13 21 …</div><div class="separator" style="clear: both;">Abbiamo poi una concatenazione significante che obbedisce a una regola, una legge di formazione. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgdJ4nobkMPoS8DWK756Na4dXfQzHg83pXPoiHgBIOKocP8hnvnVZo8qMez6toznEG9Cf-D4zjutjGwN93pSo6LhhFiOqB7CJumqRfcG67DhCOfuzG-qm8zCxhiQk2zdaOU5duW6hfrof5da8LIbCmExRvhBLlOywJLt34lCiZYX7xDt3t-VThd_QtFCw=s670" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="295" data-original-width="670" height="141" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgdJ4nobkMPoS8DWK756Na4dXfQzHg83pXPoiHgBIOKocP8hnvnVZo8qMez6toznEG9Cf-D4zjutjGwN93pSo6LhhFiOqB7CJumqRfcG67DhCOfuzG-qm8zCxhiQk2zdaOU5duW6hfrof5da8LIbCmExRvhBLlOywJLt34lCiZYX7xDt3t-VThd_QtFCw=s320" width="320" /></a></div><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">Proseguendo via via per la sequenza, il rapporto risulta alternativamente maggiore e minore della costante limite. Invece il rapporto tra un numero di Fibonacci e il suo successivo tende al reciproco della sezione aurea.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgTEjNRqycwC_K_1snutv6ueNQ_pCOkAo0deLk6JmemxbbJrHmXo37D1ieipdTstSTLHU2UFrTK0sFAhJfaDvyFuIg913dM4tA-zRrlWcuY9-gsyLNMvkcIk7btbefurZnCMqEoxupKhTcjaFwNzqXiFLK9k76EVONVCQqB2H4EXAYZW5UOsuA-C7O2ZQ=s250" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="25" data-original-width="250" height="25" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgTEjNRqycwC_K_1snutv6ueNQ_pCOkAo0deLk6JmemxbbJrHmXo37D1ieipdTstSTLHU2UFrTK0sFAhJfaDvyFuIg913dM4tA-zRrlWcuY9-gsyLNMvkcIk7btbefurZnCMqEoxupKhTcjaFwNzqXiFLK9k76EVONVCQqB2H4EXAYZW5UOsuA-C7O2ZQ" width="250" /></a></div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan l’utilizza per distinguere l’oggetto (a). S’utilizza il simbolo fi per scrivere il numero aureo. Propongo la seguente formula:</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">obj.a = 1/fi</div><div class="separator" style="clear: both;">Quello che è necessario cogliere è che l’oggetto plusgodere (a), appare come un elemento diverso dalla serie superiore dei numeri, la serie di Fibonacci, ma che è calcolabile. La conseguenza è che si trasforma in un elemento di natura matematica che comporta un’omogeneità con il campo significante.</div><div class="separator" style="clear: both;">Lo schema cambia negli ultimi tre capitoli, è più semplice perché arriva direttamente dalla teoria degli insieme, e propone un’equivalenza tra l’oggetto (a) e l’insieme vuoto. Perché cercare questa equivalenza? Perché l’insieme vuoto è un valore che sorge del tutto significante messo in un insieme. L’insieme vuoto, come l’oggetto (a), non appartiene all’insieme come un elemento ma come un sub-insieme. (Per avere una spiegazione più ampia di questo tema rimando alla Nota 7 di Miller, presente nel Seminario XXIII e anche agli articoli riferiti al tema nel suo testo pubblicato in spagnolo con il titolo Matemas). La rappresentazione dell’oggetto (a) attraverso il sub-insieme vuoto risponde meglio al concetto di castrazione, per Lacan riportato impetuosamente nel discorso dalla psicoanalisi, dopo la forclusione effettuata dal capitalismo. Nel testo “Parlo ai muri” Lacan dice che il capitalismo lascia fuori il godimento, le cose del amore, mentre il discorso analitico li fa rientrare, e in questo modo lega ambedue i discorsi. </div><div class="separator" style="clear: both;">Ma portando la riflessione un po’ più lontano, Lacan propone in questo Seminario, anche che il godimento è la sostanza di tutto quello di cui parliamo nella psicoanalisi (p.45). Riprenderà questo problema nel seminario Ancora dove parlerà di sostanza di godimento (substance jouissante). Volle tradurre sostanza con l’ousia greca che si distingue rigorosamente della supposizione, del soggetto sempre supposto (hypokemenon). Nel seminario XVI dice che si tratta d’introdurre alla funzione strutturale del plus di godimento, cioè che fuori di questo vincolo il godimento è come un fondo informe, non è strutturale, è un traboccare di godimento. Ma questo modo, quello del Seminario XVI , il modo strutturale finirà per essere insufficiente (dirà dopo “L’oggetto (a) non è sufficiente per parlare del godimento”) e porterà Lacan ai nodi.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>L’ introduzione del plusgodere </b></div><div class="separator" style="clear: both;">Vorrei adesso prendere un’altra questione che come ho già detto converge nella scommessa. </div><div class="separator" style="clear: both;">Fino dalle prime pagine Lacan pone come insegna del seminario alcune parole che scrive alla lavagna: L’essenza della teoria psicoanalitica è un discorso senza parola.</div><div class="separator" style="clear: both;">Quale sarebbe un discorso senza parola? Un discorso logico-matematico per raggiungere in qualche modo il reale, il godimento. </div><div class="separator" style="clear: both;">Ho utilizzato il condizionale come d’altra parte fa Lacan ad esempio nel titolo del seminario XVIII Di un discorso che non sarebbe del sembiante, per enfatizzare che si tratta di una ipotesi: se ci fosse un discorso del reale, il quale non c’è, perché il reale è impossibile a dire. </div><div class="separator" style="clear: both;">Questa impossibilità non impedisce di cercare in una teoria, come quella di Marx, i concetti necessari per continuare l’esplorazione della pratica analitica prendendo in conto la dimensione reale. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan considera che sia Freud che Marx siano stati sovversivi rispetto della conoscenza nel proporre la dimensione del sintomo. Come definisce qui la dimensione del sintomo? Esso parla. “Parla perfino a quelli che non sanno ascoltare. Esso non dice tutto, nemmeno a quelli che sanno farlo. La promozione del sintomo è il giro decisivo.” (prime pagine del seminario XVIII)</div><div class="separator" style="clear: both;">Perché è il giro decisivo? Tanto il marxismo come la psicoanalisi sono stati qualificati come teorie del sospetto. Questo nome proviene dal fatto che entrambi considerano che c’è un sintomo che deve essere decifrato, la cui verità è nascosta e deve essere svelata.</div><div class="separator" style="clear: both;">In Il capitale, Marx spiega che nel pagamento del lavoro come una merce qualunque, il sembiante di questo pagamento – il salario, lo stipendio – nasconde il fatto che il capitalista beneficia di un lucro extra. Paga per il lavoro dell’operaio soltanto il necessario per fare sì che il lavoratore viva e si riproduca, ma strappa un eccedente, la differenza tra quello che l’operaio produce e quello che necessita per vivere: il plus-valore.</div><div class="separator" style="clear: both;">In rapporto con questa verità nascosta, Lacan perfino si trattiene su una immaginaria conversazione tra il proletario che sta lavorando con uno strumento primitivo e il capitalista. Proprio Marx aveva già raccontato questa scena dove il capitalista fa valutare al proletario quanto di più potrebbe produrre se avesse migliori mezzi di produzione (che lui il capitalista potrebbe mettergli a disposizione). Quello che non dice è che se la produttività fosse maggiore il beneficio non sarebbe per il lavoratore, ma plus-valore per il capitalista. </div><div class="separator" style="clear: both;">Questa immaginaria conversazione si conclude con un elemento che Lacan mette in risalto: il riso del capitalista, il godimento che il capitalista ottiene da questa operazione. Mi è piaciuta molto l’osservazione di Lacan quando spiega che il concetto di plus valore come quello del plus godere mostrano che il plus s’ottiene come una specie di gag perché qualcosa rimane elusa, l’effetto del motto di spirito ruota attorno al rapporto intrinseco fra il riso e l’elisione (p. 59). Similmente accade con il modo di parlare di Lacan, che è un maestro dell’uso elusivo del linguaggio. L’esistenza di una fessura, una minuscola fuga del significato e fonte principale del godimento che produce il suo stile.</div><div class="separator" style="clear: both;">Il concetto di plus-godere, introdotto in questo seminario, serve al fine di avviare la dimensione del godimento, ma di un godimento misurato, contabile, numerabile, omologo a quello del plus-valore. Lacan parla di omologia a pag. 39 all’inizio del capitolo III “Topologia dell’Altro”: “Parlare di omologia significa dire che il loro rapporto non è di analogia. (…) Il rapporto fra il plusgodere e il plusvalore ruoti attorno alla funzione dell’oggetto <i>a</i>.”</div><div class="separator" style="clear: both;">Quando parliamo di omologia accenniamo che occupa un luogo simile nella struttura. L’analogia è fondamentalmente immaginaria, mentre l’omologia è simbolica. Un esempio: poco tempo fa, a causa della crisi del coronavirus si sono riuniti i ministri di sanità dell’Unione Europea, tra di loro c’erano ministri e segretari di Salute Pubblica dei vari Stati. Erano tutti omologhi: quelli che occupavano quel determinato incarico nella rispettiva struttura di governo del loro paesi. Rimanevano fuori tutti le altre considerazioni più immaginari, non aveva nessuna importanza se erano simpatici, bruni o bionde, o qualsiasi altro carattere immaginario. </div><div class="separator" style="clear: both;">La funzione del plusgodere appare come effetto di discorso ed essa dimostra che la rinuncia al godimento è un effetto del discorso stesso. C’è rinuncia di una parte e recupero dall’altra.</div><div class="separator" style="clear: both;">Nella misura in cui il mercato definisce come merce qualsiasi oggetto del lavoro umano, tale oggetto ha in sé qualcosa del plusvalore. Il plusgodere è ciò che permette d’isolare la funzione dell’oggetto (a), che può diventare una cifra. </div><div class="separator" style="clear: both;">È per questa ragione che Lacan prende la scommessa di Pascal. Perché il godimento, i piaceri, come dice Pascal, s’inscrivono nella partita come una puntata, cioè come significante. Nelle partite in cui Pascal era così tanto interessato era proprio il significante monetario quello che era sul tavolo e tutte le dimostrazioni di Lacan in questo seminario obbediscono allo stesso principio: mettere in valore il carattere valutabile, cioè significante, del godimento.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>La teoria dei giochi</b></div><div class="separator" style="clear: both;">Dopo il breve riassunto di alcuni fili (l’introduzione della logica matematica e il plusvalore nella ricerca di un godimento calcolabile) fondamentali per pensare la questione della scommessa, torniamo a essa per dire che l’interesse di Pascal nella regola delle parti era condivisa da molti altri uomini nel suo tempo (qualche libertino contemporaneo di Pascal l’aveva consultato su come si dovessero condividere le poste quando, per qualsiasi ragione, si dovesse interrompere la partita). Lacan spiega che della regola delle parti bisognerebbe parlarne a lungo per mostrare la sua importanza nel progresso della teoria matematica. Non esiste nulla di più avanzato, afferma, riguardo ciò di cui si tratta per noi a proposito del soggetto. </div><div class="separator" style="clear: both;">Non c’è nulla che isoli in modo più puro del cosiddetto gioco quelli che sono i nostri rapporti con il significante, giacché si tratta di una pratica definita dal fatto che comporta un certo numero di mosse che hanno luogo all’interno di determinate regole. In apparenza di questa questione non ci interessa nient’altro che la manovra più gratuita nell’ordine della combinazione e tuttavia la questione riguardante le decisioni da prendere, che non emerge da nessun’altra parte con così tanta forza e necessità come nel campo del gratuito. La questione della decisione si lega al concetto di scelta forzata già formulato nel precedente insegnamento lacaniano, ad esempio nel Seminario XI. </div><div class="separator" style="clear: both;">Nella scommessa di Pascal manca tutto ciò che fa parte delle condizioni ammissibili in un gioco. Gli sforzi compiuti dagli autori per razionalizzare in qualche modo quello che per Pascal era effettivamente il riferimento, finiscono tutti per dimostrare che le cose non quadrano, ed egli doveva proprio essere il primo a saperlo.</div><div class="separator" style="clear: both;">In tutti i casi la posta in gioco secondo Pascal dev’essere valutata sul piano numerico e la maggioranza degli autori invece inciampano sul se valga la pena di scommettere. </div><div class="separator" style="clear: both;">Pascal considera numericamente la posta ma anche l’incertezza: scrive perfino che rispetto a una probabilità di guadagno possiamo supporre un’infinità di probabilità di perdita, introducendo dunque l’elemento probabilità come numerico, cosa esclusa nella regola delle parti, la quale presuppone la parità della probabilità. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan dice che se insiste sul numerale è perché in altri punti Pascal enuncia che a scommettere sull’incertezza fondamentale – ossia c’e un partner o no? – si ha una probabilità su due, vale a dire: Dio esiste o non esiste, non è numerale. È escludente.</div><div class="separator" style="clear: both;">Miller, nel suo commento del Seminario Da un Altro all’altro (che si trova nel suo Illuminations profanes, inedito), evidenzia come si ritrovi il simbolo dell’infinito proprio quando la partita che si gioca è incarnata da quella che propone Pascal nella sua scommessa. La separazione del soggetto e dell’Altro che è là iscritta, è fatta per indicarne la posizione iniziale dell’analizzante e dell’analista. L’analista è l’Altro nella misura in cui è capace di dare “la risposta che uno non aspetta”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Un esempio tratto dalla mia pratica clinica penso possa mostrare che tutto ciò di cui stiamo parlando sono concetti attuali, quotidiani, operativi. Ricevo da prima dell’estate un giovane uomo che si era costruito un mondo un po’ complicato ma del quale sembrava relativamente soddisfatto. Lavorava in una comunità lontana da Madrid dal lunedì fino al giovedì. La sua sposa lavorava in un’altra comunità giovedì e venerdì, mentre lui rimaneva con i figli a casa. Stavano tutti insieme nel corso del weekend. Dieci anni prima si era innamorato di una donna più giovane di lui, con l’intenzione di sposarla perché era una donna serena, che sarebbe piaciuta ai suoi genitori. È una versione leggermente modificata della classica degradazione generale della vita erotica osservata da Freud: una vita conveniente, in assenza dell’amante verso cui quest’uomo non si sentiva impegnato. Il desiderio non era mai in gioco. Ha vissuto tranquillo in questo modo circa dieci anni. Fino al giorno in cui il marito della sua amante scoprì il rapporto e lo minacciò di dire tutto a sua moglie.</div><div class="separator" style="clear: both;">Quando è arrivato in studio era disperato, non sapeva cosa fare e a un certo punto, sorridendo, mi ha detto: “So che non mi dirà cosa fare”. La frase aveva la forma di una negazione classica, era proprio quello che mi domandava: Mi dica cosa desidero. Ovviamente non gliel’ho detto e la psicoanalisi è iniziata.</div><div class="separator" style="clear: both;">Torniamo più sul piano teorico. L’affermazione di Pascal sul guadagno incontestabile è insostenibile. È chiarissimo che in questo calcolo non c’è nulla che si imponga di per sé, e che alla proposta della scommessa si può opporre “che quello che ho, lo tengo, e che con questa vita ho già il mio bel da fare”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Pascal allora rincara la dose e ci dice che questa vita non è niente. Sarebbe a dire? </div><div class="separator" style="clear: both;">Ma l’obiezione regge sempre: non è che a puntare in un tale gioco scommetto troppo? Figura nella scommessa stessa. Il presunto contraddittore, che altri non è se non proprio Pascal (in un ragionamento tipicamente analitico Lacan dice che il foglietto lo vedeva solo lui), riceve l’immediata risposta: non potete non scommettere, perché ne siete già impegnato. </div><div class="separator" style="clear: both;">In che cosa? Non si è impegnati per nulla, a meno che non ci si ritrovi nella circostanza per cui è necessario prendere una decisione. Che cosa è una decisione? Nella teoria dei giochi, come si dice ai giorni nostri, la decisione è una struttura, cioè è calcolabile perché esiste una logica della scelta. </div><div class="separator" style="clear: both;">Solo che, a questo livello della scommessa, se siete costretti a prendere una decisione, qualunque essa sia delle due che si propongono, se siete in ogni caso impegnati, lo siete a partire del momento in cui venite interrogati in questo modo, e da Pascal, vale a dire nel momento in cui vi autorizzate a essere Io in questo discorso.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>L’esistenza di Io</b></div><div class="separator" style="clear: both;">La vera dicotomia non è fra Dio esiste e Dio non esiste. Il problema diventa diverso dal momento in cui Pascal ha affermato non già che non sappiamo se Dio esiste, ma che non sappiamo né se Dio è, né che cosa è. Come i contemporanei hanno colto la faccenda riguardante Dio sarà dunque una faccenda di fatto, il che vuol dire una faccenda di discorso, dato che non c’è fatto se non enunciato. Ecco perché, per quanto riguarda Dio, dipendiamo interamente dalla tradizione del libro.</div><div class="separator" style="clear: both;">Ma ciò che è veramente in gioco nella scommessa è se Io esiste o non esiste? Cioè che la scommessa non verte sulla promessa di una vita futura ma sull’esistenza di Io. Lacan non utilizza più il termine soggetto, che vale come soggetto dell’inconscio ma Io, il quale esprime il soggetto della parola dove c’è anche in gioco il godimento e che prelude al parlessere (parlêtre). È un concetto forgiato da Lacan per designare in un corpo il connubio tra la Cosa che parla, l’inconscio, e la Cosa che non parla, l’Es.</div><div class="separator" style="clear: both;">Si può dedurre qualcosa ulteriore a condizione di mettere al posto giusto la funzione della causa così come si situa a livello del soggetto, vale a dire l’oggetto (a). Il soggetto qui cerca la consistenza della verità, che non trova in sé stesso, fallirà anche a trovarla nell’Altro, la troverà soltanto nel unico elemento consistente, l’oggetto (a) che fa la coerenza del soggetto e che fa pure la sua stoffa. Questo aspetto non sarà pienamente riconosciuto fino al seminario Ancora, dove Lacan aggiungerà alle due sostanze ammesse da Descartes (pensiero ed estensione), la sostanza “jouissante”, godente. </div><div class="separator" style="clear: both;">“L’essenza della scommessa sta precisamente tutta nel ridurre la nostra vita a quella cosa che possiamo, così, tenere nell’incavo di una mano.” (p.116), cioè l’oggetto (a). </div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>L’Uno e il piccolo (a)</b></div><div class="separator" style="clear: both;">“La cosa più difficile da pensare è l’Uno” comincia Lacan il capitolo che prende il titolo “L’Uno e il piccolo a” e ci parla del tratto unario, trait unaire, l’einziger Zug che aveva prelevato da Freud, riferito a una delle forme della identificazione.</div><div class="separator" style="clear: both;">Nel tratto unario risiede l’essenziale dell’effetto della ripetizione, per noi analisti, nel campo in cui abbiamo a che fare con il soggetto. Ma c’è un altro Uno che oggi ci interessa di più, l’Uno del marchio. Si tratta della ripetizione legata in modo determinante a una conseguenza che Freud designa come l’oggetto perduto. </div><div class="separator" style="clear: both;">Essenzialmente del fatto che il godimento è preso di mira in uno sforzo di ritrovamento e che può esserlo solo a condizione di essere riconosciuto per effetto del marchio. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan considera che la forma singolare del Nome-del-Padre nella questione della scommessa, si trova nell’enunciato in testa al foglietto: croix ou pile, cioè pone l’azzardo al comando, la ripetizione nel senso di tyche, non di ripetizione significante, automaton, di accordo con i termini utilizzati nel Seminario XI, I quattro concetti fondamentali. Lacan lo chiama il reale assoluto. Si tratta esclusivamente del reale come arresto, fissazione. </div><div class="separator" style="clear: both;">Il godimento, rispetto dell’Altro è un assoluto per il soggetto. Il termine è ben fatto per distinguere il godimento rispetto dell’Altro, giacché nell’Altro tutti i termini sono relativi e si tengono come sistema. L’Altro è così poco un assoluto che si pone la questione della sua garanzia. </div><div class="separator" style="clear: both;">Ma non è solo il partner a costituire l’interesse della scommessa, c’è anche la posta in gioco. Che Pascal possa porre nei termini in cui la pone la questione della nostra misura in relazione al reale assoluto presuppone che abbia compiuto un certo passo: modificare radicalmente l’approccio all’Io del giocatore. Lo ha fatto operando qualcosa che Lacan chiama “un esorcismo”, perché? Il giorno in cui Pascal scoprì la regola delle parti produsse un cambiamento fondamentale nel proporre la perdita alla base del gioco, nel suo principio. Il gioco esiste soltanto a partire da questo dato, per cui la puntata si trova sul tavolo e, se così si può dire, in una massa comune. Pascal risponde in base a quello che viene chiamato il triangolo matematico, già scoperto da un certo Tartaglia, e tornando a Archimede (che Tartaglia aveva tradotto) e alle sue legge di massimo e minimo.</div><div class="separator" style="clear: both;">Laddove la questione dell’attrattiva della vincita deformava, deviava, la riflessione dei teorici, questa purificazione iniziale consente di enunciare correttamente come operare con la posta in gioco: è perduta. La questione è di interesse analitico. Se c’è un’attività il cui avvio implica fondamentalmente l’assunzione della perdita, quella è certamente la nostra, nella misura in cui già nell’adesione a una qualche regola, vale a dire una concatenazione significante, si tratta di un effetto di perdita. “La nostra esperienza nell’analisi ci confronta in ciascun momento con un effetto di perdita”.</div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan obietta l’attribuzione di questa perdita a un qualunque danno immaginario e dice “Questo effetto simbolico s’inscrive nell’apertura beante che si produce fra il corpo e il suo godimento, in quanto è l’incidenza del significante, o del marchio, vale a dire di quello che prima ho chiamato tratto unario, a determinarla o ad aggravarla”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan dice che non sappiamo niente né della natura di a e neanche della natura dell’Uno ma ciò che è importante è che così si determina un rapporto tra a e l’Altro. “Si delinea dunque un rapporto fra l’effetto della perdita, l’oggetto (a), e il luogo che chiamiamo l’Altro, senza il quale non potrebbe prodursi.” (pagina 123) </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan aggiunge: per vedere che la perdita non è senza rapporto con il modo in cui funzioniamo come desiderio è sufficiente osservare la passione del gioco.</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><b>Il tratto unario</b></div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan sottolinea che c’è qui qualcosa di molto singolare: si produce una proporzione già nelle cifre, nei segni scritti, nonostante non sappiamo nulla né della natura della perdita e neanche dell’Uno, sappiamo soltanto cos’è il tratto unario.</div><div class="separator" style="clear: both;">L’Uno unario è un punto ideale a cui si accede per identificazione. Serve anche alla formazione della massa e Lacan sostiene che abbia una struttura omologa a quella della sessuazione maschile. </div><div class="separator" style="clear: both;">L’ Einziger Zug è un tratto unico, ma non è quello che rende unico chi lo possiede, cioè non fa la sua singolarità. Quelli che s’identificano a quel tratto unario risultano automaticamente identificati tra loro (fanno massa). Per questo la propria singolarità è sostituita dal tratto comune. Una storia di Alphonse Alias è utilizzata dallo psicoanalista G. Arenas, per illustrarne in modo umoristico che il tratto unario non fa unico, singolare. Uno dice: “Sono una persona stile Balzac, bevo troppo caffè; sono una persona stile Napoleone, mia moglie si chiama Josefina …” e noi possiamo dire parafrasando Alponse Allais, sono una persona stile Lacan, fumo sigarette culebra … o ancora più paradigmatico, indosso una cravatta a farfalla, quindi sono una persona stile Lacan. Negli anni ‘80, c’erano analisti nella scuola di psicoanalisi analisti che indossavano papillon come se quello li facesse diventare Lacan. Si vede bene che non qualsiasi tratto serve per essere singolare, anzi serve al contrario per fare massa. I baffi di Hitler ad esempio.</div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan propone un’altra omologia, più interessante per noi oggi, tra il tratto unario e l’Uno della ripetizione. Si tratta di un’altra definizione di tratto unario. “Il tratto unario è quello con cui si marca la ripetizione come tale. La ripetizione non fonda nessun tutti, ne identifica niente, perché (…) non può avere prima ripetizione. Non può cominciare, evidentemente, che la seconda volta, che in questo modo risulta essere quella che inaugura la ripetizione.” </div><div class="separator" style="clear: both;">Notate che Lacan non dice che il tratto unario sia l’Uno della ripetizione, ma che con il tratto unario si marca la ripetizione. “Qualunque cosa può servire per scrivere l’Uno della ripetizione (…) soltanto dev’essere facile ripetere come figura”. Riprende così la concezione del tratto unario come puro marchio, come la tacca, che distingue ripetizioni, per contarle senza numerarle. Per questo dice il tratto unario è “il marchio come tale”. Il segno del cacciatore primitivo sulle pareti della grotta, o il cowboy che nei film segna una tacca sulla sua arma ogni volta che ammazza qualcuno. </div><div class="separator" style="clear: both;">Scriviamo ora il rapporto fra l’1 determinante, il marchio, e l’effetto di perdita:</div><div class="separator" style="clear: both;"> <u>1</u></div><div class="separator" style="clear: both;"> a</div><div class="separator" style="clear: both;">Se si tratta di perdita appare evidente che questo rapporto deve essere uguale alla congiunzione, tramite una e aggiuntiva, fra l’1 e il segno della perdita: a.</div><div class="separator" style="clear: both;"> <u>1</u> = 1+a</div><div class="separator" style="clear: both;"> a</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">Osservate che anche qui si tratta del rapporto tra un elemento significante l’1 (fondamento dell’identificazione soggettiva originaria) e un altro diverso, l’oggetto (a), come resto del godimento. Lacan sottolinea anche che la sola ragione che ci impone di partire da essi – é una partenza arbitraria – è che iniziando da essi scriviamo. Questi elementi non si collocano da nessuna parte, in un qualsiasi reale che sembri potere corrispondere a questa scala. Solo che questa scala non possiamo scriverla senza di loro.</div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan cerca di dare un’evidenza matematica della genesi di a in virtù, unicamente, dell’Uno in quanto marchio. Per farlo poggia sulla costruzione che risulta dall’uso più semplice di questo Uno in quanto, una volta ripetuto, prolifera, giacché esso viene posto soltanto per tentare la ripetizione del godimento, per ritrovarlo in quanto è già fuggito.</div><div class="separator" style="clear: both;">Il primo Uno, inscritto per ritrovare ciò che originariamente non era marchiato già lo altera, dato che in origine non era segnato. Esso si pone dunque nella fondazione di una differenza.</div><div class="separator" style="clear: both;">Questo punto originario – a cui Lacan si riferisce mediante l’esperienza di soddisfazione e alla sua differenza rispetto a ciò che si ritrova – fa della ripetizione la chiave di un processo che ci pone la questione di sapere se, una volta avviato, possa o no trovare il proprio termine. Cioè la questione della fine dell’analisi, terminabile o interminabile, e chiedendo se il processo che prende avvio per il soggetto a causa della ripetizione, con la ripetizione come origine, abbia o non abbia un proprio limite.</div><div class="separator" style="clear: both;">Come stanno le cose per quanto riguarda la genesi di questo Altro? Possiamo distinguerlo dall’Uno che precede l’1, ossia dal godimento. Si tratta della differenza tra l’Uno del godimento che Lacan scrive in lettere e che precede l’1 unario del marchio. Come misurarlo? Se abbiamo consolidato l’<1+a> e ne abbiamo fatto la somma con la massima cura, è perché proprio a partire da (a) nel suo rapporto con 1 possiamo sperare di prendere in modo analogico, la misura di quello che è l’Uno, del godimento, riferendoci a quella somma supposta realizzata. </div><div class="separator" style="clear: both;">Il rapporto fra a come mancanza acquisita dall’Altro, e 1, come il campo completato dell’Altro che potremmo edificare, possiamo renderlo come presentato a pagina 129:</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">1 (Uno) 1 a</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">________________________________________________________________________</div><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;">“È qualcosa che noi analisti conosciamo e che ritroviamo. È quello che si chiama godimento masochista, ed è la forma più caratteristica, la più sottile che abbiamo dato alla funzione causa-del-desiderio”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Nel brano del capitolo XVI seminario XI dedicato all’operazione di separazione, soprattutto a pagina 210 (la questione è ancora formulata in termini linguistici), si riferisce allo stesso problema: il primo oggetto offerto al desiderio dell’Altro è la propria scomparsa. “Il primo oggetto che egli propone al desiderio parentale, il cui oggetto è sconosciuto, è la sua propria perdita. Può perdermi? Il fantasma della sua morte, della sua scomparsa, è il primo oggetto che il soggetto deve mettere in gioco in questa dialettica e, in effetti, lo mette”. Lo sappiamo da mille fatti, per esempio dall’anoressia mentale. Lacan illustra lì il godimento masochistico, con il caso di Gide. </div><div class="separator" style="clear: both;">Questo capitolo è prezioso così come l’articolo degli Scritti, “Posizione dell’inconscio” per avere una approssimazione di quello a cui punta qui Lacan quando parla di godimento masochistico. Non è la perversione masochistica, che richiede una costruzione complessa come quella della nevrosi, ma l’utilizzazione dell’identificazione all’oggetto perduto come un modo analogo di assumere la perdita, la posizione di scarto, rappresentata da a al livello del plusgodere. Nel caso della perversione Lacan ci mostra come il soggetto nel suo sforzo per costituire l’Altro come un campo articolato unicamente nelle modalità di quel contratto sul quale Deleuze ha posto l’accento “per supplire all’imbecillità fremente che regna nella psicoanalisi, il soggetto gioca sulla proporzione che si sottrae, accostandosi al godimenti per la via del plusgodere.”</div><div class="separator" style="clear: both;">Il libro di Deleuze al quale si riferisce Lacan Presentazione di Sacher-Masoch, pubblicato da Bompiani nel 1978; e in una versione posteriore Il freddo e il crudele pubblicato da SE nel 1991. Esiste anche anche una preziosa intervista a Deleuze di Madeleine Chapsal pubblicata originalmente nell’aprile del 1967 in La quinzaine littéraire, dove Deleuze dice che vorrebbe studiare il rapporto tra letteratura e clinica psichiatrica, perché è possibile che uno scrittore vada più lontano nella descrizione della sintomatologia che uno psichiatra . L’illustra con Sacher-Masoch che – come altri scrittori – ha fatto del fantasma l’oggetto della sua opera, quando in generale il fantasma per altri autori è soltanto l’origine della propria opera. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan ha sottolineato come in fondo si tratti proprio di questo nella scommessa di Pascal. L’infinito su cui poggia la scommessa è l’infinito del numero. </div><div class="separator" style="clear: both;">Se prendiamo questa infinità e l’acceleriamo con l’istituzione della successione di Fibonacci, la quale è esponenziale in quanto i numeri da essa generati crescono geometricamente e non aritmeticamente. (Questo modo di crescere che è per noi di tanta funesta attualità, con la quotidiana informazione della crescita di contagiati di coronavirus). Tale serie genera nella misura in cui ci allontaniamo dalla sua origine, la proporzione che si articola in a. Man mano che i numeri crescono, a interviene in maniera costante, nella sua forma inversa, 1/a, la quale è tanto più sorprendente in quanto annoda l’1 ad a. </div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan indica che a può essere insignito della funzione del numero aureo, che si calcola nella serie di Fibonacci se mettiamo in rapporto ciascuno dei suoi termini con il termine successivo:</div><div class="separator" style="clear: both;"> 1/2 2/3 3/5 5/8 8/13 13/21</div><div class="separator" style="clear: both;">e così via, si ottiene un risultato, che tende molto presto a inscrivere i primi due decimali e tutti i decimali di seguito. Corrisponde a quell' a = 0,618, e via di seguito, chiamato numero aureo.</div><div class="separator" style="clear: both;">Che dire della scelta di a? S’interroga Lacan. L’abbiamo scelto perché ci siamo trovati davanti al problema di sapere come raffigurare ciò che si perde per il fatto di porre arbitrariamente l’1 inaugurale, ridotto alla sua funzione di marchio. Ma la scelta di a non ha nulla di arbitrario, perché è il rapporto limite di un termine della serie di Fibonacci con quello successivo. La perdita che stiamo considerando costituisce all’orizzonte del nostro discorso il plusgodere: non è altro che un effetto della posizione del tratto unario.</div><div class="separator" style="clear: both;">La conclusione importante è che la differenza tra il soggetto del godimento e il soggetto diviso dal marchio resta irrimediabile. Si può dire che a è ciò che condiziona la distinzione fra l’Io che sostiene il campo dell’Altro e può totalizzarsi come campo del sapere e l’Io del godimento. Totalizzandosi, l’Io del sapere non perverrà mai alla propria sufficienza, quella che si articola nel concetto hegeliano del Selbstbewusstsein. Infatti, proprio commisurata alla sua perfezione, resta totalmente escluso l’Io del godimento. È un’affermazione di straordinaria portata: esiste la tentazione di porre che il soggetto del sapere come che sa se stesso ed è quello che Lacan riferisce in questi capitoli rispetto al Selbstbewustein hegeliano, il quale trascina dietro di sé praticamente tutte le teorie della conoscenza, persino quelle più di avanguardia. È l’importanza di sostenere che la divisione originale non è soppressa in nessun momento.</div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan aggiunge qui una piccola nota clinica quando si chiede cos’è che tende a proporre la figura di un sapere assoluto come ideale che un giorno potrebbe essere portato a compimento. Risponde: “è l’isterica”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Risulta rilevante che unicamente in questo a può essere colto quel che ne è del godimento rispetto quel che si crea con l’apparizione di una perdita.</div><div class="separator" style="clear: both;">Lacan finisce l’ultimo capitolo di questi tre qui trattati, con la presentazione di una matrice nella quale sono inscritti i dati nella modalità in cui si annotano i risultati della cosiddetta teoria dei giochi e suggerisce altrettante posizioni soggettive, da pensare non soltanto in rapporto a Dio ma più ampiamente. Per farlo combina da una parte che il soggetto sappia che Dio esiste o che Dio non esiste e dall’altra parte che sia a favore o contro. Ottiene così diverse figure dove la scelta determina altrettanti risultati. Le più notevoli sono: quella del soggetto che crede nell’esistenza di Dio e sceglie di perdere la infinità di vite infinitamente felici deliberatamente; quella del soggetto che suppone sapere che Dio non esiste e che comunque sceglie di impegnarsi e perdere a, esistono molti soggetti che hanno mollato a senza curarsi della immortalità dell’anima, ad esempio quelli che chiamiamo saggi; infine c’è chi si tiene a e dorme fra due guanciali, Lacan si domanda se questa tranquillità non è un po’ fatta di indifferenza. </div><div class="separator" style="clear: both;">Concludo un’altra ironia di Lacan, questa volta in rapporto con le considerazioni sulla Grazia, interessante e divertente. Il dogma, dice, testimonia come la misericordia di Dio sia più grande della sua giustizia, giacché Egli estrae alcuni eletti quando dovremmo essere tutti all’inferno, “Mi meraviglio che questa frase abbia potuto apparire scandalosa, poiché è assolutamente chiaro e manifesto che l’inferno non si è mai potuto immaginarlo al di fuori di che ci capita tutti i giorni. Voglio dire che in inferno ci siamo già”. </div><div class="separator" style="clear: both;">Il paziente di cui vi ho parlato prima conosceva bene cosa è costruirsi un inferno quotidiano. Non s’ingannava e ricordava ogni volta in cui di nuovo, in modo ripetuto, mollava il suo desiderio.</div><div><br /></div></div></div><br /><div class="separator" style="clear: both;"><br /></div></div><div><br /><br /><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /></div><div class="post-body entry-content" id="post-body-8604186728399880399" itemprop="description articleBody" style="background-color: white; line-height: 1.4; position: relative; width: 520px;"><div style="color: #222222; font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;"></div></div>Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0Milano MI, Italia45.4642035 9.18998217.153969663821158 -25.966268 73.774437336178849 44.346232tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-85181460401423633772020-01-25T22:39:00.000+01:002020-02-11T10:17:23.342+01:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano, 25 gennaio 2020. Docente invitato: Alfredo Zenoni<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<b style="background-color: white; color: #222222; font-size: large;">Seminario fondamentale</b></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<b style="background-color: white; color: #222222; font-size: large;">Istituto Freudiano di Milano </b></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<i style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">25 gennaio 2020</i></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<b style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">Docente invitato: Alfredo Zenoni</b></h3>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-8604186728399880399" itemprop="description articleBody" style="background-color: white; line-height: 1.4; position: relative; width: 520px;">
<div style="color: #222222; font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
</div>
<div style="color: #222222; font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
</div>
<div style="color: #222222; font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
</div>
<div style="font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; text-align: justify;">
<div style="color: #222222; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
La registrazione del seminario ai seguenti link:</div>
<div style="color: #222222; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
<a href="https://drive.google.com/open?id=1CkDo-Trq1YD57N1XsEBoDM_Ev2oOTsZt" target="_blank">20200125 - Seminario Fondamentale 2019-2020 - Seminario XVI. Da un Altro all'altro - Alfredo Zenoni</a></div>
<div style="color: #222222; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="color: #222222; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<b><span lang="FR-BE" style="font-size: 14pt; line-height: 28px;"><br /></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<b><span lang="FR-BE" style="font-size: 14pt; line-height: 28px;">Da un Altro all’altro<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 14pt; line-height: 28px;">Commento dei capitoli II, III e IV<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<i><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Alfredo Zenoni<o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<i><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><br /></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<i><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Questo seminario è situato sul cammino che Lacan segue e traccia allo stesso tempo, che deve portarlo a trovare una formulazione, un approccio unico per affrontare insieme la condizione della parola e la condizione del godimento. E cioè il <b>parlessere</b>. Come avvicinare, come addomesticare il godimento? Come situare il reale informe del godimento?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Le categorie del significante sono tanto più evidenziate in questo seminario che due o tre anni dopo saranno sostituite dalla manipolazione del <b>nodo</b>. In questo seminario il formale o il logico e il corpo sono ancora separati. La logica è in qualche modo distinta dall'elemento carnale che la riempie.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">I primi capitoli di questo seminario consistono in uno studio della struttura del luogo dell'Altro, sfruttando il paradosso di Russell, i paradossi della teoria degli insiemi. Uno studio che porta a mettere in discussione la funzione dell'Altro sulla base della sua topologia (71).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">In questi capitoli, si tratta anche, in un certo senso, di riprendere, alla luce della teoria degli insiemi, cio’ che la logica del grande grafo già presentava rispetto alla scrittura del S(A) barrato).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Cap. II</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan inizia portando in primo piano la nozione di struttura, che considera ancora in quel momento ciò che v’é di più reale. Mancano ancora pochi anni al momento in cui Lacan metterà piuttosto in evidenza la dimensione di <b>costruzione</b> della struttura: una struttura è una costruzione, e quindi é modificabile, ciò che ne evidenzia il carattere di artefatto, di sovrastruttura, cioè di sembiante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Ma ciò che Lacan mette ora in evidenza soprattutto nella struttura è la sua convergenza verso un punto di <b>impossibilità</b>. Ed è proprio questa dimensione dell'impossibile che la rende reale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">L'altra nozione che Lacan sviluppa in dettaglio in questo paragrafo, e che egli definisce in modi diversi, e la nozione di <b>discorso</b>. La struttura si occupa della causa del discorso stesso, o un discorso che sia un discorso é un discorso che mira alla causa del discorso stesso . Ciò che definisce un discorso - un discorso che valga la pena, come dirà più avanti - é che ha delle <u>conseguenze </u>- nozione che viene spesso ripetuta in questo capitolo, ed é quindi un discorso rivolto alla causa del discorso stesso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Un discorso che ha delle conseguenze può essere inteso in due modi. In primo luogo, è un discorso che contiene per cosi dire delle conseguenze, cioé in cui si possono mettere in luce, isolare, nella sua tessitura, deduzioni, implicazioni, dimostrazioni, eventualmente con lessici e grammatiche proprie. E poi c'è la conseguenza nel senso di ciò a cui il discorso stesso dà origine nella realtà, cioè è un discorso che non è vano.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Un discorso che vale la pena è un discorso che pratica dei tagli, che é tagliente ( che non mena il can per l’aia). Lo paragona ad un colpo di forbici, il cui taglio nella struttura la rivela per quello che è. A seconda che il taglio venga effettuato lungo un piano o un altro, i rapporti cambiano. Ad esempio, se prendiamo la striscia di Möbius, se la tagliamo lungo la parte centrale , ne facciamo una striscia che non ha più nulla a che fare con ciò che era in precedenza. Ciò dimostra che la banda di Möbius consiste in ultima analisi solo nel taglio stesso. Un discorso che sia un discorso ha le stesse conseguenze di un taglio in una figura topologica. La psicoanalisi fa parte di questa pretesa del discorso di avere delle conseguenze.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Prima di passare ad alcune considerazioni sulla linguistica, Lacan risponde rapidamente alle critiche di alcuni oppositori che lo accusano di trascurare la dimensione <b>energetica</b>. Anzitutto, risponde che, al posto dell'energia, lui ha introdotto l'economia politica (plus valore) e poi che se proprio vogliamo parlare di energia dobbiamo farlo come si fa in fisica, dove risulta che l'energia è costituita essenzialmente da valori matematici dove il conto, all'inizio e alla fine del processo risulta uguale, che includono una costante. Non dobbiamo farlo in modo immaginario, immaginando la presenza di energie nella natura. Il calcolo matematico che definisce un’energia in fisica non ha nulla a che fare con delle supposte energie della natura, di una natura che sarebbe già là, indipendentemente dalla scienza. E infatti, dice Lacan, nessun discorso ha alcun effetto sulla natura, ed è per questo che la amiamo così tanto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Prende poi le cose a livello della <b>linguistica</b> - per illustrare questa nozione di un discorso che ha delle conseguenze - per mostrare che ciò che rende possibile situare la linguistica a livello del discorso della scienza è che dimentichiamo la lingua come realtà naturale e che ne riduciamo la materialità, come dice lui stesso. Nella linguistica si tratta infatti di estrarre nel discorso ciò che deve essere chiamato con il suo nome, la logica, che è sempre condizionata da una riduzione materiale. Una frase viene trasformata in una proposizione e la proposizione stessa viene sostituita da una lettera: per esempio : <i>se A, allora B.</i> (28)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan ha sempre cercato di appoggiarsi a forme di <b>discorso matematico</b>: nel « Seminario sulla Lettera rubata" si tratta delle catene di Markov. Poi saranno poi le forme della topologia, sopratutto nel seminario sull’Identificazione. Nel seminario XI è l'uso di categorie elementari di teoria degli insiemi; in altri due seminari successivi è il gruppo di Klein. Ma, con questo seminario, Lacan si sta muovendo verso un puro dire o una pura scrittura come tale. Per Lacan, l’attività matematica parte da un dire, un dire che definisce, che pone, da cui procedono dei detti a proposito dei quali ci si domanda se reggono, se tengono . Un discorso in quanto ha delle conseguenze, ridotto alla sua logica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Naturalmente, la logica non abbraccia tutta <b>la lingua</b>, dice Lacan. Ma resta il fatto che, se la psicoanalisi non è un delirio, tutto ciò che sei, come persona senziente e non solo come pensante, cade sotto le conseguenze del discorso : cioè è effetto di una logica significante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Neanche la vostra morte è separabile da quello che potete dirne. La vostra idea della morte è inseparabile dal massimo discorso che potete fare al riguardo. <b>( Linguaggio/lingua)</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Quando Lacan parla ora di discorso, si tratta sempre del discorso in quanto porta a delle conseguenze, cioé del discorso nella sua logica, e quindi, in definitiva, di un discorso ridotto a una scrittura . Questo riferimento alla scrittura è necessario per capire cosa intendeva Lacan scrivendo sulla lavagna, all'inizio di quell'anno, la frase che l'essenza della teoria psicoanalitica è un discorso senza parole (p. 41). Quando Lacan si riferisce ad un discorso senza parole, si riferisce a un discorso scritto, un discorso che dice qual è l'essenza della teoria. Non l'essenza della pratica, poiché nella pratica la parola viene alla ribalta. Ma é <b>l'essenza della teoria </b>della pratica, poiché ciò che è scritto in questa parola si deposita sotto forma di scrittura. La teoria psicoanalitica, propriamente detta, non è una teoria dell'inconscio in quanto tale, è una teoria della sua pratica, é una teoria del <b>discorso psicoanalitico. Q</b>ueste considerazioni porteranno infine, nel seminario successivo, alla creazione dei quattro discorsi, che sono della scrittura pura.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Ecco perché sarebbe essenziale avere in psicoanalisi delle persone formate in quella che si chiama, non so perché, dice, <u>logica matematica</u>. E appunto l'intero seminario sfrutterà la logica degli insiemi e i suoi paradossi. Come mai questa logica matematica non è venuta alla luce prima? Questa domanda dà a Lacan l'occasione di chiedersi se la logica matematica fosse già presente <b>nell'intelletto divino</b> (prima che fosse inventata).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">In ogni caso, se ci sono sempre state in un’esistenza di soggetto le conseguenze del discorso della logica, è chiaro che queste non sono le stesse di quelle che si sono manifestate da quando è stato proferito il discorso della logica matematica.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
*</div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Infine, Lacan arriva a dare la sua idea del « plus-valore », evidenziato da Marx, e a stabilire un'omologia tra lo scambio che presiede alla produzione del « plusvalore » sul mercato, e lo scambio tra godimento e sapere con produzione di plus-godere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Innanzitutto, l'osservazione di Lacan secondo cui è più che probabile che la comparsa di questa nozione del « plus-valore » nel discorso é stata condizionata all'assolutizzazione del mercato. Lacan vedeva ai tempi di Marx l'inizio di questa promozione del mercato di cui profetizza che diventarà assoluto, cioè, oggi diremmo, globale : tutto può essere comprato, tutto può essere venduto fra tutti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan tende qui una mano benevola ai rivoluzionari del 1968.....con queste considerazioni. Il lavoro stesso si vende, è quello che fa il proletario, e il capitalista lo compra al suo prezzo di mercato. C'è uno scambio sul mercato. Io ti do’ il mio lavoro e tu mi dai un salario. Allora, Il plusvalore è l'idea di un valore finanziario, economico, che non si trova nel circuito di questo scambio tra il lavoratore e il capitalista, è cioé qualcosa che <b>si perde</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">schema<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">in questo scambio (Lacan non sottolinea qui questo aspetto) - ma che, allo stesso tempo, si mette a <b>esistere</b> come valore in aggiunta allo scambio, qualcosa in più rispetto allo scambio, che si accumula da qualche parte e che qualcuno allora recupera, che è il capitalista. Da un lato, abbiamo il principio stesso della perdita, l'oggetto perduto, ma dall'altro lato, abbiamo il principio del guadagno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Dice che in questo scambio, l’<b>io</b> é al posto del lavoratore. Non dice: il soggetto. Dice che un giorno spiegherà dove si trova nel suo grafo, questo io (je) . Ma non lo riprenderà più nel seminario. Ma alla fine, possiamo dire che l’io é un’abbozzo del « parlessere ». corpo parlante, un essere parlante che ha un corpo (godimento)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Da un lato, Lacan sottolinea che la realtà capitalista non è in un rapporto così cattivo con la <b>scienza</b>. Mentre, dall’altro, il lavoratore è il luogo sacro di quell'elemento conflittuale che è la <b>verità</b> del sistema e che emerge quando il sapere si lacera da qualche parte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Poi c'è un'osservazione sul <b>sapere</b>, dove dice che il sapere non è lavoro, non ha nulla a che fare con il lavoro. Il sapere é pure una merce, poiché esiste un mercato del sapere. Poi, qui si sposta su un altro piano, senza dirlo. È chiaro che per avere il sapere bisogna rinunciare al godimento, il sapere costa la rinuncia al godimento: un'osservazione che in qualche modo fa allora il nesso tra il plusvalore e il plus di godere.. Lo stesso processo di unificazione della scienza riduce tutto il sapere ad un unico mercato. Anche qui, vediamo che c'è qualcosa che si ottiene per nulla, senza nulla in cambio (in più dello scambio : godimento/sapere) e che è il <b>plus di godere</b>, e cioè che il godimento può stabilirsi come ricercato per se stesso, co</span><span style="font-size: 12pt;">me perverso.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Allo stesso modo in cui il lavoro è pagato al suo giusto prezzo, ma con un effetto di perdita, anche in questo caso il sapere è senz’altro pagato al suo giusto prezzo, ma al di sotto del valore d'uso che questa verità genera, e sempre per gli altri che non sono nella verità (cioè per chi non è lavoratore). È un plus di godere ottenuto dalla <b>rinuncia</b> stessa al godimento, che viene pagato al suo giusto prezzo, ma al di sotto del valore d'uso che questa verità genera. Nello scambio di godimento/sapere c'è anche una perdita, a livello di verità, e cioè c'è la produzione di un <b>più di godere</b>, ma che si burla di noi, perché non sappiamo dove vada a finire.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Poi arriva l'ipotesi di Lacan sugli eventi del maggio 68. Cos'è successo in quel momento? A quell’epoca c'é stata una sorta di ebrezza di liberazione, ma era dovuta al fatto che, e nella misura in cui <b>la verità ha fatto sciopero</b>, dice Lacan. Dato che la verità pesa su ciascuno di noi in ogni momento della nostra esistenza (p. 42) che gioia, dunque, avere con lei solo un rapporto collettivo, ci solleva dall’averne un rapporto soggettivo. L'identificazione di ogni soggetto con il collettivo, o l'identificazione costitutiva del collettivo, libera ognuno da questo fardello della verità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Ma non pensate che ciò fermi il processo. Non é nemmeno questione che possa per ora fermare il mercato del sapere. Questo è il segno di ciò che il sapere diventerà sempre di più in questo mercato chiamato università, e cioè un’<i>unità di valore</i>, un pezzo di carta. La verità può li’ avere funzioni spasmodiche - ci saranno ancora alcuni spasmi di verità - ma non è questo che risolverà per ciascuno di voi la vostra esistenza di soggetti. Tutto é <b>vanità</b>, allora?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">A tutti coloro che pongono come principio la vanità essenziale di ogni discorso, risponderemo mediante il discorso che vi tengo, la prossima volta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: start;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> Cap. </span><span style="font-size: 12pt; text-align: center;">III</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">1. In questo capitolo, Lacan inizia annunciando che fornirà chiarimenti topologici, che saranno combinati con ciò che ha introdotto quest'anno sotto la forma del rapporto tra sapere e godimento. Che a sua volta permetterà di introdurre la funzione dell’oggetto a.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Piccolo a, la cui funzione é comune al plus-godere e al plusvalore.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Non ci sarebbe discorso analitico né rivelazione della funzione dell'oggetto <b>a</b> se l'analista stesso non fosse quest’effetto, questo sintomo che risulta da una certa incidenza nella storia di una trasformazione del rapporto tra il sapere e l'enigmatico fondo del godimento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">In altre parole, la psicoanalisi é potuta nascere solo perché si é verificata una svolta nell'impatto del sapere nella storia, che in un certo senso ha concentrato la funzione definita dall'oggetto a. Per metterla alla nostra portata. La traduttrice italiano di Lacan gli aveva appunto indicato questa identità della funzione nel plusvalore. Questo è normale, poiché attualmente coloro che sono più in sintonia con il suo insegnamento sono i giovani, la cui età media è di 24 anni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Qui si ricollega a quanto aveva detto nella precedente lezione sulla necessità che degli <b>spiriti</b> formati alla <b>logica matematica</b> siano presenti all'interno della psicoanalisi, per introdurre una svolta, dicendo che è chiaro che ogni operazione del <b>discorso matematico</b> è fatta per bloccare, elidere, cucire, suturare, in ogni momento la questione del desiderio. Nel discorso analitico, al contrario, si tratta di dare piena presenza alla funzione del soggetto, invertendo il movimento riduttivo che abita il discorso logico, per rifocalizzarci perpetuamente <b>su ciò che è faglia</b>. La faglia che scriviamo <span style="background: yellow;">S(A).</span> Mancanza di significante nel significante. La cosa più sorprendente è che gli uomini sono stati in grado di porre rimedio a questa mancanza per così tanto tempo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">2. Poiché S(A) era già scritta nel grafico presente nel seminario "le formazioni dell'inconscio", Lacan ne fa qui una rapida ripresa, focalizzandola prima sul cerchio del discorso, con l'incrocio delle due frecce,<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> e poi su una rievocazione del witz del "familionario », dove egli sostiene che i motti di spirito avvengono nella misura in cui qualcosa che si gioca a livello dei fonemi e qualcosa che fa parte del più comune cerchio del discorso si sovrappongono. (diagramma). Basta dire che questa familiarità....?(46) … Un’osservazione sul <b>Terzo</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Quante preistoriche.........<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Poiché aveva rigorosamente distinto il cerchio del discorso, ciò aveva permesso a Lacan di evidenziare la vera funzione di ciò che lo completa, mediante questo circuito che lo raddoppia al piano superiore. Qui è dove la funzione di A è messa in discussione. C’é una incognita, manca l’ultimo significante o il significante del significante. Sorge allora la questione : Cosa vuole? Ogni parte del discorso interroga A. Al livello inferiore c'è l'enunciazione, al livello superiore l’enunciato assume la forma di una domanda, in quanto il campo dell'Altro non è consistente. Quindi dobbiamo interrogarlo, visto che nell'Altro manca del significante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Qui, al primo piano, in A, è già contenuta la prima articolazione della funzione del significante in quanto determina il soggetto. Cioè, il rapporto tra il significante 1 e la forma minima che ho chiamato la coppia ordinata (S1-S2). S2 rappresenta il sapere come termine in cui il soggetto svanisce.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">3. Lacan si sta finalmente preparando in questo paragrafo per spiegare cosa intende per <b>coppia ordinata</b> dopo aver ricordato questo fatto, che la teoria degli insiemi inciampa fin dai suoi primi passi su un paradosso. L’insieme di tutti gli insiemi che non appartengono a se stessi appartiene a se stesso o non appartiene a se stesso ?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan distribuisce quindi nel grafo, dove c'è, da un lato, A, e dall'altro, S per illustrare la formula: il significante rappresenta il soggetto solo per un altro significante. E mostrerà come questa formula corrisponda alla formula di una coppia ordinata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="color: black; font-size: 12pt; line-height: 24px;">Una <b>coppia ordinata</b> non significa semplicemente che ci sono due, due allo stesso tempo. "Ordinato" significa che ce n’é prima uno e poi un altro, che c’é un posto iniziale e un posto terminale. È la stessa cosa nella formula del significante: c'è il significante che rappresenta e l'altro significante che è in un certo senso il destinatario dell'operazione del rappresentare. È già fatta a livello del significante: è fatta in termini di raddopiamento e secondo un ordine. Quando si hanno solo questi due elementi, X e Y, come puoi distinguerli? <u>Come distinguere tra chi viene prima e chi viene dopo ? </u> Il modo migliore per scrivere la coppia ordinata è quello di distinguerli formando due set, set (X) e set (X, Y). (Vedi </span><span style="font-size: 12pt;">schema)</span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Poi applica il concetto di coppia ordinata a S e A. Prendiamo l'<b>Altro</b> come un insieme di tutti i significanti. <u>A è l'insieme costituito dai significanti. A è sostituito a S1, S2.<o:p></o:p></u></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">In questo "tutti i significanti", non dobbiamo dimenticare il significante dell’insieme che include tutti i significanti : <b>A</b>. Quindi mettiamo dentro anche lui. Prendiamo <b>S </b>come designazione di tutti i significanti e A come designazione dell'insieme. Quindi A é un insieme che comprende se stesso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Cosa succede con questa formula ridotta all'essenziale? Succede che si può <b>riscrivere</b> A, in quanto contiene non solo tutti i significanti, ma A stesso: A = S(A) . A è riiscritto per mezzo di una formula che include A stesso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Ma allora, non appena A appare nella formula, non si ferma più: A= S(S(S(A))).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan pone qui come significante di una relazione un significante che interviene in questa relazione stessa A= S→<span style="color: #002060;">A</span> ; allora : A= S→(S→A) ecc.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Abbiamo una successione ordinata di S, che è ben fatta per darci l'insieme dei numeri naturali, ma d'altra parte abbiamo questo A da cui possiamo dire allo stesso tempo che sfugge indefinitamente poiché non cessa di applicare ad essa la regola della riscrittura.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Si può anche scrivere : S2 = S1</span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">→</span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">S2. il secondo set contiene sia S1 che S2, i due elementi della coppia. =E quindi riscrivere ; S2 = S1 </span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">→</span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> (S1→S2) … (p. 67)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Ciò che rappresenta il soggetto si manifesta solo sotto forma di una ripetizione infinita: S1, S1, S1,..... riflette ciò che la teoria freudiana implica come fondamentale nel fatto che, in origine, il soggetto, rispetto a ciò che si riferisce a qualche caduta di godimento, non può manifestarsi se non come ripetizione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt 36pt; text-indent: -18pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-family: "symbol"; font-size: 12pt; line-height: 24px;">·<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"> </span></span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">L'indice del piccolo a , oggetto, è qui rappresentato dai cerchi concentrici.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Questo fa dire a Lacan che il campo del sapere è perforato. Oppure che il significante rappresenta per un altro significante una mancanza, il soggetto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<b style="color: black;"><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Il risultato di questo funzionamento, di questa elementare riscrittura, è che l'Altro appare inafferabile </span></b><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">perché dà luogo ad una ripetizione infinita in cui non si può mai fermare l’arretramento di A. (leggere p. 53) Costituisce come una rappresentazione elementare della rimozione originaria. E anche una figurazione elementare dell'<b style="color: black;">extimità</b>..... Si ha, <b style="color: black;">sia </b>nel cuore dell’insieme <b style="color: black;">che</b> all'esterno come designazione di questo insieme di significanti: A. Con ciò l’inviluppo più interno raggiunge il proprio esterno in sé. Il cuore stesso non é altro che ciò che é il più esterno. L'elemento fondante è l'elemento che sfugge sempre. Abbiamo qui nel modo più semplice la struttura del piano proiettivo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Questo è il punto di partenza della logica dell'inconsistenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">E' anche un modo topologico per dimostrare che il luogo della verità è perforato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<b><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">la domanda: Dio esiste?</span></b><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> Ci rendiamo conto qui che assume un peso solo se si basa su una struttura più fondamentale che riguarda il sapere. Possiamo dire che, nel luogo del sapere, il sapere si sappia in un qualche modo ? Il sapere sa se stesso o, per la sua stessa struttura é beante? La domanda si pone se prendiamo topologicamente il sapere, dove, come nella bottiglia di Klein, il cerchio più interno si congiunge con quello più esterno, ma capovolto. (topologia, strutturalismo…)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<b><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">L'oggetto a</span></b><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> è il buco che si delinea al livello dell'Altro come tale, quando viene messo in discussione nella sua relazione con il soggetto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">L'insieme dell’Altro non può essere formato se non in quanto include un buco. Una falla.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="color: black; font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: start;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px; text-align: justify;">Prendiamo il significante nella sua definizione : non può per definizione includere se stesso, non contiene se stesso. ( a </span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px; text-align: justify;">≠</span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px; text-align: justify;"> b </span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px; text-align: justify;">≠</span><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px; text-align: justify;"> c ecc. ) Ebbene : è impossibile formare l’insieme degli elementi che non contengono se stessi, dei significanti che non sono elementi di se stessi, senza incontrare un paradosso. <b>Il catalogo di tutti i cataloghi </b>che non contengono se stessi non può essere formato, a meno che questo catalogo stesso non sia escluso da questo insieme. Se non è escluso, si cade nel paradosso: se appartiene al catalogo, allora non può appartenere al catalogo; ma se non appartiene al catalogo, allora appartiene al catalogo. <b>Incompletezza e inconsistenza. </b> Qualsiasi discorso che si ponga come essenzialmente basato sulla relazione con un altro significante è in ogni modo impossibile da totalizzare come discorso (p. 55).</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: center;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><br /></span>
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">IV<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Per introdurci il più semplicemente possibile, partiamo dall'Altro come campo del sapere, come insieme di significanti, di tutto ciò che si dice, partiamo da quello che Lacan ha chiamato discorso universale. Ciò che è messo in questione è duplice, da un lato, che l'Altro racchiuda un sapere che un giorno si possa presumere sia assoluto; e che, da un altro lato, l'Altro sia il supporto della nozione di un sapere che già là presente. (Discussione con gli scienziati sovietici)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt 18pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Il fatto di considerare che il sapere non possa concludersi su se stesso, che non potrà mai raggiungere lo status di assoluto, non é una considerazione sovversiva. Non implica che il sapere sarà sovvertito, dice Lacan commentando il fatto che egli ha recentemente letto da qualche parte il termine "sovversione del sapere". Il fatto che i saperi comportino una faglia non implica che non ci sia sapere, che non ci sarà più sapere. Ma implica che si possono fare dei motti di spirito, che fanno ridere.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt 18pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> A questo proposito, Lacan si prende la libertà di quello che chiama un piccolo inciso, riguardante la nozione di plusvalore in Marx. Marx fa parlare il capitalista..(p. 59) ... ride.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan sottolinea quindi la congiunzione tra la risata e l'elisione di questo plusvalore nel discorso del capitalista.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Che si tratti di una questione di plusvalore o di plusgodere, c'è sempre qualcosa come un fondamentale gag, poiché si tratta sempre di <b>un'elisione</b>. Sempre quando si tratta dell’esperienza dell’inconscio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Non una teoria dell’inconscio, ma della pratica<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Questa topologia dell'Altro è ciò che fa sì che il soggetto introduca una sovversione, ma non è solo la propria : quando Lacan aveva parlato di « sovversione del soggetto » era in relazione a quanto fino ad allora affermato a proposito del soggetto. Ma qui si tratta anche della sovversione introdotta <b>dal</b> soggetto, ma in quanto il reale come impossibile se ne serve. Ed è qui che Lacan introduce un'altra nozione del soggetto ( non c’é soggetto se non « di un dire ») : e cioè in quanto è <b>l'effetto di un dire</b>, non l'autore. ( esempio : <b>un lapsus</b>. O la <b>denegazione</b> ; Sono un’articolazione significante . A livello della parola, dire « é mia madre » o dire « non é mia madre », non é la stessa cosa…Ma a livello della lettera, del significante , si’. Nel lapsus il dire di cui il soggetto é l’effetto é evidente. Il soggetto é l’effetto di questo « dire », non ne é l’autore. Ed è solo il più estremo serraggio del <b>dire</b> che introduce l'impossibile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Il semplice fatto di<b> Patire</b> del significante non fa soggetto. Più di una cosa al mondo è passibile di effetto del significante. Ma non avviene soggetto se non là dove il fatto é detto. Non c’é fatto se non detto, per un soggetto non c'è un fatto che detto e che il fatto sia detto implica un soggetto. <b>Ora,............ ciò che non si può dire è ciò che, nel dire stesso, manca, vale a dire la verità. Che patisce del significante…per natura.<o:p></o:p></b></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan fa poi delle considerazioni sullo <span style="background: yellow;">spirito</span> e sulla <span style="background: yellow;">materia</span> - che gli danno, da un lato, l'occasione di evocare lo strutturalismo, come messa in questione della metafisica, ma, dall'altro, gli permettono di evocare cio’ che chiama la <b>superstizione</b> che consiste nel designare in una idealità delle materia la stessa sostanza impassibile che è stata prima messa nello spirito. In breve, nello spostare la credenza che avevamo nella spirito alla materia, che ora gode di una nota d'amore; ma potrebbe non durare, se <u>il pensiero scientifico</u> dovesse far un po’ soffrire dalla parte di questa credenza nella materia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Che si parli di Dio o della natura, per esempio, è sempre la stessa fede nell’esistenza di una conoscenza preliminare, da una parte o dall'altra, della legge newtoniana, cioè di una conoscenza che si suppone già esista, che presiede al fatto di parlare di cosmo o cosmonauta.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">2. La pubblicazione di un libro recente di un <span style="background: yellow;">fenomenologo</span> dà a Lacan l'opportunità di tornare sulla questione della verità.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">La regola della pratica analitica, la libera associazione, non significa nient'altro che congedare il soggetto. È proprio cio’ che non è il caso in quella che egli chiama <b>infatuazione fenomenologica</b> (Infatuazione è credersi, credersi soggetto; credere che il soggetto dà senso, che il soggetto esprime la verità in ciò che vive. Questo non congeda il soggetto). Nel libro <i>L'essence de la manifestation</i>, il filosofo Michel Henri sostiene che ciò che ci viene dato come certezza è che la sofferenza non è altro che sofferenza. " fa sempre un certo effetto.....".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Tuttavia, la promozione del "da non dire" ci permette di fare la differenza di ciò che c’é da dire veramente. Se quello che facciamo, noi analisti, opera é proprio perché la sofferenza non è la sofferenza. Per dire ciò che occorre dire che la sofferenza è un fatto, cioè che <b>cela un dire</b>. Vuole essere un sintomo, e cioè verità. E’ questa ambiguità che smentisce il fatto che la sofferenza sia insuperabile nella sua manifestazione. La sofferenza, come la verità, dice : « Io parlo ». La verità non dice la verità. Dire la verità può perfino essere un modo di ingannare. Cracovia..La verità parla. Quindi dice : io parlo, parla IO.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Per quanto riguarda la verità, che parla io, ci sono due campi limite. Il primo è quello in cui il soggetto è l'effetto del significante. Questo è il campo dei fatti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">E poi c'è il secondo campo della verità, che non è stato nemmeno toccato altrove che sul monte Sinai, vale a dire: ciò che parla <i>Io</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Lacan fa poi tutto uno sviluppo sulla traduzione del famoso Eyé....., di cui egli propone qui come traduzione: io sono ciò che sono, <b>IO sono ciò che io è</b>, finché la verità dice io. È il Dio della Bibbia, che Pascal oppone a quello che egli chiamava il Dio dei filosofi. Che abbia detto vero o no, che sia stato detto ha avuto qualche conseguenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Anche senza avere alcuna possibilità di verità - questa enunciato non dice la verità - potrebbe far luce sulla verità in quanto parla Io - la verità parla Io. La risposta le arriva nella nostra interpretazione, ed è per questo che deve essere meglio circoscritta, poiché il profetismo è anche interpretazione. Il destino dell'Altro è quindi sospeso all'interrogazione posta dall'esperienza psicoanalitica. Tranne che, qualunque sia il destino dell'Altro che questa messa in questione riserva all’Altro, la stessa esperienza dimostra che è del suo desiderio che io <b>seguo e sono</b> la traccia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">La coppia ordinata. S1 e S2. Per farne una coppia ordinata scrivo (S1) e (S1, S2). Cioè per farne une coppia ordinata , per poter distinguere S1 da S2, devo scrivere S2 come = (S1, S2). <i>Un coup de force<o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">…..<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">S’ensuit <b>une topologie</b> où le plus petit des cercles vient se conjoindre au plus grand et où ce qui représente le sujet ( S1 ) ne se manifeste que sous la forme d’une répétition infinie. Ce qui correspond à ce que dans la théorie freudienne comporte que le sujet, au regard de ce qui le rapporte à quelques chutes de la jouissance, ne saurait se manifester que comme répétition. L’index de l’objet petit à est représenté par les cercles concentriques.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Prénons une autre manière d’envisager le grand Autre, qui est de ne pas se contenir lui-même. L’Autre ne contient que des signifiants tels que : un signifiant quelconque n’est pas élément de lui-même : est-il possible de rassembler par un dire les signifiants ainsi définis en un ensemble qui les conjoigne tous ? Ce qui est à retenir, c’est <i>par un dire</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"> L’énonciation, comme simple dire, démontre la faille, – que vous pourrez le plus correctement cerner dans l’énonciation de la demande – la faille du désir. Le structuralisme, c’est la logique partout et même au niveau du désir. Simplement, vous ne saurez jamais rien de ce que cela veut dire, pour la simple raison que le désir ne peut se dire. L’appareil logique peut en démontrer la faille. Le désir est conçu comme désinence du dire (la partie flexible de ce qui se dit) (illumination profane, cours 9)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Dans l’ensemble A on forme un sous-ensemble B de tous les signifiants qui ne sont pas éléments d’eux-mêmes. ( B comme définition englobante du sujet ). B n’est donc pas élément de lui-même. Mais s’ il n’est pas élément de lui-même, alors il doit appartenir au sous-ensemble composé d’éléments qui ne sont pas éléments de même. Mais alors B est élément de B. Ce que nous avons exclu. B n’est donc pas élément de A.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: start;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;"><span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px; text-align: justify;"></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 22px; margin: 0cm 0cm 8pt; text-align: justify;">
<span lang="FR-BE" style="font-size: 12pt; line-height: 24px;">Le sujet ne saurait être universalisé. Il n’y a pas de définition englobante par rapport au sujet. Ceci démontre non pas que le sujet n’est pas Inclus dans le champ de l’Autre, mais que le point où il se signifie comme sujet est extérieur, entre guillemets, à l’Autre, c’est-à-dire à l’univers du discours.<o:p></o:p></span></div>
</div>
</div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-45027368594243370332019-12-05T19:14:00.000+01:002019-12-05T19:23:06.967+01:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano, 30 novembre 2019. Docente invitato: Laure Naveau <h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<b style="background-color: white; color: #222222; font-size: large;">Seminario fondamentale</b></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<b style="background-color: white; color: #222222; font-size: large;">Istituto Freudiano di Milano </b></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<i style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">30 novembre 2019</i></h3>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 22px; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; font-weight: normal; line-height: normal; margin: 0.75em 0px 0px; position: relative; text-align: center;">
<b style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">Docente invitato: Laure Naveau </b></h3>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-8604186728399880399" itemprop="description articleBody" style="background-color: white; line-height: 1.4; position: relative; width: 520px;">
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
La registrazione del seminario ai seguenti link:</div>
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
<a href="https://drive.google.com/open?id=1xA_KLdvCeV4bJqMs9LyEjICYKRGz_xdj" target="_blank">191130 - 01 - Seminario Fondamentale 2019-2020 - Seminario XVI. Da un Altro all'altro - Laure Naveau</a></div>
<div style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: justify;">
<a href="https://drive.google.com/open?id=1H-9yzYlfWGivuJ4snl0skwDZuBhml9_2" target="_blank">191130 - 02 - Seminario Fondamentale 2019-2020 - Seminario XVI. Da un Altro all'altro - Laure Naveau</a></div>
</div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-26855303926292503392019-10-29T10:15:00.000+01:002019-10-29T10:15:11.776+01:00OPEN DAY Milano – Novembre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-mrrkfP6Xr34/XbgChmVzkgI/AAAAAAAAAYY/kXwoGZl8rRcX5iq0CcWfHI10bWUzH-JLgCLcBGAsYHQ/s1600/IF_Open%2Bday%2B19%2Bnovembre%2B2019_MI.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1050" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-mrrkfP6Xr34/XbgChmVzkgI/AAAAAAAAAYY/kXwoGZl8rRcX5iq0CcWfHI10bWUzH-JLgCLcBGAsYHQ/s640/IF_Open%2Bday%2B19%2Bnovembre%2B2019_MI.jpg" width="448" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="field field-name-body field-type-text-with-summary field-label-hidden" style="box-sizing: border-box; caret-color: rgb(126, 136, 144); color: #7e8890; font-family: "Open Sans", Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 15px; text-size-adjust: auto;">
<div class="field-items" style="box-sizing: border-box;">
<div class="field-item even" style="box-sizing: border-box;">
<div style="box-sizing: border-box; line-height: 1.7; margin-bottom: 10px;">
L’<span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Istituto freudiano</span><span class="Apple-converted-space"> </span>di Milano organizza un<span class="Apple-converted-space"> </span><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">incontro gratuito,<span class="Apple-converted-space"> </span></span>presso lo Scriptorium Café, aperto ai <span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">laureandi e laureati in Psicologia e Medicina<span class="Apple-converted-space"> </span></span>per presentare l’<em style="box-sizing: border-box;">orientamento psicoanalitico</em>, la<span class="Apple-converted-space"> </span><em style="box-sizing: border-box;">struttura del corso</em>, il<span class="Apple-converted-space"> </span><em style="box-sizing: border-box;">tirocinio</em><span class="Apple-converted-space"> </span>e la<span class="Apple-converted-space"> </span><em style="box-sizing: border-box;">formazione personale</em>.</div>
<div style="box-sizing: border-box; line-height: 1.7; margin-bottom: 10px;">
<span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Iscrizione obbligatoria</span></div>
<div style="box-sizing: border-box; line-height: 1.7; margin-bottom: 10px;">
APERITIVO GRATUITO!!!</div>
</div>
</div>
</div>
<div class="field field-name-field-dettagli field-type-text-long field-label-hidden" style="box-sizing: border-box; caret-color: rgb(126, 136, 144); color: #7e8890; font-family: "Open Sans", Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 15px; text-size-adjust: auto;">
<div class="field-items" style="box-sizing: border-box;">
<div class="field-item even" style="box-sizing: border-box;">
<div style="box-sizing: border-box; line-height: 1.7; margin-bottom: 10px;">
<span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Info e prenotazioni</span><br style="box-sizing: border-box;" />Email:<span class="Apple-converted-space"> </span><a href="mailto:infomilano@istitutofreudiano.it" style="box-sizing: border-box; color: #e00020; text-decoration-line: none; transition-duration: 0.2s; transition-property: color, background-color, border-color; transition-timing-function: linear;">infomilano@istitutofreudiano.it</a><br style="box-sizing: border-box;" />Tel. 066786703</div>
</div>
</div>
</div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-86041867283998803992019-10-13T16:42:00.002+02:002019-10-13T16:42:25.077+02:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano, 28 settembre 2019. Docente invitato: Vilma Coccoz <br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b>Seminario fondamentale</b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
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<span style="font-size: large;"><b>Istituto Freudiano di Milano </b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<i>28 settembre 2019</i></div>
<div style="text-align: center;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: center;">
<b>Docente invitato: Vilma Coccoz </b></div>
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
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<b><br /></b></div>
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<b><br /></b></div>
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<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
La registrazione del seminario ai seguenti link:</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://drive.google.com/file/d/1MPYi_941RF5k22xgJ9lBT9nigg9jt--6/view?usp=drivesdk" target="_blank">190928 - Seminario Fondamentale - Il seminario. Libro VI - Vilma Coccoz - Parte 1</a></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://drive.google.com/file/d/1AABlhGo3YRCPAOuhmzjSI2QG96fkL6Cn/view?usp=drivesdk" target="_blank">190928 - Seminario Fondamentale - Il seminario. Libro VI - Vilma Coccoz - Parte 2</a></div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-22173476506682998642019-10-13T16:36:00.000+02:002019-10-13T16:36:07.631+02:00I Venerdì di Zadig: La soggettività dell'epoca nella pedagogia (27 settembre 2019)<br />
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: center;">
<b>I venerdì di Zadig</b></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b>La soggettività dell'epoca nella pedagogia</b></span></div>
<span id="goog_1330939997"></span><span id="goog_1330939998"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-4jC_73WyUss/XaM2Ac_UUYI/AAAAAAAAAYE/KlO217P9HsgrtSNrMj8-UEcuU-d9kj8tACLcBGAsYHQ/s1600/EFYBLpiWsAAKxqx.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1061" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-4jC_73WyUss/XaM2Ac_UUYI/AAAAAAAAAYE/KlO217P9HsgrtSNrMj8-UEcuU-d9kj8tACLcBGAsYHQ/s320/EFYBLpiWsAAKxqx.jpeg" width="226" /></a></div>
<br />
<br />
La registrazione della serata al seguente link:<br />
<a href="https://drive.google.com/open?id=140brG3xXK-uh6gsLbt26tPUx62RQxmQe" target="_blank">190927 - I venerdì di Zadig - La soggettività dell'epoca nella pedagogia</a>Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-16759652675244959972019-09-07T15:23:00.000+02:002019-09-13T22:58:35.276+02:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano, 09 marzo 2019. Docente invitato: Emmanuelle Borgnis-Desbordes<br class="Apple-interchange-newline" />
<br />
Testo di riferimento: J. Lacan, <i>Il seminario. Libro VI. Il desiderio e la sua interpretazione</i>, Einaudi, Torino, 2016.<br />
<br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Capitoli XX, XXI, XXII.</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><br /></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">
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<!--StartFragment-->
</span><br />
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Il seminario VI di Lacan, <i>Il desiderio e la sua
interpretazione</i>, è stato pubblicato nel 2013 in Francia.<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">
</span><br />
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">Jacques Alain Miller ha voluto mettere sulla copertina un
quadro del XVI secolo di una straordinaria bellezza: <i>L'allegoria del trionfo
di Venere</i> di Bronzino, repertoriato da Vasari. Lo ha scelto perché per lui
rappresenta un'illustrazione del desiderio sessuale, con la lussuria,
l'incesto, la brama, l'imprudenza, la gelosia, l'inganno, la dissimulazione e
la follia. Per Miller, dunque, il desiderio non è preformato.<i><o:p></o:p></i></span></div>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;">
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Per affrontare questo seminario è necessario partire dalla
distinzione tra bisogno, domanda e desiderio, che Lacan aveva delineato nel
seminario riguardante la relazione d'oggetto.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È altrettanto importante contestualizzare il seminario
all’interno dell’insegnamento dello psicoanalista francese: infatti si colloca
esattamente tra lo scritto <i>La direzione della cura</i> (1958), e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><i>Sovversione del soggetto e dialettica del
desiderio</i> (1960). Il seminario dell’anno successivo sarà quello sull’etica,
che ruoterà intorno alla nota formula: «Non cedere sul proprio desiderio».<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Un altro consiglio per la lettura di questo seminario è di
tenere presente tutto quello che Lacan ha gradualmente sviluppato sull'oggetto <i>a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
J.-A. Miller dice che in questo seminario viene rimaneggiato
l'Edipo freudiano, in particolare nel commento dell’<i>Amleto</i>: si mostra
che il padre è un sintomo, concludendo con un certo “elogio della
perversione", da intendere nel senso che ciò sposta le norme stabilite. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Un tema che era apparso già nel seminario V è il rapporto tra
il desiderio e il sogno e difatti già l’anno precedente Lacan aveva introdotto
il grafo del desiderio: come situare il desiderio nel sogno appoggiandosi al
grafo? <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il “che vuoi?” interroga il desiderio dell'Altro: si approda
a un luogo di riferimento attraverso cui il desiderio si situa, ovvero il
fantasma, siglato nella formula $<><i>a. </i>L'oggetto <i>a</i>, in
questo seminario, non è affrontato nello stesso modo in cui lo sarà negli anni
seguenti e questo obbliga a tornare retroattivamente su quel che si sa. Lacan
precisa che in presenza dell'oggetto <i>a</i>, vi è un'evanescenza del
soggetto, quindi diviene centrale capire cos’è considerato oggetto in questi
anni. Cos'è l'oggetto nella sua essenza, nella sua funzione all’interno del
fantasma?<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il fantasma è il punto chiave dove deve prodursi
l'interpretazione del desiderio e J.-A. Miller nota che il soggetto ricorre al
fantasma come una difesa contro un trauma. Per Lacan il soggetto è ciò che
svanisce in relazione a un oggetto: questo rapporto designa il fantasma. Dunque
vi è una responsabilità del soggetto nella sua scomparsa di fronte al desiderio,
come testimonierà, nel seminario successivo, la figura Antigone. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
La tematica del fantasma è centrale nei capitoli XX, XXI e
XXII: nei primi due torna sullo scritto <i>La Cosa freudiana</i> per poi
approdare al fantasma. Lacan descrive questo cimentarsi nuovamente con la “cosa
freudiana” come nuovo, serio e autentico: nuovo nel suo apporto teorico, serio
nella sua portata per la psicoanalisi, e autentico nel senso “più reale che
vero”.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Ieri come oggi la questione centrale per tutti gli
psicoanalisti è l’autentificazione, ma attraverso cosa? Nel seminario Lacan asserisce
che avviene attraverso qualcosa di completamente diverso a dai semplici
risultati precari, la garanzia è altrove. Nel capitolo XX, alle pagine 395-396
emerge come spesso si affronti la Cosa freudiana in modo: dal punto di vista
teorico, clinico e pratico. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Per Lacan, la Cosa è il desiderio: posta così la questione
appare decisamente complicata! Il desiderio non è considerabile come qualcosa
di ridotto, normalizzato, che funzioni attraverso le esigenze di una sorta di
preformazione organica; non è qualcosa che abbia anticipatamente una via
segnata alla quale dovremmo afferire. L'esperienza originale del desiderio si
oppone alla costruzione della realtà: il principio del desiderio (col quale
potremmo fare un collegamento col principio di piacere freudiano, anche se
Lacan non lo dice) si oppone al principio di realtà.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il desiderio è stato a lungo sovrapposto alla ricerca del
Bene filosofico con la B maiuscola, nel senso che l'uomo cercherebbe fondamentalmente
il proprio bene: quando si dice cosi, l’interesse dovrebbe andare all'oggetto,
alla ricerca di un oggetto che sia adeguato, soddisfacente, ma esiste un al di
là dell'oggetto. Per Lacan la storia del desiderio si organizza in un discorso
che si sviluppa nell'insensato (pag. 397), inteso come non senso, non
completamente folle ma non sensato: è questo l'inconscio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il desiderio si organizza in un discorso i cui spostamenti e
le condensazioni contrassegnano la sua struttura: metonimia e metafora.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Le metafore non costituiscono il principale interesse di
Lacan: non permettono un senso che produca effetti di verità. Piuttosto egli è
interessa alla metonimia del discorso, la quale, a condizione che sia
utilizzata nella cura, può far emergere degli effetti di verità. Nel capito XX
Lacan afferma che la psicoanalisi sia l'esplorazione di questo discorso
nell'inconscio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il desiderio si coglie solo nell'interpretazione, come già
aveva precisato ne <i>La direzione della cura</i>. L'interpretazione va in un
senso diverso rispetto al discorso corrente. Punteggiare, scandire, tagliare la
catena del discorso del paziente, può introdurlo a qualcosa di nuovo, alla
catena significante in quanto tale, e alla sua metonimia.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nella freccia di partenza del grafo del desiderio, Lacan pone
qualcosa dell'inconscio che si sigla con <i>$</i>: il soggetto non sa cosa dice
nell'inconscio. Il punto di arrivo è il rapporto con l'ideale. In questo
circuito vi sono due tagli del tragitto: è a partire da quel punto di
intersezione che l'interpretazione può far passare il soggetto allo stadio
superiore. Si può dire che quella in basso è la catena del discorso parlato
dove, secondo Lacan, il soggetto non sa quel che dice, ma tuttavia parla: la
scansione e l'interpretazione analitica permettono un passaggio allo stadio
superiore.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel seminario II, dove è riportato lo schema ottico, Lacan
inserisce uno specchio piano che modifica il rapporto del soggetto con
l'identificazione. Riprendendo questo rapporto, si può dire che
l'interpretazione analitica abbia lo stesso effetto del movimento dello
specchio piano: ciò non significa che l'analista sia uno specchio, è piuttosto
un'analogia; ciò che è importante è l'effetto che l'analista opera sul
soggetto: modifica il rapporto con l'oggetto e quindi con il desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel capitolo XX del seminario VI, Lacan evidenzia che il
desiderio si rivela solo in forma articolata, quindi il paziente non ha altra
scelta che prender parola. Nelle pagine successive (pp. 399-404) la riflessione
si focalizza sulla questione della realtà, o meglio della lettura della realtà
oggettiva che porta a interpretazioni selvagge, spesso riferite agli stadi
freudiani: realtà dell'oggetto, livelli di maturazione dell'oggetto; sovente si
fa riferimento a Glover per esemplificare. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Quando J.-A. Miller affronta i tema del rapporto del soggetto
con l'oggetto, asserisce che si interroga l'essenza soggettiva all'interno di
questo rapporto, quindi qualcosa che non esiste in sé. Avere indicazioni sulla
posizione soggettiva vuol dire interessarsi all'oggetto, il rapporto con
l'oggetto dice qualcosa della posizione soggettiva. Tutto il problema di Lacan,
già dal seminario sulla psicosi, è il rapporto tra il soggetto e l'Altro e
dell'Altro, dove c'è l'oggetto, al soggetto. Quindi è l'oggetto che ci mostra
cosa è un soggetto. Come molti ricercatori e filosofi anche molti
psicoanalisti, per Lacan hanno confuso l'oggetto della realtà con l'oggetto <i>a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
La vera e propria articolazione tra il desiderio e il suo
oggetto non può prescindere dal situare il desiderio in rapporto a una x che fa
dell'uomo (inteso come uomo della conoscenza, della norma, della ragione) un
soggetto. Questa x non è precostituita o preformata: l'uomo si costituisce nel
significante come soggetto. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In questi tre capitoli del seminario VI e nei seminari
successivi, si delinea la base di tre concetti: l'oggetto causa del desiderio,
l'inconsistenza dell'Altro e lo statuto del Reale.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
A p. 405 Lacan torna sulla formula $<><i>a</i> e
asserisce che il soggetto si costituisce come desiderio in un rapporto terzo
rispetto al fantasma, come se in fondo ci fossero tre elementi: il soggetto, il
fantasma e l'oggetto. Il fantasma fa da terzo tra il soggetto e l'oggetto. Più
avanti Lacan giunge a dire che l'uomo diventa soggetto attraverso l'oggetto che
ritrova nel fantasma. In quest’ottica non si può non notare che occultare
l'oggetto come oggetto <i>a</i> è molto rischioso, in quanto limiterebbe
l’esperienza analitica al piano inferiore del grafo: lo scorrere della pura
catena articolata alla ricerca di oggetti sempre più immaginari, con i lamenti
del paziente sull'Altro cattivo, che gli vuol male, ecc.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Dunque l'uomo si fa soggetto attraverso la mediazione
dell'oggetto, ma l'oggetto – asserisce Lacan nel seminario III – non ha
consistenza: è piuttosto un resto d'oggetto, un residuo, ovvero ciò che
indicherà con la lettera <i>a</i>: è tutto ciò a cui il soggetto mira. Questo
oggetto che non ha consistenza è al centro del seminario XI, un seminario
decisivo per la psicoanalisi, quello successiva a quando Lacan lascia o è
lasciato dall'IPA.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È nella formula del fantasma, <i>$</i><><i>a</i>, che
si situa il desiderio, in un rapporto di congiunzione e disgiunzione che è già
un movimento: non è un fantasma immobile, costituito, che non si può spostare.
Se si desse consistenza all'oggetto si avrebbe un determinismo fantasmatico, e
ciò sarebbe terribile.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Allora Lacan afferma che l'oggetto <i>a</i> è il supporto che
il soggetto si dà nel luogo stesso in cui viene meno: viene meno nella sua
certezza di soggetto, sbanda nella sua designazione di soggetto. Quello di cui
si tratta poggia interamente su ciò che succede nell'Altro, in quanto è per il
soggetto il luogo del suo desiderio (schema a p. 409).<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
I seminari precedenti di Lacan ci hanno introdotto alla
dialettica del soggetto con l'Altro: il soggetto trova le proprie condizioni di
esistenza nell'Altro. Quindi da un lato c'è il soggetto, e dall’altro lato c'è
l'Altro: necessariamente l'oggetto deve situarsi dalla parte dell'Altro in
questa dialettica. Si può dire che nella psicosi l'oggetto non è dalla parte
dell'Altro ma è da quella del soggetto, quindi c’è un soggetto non diviso e c'è
un oggetto, che non è un’oggetto <i>a</i> ma un oggetto della realtà e quindi
tutto quello che succede nell'Altro diventa persecutorio per il soggetto.
Perciò anche nella psicosi il soggetto ha un rapporto con l'Altro.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel capitolo XXI Lacan afferma che il luogo del desiderio è
nell'Altro e nell'Altro c'è il discorso dell'Altro, qualcosa che manca al
soggetto. Questo movimento dialettico permette al soggetto di identificarsi con
il luogo dell'Altro e di trovarvi i propri oggetti. In questo capitolo, Lacan
torna sulla divisione soggettiva a partire da quello che accade nell'Altro:
afferma che ogni volta che si parla di desiderio, si paga il pegno della
castrazione, qualcosa di reale sul quale il soggetto ha solo una presa
immaginaria.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Da dove si deduce la funzione del significante? Sempre nel
capitolo XXI si dice che la castrazione non può essere separata dal desiderio,
è la scoperta essenziale di Freud, fino a quel momento misconosciuta. Il
seminario IV e questi tre capitoli del seminario VI mostrano il posto
inaugurale del desiderio nell'enunciazione del soggetto teso tra castrazione e
fantasma.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
L'oggetto della castrazione lo chiamiamo fallo: significante
di quello che non c'è, frutto della castrazione. Lacan evoca il quadro di
Hieronymus Bosch e, in particolare le membra: in quel dipinto in effetti il
fallo può essere evocato in diversi modi.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In questi capitoli Lacan evoca anche la questione
dell'omosessualità, che Freud, in particolare nei <i>Tre saggi sulla teoria
sessuale</i>, ritiene contrassegnata da un'esigenza narcisistica dove
l’attributo fallico è considerato dal soggetto come ciò che lo soddisfa: per
Lacan questa spiegazione passa per l'Immaginario. Di qui ecco le derive dei
lavori di Boehm sull'omosessualità e la perversione, dove il fallo tende a
essere considerato come oggetto reale, ma da intendere come oggetto immaginario
preso nella realtà.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Per Lacan il fallo ha una portata completamente diversa: il
rapporto col fallo, col significante mancante, riguarda tutti i soggetti. Egli
interroga il senso e la funzione della <i>a</i> minuscola, come oggetto nel
fantasma in un rapporto con la castrazione: si tratta di interrogarlo in modo
sincronico, lo si può interrogare a partire dall'enunciazione della catena
significante. Difatti a p. 409 è presentato lo <i>Schema sincronico della
dialettica del desiderio</i>: ci sono due colonne, ciò che è importante è il
rapporto del soggetto barrato (<i>$</i>) con il suo oggetto <i>a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Da un lato c'è il soggetto e dall'altro c'è l'Altro: il grafo
e i suoi circuiti possono aiutare a cogliere come il soggetto si sempre preso
nella domanda che rivolge all'Altro, il quale non ha la risposta per il
soggetto e quindi si qualifica come Altro barrato; è proprio perché l'Altro è
barrato che il soggetto ha accesso a un oggetto che Lacan chiama <i>a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Qui si situa il fantasma nell'articolazione come congiunzione
e disgiunzione: il fantasma fa come da supplenza, non da intendere come
supplenza nella psicosi ma come supplenza alla castrazione. In altri termini il
fantasma permette un recupero di godimento, è questa l’idea sottesa da Lacan.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Spesso c'è stata confusione tra gli psicoanalisti sulla
nozione di fantasma, per esempio Laplanche e Pontalis hanno molto lavorato sul
fantasma originario e molte altre versioni del fantasma, ma con l'insegnamento
di Lacan non possiamo più confondere le fantasmagorie dell'Immaginario e il
fantasma fondamentale. Al fantasma si ha accesso solo attraverso la cura e in
condizioni molto specifiche.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan torna sull'Altro dicendo che l'Altro per un soggetto è
innanzitutto qualcuno di reale, questo “Sr” nello schema a p. 409 possiamo dire
che è qualcuno di reale. Non c'è altra scelta nella cura che prendere la parola
per rivolgersi a qualcuno, che è qualcuno di reale: è a partire da questo che
opera un analista.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Quindi l'Altro è in primo luogo un soggetto della realtà: sul
piano della comunicazione ci si rivolge a qualcuno. L'Altro non barrato è
interpellato nella domanda e Lacan dirà che la domanda è sempre domanda di
amore, in particolare quando commenterà il <i>Simposio</i> di Platone. È
l'Altro che in fin dei conti permette di autentificare la domanda, che è sempre
domanda d'amore: si è già ben oltre al bisogno.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Per Lacan c'è la catena significante, quindi la presenza
dell'inconscio, ma non ci sono soggetti che per un soggetto, nel senso che
bisogna ci sia qualcuno; nel suo insegnamento poi arriverà a spiegare che
l'Altro è barrato, che non c'è Altro dell'Altro, che non esiste alcun
significante per garantire la presenza soggettiva, ma intanto ci si rivolge a
qualcuno, perché è l'Altro non barrato che gli ha permesso di posizionarsi come
soggetto, che lo instaura come soggetto. Il soggetto è introdotto nel
significante attraverso il trucco dell'Altro che ha la funzione di
soggettivarlo.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Dunque il passaggio attraverso la domanda apre al desiderio:
si produce una mancanza nell'Altro attraverso la parola, non sul piano
dell'Altro come reale, anche se bisogna che ci sia pur qualcuno. Non c'è niente
di reale dalla parte dell'Altro e il soggetto non avrà altra scelta, per tutta
la vita, di costruire un rapporto dove non ce ne sono: questo avviene
attraverso il fantasma.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Dopo aver lavorato sulla questione dell'oggetto, Lacan si
interessa alla lettera S, il soggetto.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Asserisce che S è la S che si trova sullo schema L, dove ciò
che fa un soggetto è ciò che viene dall'Altro, e nel mezzo c'è uno spazio
bianco, che è la presenza dell'inconscio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
La S permette di giocare sull'omofonia con l'ES freudiano che
si trova nell'angolo in alto a sinistra dello schema L. Questo ES freudiano è
indicato da Lacan con il termine francese “ça” ma è anche “è” come
interrogativo, “cos'è?”, il quale ha molti risvolti, “che cos'è?”, “dove
esisto?”, “cosa sono io in ciò che esiste?”.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il soggetto non può pensarsi senza Altro, ne attende una
risposta, illusoriamente, resta lì ad aspettarla, e alla fine l'Altro risponde
al di là di quello che è stato domandato. Dunque al tempo stesso si introduce
un soggetto diviso, che non sa quello che dice, ma che si pone una questione
sul proprio essere. Questa questione la pone all'Altro che risponde a lato:
quindi abbiamo un soggetto barrato e un Altro barrato. Il solo punto di
articolazione possibile è l'oggetto <i>a</i>, con la formula <i>$</i><><i>a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
$ è contrassegnato da un movimento di <i>spaltung</i>, di <i>fading</i>,
svanimento del soggetto: niente nell'Altro garantisce il suo essere e niente
gli permette di situarsi sul piano del discorso dell'Altro. Qui si trova il
soggetto dell'inconscio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Anche se la dialettica significante esiste, per supplire a
quello che non c'è, ci serviamo<span style="color: red;"> </span>di un elemento
immaginario che nominiamo oggetto <i>a</i>, il quale è correlativo alla
struttura dell'organizzazione del fantasma. Riprendendo la frase freudiana
«dov'era l'Es, deve avvenire l'Io», ciò ci sta a dire che “dov'era l'Es”, vuol
dire “dove l'Es parla”: è qui che troviamo il desiderio inconscio, è qui che il
soggetto deve designarsi, dire Io (Je), come Io dell'enunciazione, che è come
dice Lacan, l'alfa e l'omega della psicoanalisi, ciò a cui la psicoanalisi
punta.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan asserisce che dobbiamo riconquistare questo campo
perduto dell'essere del soggetto, riprendendo i termini di Freud. La questione
è che cosa ci designa nel posto di un soggetto che parla: quello che ci designa
è l'indice del desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Per affrontare la questione del fantasma Lacan dice di
partire dall'oggetto, il quale funziona come taglio. È sul piano del fantasma
che troviamo le forme più radicali e più semplici, gli oggetti privilegiati del
desiderio inconscio del soggetto: questi oggetti diventeranno significanti.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel capitolo XXI vengono individua tre oggetti privilegiati
dal fantasma, oggetti che svolgono la funzione di diventare significanti, dove
per l'appunto non ci sono significanti per dirli sul piano della catena
inconscia: sembra paradossale, ma Lacan li presenta così.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il primo è l'oggetto pregenitale, con riferimento all'oggetto
freudiano; il secondo è il fallo, che si deduce dal complesso di castrazione
freudiano; il terzo, il delirio, che svolge la stessa funzione per il soggetto
nel suo punto di svanimento. Lacan tornerà più tardi su quest’ultimo, con altri
riferimenti, dicendo che tutti delirano, o ancora asserendo che il soggetto ama
il proprio delirio – privato – come se stesso.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È a partire da questo che nel capitolo seguente affronta il
fantasma perverso e come il soggetto perverso esiste nel desiderio dell'Altro.
L'oggetto del fantasma nella perversione tenta di fare esistere l'oggetto
immaginario dello stadio dello specchio. Più avanti Lacan riprenderà la
questione della perversione in modo diverso, insistendo sulla consistenza
logica dell'oggetto <i>a</i>, facendo altri riferimenti al godimento.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel modo in cui ne parla Lacan in questo capitolo, il
fantasma è mobile: non bisogna credere che lasci cadere uno dei suoi elementi,
se lo si sollecita si ricostituisce in modo diverso. Interpretare il fantasma
non è ricondurre il soggetto alla realtà, contrariamente a quello che possono
pensare diversi analisti di altre correnti. Partendo dal presupposto di
ricondurre il soggetto alla realtà, l’effetto è indicare il passaggio all'atto,
quindi è molto pericoloso. Per diversi analisti la realtà deve congiungersi al
fantasma e viceversa, Lacan invece precisa che il posto occupato dal fantasma
richiede una dimensione completamente diversa: richiede una dimensione
dell'essere, scritto con la “e” minuscola per distinguerlo dall'Essere della
filosofia, che più tardi Lacan definirà “essere di godimento”. È piuttosto in
questa dimensione dell'essere che si situa l'interpretazione del desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Interroghiamo il posto della funzione del fantasma in quanto
è simbolizzato nel rapporto del soggetto. Quest’ultimo è segnato dall'effetto
della parola, si orienta con l'oggetto che non c'è ma gli dona il posto di un
oggetto possibile. Questo è il punto in cui nascerà l'oggetto <i>a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Ripercorrere la logica con cui Lacan disegna il grafo può
essere utile. Si parte dal soggetto, c'è un tragitto che va verso l'ideale,
tagliato da due catene: in alto quella inconscia e sotto la catena del
discorso, dirla conscia sarebbe un errore perché qui c'è un discorso in cui il
soggetto parla senza sapere cosa dice.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In questo seminario Lacan mostra il tragitto della catena
inconscia soggiacente negli enunciati, quella a cui si mira nella cura,
scandendo e punteggiando il discorso nella seduta analitica. L'analista
interviene nel luogo di <i>a</i>, orientato da quello che Lacan più tardi
chiamerà il desiderio dell'analista, che non è il desiderio di “fare l'analista
quando sarò grande”, ma piuttosto qualcosa sul piano della x, che entra in
gioco e permette, attraverso l'intervento analitico, di passare alla catena
inconscia. Per questo l'analisi è lunga, perché il soggetto torna costantemente
sulla catena del discorso e l'analista interviene ripetutamente con il suo
taglio per riportarlo alla catena inconscia.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il tragitto della catena significante Lacan lo mostra bene
nella parte superiore del grafo: il soggetto, attraverso l'operazione
d’analisi, è sempre soggetto della domanda che gli permette di accedere al
soggetto dell'Altro barrato, ossia il significante dell'Altro.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Dove c'è la catena del discorso, in basso, si va dal
significante alla voce, in alto invece si va dal godimento alla castrazione
(pp. 433-435).<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
A partire da questo lavoro necessario per accedere alla
catena inconscia, è importante vedere come Lacan collochi quello che chiama
desiderio nel tragitto che va dall'Altro al soggetto della domanda, e come
finalmente il fantasma si situi in un corto circuito, in quanto è in una
posizione di intersezione. Sullo schema che si trova in questo seminario, Lacan
segna la linea della catena superiore come tratteggiata all'interno del grafo,
e uscendo dopo il taglio continua come linea unita: è tratteggiata perché non è
nell'ordine del discorso. Al livello in basso c'è sempre un tentativo di fare
discorso, di costituirsi come discorso, mentre in alto c'è qualcosa che dà un
effetto di verità attraverso l'intervento analitico.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan parla di due intenzioni: la prima emerge prendendo la
parola, si domanda, si interroga l'Altro sul proprio essere, è quel che si vede
nei bambini quando chiedono “perché?” ripetutamente (i vari “perché esisto?
Perché la terra è rotonda?” sono in realtà questioni sul proprio essere). Anche
se ci si sforza di trovare una risposta al bambino c'è un'altra intenzione,
domanda qualcosa di diversi rispetto a quel che domanda, c'è un al di là della
domanda, ma passa attraverso l'Altro per cercare di trovare una risposta e per
ciò troviamo in questo seminario un soggetto ancora dell'intersoggettività.
Lacan dice che il soggetto è interamente nell'alienazione significante,
un'alienazione rispetto all'articolazione significante del primo stadio.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Tuttavia quando il soggetto sembra puntare a interrogare
l'Altro sul proprio essere, non c'è niente dell'Altro, niente nel significato
dal lato del senso, che garantisca la verità del proprio essere: c'è solo la
buona fede dell'Altro. Qui il fantasma svolge per il soggetto un ruolo di
supporto immaginario.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo grafo, in particolare la posizione del fantasma,
introduce a una fenomenologia del taglio, introduce un oggetto che si sostiene
sul piano immaginario e che sostiene il soggetto.<span style="color: red;"> </span>Per
Lacan se esistesse un essere di puro soggetto si situerebbe al livello del
significante della mancanza dell'Altro, e in fondo il soggetto trova la propria
designazione, che non è il proprio riconoscimento, nel tragitto che va fino
all'ideale, tra l'ideale dell'Altro e S(<span style="font-family: "ecritsym" , serif; mso-bidi-font-family: EcritSym; mso-fareast-font-family: EcritSym;">%</span>),
retroattivamente.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Credo possa essere d’aiuto un caso clinico che ho presentato
a PIPOL 7, titolato: <i>Flore, qualcuno che era vittima della propria carne</i>.
Si tratta di una giovane donna che arriva in seduta con i capelli lunghi e
calati davanti agli occhi, appare molto giovane, anzi quasi senza età; piange
angosciata, depressa, o quanto meno si mostra così. Per quattro sedute di
seguito non fa altro che piangere, poi inizia a parlare e dice che ha un buon
lavoro, è architetto, ha un fidanzato comprensivo, «sono come una bambina»:
viene da me perché da un anno e mezzo non ha più alcun desiderio sessuale, con
il suo compagno ha una relazione da 5 anni e lei ha 28 anni. Quattro sedute
molto difficili e poi una confessione: «non ho l'utero, [è una sindrome che,
ndr] viene da mia madre, sono una bambina». La mancanza d'utero è una sindrome
reale che è classificata come sindrome di Rokitansky. Con mio stupore vengo a
sapere della mancanza di questo organo lo stesso giorno in cui compie 28 anni,
pur dimostrandone 15 di meno. Questa mancanza d'utero venne scoperta a 18 mesi
tramite un'ecografia. Mi sono interessata molto a questa ecografia, che la
madre conserva nascosta in un armadio. In questa ragazza c'è una mancanza reale
di quest'organo, lei è identificata con una bambina, è fissata su
quest'assenza. Ho pensato che fosse importante tirarla fuori da questa
identificazione: le ho detto, cercando di alleggerire, «va bene… è un corpo
particolare, ma cosa dice il ginecologo?» e lei mi ha risposto «non ne ho mai
visto uno, è congenito e viene da mia madre» e io le ho detto «d'accordo, viene
da sua madre, ma ha fatto delle scelte amorose, ha una vita sessuale» e lei
ribatte «si, ma è come se non esistesse, ho per l'appunto trovato un uomo che
non vuole avere figli». A quel punto mi sono mostrata come innervosita, per
modo di dire, e le ho detto «vada a vedere il dott. Tal dei tali, uno che
conosco, e gli parli un po' di questo corpo». Le ho dato il bigliettino da
visita e lei se ne è andata. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
A breve ho chiamato il ginecologo, che è psicoanaliticamente orientato
senza saperlo, e gli ho detto «le faccia un'ecografia, che non sia quella della
madre» per tirarla fuori dall'identificazione con la bambina. Lei non ha un
utero e quindi si sente di non essere una donna, ma è una costruzione che si è
fatta lei: con questa sindrome è difficile avere dei bambini, ma non
impossibile e infatti ci sono poi state delle sorprese. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In attesa dell'incontro con il medico continuava a svalutarsi
in seduta: «sono un architetto senza idee, mi faccio licenziare». Diceva che
nella sua scuola di architettura, a 18 anni, aveva il desiderio di costruire
dei luoghi eccezionali per artisti, ma «non so dove siano andate a finire le
mie idee e la mia eccitazione»: a quel punto aveva fatto un lungo silenzio per
poi riprendere: «vorrei andare a Londra, adoro quella città, adoro quella
lingua». Questa donna si è esiliata quando ha iniziato a fare coppia con il
partner, prima era particolarmente vivace, poi ha preso l'abitus della bambina
senza desiderio, ha la intima convinzione che le serva un utero per essere una
donna fatta e finita, “una donna moderna” come dice lei. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Parla del suo compagno: «non avrò mai bambini, mi lasci<span style="color: red;">a</span> fare, lui è molto gentile», quindi intervengo in
modo piuttosto sostenuto «allora l'amerebbe soltanto per pietà?». <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Successivamente va dal medico, torna e dice «è stato molto
gentile, mi sono sentita accolta». Il medico ha fatto una nuova ecografia con
l'obiettivo di appoggiarsi a un'immagine che sia la sua, e soprattutto per mettere
delle parole sull’assenza di quest'organo. Finalmente questo medico le da
un'immagine e anche un certo sapere su questa sindrome, perché queste sindromi
vaginali-uterine sono molto diverse da donna a donna. <o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Avevo notato che nel momento in cui aveva detto che il medico
era stato molto gentile era come se i suoi capelli si fossero ravvivati, si era
risvegliata, così le avevo chiesto «Ma allora, come è fatto questo corpo?», e
lei: «non lo sa? Ho le ovaie!». Quindi scopriamo che in questa sindrome non c'è
l'utero ma possono esserci le ovaie, e lei aggiunge «ho delle ovaie, penso che
questo mi basti». Questo annuncio ha un effetto spettacolare su Flora e il suo
desiderio. Sembra aver trovato la sicurezza che le mancava: avere delle ovaie
le permette di essere come donna. Inoltre 4/5 anni prima, in Svezia c'era stato
il primo trapianto d'utero: in questi casi si fa un trapianto d'utero per avere
un bambino e poi lo si toglie.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Al «lei può avere dei bambini» del medico risponde quindi un
risveglio del desiderio, questa donna si sente viva e desiderante, pronta a
tutto in nome di queste sue voglie, cosa che trovo interessante ma anche
inquietante. Lei dice «non so cosa mi succede, ma il mio desiderio è senza
fine» e aggiunge «riflettendoci, non sono poi così sicura di volere avere dei
bambini». Oggi la seguo ancora, lei ha ripreso il suo lavoro d'architetto e
passa 15 giorni a Londra e 15 in Francia, e sta rifacendo tutto il quartiere di
Bloomsbury a Londra, un quartiere abbandonato che sta ricostruendo per fare delle
case per artisti.<o:p></o:p></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo caso clinico è per mostrare come a partire dal
fantasma (l’essere una bambina), l'appello all'Altro (il ginecologo in questo
caso) ha permesso, attraverso l'Immaginario (la sua ecografia, diversa da
quella della madre), che il desiderio fosse sostenuto, anzi rilanciato.<o:p></o:p></div>
<!--EndFragment--></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><br /></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><i>Trascrizione: Martina Lanza</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12pt;"><i>Revisione: Alberto Tuccio</i></span>Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-86827703536546358062019-05-09T10:40:00.000+02:002019-05-09T10:40:26.401+02:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano, 26 gennaio 2019. Docente invitato: Jean-Louis Gault<br />
<br />
Testo di riferimento: J. Lacan, <i>Il seminario. Libro VI. Il desiderio e la sua interpretazione</i>, Einaudi, Torino, 2016.<br />
<br />
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;">Capitoli XVI, XVII, XVIII e
XIX.</span><br />
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;"><br /></span>
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;"><br /></span>
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<br />
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Il seminario VI è intitolato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il desiderio e la sua interpretazione</i> ma,
come sottolineava Jacques-Alain Miller nella presentazione della pubblicazione,
il vero titolo dovrebbe essere “Il desiderio e il fantasma”: il nocciolo del
seminario non è l’interpretazione, ma è il rapporto inconscio tra il soggetto e
il suo oggetto nell’esperienza desiderante del fantasma. Ciò emerge con forza
nei capitoli XVI, XVII, XVIII e XIX che rientrano tra quelli che Lacan dedica
all’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i> di Shakespeare. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
La formula del fantasma - <i style="mso-bidi-font-style: normal;">$ </i><span style="font-family: Symbol; mso-ascii-font-family: "Times New Roman"; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: "Times New Roman"; mso-symbol-font-family: Symbol;"><span style="mso-char-type: symbol; mso-symbol-font-family: Symbol;">à</span></span> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a</i> - è il punto determinante dell’interpretazione che Lacan ci dà
dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i>. Il fantasma è una
relazione tra il soggetto in quanto marcato dal significante – scritto come
barrato, quindi il soggetto della parola, del linguaggio, il soggetto parlante
– e l’oggetto <i>nel</i> desiderio – come sottolinea Lacan: non oggetto <i>del </i>desiderio,
ma oggetto <i>nel </i>desiderio. Il fantasma è il rapporto soggetto-oggetto nel
desiderio. La chiave del dramma del desiderio di Amleto si trova in questa
formula ed è a partire da essa che Lacan lo interpreta: il dramma di Amleto è il
dramma del desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Per Amleto il dramma del suo desiderio
è di sapere che cosa deve fare: assassinare Claudio, come ha domandato il
fantasma del padre. Lui lo sa, lo deve fare, e accetta questa missione: non ha
dubbi su questo punto, non c’è divisione in Amleto, sa cosa deve fare:
assassinare l’amante di sua madre. Nonostante abbia il desiderio di farlo, nonostante
sia concorde con lo scopo e non abbia dubbi a riguardo, la pièce ci racconta
l’impossibilità per Amleto di raggiungere il suo desiderio, la difficoltà di
Amleto per assassinare Claudio. Soltanto alla fine della tragedia Amleto riesce
a realizzare il suo desiderio. La lettura che ne fa Lacan intende rispondere
due questioni: <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
1) perché Amleto non riesce a realizzare un desiderio per
nulla inconscio, anzi chiaro, enunciato, che conosce e che vuole raggiungere?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
2) Perché riesce a realizzarlo solo nelle circostanze molto
particolari della fine dell’opera?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Il capitolo XVI comincia con il lamento
di Amleto: «<i>Mi si dia il mio desiderio!</i>» (p. 321). È anche ciò che tutti
i critici, gli attori e gli spettatori afferrano dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i>, ciò che si ripete lungo la pièce e Lacan rileva: «Vi ho
anche detto che è così a causa dell’eccezionale, del geniale rigore strutturale
raggiunto dal tema dell’<i>Amleto</i> nell’opera skakespeariana». <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Il tema dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i> è un tema antico, è cominciato
nel dodicesimo secolo con l’opera <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gesta
Danorum </i>di Saxo Grammaticus, e cinque secoli dopo Shakespeare lo riprende dandogli
una forma che Lacan qualifica come geniale perché vi riconosce un’articolazione
perfetta del problema che il desiderio pone al soggetto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«Questa
forma si caratterizza ai nostri occhi, con il metodo che impieghiamo qui, per
qualcosa che io chiamo la struttura.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">La
struttura è precisamente ciò in cui cerco di darvi una chiave che vi consenta
di orientarvi con certezza, ovvero la forma topologica che ho chiamato il grafo
e che forse potremmo chiamare il gramma». (p. 321)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
La lettura di quest’opera da
parte di Lacan non è una psicoanalisi di Amleto, e neppure quella di
Shakespeare. Non rientra neppure nella cosiddetta <i style="mso-bidi-font-style: normal;">psicoanalisi applicata</i>. Per Lacan, la psicoanalisi si applica
soltanto a un soggetto vivente che parla e che gode, realmente. Non possiamo
dire ciò di Amleto: non è vivente, non parla, non gode. La psicoanalisi si
applica a un soggetto reale. C’è la teoria analitica, che è una teoria della
pratica analitica, e c’è la pratica analitica, vale a dire l’applicazione di
questa psicoanalisi pura a un soggetto reale. A questo proposito Lacan dice: <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«Come
vi ho già detto, Amleto non è questo o quello, un ossessivo o un isterico, e in
primo luogo per la buona ragione che è una creazione poetica. Amleto non ha una
nevrosi, ci dà una dimostrazione di nevrosi, il che è tutt’altra cosa
dell’essere nevrotici. Nondimeno, quando guardiamo Amleto sotto una certa luce
dello specchio, egli ci appare, per alcune frasi, più vicino alla struttura
dell’ossessivo. Ciò dipende da quello che è l’elemento rivelatore della
struttura nell’ossessivo, l’elemento che è massimamente valorizzato dalla
nevrosi ossessiva, e cioè che la funzione principale del desiderio consiste qui
nel mantenere le distanze dall’ora dell’incontro desiderato, nell’attenderla».
(p. 325)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Ciò che troviamo nell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i> di Shakespeare è questa struttura:
la struttura di un soggetto che ha una relazione con un desiderio ma che
rimanda sempre l’ora dell’incontro con questo desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Ma non si può interpretare
Amleto con la psicoanalisi, al contrario è la creazione poetica di Shakespeare
che genera un modello come il personaggio di Amleto; solo dopo possiamo
interpretare un soggetto reale a partire dall’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i>. Questo Lacan lo dice limpidamente a p. 273: «Io sostengo, e
sosterrò senza ambiguità – e così facendo penso di essere in linea con Freud –
che le creazioni poetiche generano, più che riflettere, le creazioni
psicologiche». Queste precisazioni vanno nella direzione di rigettare una certa
deriva psicoanalitica rispetto al commento delle opere d’arte, in particolare
il lavoro di Jones sull’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i>. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Seguendo quanto dice Lacan si
potrebbe pensare che quest’opera contribuisce alla costruzione del grafo del
desiderio, infatti sia ne chiarifica alcuni punti sia permette proprio a Lacan di
completare questa costruzione che aveva iniziato a sviluppare l’anno precedente.
Ciò che non si intendeva, riprendendolo a partire dalla tragedia shakesperiana,
si chiarisce: dal fantasma, al fallo, all’oggetto del desiderio, al desiderio
stesso, alla relazione del desiderio con il desiderio dell’Altro. Più in
generale lo studio dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i> è un
contributo alla teoria del desiderio, a partire da Shakespeare. Dunque la
lettura dell’Amleto da parte di Lacan è un pezzo di teoria analitica, in particolare
teoria analitica del desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Il dramma del desiderio di
Amleto non è dovuto a un conflitto interiore, Lacan lo evidenzia a p. 323: «Bisogna
uccidere Claudio. L’assassinio da compiere, l’assassinio che Amleto vuole
compiere è un assassinio giusto. Contrariamente a quanto alcuni autori hanno
suggerito, come vi ho già detto, non c’è in lui un conflitto di diritti o di
ordini riguardo ai fondamenti dell’esecuzione della giustizia». Il problema sta
piuttosto nel realizzare il suo desiderio e Lacan si domanda il perché. È una
questione generale sul desiderio: nel soggetto nevrotico, per esempio, c’è il
desiderio, ma il soggetto non riesce a realizzarlo. In questo la pièce di
Shakespeare ha avuto e ha tutt’ora una grande attualità perché è strutturata
secondo le coordinate del desiderio dunque, in qualsiasi momento storico,
quando si legge Amleto, ognuno riconosce la struttura del desiderio e le
difficoltà del suo desiderio. Qualunque sia la struttura soggettiva (ossessivo,
isterico, perverso o psicotico), il grafo del desiderio vale per tutti, con la
sua struttura si confronta ogni soggetto. Questo perché il desiderio appare nel
soggetto parlante in quanto tale: parlare vuol dire desiderare, è un effetto
del linguaggio. Il linguaggio implica delle conseguenze sul soggetto, una di
queste è il desiderio, che si struttura secondo le coordinate del grafo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Ciò che fa enigma nel desiderio
di Amleto è l’attesa: l’attesa dell’incontro con la realizzazione del suo
desiderio. Lacan sottolinea di rifarsi al il termine <i style="mso-bidi-font-style: normal;">erwarten</i>, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>utilizzato da
Freud in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Inibizione, sintomo e angoscia</i>,
che vuol proprio dire attendere, fare attendere. Rispetto all’imperativo “bisogna
uccidere Claudio”: «Non c’è l’ambiguità in lui [Amleto, ndr] fra l’ordine
pubblico, la mano della legge, e gli impegni privati». Secondo la legge Claudio
deve essere assassinato, e lui, come figlio del padre ucciso, deve compiere
questo desiderio, non c’è conflitto – come può apparire, invece, nelle pièce di
Racine, in cui c’è conflitto tra l’ordine pubblico e il desiderio proprio del
soggetto. «Egli non ha dubbi sul fatto che questo assassinio coincida con la
legge», non c’è dunque conflitto tra desiderio e legge, «Ma quello che ci
appare immediatamente nel leggere il testo è l’intimo legame fra questo
assassinio che non fa problema ad Amleto e la sua morte». Ecco un importante
elemento: la morte di Amleto, che avverrà alla fine della tragedia. Soltanto
quando Amleto è colpito a morte da Laerte, sa che morirà, gli manca poco tempo,
in questo breve intervallo può raggiungere il suo desiderio: uccidere Laerte e
Claudio, per poi morire. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Qual è il messaggio? Cos’è questa
rivelazione che il padre fa al figlio? «Questa risposta, che in definitiva è il
messaggio nel punto in cui si costituisce sulla linea superiore, quella
dell’inconscio, ve l’ho già simbolizzata anticipatamente, non senza essere
perciò costretto a chiedervi di darmi credito […] La risposta ho cominciato ad
articolarla nella forma seguente […]» (p. 327). Qui Lacan riprende il grafo che
inizia con la catena significante: qualcosa esce dalla bocca quando si parla. A
partire da una frase, un enunciato, si deduce un’intenzionalità: cosa ha voluto
dire questo soggetto che ha parlato? Questo è il primo incrocio nel percorso
del grafo: l’enunciato, la catena significante, incrocia l’intenzionalità del
soggetto. È necessario un certo tempo perché si possa porre l’interrogativa su <i>cosa
ha voluto dire</i> questo soggetto. Questo quesito si può formulare a partire
dall’Altro del significante – per esempio il francese quando parlo francese,
l’italiano quando parlo italiano –: a partire da un insieme di significanti si
deduce un certo significato. Ma c’è un al di là di questo enunciato: c’è
sicuramente una significazione che si deduce dall’analisi grammaticale
dell’enunciato, ma al di là c‘è un’intenzionalità. Ecco allora un’ulteriore interrogazione:
<i>che vuoi?</i> A questo livello incontriamo un messaggio ultimo, che Lacan
inscrive sulla linea superiore del grafo, la linea dell’inconscio. Infatti sulla
linea inferiore del grafo abbiamo l’enunciato conscio, mentre la linea
superiore è inconscia. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
A quel livello qual è il
messaggio? C’è una risposta a questo livello che Lacan scrive così: S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>), ovvero significante dell’Altro barrato. Lacan
interpreta il messaggio del padre come un messaggio sull’ultima verità: il
valore della pièce di Amleto è di farci vedere cosa accade a livello inconscio,
questa rivelazione sul messaggio ultimo che normalmente non abbiamo. Nella vita
quotidiana questa parte del grafo è velata, non la incontriamo, è soltanto
attraverso l’analisi che possiamo sollevare questo velo sulla parte inconscia e
raggiungere il messaggio ultimo sotto la forma di questo S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
L’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i> getta quindi luce su ciò che accade a livello inconscio, sotto
la forma del messaggio del padre. Cosa vuol dire questo messaggio? Lacan, per
spiegare la formula S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>), dice nelle pagine
327-328:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«Anzitutto
la S maiuscola, che sta per <i style="mso-bidi-font-style: normal;">significante</i>.
Ciò distingue già la risposta a livello della linea superiore dalla risposta a
livello della linea inferiore, la<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>quale
si inscrive con una <i>s</i> minuscola, che sta per <i>significato</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">A
livello del discorso semplice, infatti, il senso di ciò che abbiamo voluto dire
è modellato dalla parola che si svolge a livello dell’Altro. La risposta è
dunque sempre, in relazione a quella parola, il significato dell’Altro, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">s</i>(A). Ma esiste un aldilà di questo
discorso semplice, dove il soggetto pone a se stesso la questione <i>Chi parla?
Chi avrà voluto dire questo o quello a livello dell’Altro? In fin dei conti, in
tutto questo, che cosa sono diventato io? </i>A questo livello, come vi ho già
detto, la risposta è il significante dell’Altro con la barra: S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">Ci
sono mille modi di cominciare a svilupparvi quanto è incluso in questo simbolo,
ma dal momento che ci troviamo nell’<i>Amleto</i> sceglieremo oggi la via
chiara, evidente, patetica, drammatica. L’<i>Amleto</i> ci dà la possibilità –
e sta qui il valore della pièce – di accedere al senso di S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">In
effetti, il senso di ciò che Amleto viene a sapere dal padre ce l’abbiamo
davanti, chiarissimo. È l’irrimediabile, assoluto, insondabile tradimento
dell’amore […]». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Questo è il messaggio del padre:
il mio amore è stato tradito da mia moglie, che con la complicità di Claudio mi
ha ucciso. E, Lacan sottolinea:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«[…]
dell’amore più puro, dell’amore di quel re che naturalmente, come tutti gli
uomini, può essere stato un gran furfante, ma che con quell’essere che era la
sua donna era uno che arrivava al punto di allontanare dal suo viso i soffi del
vento, <i>the winds of heaven –</i> almeno stando a quanto dice Amleto. È
l’assoluta falsità di quella che ad Amleto era apparsa come la testimonianza
stessa della bellezza, della verità, dell’essenziale. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">Consiste
in questo la risposta. La verità di Amleto è una verità senza speranza. In
tutto l’<i>Amleto</i> non c’è traccia di un’elevazione verso qualcosa che si
trovi al di là, riscatto o redenzione. Ci è stato detto che il primo incontro
procedeva da Sotto. Il rapporto infernale con quell’Acheronte che Freud, non
potendo piegare le potenze superiori, ha scelto di mettere in subbuglio – ecco
dove in effetti si situa l’<i>Amleto</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">[…]
Ma questa risposta, per quanto penosa sia, ve la do soltanto come una traccia
nell’ordine del sensibile, del patetico, giacché qualsiasi conclusione, o
qualsiasi verdetto, per quanto radicale sia nell’assumere una forma accentuata
nell’ordine del cosiddetto pessimismo, è fatta ancora per velarci ciò di cui si
tratta». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Dunque questo riferimento al
tradimento dell’amore è soltanto per velare la vera risposta. «Di quella
riposta occorre poter dare una formula che stringa più da vicino quanto ha
motivato la scelta di quella sigla, e cioè la ragione di S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>)» (p. 329). Qual è la significazione ultima di
questa formula? «Se così si può dire è questo il grande segreto della
psicoanalisi. Il grande segreto è che non c’è Altro dell’Altro». Questa è la
vera risposta: non il tradimento dell’amore, ma la drammatizzazione di questa
verità ultima: non c’è Altro dell’Altro. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Ciò significa una cosa molto
precisa: «Nell’Altro non c’è alcun significante che possa, eventualmente,
rispondere di quello che io sono» (p. 330). La vera significazione di questa
formula è dunque che manca un significante nell’Altro, «è una verità senza
verità», perché niente garantisce questa verità, questo significante manca
sempre. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Attraverso il messaggio del padre
e la sua interpretazione con la formula di S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>),
Lacan introduce alla dimensione del significante mancante di cui fornisce anche
una scrittura: -φ, il fallo. Questo significante che manca è da mettere in relazione
con ciò che è il fallo nell’economia del desiderio. Da qui è possibile capire
perché per Amleto sia così difficile raggiungere il suo desiderio: l’assunzione
del desiderio suppone la castrazione, ovvero l’uso del fallo. Quando il
soggetto non può utilizzare il fallo non può assumere il suo desiderio. Questa
condizione è molto chiara in Amleto in primis rispetto all’assassinare Claudio ma
anche nella relazione con una donna: non può assumere il suo desiderio per
Ofelia. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Il primo incontro con Ofelia avviene
dopo quello con il <i>ghost</i><span style="mso-bidi-font-style: italic;">:<i> </i></span>Lacan
lo qualifica come molto crudele («Amleto si comporta con Ofelia con una
crudeltà del tutto eccezionale», p. 334) perché Amleto rigetta il suo amore per
Ofelia e la tratta male. Questo rapporto mette in evidenza nuovamente
l’incapacità, o la mancanza, per Amleto, dell’uso del fallo che rende impossibile
l’assunzione del desiderio, in questo caso per Ofelia. Si può anche dire che
per Amleto l’impossibilità riguarda il raggiungimento della castrazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Alla fine della tragedia, davanti
al lutto di Laerte per la sorella Ofelia, vi è una risposta a questo problema.
Ofelia è morta, è nella tomba, Laerte raggiunge il corpo e mostra il suo dolore
per la perdita di una persona amata. Amleto si trova lì, scende nella tomba,
raggiunge Laerte e lottano, perché non sopporta lo spettacolo del dolore di
Laerte, e dice «Io amavo Ofelia». È soltanto attraverso il lutto di Laerte che
può riconoscere il proprio lutto, il proprio dolore, il proprio desiderio di
aver amato Ofelia. Non può che dirlo in questo momento, quando è impossibile
raggiungere Ofelia. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
La dimensione del lutto è da legare
alla mancanza, alla castrazione. Cos’è un lutto? È essere confrontati, dopo la
perdita di una persona amata, con un buco nel reale. Per Lacan è attraverso
questo che si vede che c’è il reale. Non c’è soltanto il simbolico, o
l’immaginario, o le costruzioni sociali, eccetera, c’è anche il reale: il reale
del sesso, ad esempio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Il lutto è un tentativo di ricoprire
questo buco, esempio ne sono i riti che seguono la morte di un essere umano.
Lacan sottolinea che questo buco lo si può ricoprire, ma non sparisce, si
mantiene, c’è sempre un buco: questo è equivalente a dire che a livello del
simbolico manca un significante. Dunque il lutto ci conduce alla mancanza di un
significante – quello che Lacan aveva scritto come S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>),
o come fallo, o come castrazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
È solo attraverso il lutto, quello
di Laerte, che Amleto può raggiungere realmente il suo desiderio per Ofelia. È
soltanto in queste circostanze, o meglio, in ciò che accade dopo, quando, nel
duello tra Laerte e Amleto, i due protagonisti hanno in mano il fioretto – in
inglese il <i>foil </i>– ed è soltanto in questo momento che Amleto può usare
il fallo, sotto la forma del <i>foil</i>. Tuttavia ciò è possibile soltanto
quando è stato colpito ed è morente. Dunque ci sono due tappe nell’assunzione
del desiderio da parte di Amleto: prima il desiderio per Ofelia permette
l’assunzione del proprio desiderio e dunque può prolungare questo desiderio
fino all’assassinio di Claudio, ma questo è possibile soltanto attraverso la
morte, attraverso ciò che avviene nel luogo della castrazione; Amleto non lo fa
in quanto vivo, ma in quanto marcato dal buco del regno dei viventi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
È ciò che è formulato attraverso S(<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>): quando si trova la barra sull’Altro, quando si
incontra l’Altro castrato – l’Altro marcato dal significante, dalla mancanza,
dal lutto, eccetera – qua incontriamo l’<span style="color: #222222;">Ⱥ</span>. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«Il
significante dell’Altro barrato potete riconoscerlo ovunque si trovi la barra
sull’Altro. Il significante nascosto, quello di cui l’Altro non dispone, è
precisamente quello che vi concerne. È quello stesso che fate entrare in gioco
nella misura in cui, da quando, poveri sciocchi, siete nati, siete presi in questa
benedetta faccenda di λόγος. Intendo dire la parte di voi che in questa
faccenda viene sacrificata» (p.330).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Il λόγος, la parola, il
linguaggio, colpisce il vivente, mutila il corpo, sottrae una parte di sé, una
parte del vivente che viene sacrificata perché trasformata in significante.
Parlando devo accettare di mortificarmi, perché la vita non è significanti, la
vita è un’altra cosa. Dobbiamo parlare, ma dobbiamo anche agire, e ad un certo
momento Amleto deve assumere il suo desiderio, deve assumere questa perdita,
attraverso ciò che Lacan ha chiamato castrazione per qualificare questa
mutilazione primitiva. Lo strumento di cui il soggetto dispone in questo
contesto è il fallo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Il soggetto è marcato dal
linguaggio ed è castrato, ma può maneggiare questa perdita, questa mancanza,
oppure no. Nel caso di Amleto, la risposta è no. Come nel caso di Ella Sharpe:
all’inizio del seminario si vedeva come il paziente non potesse utilizzare
questo significante; lui che era campione di tennis non poteva vincere una
partita di fronte ad un avversario più debole di lui, perché non aveva a
disposizione il fallo. L’uso del fallo traduce questo: il soggetto è
confrontato con una mancanza, con una castrazione, ma può utilizzarla: è una
debolezza che il soggetto può utilizzare. Questo è il significato della
scrittura -φ.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«Essa
non è sacrificata puramente e semplicemente, cioè, come si dice, fisicamente o
realmente, bensì è sacrificata simbolicamente. E non è un’inezia, questa parte
di voi che ha assunto funzione significante. È per questo che ce n’è una sola e
non ce ne sono cento. Si tratta esattamente di quella funzione enigmatica che
chiamiamo il fallo».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
Il fallo è quello strumento che
traduce la possibilità del soggetto di usare il fatto di essere marcato dal
significante, marcato dalla castrazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm;">
<span style="font-size: 11.0pt;">«Il
fallo è qui quel qualcosa di sacrificato dell’organismo, della vita, della
spinta vitale, che si trova simbolizzato. Sapete che <i>spinta vitale </i>è
un’espressione che a mio parere non è il caso di usare a sproposito, ma una
volta circoscritta, simbolizzata, collocata là dov’è, soprattutto là dove
serve, là dove effettivamente presa, vale a dire nell’inconscio, essa acquista
il suo senso»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 1.0cm;">
A questo punto, come situare la
funzione del fantasma? A p. 331 Lacan inizia così: «Senza tornare per il
momento sulle questioni poste dalla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">play
scene</i>, dalla scena degli attori – le questioni che vi ho indicato la volta
scorsa –, vorrei oggi introdurre un elemento essenziale. Esso riguarda ciò a
cui ci avviciniamo dopo aver stabilito la funzione delle due linee del grafo». <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Come detto la linea inferiore è quella della catena
significante, è la linea dell’enunciato, ma c’è una linea inconscia, vale a
dire che si deduce, che normalmente è velata, ma che va fatta esistere, va
interpretata. Nel caso della pièce di Shakespeare abbiamo una rivelazione su
questa parte superiore del grafo, attraverso il messaggio del padre; abbiamo, da
subito, accesso a questa zona del grafo che nella vita quotidiana è sempre
coperta. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Lacan evidenzia che c’è un intervallo
tra le due linee e normalmente è meglio che questo intervallo ci sia perché
quando sparisce, quando si appiattisce, quando ignoriamo la linea superiore,
ignoriamo l’aldilà della linea inferiore, allora riduciamo questo intervallo e
ciò è una catastrofe. Ad esempio, d’innanzi alla richiesta «voglio il sale»,
non si vuole sapere niente di più, e questa è una catastrofe. «Tu vuoi il sale?
Prego!», e basta, non si vuole sapere nulla di più. È una catastrofe perché questa
frase invece può essere molto importante, può salvare una vita: in un
determinato codice<span style="color: red;"> </span>chiedere il sale significa
che dobbiamo scappare perché c’è un pericolo. Una frase qualsiasi, amche banale,
come chiedere il sale, può rappresenta quindi un codice, una parola d’ordine,
un segnale. Qualunque frase, anche la più semplice, può avere un valore
importante. È quindi importante considerare sempre l’aldilà della frase, mantenere
questo intervallo nella vita quotidiana e nella pratica analitica. Invece la
psicoterapia ignora questa dimensione, le terapie comportamentiste,
cognitiviste, per esempio, non vogliono sapere niente dell’aldilà: si riduce
l’esperienza umana a quella del topo; ancora questa settimana su un importante
giornale francese si menzionava una scoperta, presentata come scientifica, che
apriva la strada allo studio dell’autismo nel topo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
A discapito di questi tentativi
riduzionisti, questo intervallo c’è: è l’intervallo del desiderio, dunque
questa è la zona del desiderio. Nella nostra pratica è fondamentale avere
presente questo per mantenere aperta la dimensione del desiderio, ma lo è anche
nella quotidianità o in altri campi, come la vita amorosa o nell’educazione, dove,
per esempio, è molto importante non ignorare la dimensione del desiderio in
favore delle condotte del bambino. Questa dimensione del desiderio è aldilà
dell’enunciato, aldilà di ciò che si dice, e va interpretata: solo così è
possibile darle un posto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Nel grafo c’è soltanto un
intervallo: lì il desiderio può errare. Manca qualcosa che lo fissi: questa è
la funzione del fantasma. Nel caso di Amleto siamo in questa situazione: c’è il
desiderio ma gli manca l’appoggio per poterlo compiere, ovvero manca il fantasma.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Ecco allora che in quest’intervallo
Lacan situa anche la linea del desiderio che si appoggia sul fantasma. Il
fantasma, la realizzazione del fantasma, la concatenazione del fantasma,
richiama un oggetto nel desiderio e quando questo oggetto non occupa il giusto
posto per il soggetto il fantasma non c’è: il soggetto non ha a sua
disposizione il fantasma in forma regolata e dunque di fronte al suo delirio si
trova come senza bussola. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Il fantasma è la bussola del
desiderio ma necessita di un oggetto particolare e questo è il problema di
Amleto di fronte al suo desiderio: quando è con Ofelia, rigetta Ofelia come
oggetto nel suo desiderio. Si trova dunque senza una risposta da poter dare al
suo desiderio. Alla fine, con la morte di Ofelia e il lutto di Laerte, Amleto
ritrova l’oggetto-Ofelia. In questo passaggio allora Lacan può dire che
l’oggetto è il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cursore</i> del desiderio.<span style="color: red;"> </span>Prima manca un cursore che fissi il desiderio, poi<span style="color: red;"> </span>abbiamo il cursore del fantasma ma dobbiamo
considerare che la formula del fantasma richiama l’operatività di un oggetto particolare
che deve ritrovare il suo posto giusto nel desiderio del soggetto. Amleto sa
che ama Ofelia: per lui non è una donna qualsiasi, è una donna particolare, che
ama, ma non dà il posto giusto a questo oggetto perché non avendo assunto la
castrazione non può usare il fallo nel modo giusto; piuttosto lo mette dal lato
di Ofelia. Per lui Ofelia non è una donna ma una genitrice, una macchina per
fare figli, un fallo. Lacan sottolineava la parentela tra <i>Ofelia</i> e
φαλλός<span style="background: white; color: #545454;"> </span><span style="mso-bidi-font-style: italic;">, in greco il <i>fallo. </i></span><span style="color: black;">Ma essere quella del fallo non è la posizione giusta per
Ofelia. La posizione giusta l’abbiamo alla fine ed è quella di essere un
oggetto nel desiderio, nel fantasma. Tutta la difficoltà di Amleto consiste nel
ritrovarsi senza questo appoggio dell’oggetto nel desiderio e </span>d<span style="color: black;">el fantasma.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<span style="color: black;">Lacan
evidenzia l’importanza dell’intervallo tra le due linee del grafo, che ritiene
un elemento essenziale: «È nella distanza che può mantenere fra le due linee
che il soggetto respira, se così si può dire, nel tempo che ha da vivere, ed è
questo che noi chiamiamo desiderio» (p. 331). La respirazione del soggetto è
possibile perché c’è un intervallo: possiamo interpretare molti sintomi di
soffocamento, di difficoltà respiratorie, a partire dalla mancanza di questo
intervallo. Se manca l’intervallo del desiderio non si può respirare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<span style="color: black;">A p. 332
si incontra la frase su Ofelia e il ruolo dell’oggetto nel desiderio. Sono
pagine che Lacan dedica alle donne in Shakespeare e considera Ofelia come </span>la
figura femminile più completa in Shakespeare:<span style="color: red;"> </span>«Ofelia
sembra costituire il vertice della sua creazione del carattere femminile» (p.
334). In relazione ad Ofelia come matrice, a pagina 335 Lacan dice: «Ofelia,
insomma, ci presenta un’immagine della fecondità vitale». <span style="color: black;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
In conclusione, alla luce di
quanto detto, si può riprendere il rapporto tra Amleto ed Edipo. Fino a questo
seminario di Lacan, gli psicoanalisti interpretavano Amleto sulla base
dell’Edipo. Lacan rigetta questa impostazione, a p. 326 si chiede: «Che cosa
distingue in definitiva la posizione di Amleto rispetto alla trama fondamentale
dell’Edipo?». Una cosa molto importante: nel caso di Amleto abbiamo un soggetto
che sa quello che deve fare ma non riesce a farlo, mentre nel caso di Edipo
nessun problema! Edipo compie, senza tergiversare, l’assassinio dell’uomo che
aveva incrociato sulla sua strada…ma non sapeva che fosse il padre! <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
La prima distinzione importante
sta in questo: non c’è attesa, Edipo compie immediatamente questo atto e non
sapeva. Amleto, invece, sa, conosce tutta la storia, conosce chi ha ucciso suo
padre, sa quello che deve fare, ma non può farlo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Il secondo punto sottolineato da
Lacan è che nel caso di Edipo il padre non sa cosa gli accade. È stato ucciso,
ma non sa che è stato ucciso da un figlio, il figlio che aveva abbandonato.
Edipo non sa. Nel caso di Amleto, il padre sa e Amleto sa. Sono due situazioni
completamente diverse e opposte. Lacan, dunque, non interpreta Amleto a partire
dall’Edipo, ma situa Amleto al livello del mito di Edipo. Il complesso di Edipo
è un mito freudiano. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Totem e Tabù</i> è
un mito creato da Freud, non è una verità storica, è un mito e Lacan sottolinea
il fatto che questa è sicuramente l’unica occasione in cui vediamo sorgere un
mito nell’epoca moderna. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
Fino a Lacan si è preso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Totem e Tabù</i> come una verità storica,
mentre lui abbandona questa lettura e considera quel testo un mito: Amleto è da
situare allo stesso livello. Non ci si deve far confondere dal fatto che Lacan,
a un certo punto, parla dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amleto</i> come
di un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dramma edipico</i>. Con questa
definizione non intende dire che Amleto sia da interpretare a partire da Edipo,
ma piuttosto che è da situare a livello del mito.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<i>Trascrizione: Luca Amabile & Jessica Lucarini</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 35.45pt;">
<i>Revisione: Alberto Tuccio</i></div>
<div class="Standard" style="line-height: 150%; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<!--EndFragment--><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: HI; mso-fareast-font-family: SimSun; mso-fareast-language: ZH-CN;"></span>Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-42118339563962626742019-01-09T11:45:00.001+01:002019-01-09T11:45:46.109+01:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano del 1 dicembre 2018. Docente invitato: Philippe De Georges<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Testo di riferimento: Il seminario VI, <i>Il desiderio e la
sua interpretazione<o:p></o:p>, </i></span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Capitoli XIII,
XIV, XV.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<span style="color: black;">Su un
sogno analizzato da Ella Sharpe<o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 10.0pt;">Non si fa un Amleto
senza rompere delle uova. (1)<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">I. Contesto e
posta in gioco.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Lacan
segue la via che lo separa dall’orientamento dell’IPA e della Psicologia
dell’Io che al suo interno va per la maggiore. Egli si oppone allo scivolamento
della pratica analitica verso una forma di psicoterapia adattativa, mirante a
normalizzare il soggetto a vantaggio dell’esigenze sociali. Questa deriva posa
sulla tesi di un Io autonomo, capace di raggiungere un’armonia tra la
soddisfazione delle pulsioni e le istanze della società. Il conflitto
intrapsichico tra l’Es e il Super-io espressione degli imperativi morali può
condurre ad un accordo vincitore-vincitore. Ciò suppone, da un lato, la
moderazione delle esigenze superegoiche, un Super-io democratico e liberale sul
modello del padre edipico (che si accontenta di proibire la madre e si offre
come modello di un’identificazione pacificata) e dall’altro la pacificazione
della pulsione attraverso la maturazione della libido. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Per
Lacan questa impostazione è una deviazione dal messaggio freudiano e, in questo
seminario, lavora per reintrodurre la prospettiva del desiderio che è per sua
essenza sovversivo: «la verità del desiderio è di per se stessa un’offesa
all’autorità della Legge». Da qui la censura di questa verità (2). Si delinea
già il filo conduttore che porterà nel seminario dell’anno successivo a
prendere la figura di Antigone come esempio di ciò che vuol dire "non
cedere sul proprio desiderio". Questo avverrà mediante un mezzo, la
trasgressione delle leggi della città, e comporterà un prezzo da pagare: la
doppia morte. Un’analisi centrata sul desiderio inconscio del soggetto va nella
direzione non dell’adattamento, ma dell’emancipazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Questo
seminario si inscrive nel periodo dell’insegnamento di Lacan in cui segue “passo
passo” il testo di Freud, traducendolo però con i propri significanti. Da qui
il concetto di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">desiderio</i> – in quegli
anni ne aveva anche costruito il grafo –, che non appartiene al vocabolario freudiano.
Freud parla in effetti di Wunsch (die Wunsche al plurale), cioè di augurio, di
speranza e si fa promotore di questo termine soprattutto riguardo alla posta in
gioco inconscia del sogno, nell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Interpretazione
dei sogni</i>. Tuttavia il suo apparato teorico mette piuttosto in risalto i
concetti di pulsione e di libido. Il termine desiderio, preso dal linguaggio
corrente, proviene dalla filosofia, da Spinoza innanzitutto che nella sua <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Etica</i> afferma: «il desiderio è l’essenza
dell’essere» e lo descrive come una potenza continua che spinge l’uomo a
perseverare nell’affermazione di sé e nella sua esistenza. Il termine è anche valorizzato
da Hegel, in quel periodo ancora uno dei punti di riferimento di Lacan, per il
quale si tratta soprattutto, nella dialettica del padrone e dello schiavo, del
"desiderio di riconoscimento". Così la categoria del desiderio rientra
nell’istanza del simbolico, nel registro significante, mentre i concetti
freudiani di pulsione e di libido si radicano nel godimento. Da qui una lettura
possibile del titolo del seminario: il desiderio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">è</i> la sua interpretazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Prima
del capitolo XIII Lacan ha studiato dei casi della letteratura analitica, tra i
quali un caso dell’eccellente Ella Sharpe, cercando di individuarvi il
desiderio inconscio dei soggetti e la sua interpretazione nell’analisi. Da quel
capitolo iniziano invece ciò che J-A. Miller ha chiamato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sette lezioni su Amleto</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Amleto
non è un “vero” soggetto, è un personaggio di fantasia e per l’esattezza una
invenzione letteraria di Shakespeare. Il fatto di precisarlo evita di cercare
di fare una diagnosi di struttura e di tentare di classificarlo dal lato
dell’isteria, della nevrosi ossessiva o di uno stato ciclotimico. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">La
lettura che propone Lacan ruota intorno alle nozioni tratte dalla dottrina
analitica, delle quali egli problematizza e precisa o modifica l’utilizzo.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Così il termine “oggetto” attraversa questo
seminario come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">oggetto del desiderio</i>.
L’accento è messo sui suoi spostamenti e sulla sua sostituzione metonimica
nello scivolamento del desiderio.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>L’altro termine che fa da perno è quello di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fallo</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Il
testo permette di seguire il percorso del ragionamento di Lacan, il suo
avanzamento di seduta in seduta. Questo percorso ruota intorno all’invenzione
dell’oggetto piccolo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a</i> nelle sue
differenti forme, al posto centrale che ricopre nell’economia desiderante e al
rapporto del soggetto con la vita. Tutto ciò è anche strettamente legato alla
formulazione del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fantasma fondamentale</i>
che sarà per parecchi anni l’ultima parola dell’elaborazione lacaniana relativa
all’esperienza dell’analisi e dei suoi fini. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">II. Capitolo XIII.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Lacan
riparte dal caso di Ella Sharpe che illustra «la relazione tra il soggetto e
l’oggetto più o meno feticcio». Il soggetto rifiuta la castrazione dell’Altro e
vuole conservare il fallo della madre, questo fallo che viene al posto
dell’identificazione primitiva con lei. Così nel transfert è Ella Sharpe stessa
al posto del fallo idealizzato. La questione che s’impone rispetto al fallo
allora è di esserlo, posizione femminile, o di averlo, posizione maschile? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Lacan
trova l’eco della frase-chiave della pièce teatrale dell’Amleto: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">essere o non essere</i>. Ciò che risuona è
però “essere o non essere il iallo” piuttosto di “esistere o non esistere”. Lacan
fa notare che già in un testo fondante della psicoanalisi qual è l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Interpretazione dei sogni</i>, Freud
considera Amleto importante tanto quanto Edipo per l’elaborazione del complesso
di castrazione. Dal momento in cui ha introdotto il personaggio di Edipo e il
complesso che ne deriva, Freud dice che il sogno mostra la realizzazione dei
desideri inconsci (Wunschphantasie). Nel dramma di Amleto, i suoi desideri
appaiono respinti e si manifestano soltanto attraverso la loro inibizione. Questa
inibizione non è dell’ordine del dubbio, ma della sospensione indefinita
dell’atto che Amleto sa di dover compiere e che il fantasma di suo padre gli ha
comandato. Freud propone un’interpretazione di ciò che causa questa inibizione
e parla di «tradurre in termini coscienti ciò che dimora inconscio nell’anima
dell’eroe». Colui che egli deve uccidere, suo zio assassino di suo padre e
doppiamente usurpatore [del trono del padre di Amleto e di Amleto stesso che
avrebbe dovuto succedergli, ndr], ha in effetti realizzato il suo desiderio
infantile, ossia scacciare il padre e prendere il suo posto presso la madre. Quanto
al dibattito incessante che sembra trattenere Amleto, Freud lo qualifica come
“scrupoli coscienti”. Per Freud, l’eroe teatrale esprime senza dubbio i
sentimenti personali di W. Shakespeare che ha appena perso suo padre; tra
l’altro Freud quando scrive l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Interpretazione
dei sogni</i> si trova nella medesima contingenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">L’opera
si apre con ciò che avviene dopo la morte del re, un sovrano ammirabile e padre
ideale: egli si è sentito mordere da un serpente in un frutteto. La regina,
madre di Amleto, sposa in fretta Claudio, suo cognato, che ha dunque scacciato
Amleto dal trono e preso il posto del re. È allora che appare il Ghost, il
fantasma del padre morto. Egli rivela a suo figlio il tradimento di cui è stato
vittima e l’attentato che ha subito: gli è stato versato del veleno
nell’orecchio durante il sonno. Il re sa di essere morto, secondo il desiderio
di suo fratello Claudio, che voleva prendere il suo posto. Egli sa ciò che
tutti ignorano, compreso Amleto in questo momento, al contrario di Freud che
non sapeva la verità del suo essere e agiva in modo inconscio. Notiamo che
questa frase, «il re sa di essere morto secondo il desiderio di suo fratello»,
fa pensare ad un sogno di Freud, raccontato da costui nella sua <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Interpretazione dei sogni</i>: «il padre non
sapeva di essere morto, secondo il suo desiderio». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Claudio
è così al tempo stesso il rivale edipico di Amleto, poiché egli è al posto del
padre come re e come congiunto di sua madre e doppio di Amleto, perché ha
realizzato il suo desiderio infantile. Tutto convergerebbe nel legittimare
l’atto di Amleto: l’impostura, il tradimento, la rivalità eppure il compimento
di questo atto è sorprendentemente inibito. Dunque qualcosa non funziona nel
desiderio di Amleto: è qui che Lacan riprende la scrittura del grafo che sta
costruendo, inserendo il matema del fantasma e l’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a</i>, interrogandosi sul fantasma inconscio di Amleto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Il
fantasma inconscio è diverso dal rapporto di Amleto con il suo oggetto conscio
che, invece, concerne lo statuto di Ofelia e fa di quest’opera teatrale il
dramma del desiderio e del posto in esso dell’oggetto femminile. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Lacan
qualifica la morte di Ofelia come “suicidio ambiguo”. Ciò che emerge è l’orrore
della femminilità espresso da Amleto, che si traduce acutamente nei discorsi
che egli fa tanto ad Ofelia quanto a sua madre sulla degradazione e corruzione
inevitabile della carne. La procrastinazione dell’eroe, che manifesta la sua
inibizione, non è in nessun modo – ci dice Lacan – un dubbio (come
nell’ossessivo). La sua motivazione non è edipica – Lacan si allontana qui da
Freud – poiché la rivolta contro il padre è un atto creatore. L’inibizione di
Amleto deriva dalla confessione che ha fatto suo padre: egli «è stato sorpreso
(dalla morte) nel fiore del suo peccato». Essere ed agire sarebbe dunque
prendere su di sé questo posto, che è quello del peccato dell’Altro, del peccato
non pagato. Da qui la domanda relativa a sapere come trovare i modi per «ricongiungersi
al suo atto». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Alla
fine, in modo precipitoso, Amleto riesce ad uccidere Claudio, non senza però aver
ucciso prima il suo amico Laerte, non senza che sua madre si sia avvelenata e
che egli stesso si sia ferito a morte da solo… avviene dunque una “rettifica
del desiderio”. Ciò che mancava all’agire è stato improvvisamente ritrovato.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">III. Capitolo XIV.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Lacan
fa riferimento, tra gli altri, agli scritti di Ernest Jones su Amleto, che nel
1910 s’interrogava sul significato dell’oggetto femminile e sul mistero di
Amleto. Jones non ha ripreso la spiegazione, largamente ammessa e formulata da
Goethe, secondo la quale è un eccesso di pensiero che paralizza l’atto di Amleto,
poiché, in effetti, Amleto non formula dubbi sull’atto che deve sostenere. Per
Jones è il compimento dell’atto che ripugna il principe e il motivo non è da
ricercare nei ragionamenti dell’eroe, ma è un motivo inconscio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Lacan
sostiene che quest’opera teatrale non sia rappresentabile in francese, non ne
ha mai vista una buona interpretazione e non ne conosce neppure una buona
traduzione. Il motivo è che il testo inglese è incisivo, violento,
stupefacente, moderno. Ciascuno si riconosce nel personaggio e in come il
desiderio dell’uomo resti intrappolato in uno specchietto per allodole,
desiderio organizzato dall’Edipo e dalla castrazione. Sin dall’inizio della
tragedia si coglie come Amleto sia preso da una sensazione di tradimento
davanti al decadimento morale di sua madre e ai preparativi per le nozze: tutto
accade dopo soli due mesi dalla morte del re, senza lavoro del lutto, con un
uomo così mediocre in confronto al padre.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Si tratta, per lui, di fermare lo scandalo della regina e Lacan
sottolinea qui il nodo della faccenda tale quale si rivela nelle parole del
fantasma: l’essenziale non è tanto la questione dell’assassino quanto il
desiderio fuori controllo della madre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Risulta
sorprendente la cosiddetta <i style="mso-bidi-font-style: normal;">play scene</i>:
Amleto fa in modo di far recitare ad alcuni attori di passaggio una scena di
omicidio e di tradimento, modificando un po’ lo scenario così da renderlo
analogo al dramma che vive. È il teatro nel teatro, come si dice il sogno nel
sogno, la finzione nella finzione che è l’opera di Shakespeare. In questo modo,
secondo Lacan, Amleto cerca di liberare la struttura della verità, la quale per
lui ha una “struttura di finzione”. È per questo che, spesso, non c’è miglior
modo di approcciare la verità che passando per l’invenzione artistica o
letteraria. In questa scena Amleto mostra agli occhi di tutti e di Claudio
stesso il tradimento criminale di cui suo padre è stato vittima. Claudio che lo
comprende meglio di tutti e fa interrompere lo spettacolo nel quale si dice
l’insopportabile del suo atto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">È
allora che Amleto è convocato dalla sua inquieta madre: «Oh Amleto, non parlare
più!». Essi s’incontrano e tutti e due si amano, ma il figlio vuole ottenere
dalla regina la rottura con Claudio. In quel momento il fantasma del padre
riappare, ma solo ad Amleto, ammonendolo dall’essere troppo irruento con la
madre – tant’è che la regina domanda ad Amleto se la ucciderà –, lo invita a porsi
«tra lei e la sua anima che combatte». Si tratta di intervenire nel punto in
cui il soggetto è diviso e Lacan approfitta dell’occasione per dirci che è esattamente
lì che lo psicanalista deve agire. Qui Amleto rinuncia ancora e lascia sua
madre alla deriva del suo desiderio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Amleto
si trova in seguito davanti alla tomba di Ofelia che è morta a causa del suo
amore ferito e del rifiuto radicale di cui è stata vittima nel suo essere di donna
e nel suo rapporto carnale con la trasmissione della vita. Lui che l’ha
maltrattata sino ad ora, s’identifica massicciamente alla disperazione espressa
da Laerte, fratello di Ofelia, che si è precipitato sulla tomba scoperchiata ed
urla la sua disperazione. Anche Amleto urla e si lancia nella fossa dove i due si
affrontano a duello. Quando esce grida: «Sono io, Amleto il Danese!»: ha dunque
ritrovato la sua identità difettosa, la sua posizione di soggetto, nel momento
in cui ritrova, attraverso l’identificazione ad un suo simile, il suo desiderio
svanito. Egli lo ritrova dimostrando che “il desiderio è il desiderio
dell’Altro” poiché egli è, in questo momento, soggetto confrontato all’oggetto
del suo desiderio, oggetto perduto e fallo morto. È questo rigurgito di vita
che precipiterà l’azione e gli permetterà infine di andare incontro al suo
destino. Il desiderio ha fatto ritorno: era ciò che mancava dunque alla
realizzazione dell’atto decisivo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">IV. Capitolo XV.<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">In
questo capitolo Lacan ricorda ciò che è il fondamento del desiderio del
soggetto, in ogni caso per lui in quell’epoca: il desiderio della madre. È un
passo in più: non si tratta soltanto di dire che il mio desiderio si
costituisce attraverso l’identificazione con il desiderio dell’Altro, che io
desidero l’oggetto del suo desiderio, si tratta di sostenere che il mio
desiderio è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">causato</i> dal desiderio nel
quale sono stato preso. Sono stato l’oggetto del desiderio di mia madre e se
questo manca, il desiderio del soggetto è privato del suo fondamento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Preso
nel desiderio materno, ma non del tutto! Poiché la madre ha desiderato anche un
altrove, ha desiderato altra cosa rispetto a suo figlio, che è il suo prodotto.
Ella è al tempo stesso madre e donna ed è il dramma del bambino, diviso tra la
donna e la madre. Così tutte le donne sono delle puttane come mia madre (e non
tranne lei, che sarebbe una santa) poiché ella desidera qualcuno o qualcosa
d’altro, che è il suo partner nel godimento. L’insulto ha di mira la donna
nella madre e il fatto che quella sia <i style="mso-bidi-font-style: normal;">non
tutta, </i>che abbia un desiderio proprio da cui il bambino è escluso. Questo
insulto si radica in ciò che Freud definisce «roccia della castrazione» (3) per
gli uomini come per le donne: <i>Ablehnung der Weiblichkeit</i>, il rifiuto
della femminilità. È per questo che Amleto tocca ciascuno di noi, in un modo
oscuro, al livello del proprio inconscio, come le diverse versioni del mito di
Edipo, e i due eroi sono elevati da Lacan al rango di mito, allo stesso titolo
del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Faust</i> di Goethe. Il mito, cioè «ciò
che dà forma epica alla struttura». Struttura del soggetto umano e
articolazione di quest’ultimo al suo desiderio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Nel
suo svolgimento, l’opera teatrale mostra l’inibizione del desiderio di Amleto e
la sospensione della sua volontà. È, come il riferimento classico all’Edipo
suggerisce, il desiderio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">per</i> la madre
ad essere in causa e ad essere respinto nell’inconscio? Lacan afferma che è, al
contrario, il desiderio <i style="mso-bidi-font-style: normal;">della</i> madre,
quello che ella sperimenta, ad essere messo in causa. La doppia significazione
dell’espressione “desiderio della madre” è familiare, a seconda che si prenda
la formula nella forma del genitivo soggettivo o oggettivo. Ciò che Amleto
attacca e denuncia è “ciò che vuole una donna” che è sua madre, in questa scena
detta della “camera da letto”, in cui egli cerca di ferirla e di accentuare la
sua divisione. «Tu mi hai spezzato il cuore in due», dice, quando lui la
offende nella sua dignità. Poi Amleto desiste.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Da
qui la domanda che pone allora Lacan: che cosa vuole veramente il soggetto, al
di là di ciò che egli domanda all’Altro e di ciò che l’Altro gli domanda? Il
desiderio del soggetto è sfuggente. È una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">x
</i>per lui stesso, ma questa <i style="mso-bidi-font-style: normal;">x</i>
conosce una regolazione, un punto di fissità che è la formula del fantasma.
Lacan dirà altrove che il fantasma «dà la sua cornice» al desiderio. Di fronte
a sua madre, Amleto s’indirizza a lei senza appoggiarsi sulla sua propria
volontà: le parla in nome del padre, del quale porta il messaggio. S’indirizza,
al di là della madre, al codice, cioè, al tempo stesso, alla decenza e alla
legge. Il desiderio non sostiene Amleto perché, come dice Lacan, «egli non ha
più alcun desiderio», avendo respinto Ofelia. Amleto è il portavoce del padre,
il suo sostegno e il suo luogotenente, svuotato di qualsiasi sostanza personale
e non incontra al posto dell’Altro che la risposta della madre: «Sono quella
che sono, con me non c’è niente da fare. Sono carnale, non conosco il lutto».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Al
contrario, ciò che permette ad Amleto, davanti alla tomba di Ofelia, di
ritrovare il supporto della sua verità è il lutto, alla fine possibile,
dell’oggetto. Vedere Laerte esprimere la sua disperazione ristabilisce d’un
colpo Ofelia come causa del desiderio, un desiderio infine rianimato. Egli può
allora…battersi ed uccidere!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">V. La chiave. <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">La
chiave di Amleto non è nel dubbio: non ce n’è. La sua procrastinazione non è
quella dell’ossessivo. Egli sa che deve uccidere Claudio e perché deve farlo.
La chiave è lo svanire del suo desiderio che lo coglie nel fondamento vitale
necessario all’azione.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>È ciò che
significa in fondo “essere o non essere”, esistere o non esistere. Ciò concerne
l’essere del vivente, il desiderio e la vita. È un’eco del <i>Mè Phunai </i><span style="mso-bidi-font-style: italic;">espresso da Edipo a Colono, al termine del
suo percorso. Perché il desiderio è, in fondo, desiderio di vivere ed è ciò che
viene a mancare ad Amleto. La causa di questa flessione non è nell’assassinio
da commettere, né in un’ambivalenza nei confronti di Claudio: è nel suo
rapporto con l’oggetto femminile, con la madre in quanto donna, con il suo
decadimento morale e con il suo tradimento che fa vacillare, per contaminazione,
il suo rapporto desiderante nei confronti di Ofelia. Quest’ultima è sminuita e
rifiutata a causa della cattiva condotta della donna che è la madre, la quale
conduce al rifiuto della femminilità nel corpo dell’Altro. Ofelia è colpita
nella sua femminilità corporea e nella sua potenziale capacità di trasmettere
la vita. </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;">Note<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif;">(1). Lacan Jacques, <i>Le
séminaire, Livre VI, Le désir et son interprétation</i>, Editions De La
Martinière et le Champ freudien, 2013, p. 400<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif;">(2). <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ivi</i>, p. 95<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif;">(3). S. Freud, Analisi
terminabile e interminabile, in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Opere.
Vol. 11. L’uomo Mosè e la religione monoteistica e altri scritti. 1930-1938</i>,
Bollati Boringhieri, Torino, 2012.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Traduzione:
Stefania De Sanctis<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Times New Roman",serif;">Revisione
testo: Alberto Tuccio<o:p></o:p></span></i></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-12154903313967469242019-01-09T11:39:00.001+01:002019-01-09T11:39:33.305+01:00Seminario fondamentale Istituto Freudiano di Milano del 22 settembre 2018. Docente invitato: Vincent Palomera<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Testo di riferimento: Il seminario VI, <i>Il desiderio e la sua interpretazione</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Su un sogno analizzato da Ella Sharpe<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Cinque
lezioni del seminario VI sono dedicate al sogno di un paziente della
psicoanalista britannica Ella Sharpe: Lacan ne fa una disamina, mettendone in
luce i punti chiave e verificando gli effetti delle interpretazioni fatte dalla
psicoanalista. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Come
premesso dalla stessa Sharpe il sogno è complesso, il paziente lo definisce <i style="mso-bidi-font-style: normal;">immenso</i>, aggettivo di cui prendere nota,
che si rivelerà molto importante per l’interpretazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">È
un sogno che Lacan ritiene paradigmatico delle difficoltà dell’ossessivo
rispetto al suo desiderio e alla sua sessualità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Il paziente di Ella Sharpe: il padre e il sintomo<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Innanzitutto
va premesso che il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">padre</b> del
paziente era <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">morto</b> quando lui aveva
8 anni. Di lui dice di avere pochi ricordi, di non provare sentimenti: Ella
Sharpe evidenzia che nel transfert è l’analista stessa ad essere messa nel
luogo di questo padre morto. Difatti l’unica manifestazione transferale è
l'angoscia che pervade quest’uomo in prossimità del weekend. Preso in un
fantasma di onnipotenza il paziente crede di aver ucciso il padre e per Sharpe è
compito dell’analista interpretare il desiderio di sbarazzarsi di questo padre.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Sintomo
principale sono le severe <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">fobie</b>:
arriva in analisi perché intimorito dal possibile <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">successo professionale</b> come avvocato. Il paziente riferisce che le
ultime parole del padre sul punto di morte sono state: «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Robert deve prendere il mio posto</i>». Una frase equivoca: potrebbe
voler dire prendere il posto del padre come adulto ma anche quello del morto;
“il mio posto” è il posto dove si è ma anche il posto in cui il padre sta
morendo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Sharpe
nota che la morte del padre ha rinforzato anche il fantasma inconscio della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">madre divoratrice</i>: l’analisi ha il
compito di ridurre il timore dei desideri aggressivi del soggetto, vale a dire far
sì che il desiderio libidico cessi di significare la morte. È la posizione del
soggetto ossessivo, in perenne confronto con la morte e con l'aggressività. Fino
a quel punto dell'analisi il paziente si era mostrato mortificato, dunque il
rapporto stesso con il suo desiderio era mortificato. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Per
questa stimata analista, riconosciuta nella comunità psicoanalitica inglese e
citata più volte da Lacan, uno dei principi della sua pratica era di non interessarsi
troppo del sintomo – in questo caso l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">inibizione</i>
al <i style="mso-bidi-font-style: normal;">lavoro</i> –, quanto piuttosto alle
attività ludiche che il paziente praticava (sport e giochi). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">La tosse, le associazioni e il sogno<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Ella
Sharpe descrive questo paziente come un uomo con un grande controllo di sé ma anche
con una grande paura dei sentimenti. A questo proposito l’analista nota come
non lo sentisse mai arrivare ma </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">un giorno lo avverte tossire mentre sta
salendo le scale che portano allo studio: una tosse debole, un colpetto di tosse.
L’analista vede in questa tosse qualcosa di nuovo che accoglie con interesse; si
trattiene comunque da richiamare l’attenzione tuttavia è il paziente stesso a
soffermarcisi: a cosa serva “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">quella tossetta</i>”?
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Da questa domanda il paziente produce
un fantasma: la “tossetta” è una di quel genere di azioni che accadono quando
si entra in una stanza dove ci sono due innamorati, serve ad avvertirli che
stanno per essere disturbati. Il paziente ricorda di aver fatto lo stesso
quando era adolescente, a 15 anni: suo fratello e la ragazza s’incontravano da
soli nel salotto e lui, quando era in prossimità, tossiva per annunciarsi. L'analista
domanda, allora, la motivazione della tosse prima di entrare nel suo studio: il
paziente lo ritiene assurdo perché non sarebbe invitato se qualcuno fosse dentro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Emerge un altro fantasma: quando era
nella camera dove non avrebbe dovuto essere pensava che, per evitare che
qualcuno entrasse e lo sorprendesse, era pronto ad abbaiare come un cane così da
dissimulare la sua presenza. Avrebbero pensato: «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ah c’è soltanto un cane qua dentro!</i>».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il paziente allora associa un ricordo:
era con il suo cane in una stanza e questi si masturbava strofinandosi contro
la sua gamba; si vergognava di non averlo fermato, qualcuno sarebbe potuto entrare!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">A questo punto racconta il sogno
terribile, interminabile: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mi ci vorrebbe tutta l’ora per raccontarlo.
Ma non si preoccupi; non l’annoierò con quello per il semplice motivo che non
riesco a ricordarlo. Ma era un sogno eccitante, pieno di eventi, di interesse.
Quando mi sono svegliato avevo caldo ed ero sudato. Deve essere stato il sogno
più lungo che abbia mai fatto</i>.» (p. 161) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il sogno, comunque non gli ha
provocato l’orgasmo. Tuttavia Lacan insiste molto sulle parole utilizzate dal
soggetto e condivide la conclusione tratta da Ella Sharpe a riguardo: è una
masturbazione del soggetto. Il paziente ammette nel colloquio, con vergogna,
che da giovane lui aveva masturbato un altro ragazzo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Emerge qualche passaggio di questo
sogno: inizialmente il paziente sta facendo un viaggio con la moglie intorno al
mondo e c’è già una sfumatura graziosa, degna di nota, rispetto all'ordine dei
complementi circostanziali. La costruzione corretta in francese è «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">stavo facendo un viaggio intorno al mondo
con mia moglie</i>» e non «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">stavo facendo
un viaggio con mia moglie intorno al mondo</i>». La differenza è importante per
questo paziente perché muta il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">luogo
della donna</b>, che Lacan interpreta come il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">luogo del fallo</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il sogno riportato dal paziente è il
seguente: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Stavo facendo un viaggio con mia moglie
intorno al mondo e siamo arrivati in Cecoslovacchia dove stavano succedendo le
cose più strane. Ho incontrato una donna per strada, una strada che ricorda
quella che le ho descritto negli altri due sogni recenti in cui facevo dei
giochi sessuali con una donna davanti ad un’altra donna. </i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">A questo punto
[dice Lacan, ndr] l’autrice cambia i caratteri tipografici – a giusto titolo,
perché si tratta di una riflessione laterale: </span><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: "Arial",sans-serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La stessa cosa è successa in questo sogno.<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Questa volta era presente mia moglie mentre avveniva
questo incontro sessuale. Quella donna aveva un’aria molto appassionata</span></i><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> – <i style="mso-bidi-font-style: normal;">was
very passionate looking</i>... – e qui c’è di nuovo un cambiamento tipografico,
a sottolineare un commento che è già un’associazione: </span><span style="font-family: "Arial",sans-serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">e
mi ricorda una donna che ho visto ieri al ristorante. Era bruna con le labbra
piene, molto rosse e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">passionate looking</i>
– stessa espressione, stessa aria passionale -, ed era evidente che se l’avessi
minimamente incoraggiata avrebbe risposto. Deve avere stimolato il sogno,
immagino</span><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nel sogno la donna voleva avere un rapporto sessuale
con me e ha preso l’iniziativa, il che, come lei sa, mi aiuta molto</span></i><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">. E qui commenta: </span><span style="font-family: "Arial",sans-serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Se
è la donna che prende l’iniziativa per me le cose sono più facili</span><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Nel
sogno la donna giaceva sopra di me; evidentemente intendeva inserire il mio
pene nel suo corpo. Lo capivo dalle manovre che stava facendo. Io non ero
d’accordo e lei era così delusa che ho pensato di masturbarla</i> - <i style="mso-bidi-font-style: normal;">she was so disappointed I throught I would
mastrubate her.</i> Ripresa del commento: </span><span style="font-family: "Arial",sans-serif; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Sembra così scorretto usare quel
verbo transitivamente. Si può dire «Mi sono masturbato» – <i style="mso-bidi-font-style: normal;">I masturbated</i> – ed è esatto, ma è sbagliato usare il verbo
transitivamente</span><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> [ovvero “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Masturbate her</i>”, ndr].</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La particolarità
del verbo inglese sta in effetti nel non avere forma riflessiva come c’è nel francese.
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">I masturbate</i> vuol dire “io mi
masturbo”. L’analista non manca di storcere il naso a questa osservazione del
soggetto. Costui aggiunge alcune annotazioni confermative cominciando ad
associare sulle masturbazioni.» (pp. 162-163) <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ricorda che la vagina ha afferrato il
suo dito. Non ci ha messo il pene ma il dito. Segue, allora, una serie di
associazioni molto importanti in relazione all’orgasmo di questa donna: vede i
genitali davanti a lui e alla fine della vulva qualcosa di grosso sporge come
la piega di un cappuccio «era di questo che la donna si serviva per prendere il
mio dito. La vagina sembrava chiudersi intorno al mio dito» (p. 197). A partire
dalla domanda dell’analista il paziente aggiunge altre associazioni: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«<i style="mso-bidi-font-style: normal;">C’è una caverna sulla collina dove abitavo
da bambino, ci andavo con mia madre. La sua caratteristica è che ha una sommità
sporgente</i>, overhanging top, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">che
assomiglia ad un enorme labbro</i>» (p. 197). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Quando era bambino pensava fosse il
labbro di un mostro. A questo punto il paziente associa alcuni jokes (scherzi):
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«<i style="mso-bidi-font-style: normal;">sul fatto che le labia</i> – senso genitale
del termine <i style="mso-bidi-font-style: normal;">labbra</i> – <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sono disposte di traverso e non
longitudinalmente, ma non ricordo come suonasse, forse un confronto fra la
scrittura cinese e la nostra, che cominciano da lati diversi, o dal basso verso
l’alto. Naturalmente le labia sono</i> side by side – cioè affiancate -, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">parallele, e le pareti della vagina sono
davanti e dietro, vale a dire una longitudinalmente e l’altra di traverso.
Penso ancora al cappuccio</i>» (p. 197). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Questo significante, il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cappuccio</i>, è estremamente importante per
il soggetto in quanto ne indica la <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">posizione
nel fantasma e nella vita</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La successiva associazione riguarda un
uomo durante una partita a golf, che gli promette di procurargli una borsa per
le sue mazze, confezionata con materiale che assomigliava a quello di una capote
di un’auto sportiva. Quest’uomo aveva un accento cockney, dialetto londinese, che
il paziente imita molto bene e ciò gli rammenta un’amica che fa imitazioni
molto riuscite alla radio. Quindi si accusa di ostentazione perché ciò lo
induce a parlare del suo apparecchio radio che capta tutte le stazioni, nello
stesso modo in cui l’amica trasmette, attraverso le onde radio, in tutto il
mondo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Tra le interpretazioni dell’amica ve
n’è una di un uomo che canta una tipica canzone inglese: “Dove hai pescato quel
cappello, dove ha preso quella tegola”. Il termine <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tile</i>, tegola, designa più particolarmente quello che talvolta viene
chiamato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">tube</i>, ossia un cappello a
cilindro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Insomma il cappuccio non lo lascia in
pace: emerge il ricordo della prima macchina e della capote che quando era
abbassata era fissata con delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cinghie</i>,
altro significante di rilievo. Aveva l’abitudine di collezionare le cinghie, da
piccolo tagliava quelle di cuoio della sorella: questo desiderio non si accorda
con il fare qualcosa di utile. In verità era un rituale ossessivo, le tagliava
in modo compulsivo. Inoltre le cinghie si vedono nelle carrozzine dei bambini e
lui non ricordava che nella sua famiglia ci fosse una carrozzina ma soltanto la
sedia a rotelle di suo padre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">All’improvviso ricorda di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">non aver spedito due lettere</i> per comunicare
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’ammissione</i> di due membri al club, anche
se si era vantato di essere un segretario migliore del precedente. A proposito
di questa dimenticanza cita una frase del Book of Common Prayer, libro delle
preghiere della Chiesa anglicana che riporta come: «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Oh<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>well…We have undone those
things or to have done and there is no good thing in us</i>», ovvero «abbiamo
disfatto le cose che avremmo dovuto fare». Lacan osserva che manca una frase
intera nella citazione del paziente, ossia «abbiamo fatto le cose che non
dovevamo fare». È sintomatico del paziente: è <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">incapace di fare alcunché, per timore di riuscire troppo bene</b>. Il
paziente mette questo in relazione con “non c’è niente di buono in noi” e,
segnala Lacan, quest’oggetto buono, il fallo, non c’è. Il significante “<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">undone</b>”, “disfatto”, “non-fatto”, lo rimanda
ai bottoni della patta, lasciati sbottonati, ripresi da un sogno in cui un uomo
gli dice di chiudere i bottoni della giacca. Questo significante lo conduce
nuovamente alle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cinghie</i> e al fatto di
essere stato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">legato al letto per non
cadere</i>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">L’interpretazione
del sogno di Ella Sharpe<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Sharpe riassume questo materiale seguendo
l’ordine d’enunciazione, e Lacan ne cerca la chiave d’interpretazione partendo
dalle ripetizioni come il cappuccio, le cinghie, il “non-fare”, l’inibizione.
Sharpe stessa trova che sia estremamente importante il momento in cui questo
sogno viene ricordato, ovvero dopo l’aver parlato del cane e più precisamente
secondo la sequenza: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">arrivo in seduta</span></i><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">->
piccolo colpo di tosse -> associazione con l’episodio del cane che si
masturba sulla sua gamba -> ricorda il sogno.<o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nell’istante precedente al ricordo del
sogno il paziente si identifica con un cane e perciò la significazione del
sogno è quella di un <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">fantasma di
masturbazione</b>. Lacan concorda con questa conclusione di Ella Sharpe.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Altro tema importante è quello della <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">potenza</b>, come mostrano vari elementi:
il sogno immenso, «il più lungo che abbia mai fatto»; il viaggio intorno al
mondo; l’amica speaker che parla a tutto il mondo; la radio che capta tutte le
stazioni, il cui racconto fa trasparire una sua certa soddisfazione a riguardo;
e infine riguardo al racconto dell’imitazione ciò che spicca è che lui e
l’amica imitavano uomini potenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan s’interroga su questi fantasmi
di immenso potere, di omni-potenza, che nell’ossessivo prendono il crinale
dell’onnipotenza del pensiero. Sharpe si serve di una strana logica per spiegare
questo fantasma d’immenso potere: parte dal significante cappuccio che rimanda
al prolasso della caverna sulle colline visitava dal paziente insieme alla madre,
per arrivare a collegarlo con il fantasma di masturbazione, rapportandolo
all’idea dell’immenso potere della madre terra. La <i style="mso-bidi-font-style: normal;">gigantesca caverna con le labbra sporgenti</i> è la seconda
significazione importante del sogno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Secondo Sharpe la ricchezza delle
associazioni intorno al cappuccio (labbra, labia, vulva, bocca, auto, ecc.) prova
che l’episodio della caverna sia un ricordo di copertura. Da piccolo avrebbe
visto gli organi genitali di una donna, probabilmente la sorella più grande di
otto anni o forse sua madre nuda e questa percezione sarebbe responsabile dei
suoi fantasmi di potenza: la donna bruna del ristorante presente nel sogno
potrebbe essere sua madre. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il tema della <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">masturbazione infantile</b> lo si deduce dai sogni e dai ricordi in cui
il paziente deve abbottonarsi ma anche da quelli in cui il paziente si trova
legato con le cinghie al letto: queste scene vengono poi commentate dal
paziente il quale afferma che non c’è nulla che possa fare arrabbiare di più un
bambino che essere bloccato nei movimenti. Lo stesso sintomo della tosse
compulsiva va in questa direzione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ella Sharpe interpreta questo
materiale notando che il paziente non aveva voluto che la madre avesse altri
figli oltre lui: il tagliare le cinghie era un <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">atto di aggressione</b> nei confronti dei suoi rivali.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Come manifestazione attuale dell’odio del
paziente è invece ascrivibile l’esempio della mancata apertura della lettera di
ammissione al club. Proprio da questo atto mancato si aggancia la dimenticanza
del significante <i style="mso-bidi-font-style: normal;">undone</i> che evoca i
bottoni della patta aperta. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il senso dell’<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">interpretazione</b> di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Sharpe</b> va verso la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">volontà di
esibizione del pene come volontà aggressiva</i>: da bambino il paziente era
stato legato al letto perché si masturbava molto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Anche il tema del <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">non disturbare gli altri</b> è molto presente: la sua tosse separa gli
amanti, lui ha molta cura di non disturbare gli altri, e ciò emerge con il
sogno della visita della regina alla sua città, nel quale emerge il timore che
la sua macchina si potesse bloccare nel bel mezzo del percorso della coppia reale:
situazione assolutamente imbarazzante. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ecco allora che la tosse emessa prima
di entrare nella stanza non è che una pallida rappresentazione di una
situazione infantile in cui lui impedisce “il progredire della coppia reale”,
ovvero l’unione parentale, non per la sua immobilità, né per la discrezione, ma
per il movimento dei suoi intestini e per le sue urla.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Sharpe si sofferma anche sul fantasma
della <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">vagina dentata</b> che si
evidenzia dalla geografia sessuale del paziente: caverna, sporgenza, ecc. ma
anche le manovre della donna che vuole introdurre il pene, vengono interpretate
dall’analista alla luce dei <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">fantasmi
aggressivi</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nelle sedute successive il paziente si
lamenta delle leggere coliche stomacali che evocano le sue diarrea infantili; la
tosse va nella stessa direzione. Parla anche delle sue difficoltà con il gioco del
tennis: non riesce nella classica mossa di lanciare la palla in un angolo per
poi ribattere in quello opposto, ovvero non riesce a costringere il suo l'avversario
in un angolo (to corner) del campo. </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Sharpe</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> mostra gli effetti delle sue interpretazioni
brutali:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l1 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">1)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]--><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>L'analista fa il paragone con il meccanico che
non è «riuscito a riparare l'auto di suo padre. Il meccanico è molto gentile così
che il paziente potesse essere in colera». Qui l'auto non è al posto del fallo,
la Sharpe non lo coglie e quindi non coglie essere un elemento inutilizzabile. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto; mso-list: l1 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">2)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]--><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Subito
dopo il racconto il paziente le comunica che per la prima volta dall'infanzia ha
fatto la pipi a letto: enuresi notturna.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ella Sharpe però non coglie
nuovamente, anzi si sofferma sul fatto che il paziente, a un certo punto della
cura, riesca a confrontarsi con il suo avversario di tennis, giudicando il
tutto molto positivamente. Lacan segnala che quest’interpretazione ha invece
come effetto un’aggressione, una reazione transitoria, un sintomo, un’enuresi,
che invece la Sharpe legge come un primo contatto con la situazione infantile
in cui lui era il rivale del padre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan è meno ottimista in relazione a
questo sintomo e difatti il paziente fa un sogno finale nel quale, durante una
partita di tennis, afferra per il bavero un compagno che lo scherniva per il
suo gioco. Laddove Sharpe ci legge un’aggressività positiva, Lacan la vede come
più problematica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La lettura di
Lacan<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nella sua interpretazione, Lacan,<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>per prima cosa affronta la questione
dell’<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">onnipotenza del soggetto. </b>Nonostante
la stima di Lacan nei confronti di Sharpe, mette in questione tale assunto: c’è
davvero ragione di supporre a questo soggetto un desiderio di onnipotenza?
Forse questo desiderio di onnipotenza è in rapporto con il suo sintomo, cioè con
la difficoltà di lavorare, di mettere l'Altro all’angolo; forse c’è piuttosto una
difficoltà di manifestare la propria potenza. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Sharpe interpreta il desiderio del suo
paziente nel senso di un conflitto aggressivo, cioè immaginario, e l’argomenta
come ritorno di desiderio di onnipotenza; ma per Lacan quest’interpretazione
stessa resta sull’asse immaginario. Seguendo il materiale portato dal paziente
possiamo rendere omaggio alla sottigliezza analitica di Sharpe nel mettere il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">colpo di tosse</i> al centro della
questione, ma Lacan rimprovera all'analista di non aver capito quello che il
paziente diceva, di aver ignorato la dimensione di messaggio insita in ogni
enunciazione, come riprende nel grafo a p. 178. Infatti, a p. 177, Lacan
osserva: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«Insomma, la
questione a proposito della tosse come messaggio è lì, con la sua forma di
punto interrogativo, nella parte superiore del grafo. Per consentire di
reperire il punto in cui siamo arrivati, vi metto anche la parte inferiore del
grafo che in un’altra circostanza ho definito dicendovi che è il livello del
discorso dell’Altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">È evidente che è
qui che il soggetto è entrato nel discorso analitico e che pone lateralmente
una questione concernente l’Altro che è in lui, ovvero il suo inconscio. Questo
livello di articolazione è sempre incombente in ogni soggetto nella misura in
cui si chiede: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ma Lui </i>[L’Altro in sé
stesso, ndr]<i style="mso-bidi-font-style: normal;">, che cosa vuole?</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Non si tratta di
un enunciato innocente fatto all’interno dell’analisi. Non c’è alcun dubbio che
questo interrogativo si enunci a un livello che si distingue dal primo piano verbale,
quello dell’enunciato innocente, e che contrassegni il luogo in cui situiamo
quello che infine deve essere lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">shibboleth</i>
dell’analisi, e cioè il significante dell’Altro. Questo significante è
precisamente ciò che è velato al nevrotico, in quanto costui non conosce la sua
incidenza e si interroga a tal proposito. In questo caso egli lo riconosce, ma
è lontano dall’avere una risposta. Da qui l’interrogazione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Che cos’è questo significante dell’Altro che è in me?</i> [es. la
tosse, che cos’è questa tosse? Si pone come domanda dell’Altro nel soggetto,
ndr]<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Per farla breve
diciamo, con termini adeguati all’inizio dell’esposizione, che il soggetto è
lungi dal poter riconoscere, e giustamente, che l’Altro è castrato, così come
non lo riconosce a se stesso. Per il momento, da quella posizione di innocenza,
o di dotta ignoranza, costituita dal fatto di essere in analisi, egli si chiede
semplicemente che cos’è quel significante, in quanto è significante di qualcosa
nel suo inconscio, in quanto è significate dell’Altro.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La posizione del nevrotico rifiuta di
riconoscere la castrazione dell’Altro. La funzione del fantasma è di mantenere
l’Altro non castrato, di sostenere l’Altro. Secondo Lacan il paziente quindi va
al di là dell’analista mediante il colpo di tosse: è un’interpretazione
dell’analizzate che però non sostituisce quella dell’analista. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Quindi qual è l’obiettivo del
messaggio “colpo di tosse”? È una questione concernente l’Altro, è la domanda che
Cazotte, ne <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il diavolo innamorato,</i> ha
rappresentato con il diavolo che chiede «Che vuoi?». Il luogo a cui questa
questione punta è lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">shibboleth</i>
dell’analisi, la parola d’ordine, oggi potremmo dire password. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Shibboleth</i> è una parola che Freud
ripesca dall’Antico Testamento, data la difficoltà di pronuncia veniva
richiesta per capire se chi si aveva davanti fosse straniero.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Per Lacan, Ella Sharpe elide questo
significante nell’Altro: l’analista ascolta la tosse ma non interviene per non
distruggere questa manifestazione dell’inconscio, tuttavia ne prende nota. In
tutto questo movimento è l’inconscio che parla! Il soggetto porta qualcosa
senza sapere che cosa sia, anche l’analista non capisce, ma ne coglie
l’importanza per questo paziente sempre silenzioso, che arrivava sempre in
orario, e manifesta la sua presenza in questo modo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">L’inconscio dice che questa tosse è
involontaria, prodotta prima di entrare nella camera, deve avere una finalità,
quindi è un messaggio. La Sharpe ne domanda la finalità e il paziente risponde
che lo si farebbe prima di entrare in una stanza che ospita due innamorati. Al
di là del fatto che Sharpe non parli di messaggio, non è certo questo il
problema, la questione che Lacan imputa alla psicoanalista inglese è che
sopprima il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">terzo</b>, riducendo la
questione sul piano dei due amanti che stanno insieme. Quel che importa a Lacan
è che ci sono due persone e una terza che non è nella camera, le due stanno
insieme quando il terzo è fuori; quando entra non sono più insieme. Ciò che si
evidenzia per Lacan è che la questione del fantasma sessuale sia piuttosto dal
lato dell’analista, mentre la domanda da porsi resta sempre: perché il paziente
tossisce prima di entrare nella stanza dell’analista? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Alle pp. 178-179 Lacan continua:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«Ella enumererà
le idee relative al motivo per cui uno tossisce – è così che prende le cose.
Certo, sono idee che riguardano la tosse, ma dicono già molto di più di una
semplice catena lineare di idee.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Si va già
abbozzando qualcosa che è stato individuato, per l’appunto qui sul nostro
grafo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ella Sharpe ci
dice che la tosse porta anzitutto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">thoughts
of lovers being together</i>, pensieri riguardo ad amanti che stanno insieme. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Quello che ha
detto il paziente ve l’ho letto, e mi pare che non possa affatto riassumersi in
questo modo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Se lo ascoltiamo,
l’idea che adduce è quella di qualcuno che arriva come terzo da questi amanti
che sono insieme. Arriva come terzo, ma non lo fa in un modo qualsiasi, giacché
si adopera per non arrivare da terzo in un modo troppo imbarazzante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">In altri termini,
è assolutamente importante puntualizzare subito che, se ci sono tre personaggi,
il metterli insieme implica delle variazioni nel tempo, delle variazioni che
sono coerenti, vale a dire che essi sono insieme fintantoché il terzo è fuori.
Quando il terzo è entrato non lo sono più – la cosa salta agli occhi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Potete
giustamente dirvi che, se ci occorre una settimana di meditazione per venire a
capo di quello che il paziente ci apporta, così come ci serviranno due seminari
per coprire la materia apportata dal sogno e dalla sua interpretazione,
l’analisi potrebbe sembrare qualcosa di insormontabile soprattutto perché le
cose non potranno non gonfiarsi e noi saremo rapidamente sopraffatti. Ma in
realtà questa non è affatto un’obiezione valida, per la buona ragione che, in
una certa misura, l’essenziale sta nello schema che prende forma fin da subito.
Vale a dire che, quando il terzo è fuori, i due sono insieme e, quando il terzo
è dentro, i due non sono più insieme.» <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan dà molta importanza al fantasma
secondo cui il soggetto è: in una stanza, nel cappuccio, avvolto nelle cinghie,
dentro l’auto impedendo il passaggio della coppia reale; insomma si può dire
che sia sempre <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">incappucciato</b>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il soggetto è in uno spazio, in una
stanza, ma non desidera esserci e ha l’idea di dover avvertire della sua
presenza abbaiando come un cane. Si può dire che il fantasma si articoli come
la metafora del soggetto. Ella Sharpe parla di: «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Fantasma di essere dove non dovrebbe essere, e di abbaiare come un cane
per mettere fuori pista la gente</i>» (p. 180). Il rifiuto di questo fantasma è
dunque non essere lì dove è. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Per Lacan non è sufficiente capire un
fantasma ma bisogna analizzarlo nella sua struttura, perciò si sofferma anche sull’<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">abbaiare</b>. Il paziente immagina di
abbaiare in questo posto dove non dovrebbe essere. Abbaiare è un significante
nel suo fantasma e dice che egli è altro da quello che è: «L’abbaiare è qui il
significante di ciò che egli non è. Egli non è un cane, ma grazie a quel
significante il risultato è perfettamente ottenuto nel fantasma: egli è altro
da quel che è» (p. 182). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Si potrebbe scrivere questo
significante sullo schema nel posto dell’Altro ma non si sostiene lì, piuttosto
opera come metafora, e più precisamente come la prima metafora –
differenziandola dalla seconda quindi. Proprio dà qui Lacan parte per muovere
le sue critiche a Piaget e alla sua <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Psicologia
genetica</i> e per farlo usa l’osservazione di un suo amico il quale gli aveva
raccontato che pur nominando il proprio cane solamente come “il cane”, il
figlio lo chiamasse con il termine onomatopeico “bau-bau”. Il bambino, in
quanto preso nel linguaggio, può costruire una catena significante come ad
esempio “il cane fa miao miao e il gatto fa bau-bau”. Il potere metaforico del
significante permette anche questo oscurare tutto; ciò permette di cogliere come
il punto focale non è l’onnipotenza del pensiero del soggetto ma semmai è la <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">potenza del linguaggio</b>! Ciò che è
veramente potente è la capacità di creare la metafora primitiva e il bambino,
con i suoi enunciati a volte paradossali – appunto, per esempio, “il cane fa
miao miao e il cane fa bau bau” – ci insegna come mettere alla prova il potere
significante della parola. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nel suo fantasma il paziente dice «<i style="mso-bidi-font-style: normal;">È un cane</i> o <i style="mso-bidi-font-style: normal;">C’è soltanto un cane</i> e chiede di essere interpretato in modo
significante.» (p.187). Il cane è al posto dell’altro immaginario, qualcosa del
fantasma è abbozzato. Seguendo Lacan si può dire che la lettura di Sharpe
degrada il simbolico all’immaginario ma questa operazione non esclude la
funzione della metafora primitiva, piuttosto la suppone. A proposito del
ricordo del cane che si masturba sulla gamba del paziente ciò significa che il cane,
nel fantasma, è nel posto dell’altro immaginario, ma l’Altro non è assente, e
ciò lo si evince perché quando diventa testimone il soggetto sparisce per la
vergogna. Il soggetto è dunque preso tra il piccolo altro che non parla – ma il
cane è anche l’ideale dell’Altro – e l’Altro nel quale si va a parlare. Il
soggetto quindi sparisce tra questi due altri, ma sorge nel loro intervallo
attraverso il ricordo del suo sogno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nella sua dettagliata analisi Lacan poi
si sofferma in particolare sui <i style="mso-bidi-font-style: normal;">jokes</i>
a proposito degli organi genitali della donna, per segnalare l’errore di
ridurre il sogno all’immaginario, innanzitutto, egli dissipa l’idea che la
donna debba essere interpretata a partire dal fantasma della donna fallica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il cappuccio non
è il fallo della donna</span></b><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">.
Lacan condivide l’interpretazione di Sharpe che prende il sogno come un
fantasma masturbatorio però, al contrario, dimostra che l’interpretazione
secondo cui questo fantasma sarebbe legato a un desiderio d’onnipotenza non è
corretta. Sharpe era una professoressa di lingua inglese, conosceva bene la
letteratura, aveva scritto su Shakespeare, aveva a lungo lavorato sulla
metafora, ma per Lacan confonde l’onnipotenza del soggetto con l’onnipotenza
della parola, però è proprio di quest’ultima che invece si tratta! Il soggetto
soffre di fobie che fanno si che il suo rapporto con la parola sia difficile,
un rapporto indispensabile per chi nel suo lavoro difendere con la parola,
argomentando i diritti dei suoi assistiti. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il paziente non si serve della parola
se non per essere da un’altra parte. Sharpe deduce l’onnipotenza del soggetto
dal carattere enorme del sogno e non vede che quest’enormità del sogno, è su un
versante immaginario: alla fin fine la montagna ha partorito un topolino. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Anche la caverna gigante era servita a
Sharpe come argomento in favore dell’onnipotenza. Essa rappresenta l’organo di
una donna visto da un bambino, costui dovrebbe acquisire aggressività in aprés
coup per poterne essere all’altezza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan non lo intende in questo modo e
richiama l’attenzione sul fatto che il ragazzo lungo il suo sviluppo patisce
piuttosto che dell’impotenza, dell’inadeguatezza del suo pene. L’immagine
fondamentale di questo sogno è una sorta di fodero, di guaina, di guanto,
quindi nuovamente torna il tema della copertura, come con il cappuccio, ecc.,
ed è in rapporto a questa immagine che il soggetto situa il suo desiderio. Il
suo desiderio è invischiato nell’Altro: ciò è quello che significa l’immagine
del guanto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nella teoria di Lacan il soggetto non
è incluso nell’Altro ma deve situarcisi in un certo rapporto, rispetto
all’essere, ed è questo rapporto ciò che il paziente non ha raggiunto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Partendo da questa lettura Lacan
fornisce una sua interpretazione del fantasma concernente l’aver bloccato il
percorso della coppia reale. Se l’analista vedeva nuovamente una manifestazione
dell’onnipotenza temuta dal soggetto stesso, Lacan invece sottolinea il fatto
che paziente ci vada nell’auto. Questa macchina ha una capote che evoca la
caverna, l’auto è per Lacan dunque un simbolo fallico, ma anche un simbolo
femminile: ferma la coppia reale, bloccando il percorso. Il pensiero è quello
di separare i genitori, la preoccupazione è quella di separare in essi i
principi maschile e femminile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«Un'altra parte dei ricordi del paziente ci mostrerà
che c’è un certo rapporto fra lui e la congiunzione sessuale. Ce n’è stata una
nella sua infanzia, è incontestabile. Ma dov’era lui? Era nel suo letto e, come
vedrete, rigidamente fasciato con le lenzuola fermate da spilli. Abbiamo altri
elementi che ci mostrano il soggetto nella sua carrozzina, con delle cinghie,
delle corregge. Nella misura in cui è legato, tenuto fermo, egli non può godere
del suo fantasma, né può parteciparvi se non mediante quell’attività
supplementare, derivata, spostata che è l’urinare compulsionale. Di quella
specie di supplemento, di falso godimento che gli dà l’urinare constatiamo
frequentemente l’incidenza nei soggetti in relazione alla prossimità del coito
parentale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Che cosa diventa egli in quel momento?
Precisamente quella partner di cui ci dice che ha così tanto bisogno di lui,
che è lui che deve mostrarle tutto, che deve fare tutto, che deve
femminilizzarsi. Nella misura in cui è impotente, se così si può dire, egli è
maschio. E non c’è dubbio che questo trovi delle compensazioni sul piano della
potenza ambiziosa. Ma nella misura in cui è liberato, egli si femminilizza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 36.0pt; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; mso-add-space: auto; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il problema risiede in questa specie di gioco
di prestigio, di doppio-gioco di non separazione in lui delle due facce della
femminilità e della mascolinità, in questo tipo di apprensione fantasmatica
unica, fondamentalmente masturbatoria, del desiderio genitale.» (pp. 211-212)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il desiderio di separare i genitori e,
in questa operazione, di separare in essi il principio femminile e maschile è il
motivo che spinge Lacan a parlare di un <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">fantasma
di ermafroditismo</b>. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ciò che si prospetta all'orizzonte dell'interpretazione
analitica non è nient’altro che una specie di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">circoncisione psichica</i>. La vagina protesa è una specie di sacchetto
del prestigiatore, che si volta e si gira, Lacan non l’attribuisce alla donna
come similmente il cappuccio non è dalla parte della madre. Questa sorta di elemento
proteso è anche il prepuzio, da ciò la necessità della circoncisione psichica
come interpretazione.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il fantasma di questo soggetto allora
ci mostra come <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">tenuto fermo, legato, insaccato,
ovvero inibito</b>… <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">gode</b>! Questa è
la posizione del suo godimento, un falso godimento di cui si approfitta. Lacan
dice che quando è <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">impotente è maschio</b>
ma quando si <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ribella si femminilizza</b>,
per questo parla di ermafroditismo. Non è una metafora della donna ma è il
soggetto stesso preso nelle cinghie, nel cappuccio, ecc., e il problema del suo
desiderio è in quel doppio gioco di prestigio del separare le due facce del
maschile e del femminile. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan vuole orientare
l'interpretazione mostrando la posizione di godimento del soggetto in questo
movimento tra l’impotenza e l’apertura che però provoca una femminilizzazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nelle ultime pagine del capitolo XI Lacan
dà una lettura diagnostica di quel che chiama <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">ermafroditismo</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">psichico</b>
e lo definisce <i style="mso-bidi-font-style: normal;">accidente strutturale</i>.
Parte dal concetto di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">afanisi</i>
introdotto da Ernest Jones che aveva già commentato in un suo testo degli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Scritti</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">In memoria di Ernest Jones: Sulla sua teoria del Simbolismo</i>.
Possiamo ritenere questo passaggio del seminario come una prosecuzione di
quanto Lacan aveva già articolato in quel testo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">A p. 216 infatti dice: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«Egli l’ha
introdotto nel vocabolario analitico in modo interessante, e non possiamo
proprio considerarlo assente dall’ambiente inglese, giacché ha avuto un’ampia
risonanza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Άφανισις vale <i style="mso-bidi-font-style: normal;">sparizione</i>, in quanto è così che Jones intende
questo termine». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan aveva già usato questo termine
nel 1946 e non riducendolo semplicemente a sparizione: se per Jones si tratta
di sparizione del desiderio, Lacan si riferisce piuttosto alla scomparsa del
soggetto sotto il significante binario. Dunque se per Jones l'afanisi riguarda una
paura di scomparsa del desiderio, per Lacan è precisamente la castrazione ad
essere in gioco, cioè la simbolizzazione di questa perdita. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Nel caso della Sharpe non abbia uno
sparire ma un far sparire: <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">la posizione
del soggetto è di non essere dove è</b>. È anche in gioco un <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">sottrarsi</b>, ciò è in rapporto al fallo.
Il soggetto quindi si sottrae rispetto al fallo, lo fa sparire.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Qui emergerebbe con chiarezza l’errore
dell’afanisi di Jones, la quelle corrisponderebbe a un’articolazione
insufficiente, una forclusione parziale del complesso di castrazione. Per Jones
l’afanisi sarebbe più radicale della castrazione mentre per Lacan è necessario prendere
le cose in senso contrario. È precisamente perché c’è la castrazione che il
soggetto può aver paura della sparizione del desiderio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Lacan approda quindi, nel suo commento
al caso di Ella Sharpe, a parlare del fallo attraverso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il sacrificio della dama tabù</i>. È un elemento molto curioso che nel
sogno il paziente non metta il suo pene nella vagina ma bensì il suo dito. Per
Lacan questa non è semplicemente una masturbazione della donna ma piuttosto
quel che avviene è che masturbando la donna il soggetto masturbi allo stesso
tempo se stesso. Prima di tutto però è il gesto di uno che si sottrae, è un
escamotage per sottrarsi. È un atto di seduzione, un atto prestigiatorio, come
tirare fuori l’uovo dal cilindro, in questo senso riprende il “rivolta il sacco
come un guanto”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La masturbazione ha qui un aspetto
sadico, perverso, Lacan insiste sull’ambiguità della frase inglese <i style="mso-bidi-font-style: normal;">to get my penis</i>, ovvero <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ottenere il mio pene.</i> L’ambiguità, la
polivalenza del termine – guadagnare, afferrare, aggiungere, ottenere,
acchiappare – deve dissuadere dall’interpretare questa frase nel senso
dell’atto castrante della donna. Il supporre qui una divorazione del fallo da
parte della donna significherebbe approvare l’inganno del sogno. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il sogno e le associazioni dicono che
il fallo non manca in questo sogno. Ci sono vari punti che lo mostrano
[evidenziando la dinamica della sparizione, ndr] ad esempio il paziente afferma,
in modo abbastanza assurdo, che non c’erano due bambini in casa o anche quando
cita la preghiera del Book of Common Preyer, inventa una frase che non c'è nel libro,
quando dice: «Non c'è niente di buono in noi». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">A p. 223 Lacan dice:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«Devo dire che i
miei rapporti con il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Book of Common
Preyer</i> non risalgono a ieri. Mi limiterò a evocare il graziosissimo oggetto
creato venti o venticinque anni fa nella comunità surrealista dal mio amico
Roland Penrose, che per gli iniziati del circolo aveva fatto uso del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Book of Common Preyer</i>. Quando lo si
apriva, su entrambe le facce interne della copertina c’era uno specchio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ciò è molto
istruttivo, perché l'unico torto che si possa imputare a Ella </span><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin;">Sharpe</span><span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">, a cui quel testo era sicuramente più
familiare che a noi, era di non aver segnalato che il brano del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Book of Common Preyer</i> non è<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>affatto uguale alla citazione che ne fa il
soggetto. Costui dice: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">We have undone</i>
– <i style="mso-bidi-font-style: normal;">abbiamo disfatto le cose che avremmo
dovuto fare</i>…, mentre il testo originale recita: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">We have left undone</i> – <i style="mso-bidi-font-style: normal;">abbiamo
tralasciato o non abbiamo fatto le cose</i>…<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">È trascurabile
direte voi. Ma di seguito manca una frase intera della preghiera di confessione
generale, che rappresenta, per dir così, la contropartita: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">e abbiamo fatto le cose che non dovevano fare</i>. Questo, il soggetto
non prova affatto il bisogno di confessarlo, per la buona ragione che in fin
dei conti per lui si tratta davvero sempre e solo di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">non fare</i> le cose. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Fare</i> le
cose non è da lui. Proprio per questo aggiunge di essere totalmente incapace di
fare alcunché, per timore di riuscire troppo bene, come ha sottolineato
l’analista.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">È già qualcosa, e
di non poco conto. Ma voglio arrivare a questo: al posto della frase mancante
il soggetto prosegue dicendo: …<i style="mso-bidi-font-style: normal;">e non c’è
niente di buono in noi – non good thing in us. </i>Questa è una pure invenzione
del soggetto. Nel <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Book of Common Prayer</i>
non c’è nulla di simile. C’è scritto: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">non
c’è salute in noi</i>. Credo che questo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">good
thing</i> con cui opera la sostituzione sia precisamente ciò di cui si tratta: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’oggetto buono </i>non c’è, è questo il
punto in questione. Abbiamo così un’ulteriore conferma che si tratta del fallo».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">A p. 225 continua:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«L’analista ci ha
dato dentro dicendo al soggetto: il fallo è da qualche parte, molto lontano,
dentro di lei; fa parte di un’antica rivalità con suo padre; sta all’origine
dei suoi auspici primordiali di onnipotenza, alla fonte di un’aggressione di
cui lei subisce la ritorsione. Possiamo commentare solo che nulla nel testo
consente di cogliere qualcosa che si articoli in questo modo.»<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Tra p. 227 e 229 Lacan esplica
finalmente la <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">posizione del soggetto in
rapporto al fallo</b>.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">A p. 227:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">«Stare sotto lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">hood</i> [il cappuccio, ndr] è in questo
soggetto una posizione davvero fondamentale. E l’analista lo sente. Tutto ciò
riguarda il ricordo cancellato del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pram</i>
ruota comunque attorno al fatto che egli è stato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pinned in bed</i>, vale a dire <i style="mso-bidi-font-style: normal;">legato
al letto</i>. Appare per altro chiaro che il soggetto ha delle nozioni molto
precise su quanto può provocare in un bambino il fatto di essere più o meno
legato, pur non essendoci nel suo ricordo nessun particolare che gli permetta
di evocarlo. Ma non c’è dubbio che a questa posizione legata egli ci tenga
molto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Dunque,
l’analista è ben lungi dal lasciar trasparire nel gioco degli scacchi
quell’elemento di controtransfert che sarebbe troppo interventista, troppo
aggressivo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">[…p. 228]
L’accento di onnipotenza è posto dalla nostra analista su <i style="mso-bidi-font-style: normal;">around the world.</i> Io credo che il segreto dell’onnipotenza in
questo soggetto stia nel<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> with my wife.</i>
E per lui si tratta di non perdere questo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">In fin dei conti
è proprio questo che si tratta di misconoscere e che occorre però chiamare in
causa nell’analisi. Ma per fare ciò bisognerebbe che egli si accorgesse che sua
moglie è, in questa circostanza, l’analista.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Diremo che il
soggetto non vuole perdere la sua dama, alla stregua dei cattivi giocatori di
scacchi i quali immaginano che perdere la dama equivalga a perdere la partita,
quando invece vincere agli scacchi significa arrivare a quello che si chiama un
finale di partita. In un finale di partita la vostra facoltà di spostamento è
estremamente semplice e ridotta, avete il minimo di diritti – voglio dire che
il soggetto non ha il diritto di occupare una casella che è messa in scacco da
un altro pezzo in gioco – e con questi dovete trovare il vantaggio della
posizione. Si dà anche il caso che convenga sacrificare la dama, cosa che il
soggetto non vuole fare in nessun caso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Perché? Perché
per lui il significante fallo è identico a tutto ciò che si è prodotto nella
relazione con sua madre. Qui si manifesta, come l’osservazione lascia
chiaramente trasparire, il carattere deficitario, zoppicante di quanto ha
potuto apportare il padre. Naturalmente ricadiamo nel versante già noto della
relazione del soggetto con la coppia parentale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Tuttavia non è
tanto importante seguire questa via quanto invece mettere l’accento sul
rapporto molto nascosto, molto segreto del soggetto con la sua partner. Questo
rapporto è la cosa più importante da mettere in evidenza nel momento in cui fa
la sua comparsa nell’analisi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">[…] La prudenza
di cui il soggetto dà prova è esattamente ciò che lo mantiene in un rapporto
con il suo desiderio che lo impaccia alla stregua di un laccio stretto, come la
posizione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pram-pinned</i> della sua
infanzia, e che non può essere altro che fantasmatico. Bisogna cioè che egli
sia legato, in un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">pram</i> o altrove, ben
stretto e fasciato, perché altrove possa esserci il significante, l’immagine,
di un’onnipotenza sognata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">E così che va
compresa anche tutta la storia dell’automobile, nella quale l’onnipotenza gioca
un ruolo fondamentale».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">La Sharpe, dice Lacan, è una brillante
analista ma ha una concezione aggressiva del gioco che non le permette di
vedere questa posizione del soggetto in funzione del godimento. Da un lato l'analista
è molto prudente perché ha colto che il paziente vuole essere coperto,
protetto, è la sua posizione nella vita; dall'altra parte però interpreta in un
modo che produce un sintomo transitorio nel paziente: l’enuresi notturna.
Quindi l’interpretazione produce in lui un effetto un po’ forte.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Ciò che sfugge a Ella Sharpe è di
sapere dov’è il fallo e qual è il rapporto del soggetto al fallo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Dov’è il fallo in questo caso? <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il fallo in questo caso è la moglie</b>, la
donna, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">le donne che per questo soggetto
hanno il fallo</b>. Nel sogno il fallo è la moglie che il paziente non vuol
perdere, che non vuol, sacrificare, è per questo che è un cattivo giocatore di
scacchi perché a volte occorre sacrificare la regina. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Il fallo è la moglie del paziente con
il quale fa il giro del mondo, presente nel sogno ma senza essere in gioco. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Una supervisione
sui generis<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Tutte queste parti del seminario
dedicate al commento del caso di Ella Sharpe, possono essere viste come una
seduta di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">supervisione</b>, Lacan è
nella posizione del supervisore del caso, per segnalare la posizione del
soggetto. L’analista durante un’analisi è in posizione di oggetto e anche Ella
Sharpe lo è: <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">oggetto causa</b>. Come
oggetto l’analista è cieco, non vede dove si posiziona nel fantasma del proprio
analizzante, per questo la pratica della supervisione è indispensabile ad ogni
analista per reperirsi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">È un’operazione che Lacan aveva già attuato
varie volte nel suo insegnamento, si potrebbe dire che dall’inizio dal suo
insegnamento fino al seminario XI, ovvero dal Discorso di Roma fino alla sua esclusione
dall’IPA (Intenational Psychoanalytic Association), ha sovente fatto questo
lavoro di lettura dei casi clinici dei colleghi: basti pensare al caso di Ruth
Lebovici o al caso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dell’Uomo della
cervella fresche</i> di Ernst Kris o di quello di Lucia Tower che esamina nel
seminario X, o ancora di quello di Margaret Little. I casi di altri
psicoanalisti sono oggetti utili per l’insegnamento, anche perché questi casi a
volte erano complicati, e la rilettura di Lacan era un modo per chiarirli Una
volta che Lacan è stato scomunicato ha interrotto questo lavoro, però sono
tutti esempi che esplicano anche in che cosa consista la supervisione di un
caso nella pratica lacaniana. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Naturalmente sono supervisioni sui
generis, nessuno di questi autori è andato in supervisione da Lacan, ma la
rilettura di casi pubblicati ci permette comunque di coglierne i punti
essenziali di questo dispositivo, ovvero cogliere cosa sia l’inconscio e come
situarsi nella pratica analitica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">È inoltre interessante riprendere
questo sogno della prospettiva del prossimo Congresso Internazionale dell’AMP
che si terrà a Buenos Aires nel 2020 e si incentrerà sui sogni, sull’interpretazione
dei sogni, quindi questo caso potrebbe essere materiale di studio, insieme a un
sogno capitale come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il sogno di Irma</i>
e, più in generale, tutta la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Traumdeutung</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";">Revisione testo:
Alberto Tuccio<o:p></o:p></span></i></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-89152205269769580472018-10-30T10:22:00.000+01:002018-10-30T10:22:14.016+01:00I VENERDÌ DI ZADIG – CAMPO FREUDIANO ANNO ZERO – LA SOGGETTIVITÀ DELL’EPOCA <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-X5M3eZ2qOqU/W9gijiFqkqI/AAAAAAAAAU0/cYMMeuxt9oIubQuNhqRyww7l2v58hOSUgCLcBGAs/s1600/18.%2B11.%2B30%2BLocandina_MI_CF-anno-zero_1.2-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1132" height="640" src="https://4.bp.blogspot.com/-X5M3eZ2qOqU/W9gijiFqkqI/AAAAAAAAAU0/cYMMeuxt9oIubQuNhqRyww7l2v58hOSUgCLcBGAs/s640/18.%2B11.%2B30%2BLocandina_MI_CF-anno-zero_1.2-1.jpg" width="451" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-29796311235649903242018-09-11T11:32:00.001+02:002018-09-11T11:32:09.382+02:00SEZIONE CLINICA DI MILANO Programma 2018-19 "Il desiderio e la sua interpretazione"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-5ZLBK0gOGU0/W5eKwotQMhI/AAAAAAAAAUk/6kRcsg_5u1onpUulNM5RS6_QDvkleNV9gCLcBGAs/s1600/0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="840" data-original-width="1600" height="210" src="https://3.bp.blogspot.com/-5ZLBK0gOGU0/W5eKwotQMhI/AAAAAAAAAUk/6kRcsg_5u1onpUulNM5RS6_QDvkleNV9gCLcBGAs/s400/0001.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-oGc8ZJp5cmM/W5eK0WV723I/AAAAAAAAAUo/WQhQ_dakBUURA3GTFTglCGFW-R0MzpRHgCEwYBhgL/s1600/0002.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="840" data-original-width="1600" height="210" src="https://2.bp.blogspot.com/-oGc8ZJp5cmM/W5eK0WV723I/AAAAAAAAAUo/WQhQ_dakBUURA3GTFTglCGFW-R0MzpRHgCEwYBhgL/s400/0002.jpg" width="400" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-62499928130127866842018-05-17T15:08:00.000+02:002018-05-17T15:16:57.196+02:00Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 14 aprile 2018. Docente invitato: Araceli Fuentes<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Testo di riferimento: Il seminario. Libro VI, </span></b><b><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Il desiderio e la sua interpretazione</span></i></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">.</span></b><b><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">
</span></i></b><b><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Capitoli: 8,9 e 10. </span></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Questo commento si soffermerà sui capitoli 8,9 e 10 del
seminario VI, facendo tuttavia riferimento anche ad alcuni elementi delle due
lezioni successive, necessari per capire il sogno di Ella Sharpe. Questo è un
seminario del 1958/59, ma la sua lettura è sorprendente e fornisce insegnamenti
analoghi a quelli dell’ultimo Lacan. Non so se accada lo stesso qui in Italia
ma in Spagna è di moda l’ultimissimo Lacan e molti si convincono che non serva
più leggere il primo Lacan: invece è fantastico. Per esempio in queste lezioni
si parla dell’affetto, tema successivamente ripreso nel Seminario XX e alla
fine dell’insegnamento sulla passe.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Introduzione</span></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Nel commento a questo sogno riportato da Ella Sharpe,
Lacan la elogia e la critica al contempo. Per lui nella pratica analitica si
tratta di leggere: l’analista legge l’enunciazione del soggetto dopo averlo
invitato a parlare senza censurarsi. In questo modo si constata che è impossibile
parlare senza prender posizione, non c’è un modo neutro di parlare. Parlando c’è
in gioco un‘enunciazione e la posizione del soggetto è una posizione di fronte
al godimento: è su questo che si basa la pratica della psicoanalisi, ovvero
sulla possibilità di leggere l’enunciazione. Non c’è psicoanalisi senza la
lettura dell’enunciazione: questo è quello che differenzia la psicoanalisi da
qualsiasi forma di psicoterapia. L’introduzione di Lacan al sogno consiste nel
differenziare l’enunciato dall’enunciazione; inoltre in questi capitoli ci sono
osservazioni molto sottili sulla psicologia del bambino, per esempio su come il
significante entra nella psicologia dell’infante, snodi fondamentali per quanti
lavorano in questo ambito.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Perché Lacan elogia Ella Sharpe? In primo luogo perché Ella
Sharpe non disconosce la dimensione significante di quel che succede in
analisi, anche senza poterla formulare teoricamente ci fa riferimento, questo
forse grazie alla formazione letteraria da cui proveniva. Per Lacan, Ella
Sharpe concepisce il desiderio nello stesso modo in cui lui lo sta elaborando e
cioè distinguendolo dalla domanda e dal bisogno. L’esempio che Lacan prende da
questo caso è quando il paziente, che si chiama Mister Robert, dice della
propria automobile: “I love it” (la amo) invece di “I like it” cioè mi piace.
Da questo esempio Lacan deduce che Ella Sharpe sa che il desiderio è diverso
dal bisogno e si presenta, in questa occasione, come un capriccio.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La distinzione tra enunciato ed enunciazione si
evidenzia già nella prima lezione intitolata “Il messaggio della tossettina”.
Con l’enunciato non c’è nessuna difficoltà, è quello che si racconta, ciò che
viene riferito del sogno e che si presenta come un tutto: nel grafo del
desiderio si situa sulla linea inferiore. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Localizzare l’enunciazione è invece più complicato: dov’è
l’enunciazione del sogno? Quando raccontiamo un sogno emerge sempre la stessa
domanda: cosa significa il sogno? Il sogno si presenta come un enigma, non
sappiamo il suo significato, è un significato che sta al di là dell’enunciato.
L’enunciazione è sempre presente nel sogno, è presente come domanda, cioè: che
cosa significa questo sogno? Questa è la domanda dell’enunciazione, ma dov’è la
risposta? </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Già Freud aveva evidenziato come quel che dice il
sognatore rispetto al sogno formi una parte dell’enunciazione e sia necessario
coglierlo nel momento in cui s’interpreta il sogno. I commenti del sognatore
sul proprio sogno, l’impressione che il sogno gli ha lasciato (es. se fosse un
sogno vivido, se gli sembrasse enorme, se avesse dubbi su questo sogno, se lo
avesse dimenticato, ecc.), sono parte dell’enunciazione e quindi sono una
chiave per l’interpretazione. Essi sono fondamentali anche per capire in che
momento del transfert ci si trova: i sogni non si producono in un momento
qualsiasi, e nel momento in cui si producono hanno un’importanza per il
transfert. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Lacan chiama “accento” del sogno tutti i commenti che il
soggetto fa sul proprio sogno; nel grafo li troviamo nella linea a trattini,
nella parte superiore, che indica l’enunciazione. Si può dire quindi che l’accento
del sogno indichi l’enunciazione e il fatto che la linea sia tratteggiata
indica il suo carattere frammentario, carattere che è lo stesso del
significante, quindi questa enunciazione, questo accento è frammentario perché il
significante stesso è frammentario, vale a dire che l’enunciazione la troviamo
nel significante non nel significato. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Quando un bambino dice “questa notte ho sognato” c’è qualcosa
di ambiguo in questa espressione; non è facile sapere quando un bambino inizi a
sognare però può capitare anche che egli abbia colto che noi sogniamo e
raccontiamo i nostri sogni e quindi utilizzi questa possibilità per raccontare
qualcosa riprendendo l’enunciato dell’adulto “ho sognato”. I sogni dei bambini
sono al limite della fabulazione, se il bambino utilizza questa formula per
raccontare lo fa con qualcosa che sta al di là dell’enunciato, qualcosa che
utilizza per giocare con gli altri: gioca il gioco di un’interrogazione e di
una fascinazione. Prima della sua scomposizione significante il sogno si
presenta come un tutto, nonostante ciò il soggetto deve situarsi in rapporto
all’enunciato del sogno ed è in questa presa di posizione che trasmette tutti i
suoi accenti, per esempio se aderisce o no a quello che ci racconta, questa è già
una presa di posizione del soggetto rispetto al sogno: per esempio un soggetto
può raccontare un sogno e al tempo stesso può negarlo; c’è un esempio famoso di
Freud in cui il sognatore dice “ho sognato mia madre, ma non era mia madre”.
Quando qualcuno racconta un sogno è già presente come soggetto nell’enunciato nel
fatto stesso di dire “ho fatto un sogno”, poi prende posizione, per esempio può
dire “ho fatto un sogno, ma è roba da nulla” e questo fa parte dell’accento del
sogno, cioè la presa di posizione del soggetto.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Una paziente mi racconta: “ho sognato che stavo
attraversando un ponte, fatto di corde e di tavole di legno; mentre lo
attraversavo mi chiamava per telefono un’amica che mi chiedeva aiuto, e non
sapevo come risponderle, non la sentivo e in quel momento mi rendevo conto” -
questa frase “in quel momento mi rendevo conto..” appartiene all’accento del
sogno, è un commento sul sogno - “che il ponte era molto fragile, il telefono
mi cadeva e vedevo che c’era il vuoto: mi assaliva un senso di vertigine”. Ci
sono diversi momenti in questo racconto dove possiamo vedere la posizione del
soggetto rispetto al sogno: il primo è quando dice “non è niente”, poi quando
mi segnala che è nel momento in cui non può rispondere alla domanda che si
rende conto che il ponte è fragile, il momento in cui le cade il telefono e nel
momento in cui vede il vuoto e prova un senso di vertigine. Diciamo che quando
smette di rispondere alla domanda, questa persona con cui lavoro richiede che
risponda a molte domande, sorge il vuoto, un vuoto che ha a che vedere con il
desiderio e che lei sente come vertigine. Gli accenti sono i diversi modi di
enunciazione, in conformità con i quali il soggetto assume più o meno l’esperienza
del sogno, vale a dire che l’enunciazione è frammentaria, quel che il soggetto
coglie o no non occorre sia la totalità del sogno, può prelevare anche solo una
frase o un frammento di frase: questo significa che la catena dell’enunciazione,
quella in alto, tratteggiata, è più breve che quella dell’enunciato, in modo
tale che è impossibile tradurre automaticamente un elemento della catena dell’enunciato
con un altro elemento della catena dell’enunciazione. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Nella storia della psicoanalisi, in un certo periodo, l’interpretazione
era quasi automatica: se hai sognato una tal cosa significa la tal altra. La
difficoltà dei giapponesi con l’inconscio e con la psicoanalisi ha a che vedere
con il fatto che i giapponesi hanno un codice stabilito per interpretare quello
che dicono, come se avessero due enunciati. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La non equivalenza fra le due catene significa che l’effetto
soggetto si produce soltanto di tanto in tanto: quando c’è effetto soggetto?
Quando salta un significante dell’enunciato e se ne impone un altro al suo
posto; per esempio, una paziente voleva dire “perché il mio matrimonio” e dice
invece “perché il mio patrimonio” e cambia completamente, e soprattutto cambia
l’intenzione di quello che voleva dire; basta il cambio di un fonema, la “p” al
posto della “m”. In questo momento del suo insegnamento Lacan non ha ancora
definito il soggetto come rappresentato da significanti, però sottolineando l’alterità
dell’inconscio che non può essere sussunta dall’io, prende l’enunciazione come
un effetto soggetto, vale a dire non ha ancora detto che il significante
rappresenta un soggetto per un altro significante, però parla dell’effetto
soggetto in relazione all’enunciazione: è qui che si situa il soggetto nel
sogno, che non è la persona che racconta il sogno, ma il soggetto dell’inconscio.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Per concludere l’introduzione all’analisi del sogno va
detto che il desiderio è quel che permette al soggetto di tenere una posizione
rispetto alla domanda, perché nelle lezioni precedenti Lacan si preoccupa di
differenziare il desiderio dalla domanda - distinzione dimenticata dai
post-freudiani - e il desiderio è la posizione del soggetto rispetto alla
propria domanda. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Un esempio: un’analizzante ogni seduta mi si rivolge
dicendo “Araceli, guarda” e in questo modo esprime una domanda di essere
guardata dall’analista; per altro verso nella sua vita quotidiana incarna lo
sguardo in quanto attrae lo sguardo. Lacan distingue lo sguardo dalla visione:
lo sguardo è quello che attrae gli sguardi. Se per esempio ho una macchia sul
vestito, sicuramente tutti immediatamente guarderanno la macchia, per questo
che Lacan prende la macchia come esempio di sguardo. Questa donna, che è una
donna elegante, sempre ben vestita, lei stessa incarna lo sguardo; lavora in un
ambiente dove ci sono molti uomini però si lamenta che nessun uomo la guardi.
Da poco si è accorta, grazie a una collega, che un uomo che lavorava con lei ha
dovuto essere spostato in un altro luogo perché non smetteva di guardarla,
ossia lei incarna lo sguardo, ma non vede quello che le passa davanti al naso, è
stato necessario che la collega le dicesse “ma non ti sei accorta? Quest’uomo
stava tanto a guardarti che hanno dovuto spostarlo da un’altra parte!”; in
realtà lei è cieca rispetto al desiderio, chiede lo sguardo dell’Altro, però per
non vedere, e la sua posizione in fin dei conti è “guardami, ma non toccarmi”.
D’altra parte c’è qualcosa di molto interessante nella sua domanda, perché in
castigliano il significante “mira”, cioè “guardami” come quello che mi dice,
include l’ira, quindi c’è lo sguardo e al tempo stesso l’ira stessa di cui
soffre. C’è voluto un bel po' prima che riuscisse a confessarlo.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Affetti e desiderio</span></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Lacan nel seminario XX </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Ancora</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">, dirà che l’affetto è un effetto
della lingua sul corpo, un effetto dell’incorporazione della struttura del
linguaggio. È sorprendente che nel seminario VI introduca l’affetto come ciò che
connota l’essere del desiderio, l’essere che si situa nel fantasma; per capire
bisogna tener conto del fatto che il significante non può dire tutto: il
significante non dice l’essere del soggetto, non dice il godimento del
soggetto; quindi come cogliamo, come arriviamo a ciò che sfugge al
significante? Attraverso l’affetto, che qui Lacan considera come ciò che
connota l’essere del desiderio del soggetto. Per cogliere questo passaggio è necessario
riferirsi allo scritto </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La
direzione della cura</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;"> dove Lacan parla della
mancanza-a-essere introdotta dal significante: se noi esseri parlanti
sperimentiamo una mancanza-a-essere - una mancanza d’essere, di sapere, di
avere – questo è dovuto al significante, non alla cattiveria dell’Altro; la
mancanza-a-essere è strutturale e Lacan la chiama anche castrazione. Il
soggetto parlante a causa della propria mancanza-a-essere, cerca un complemento
per questa mancanza, e Lacan ha parlato delle passioni dell’essere come questa
ricerca di un complemento. In questa lezione Lacan parla dell’amore, dell’odio
e dell’ignoranza come degli affetti di una posizione del soggetto rispetto all’essere;
per esempio, una donna può cercare un complemento alla propria
mancanza-a-essere nell’amore, un soggetto può rispondere con l’odio alla
mancanza-a-essere o può ignorare la mancanza-a-essere. Lacan dice qui che l’affetto
non è qualcosa che stia fuori dal discorso e designa la posizione del soggetto
rispetto all’essere nella sua dimensione simbolica. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Alcuni affetti, come ad esempio la collera, sono il
risultato dell’irruzione del reale nella dimensione del simbolico. Dice Lacan: “La
collera non è nient’altro che l’affetto che si produce quando il reale giunge
nel momento in cui abbiamo fatto una bella trama simbolica e in un momento in
cui tutto va bene, nell’ordine, la legge, il nostro merito e la nostra buona
volontà, d’improvviso ci rendiamo conto che le viti non entrano nei buchi”,
insomma i conti non tornano, la chiave non entra nella toppa. C’è un momento in
cui uno è entusiasta del simbolico, fa dei piani meravigliosi e il reale viene
a interrompere questa meraviglia e produce un affetto di collera nel soggetto,
la collera è il segno del fatto che il reale è venuto a rompere questa bella
trama simbolica. L’affetto può essere in rapporto anche con l’intrusione del
desiderio: l’affetto indice del desiderio è l’angoscia, l’angoscia di fronte
all’enigma del desiderio dell’Altro. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Il desiderio nel sogno</span></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Ella Sharpe riprende la concezione freudiana del sogno
come strada maestra per arrivare all’inconscio e Lacan lo sottolinea dato che
altri psicoanalisti se ne erano discostati. Per la psicoanalista inglese era
anche di fondamentale importanza il momento in cui veniva fatto il sogno, in
quanto indicatore rispetto al transfert; un sogno per esempio può essere la
risposta dell’analizzante a un intervento dell’analista. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Come detto nell’interpretazione del sogno è assolutamente
rilevante anche ciò che il paziente dice prima di raccontare il sogno, ovvero l’accento
del sogno: il paziente può commentare ad esempio che fu un sogno lungo,
tremendo, durò secoli, che ci sarebbero volute tutte le sedute per raccontarlo.
Mister Robert dice “non si preoccupi, non voglio annoiarla con questa storia,
perché tanto non me lo ricordo, però fu un sogno eccitante, pieno di peripezie,
pieno di interesse, mi svegliai accalorato e sudante, deve essere il sogno più lungo
che ho fatto in tutta la vita”. Tuttavia il paziente racconta una scena molto
breve, si evidenzia quindi la differenza tra l’accento, cioè il fatto che ha
detto che è un sogno lungo, enorme ecc.., e quello che racconta, ovvero una
scena molto breve, una scena che possiamo riassumere in questi termini: sta
facendo un viaggio con la moglie intorno al mondo, incontra un’altra donna con
la quale ha un gioco sessuale. La donna vorrebbe avere un rapporto sessuale con
lui, è lei a prendere l’iniziativa, cosa che il paziente dice aiutarlo molto:
anche questo commento fa parte dell’accento, dell’enunciazione del sogno. La
donna stava sopra di lui, voleva introdurre il suo pene nella vagina, ma lui
non era d’accordo e lei restava delusa, tanto che lui pensava di doverla
masturbare.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Prima osservazione di Lacan: bisogna tener conto del
fatto che l’analista è una specie di Sherlock Holmes, fa attenzione ai piccoli
dettagli, ai dettagli discordanti per esempio. Il paziente è inglese e quando
dice “stavo viaggiando con mia moglie intorno al mondo” usa un’espressione
dissonante dalla formulazione inglese che invece sarebbe “stavo facendo il giro
del mondo con mia moglie”: il paziente, quindi, cambia la costruzione, cambia
il posto del complemento, mette prima la moglie e poi il mondo, mentre in
inglese la costruzione sarebbe “intorno al mondo con mia moglie”. Per Lacan
questo cambio è un indice dell’enunciazione, nel sogno non sappiamo cosa
volesse dire, però il fatto che abbia cambiato l’ordine della frase vuol dire
qualcosa.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La seconda notazione si rifà a un’osservazione del
sognatore, il quale, dopo aver raccontato il sogno, commenta che per dire “dovevo
masturbarla” abbia utilizzato il verbo </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">to
masturbate</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;"> in una forma transitiva, quando in
inglese non può essere usato così, perché è un verbo intransitivo. L’osservazione
del paziente sull’uso che fa del verbo forma parte dell’enunciazione del sogno:
quest’uso introduce un’ambiguità, l’ambiguità fra “la masturbo” e “mi masturbo”
ed entrambe le cose sono presenti nel sogno, con quest’uso “erroneo” del verbo.
Nel sogno la donna voleva avere un rapporto con lui, voleva introdurre il pene
nella propria vagina, ma lui non era d’accordo, perché? Lui non era d’accordo e
lei era delusa, per cui è stato necessario masturbarla o che si masturbasse lei
stessa se non era d’accordo. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Prima del racconto del sogno, Ella Sharpe ci ha dato
alcune informazioni sul suo paziente: ci ha detto che è un uomo che ha dovuto
smettere di lavorare perché poteva aver troppo successo, è uno di quegli uomini
che si trattengono, si frenano di fronte al successo, questo provoca una sorta
di esaurimento. L’analista spiega di lavorare a un piano alto e spesso accade
di riconoscere ormai i passi tipici dei pazienti, questo paziente si
contraddistingue per essere molto silenzioso e anche il giorno in cui le aveva
raccontato il sogno lo era stato. La Sharpe lo descrive come un paziente molto
corretto, sempre più o meno uguale, che ha un atteggiamento difensivo e
tuttavia, quando lei si aspetta che si comporti con l’abituale correttezza,
succede qualcosa di inatteso: il soggetto arriva alla porta, tossisce e non
solo... parla del fatto di aver tossito, aggiungendo “è molto irritante che
succeda qualcosa che non puoi controllare, questo deve avere un suo scopo”. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Dopo questa considerazione l’analista gli aveva
domandato “che scopo potrebbe avere?”; allora Mister Robert aveva associato: “questa
tosse fa parte di quelle cose che capiterebbero entrando in una stanza nella
quale ci sono due amanti”. Gli era capitato di entrare in una stanza dove si
era appartato suo fratello con la sua fidanzata, così Mister Robert aveva
tossito antecedentemente all’entrare, perché qualora fossero stati abbracciati
tra loro sarebbe stato meglio che si accorgessero della sua presenza e che
sciogliessero l’abbraccio prima che lui entrasse, per non provar vergogna. A
questo punto l’analista gli aveva chiesto: “e perché tossire prima di entrare
qui?”. Mister Robert aveva risposto “è assurdo! Non sarei invitato a entrare se
ci fosse qui qualcuno, non vedo la necessità di tossire, tuttavia questo mi
ricorda una fantasia che ho avuto, quella di essere in una stanza dove non
avrei dovuto essere e di pensare che qualcuno avrebbe potuto pensare che io ero
lì per impedire che qualcuno entrasse e m’incontrasse lì e io l’aggredissi come
un cane. Questo qualcuno avrebbe pensato ‘ah, solo un cane’.” “Solo un cane?” aveva
rimandato l’analista e Mister Robert: “questo mi ricorda un cane che si era
strofinato contro la gamba masturbandosi. Mi vergogno a raccontarlo perché non
l’ho fermato, qualcuno avrebbe potuto entrare…”, in quel momento aveva tossito
un po' e poi aveva raccontato il sogno. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Quindi, per riassumere, nelle associazioni abbiamo: </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="color: #222222; font-family: Symbol; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;"><span style="mso-list: Ignore;">·<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]--><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">tossire per separare due amanti;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="color: #222222; font-family: Symbol; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;"><span style="mso-list: Ignore;">·<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]--><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">stare dove non si dovrebbe essere e
per dissimularlo abbaiare come un cane;<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-list: l1 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="color: #222222; font-family: Symbol; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Symbol; mso-fareast-font-family: Symbol;"><span style="mso-list: Ignore;">·<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]--><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">un cane che si masturba sulla sua
gamba. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Il ricordo del sogno sorge dopo la tosse a sua volta emersa
successivamente alle associazioni su di essa stessa: tutte queste
verbalizzazioni hanno a che fare con l’enunciazione del sogno. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La tosse senza dubbio era un messaggio rivolto all’analista,
però un messaggio di cosa? L’interpretazione di Lacan è: tossisco perché se lei
sta facendo qualcosa che la diverte, ma non le piacerebbe esser vista, allora è
il momento di finire. Nel suo racconto il paziente dice che per nascondere,
camuffare la sua presenza in una stanza, si metterebbe a latrare come un cane:
questo si presenta con la caratteristica del fantasma, il fantasma del cane che
latra. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Cos’è fondamentale in questo fantasma? Che lui è altro,
si presenta come altro, come un cane che latra e essere altro è una maniera di
non essere. In presenza dell’Altro lui non c’è e non è niente. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Ma prima chi è? Ricordiamo che nel sogno si tratta di
una donna, una donna che vuole il suo pene e la relazione con la donna fa parte
della situazione; se il soggetto vuole che la sua partner femminile si
masturbi, si occupi di sé stessa, lo fa sicuramente perché lei non si occupi di
lui, e questo è quello si evince da quanto evidenziato dal verbo </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">to masturbate</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">.
Lacan interpreta il cattivo uso del verbo come qualcosa di relativo all’enunciazione
del sogno che indica una difficoltà del soggetto nel separare l’elemento
maschio e l’elemento femmina. Questa difficoltà di separare uno dall’altro
avviene in maniera masturbatoria e non genitale e questo femminizza il
soggetto.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La critica di Lacan all’interpretazione di Ella Sharpe</span></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Lacan evidenzia e critica il divario tra le sottili
osservazioni che fa Ella Sharpe e il modo in cui interpreta lasciandosi guidare
dalla teoria - una teoria dove non è chiaramente situato l’ordine simbolico - e
questo la porta a fare un’interpretazione immaginaria del sogno. L’analista
britannica interpreta il sogno in termini di onnipotenza del soggetto,
basandosi su affermazioni come quella del giro del mondo o sull’enormità del
sogno e invece lasciando da parte le sue osservazioni, cioè quello che fa lei
con la teoria che interpreta. Lacan nota come però dimentichi che quando si
parla di onnipotenza è l’onnipotenza del discorso e non del soggetto, infatti
in questo paziente ciò che emerge è più che altro un’impotenza; invece Ella
Sharpe interpreta la sua difficoltà non come un fallimento, ma come una paura
di andare troppo bene. Perché avrebbe paura che le cose gli vadano bene? </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Una delle risposte di Lacan si riferisce al gioco del
tennis dove il paziente ha qualche problema, fa fatica a mettere nell’angolo il
proprio avversario e a vincere la partita. Lacan dice cose molto interessanti
sul gioco del tennis, lo magnifica poiché permette il manifestarsi dei problemi
inconsci dei giocatori, cosa non difficile da constatare, per esempio se
pensiamo a Rafa Nadal che nel suo momento di forma migliore non poteva vincere
su Federer, oppure pensate Đoković, veramente ottimo tennista, ma non riusciva
a vincere; poi in un determinato momento cambia e si trasforma in un
terminator: il momento in cui gioca con la Serbia! Si taglia i capelli, s’identifica
con la Serbia, diventa un mostro del tennis e nessuno può batterlo.
Successivamente ha iniziato ad avere altri problemi perché voleva essere amato,
ma non si può vincere ed essere amati, e sfortunatamente per lui è caduto in
mano a una specie di Guru, di Marbella, in Spagna, che predica l’amore.
Risultato: non prende più una palla.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">La lettura della Sharpe dell’impotenza del paziente
rispetto al mettere l’avversario all’angolo va nella direzione della paura di
manifestare la propria potenza; così facendo situa il transfert sull’asse
immaginario, sul piano duale. Questa interpretazione ha delle conseguenze, si
producono dei sintomi transitori: il paziente le racconta di essersi fatto pipì
nel letto, ed è un uomo di una certa età, le racconta di aver perso una partita
di tennis, alla fine della quale aveva preso l’avversario per il collo e quasi
lo aveva ammazzato; certo non la stessa cosa di vincere la partita. Per Lacan
la Sharpe sa solo articolare sul registro della rivalità immaginaria, vale a
dire che non sa articolare le cose sul registro simbolico, perché questo
registro non c’è nella teoria che lei utilizza e per via dei suoi pregiudizi
teorici, si lascia sfuggire qualcosa che è presente nel sogno. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Nel sogno dove la donna dalle labbra carnose prende l’iniziativa,
all’analista britannica sfugge che lui non mette il pene nella vagina, come la
donna del sogno avrebbe voluto, ma ci mette qualcos’altro: il dito. Non è certo
la stessa cosa masturbare l’altro e mettere in gioco il fallo in questo
abbraccio: è questo il problema che le sfugge a prescindere dalla sottigliezza
delle sue osservazioni. Le associazioni del soggetto hanno fatto emergere la
fantasia di essere in una stanza dove non avrebbe dovuto essere, pensando che qualcun
altro sarebbe potuto entrare – Lacan situa qui il desiderio della fantasia - e
per impedirlo avrebbe abbaiato come un cane. Il capitolo, infatti, s’intitola </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Il fantasma del cane che abbaia</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">: ecco dov’è il desiderio. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Lacan non interpreta il desiderio attraverso il senso o
la comprensione, ma a partire dalla logica: “se il soggetto s’immagina di
essere dove non dovrebbe essere, è perché non è dove dovrebbe ed è una
conseguenza logica”, ovvero: se dice che è dove non dovrebbe, è perché non è dove
dovrebbe. Questo è il desiderio in gioco in questo fantasma, posto che la
caratteristica principale del soggetto è che non è dov’è e per questo ricorre a
un cane, quindi non si tratta di capire il fantasma. Lo stesso succede con gli
affetti: quanto più comprensibile è un affetto, tanto meno è motivato; per
esempio, quando un paziente piange, non bisogna dare per scontato che pianga
perché è triste, bisogna capire il perché. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Nel fantasma è un cane e il soggetto come tale appare
eliso, non è lui nella misura in cui c’è Altro, però questo cane, nella misura
in cui è lui stesso, non è lì, l’animale reale ha una relazione con il
soggetto, perché il paziente ci ha informato del fatto che il cane si masturba,
del fatto che esista la possibilità che qualcuno entri e quindi “che vergogna!”,
la situazione sarebbe insostenibile. Il soggetto letteralmente sparisce di
fronte a quest’Altro testimone di ciò che succede. Nel fantasma del cane che
abbaia, la cosa fondamentale è che lui non è lì, il soggetto non c’è. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">C’è qualcosa che succede sempre e cioè che il soggetto
sparisce di fronte all’oggetto del fantasma, solo che in questo fantasma non
solo si tratta di sparire, ma di far sparire: per esempio la tosse serve per
far sparire qualcosa che sta al di là della porta dell’analista. Il motivo
fondamentale per questo soggetto è sparire, per questo Lacan riprende da Jones
il termine di aphanisis: l’oggetto interessante non è mai qui, il soggetto non è
mai dove lo si aspetta, scivola da un punto all’altro in una specie di gioco di
prestigio, ma a differenza di Jones che utilizzava il termine per indicare il
timore della castrazione, per Lacan l’aphanisis nei nevrotici va intesa come un’articolazione
insufficiente con la castrazione. Lacan dirà, in un altro momento, che non c’è virilità
possibile se questa non è confermata, consacrata dalla castrazione. La
castrazione per Lacan è un’operazione simbolica, un’operazione fondamentale;
come scrive ne </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Il significato del fallo</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">, il fallo è un significante, è il significante del desiderio
dell’Altro ed è nell’Altro che il soggetto tenderà ad averne accesso, ma sempre
come velato. La castrazione fondamentalmente vuol dire la castrazione dell’Altro
e per questo Lacan parlerà della prova del desiderio dell’Altro nel bambino,
vale a dire quando il bambino si domanda: “al di là di quello che mi chiede mia
madre, cosa desidera?”. La prova del desiderio dell’Altro è fondamentale per la
vita. La castrazione invece di essere un problema come lo pone Jones è una
necessità, è qualcosa che è indispensabile per sostenersi nel desiderio. Come
abbiamo visto recentemente nel Congresso dell’AMP dove son stati presentati
molti casi di psicosi ordinaria, sono casi dove la funzione fallica è preclusa
e i soggetti han dovuto cercare dei modi non standard per tentare di supplire a
questo fallimento.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">L’articolazione del fantasma con il sogno</span></b><b><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Lacan fa una differenza interessante nel confrontare il
fantasma e il sogno. Il primo lo ha articolato a partire dalle associazioni
sulla tosse, da qui emerge il fantasma di essere il cane che abbaia: a partire
dell’accento dell’enunciazione del soggetto sul proprio sogno Lacan può articolare
il fantasma del cane che abbaia. Questo fantasma costituito a partire dalla
tosse e dalle associazioni mette l’accento sul soggetto, mentre nel sogno l’accento
cade sull’oggetto. Quale oggetto? </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">L’oggetto è una vagina in prolasso; è un’immagine, ma un’immagine
significante. Mister Robert dice: “il sogno è molto vivido nella mia mente, non
ho avuto un orgasmo, ricordo che la sua vagina mi prendeva il dito, le vedevo i
genitali di fronte, il fondo della vulva, qualcosa di grande come un cappuccio
mi faceva sobbalzare: era quello che la donna usava nelle sue manovre per avere
il mio pene. La vagina sembrava chiudersi intorno al mio dito e il cappuccio
sembrava estraneo.” In questo sogno è in gioco l’oggetto: è un’immagine molto
elaborata di un prolasso vaginale. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Da qui Lacan racconta l’aneddoto di una regina svedese
molto virile che ebbe un prolasso vaginale, commentato dal suo medico con l’ironica
affermazione: “alla fin fine si è vista la sua vera natura”, perché nel
prolasso vaginale il collo della vagina fuoriesce e sembra un pene. Lacan si
riferisce a questa immagine come un guanto rovesciato, la riprenderà nel 1975
per parlare della relazione di Joyce con Nora, dicendo che Nora calza a Joyce
come un guanto: la lettura solita di Lacan è che una donna è un sintomo per un
uomo mentre Nora non è un sintomo per Joyce perché il sintomo di Joyce è la sua
scrittura, semmai Nora gli calza come un guanto. La geometria del guanto
rivoltato è quel che resta dell’immaginario per far esistere la relazione che
non esiste tra i sessi: sappiamo che il guanto di una mano non va bene per l’altra
mano, c’è una dissimmetria nello specchio, però se rivoltiamo il guanto
annulliamo questa dissimmetria ed è quello che riguarda l’ossessione fallica
che nel guanto è raffigurata dal bottoncino. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Queste questioni possono scivolare facilmente verso l’immaginario,
è successo così per i post-freudiani: per esempio assimilare la bocca alla
vagina, il seno della madre, il fantasma di divorazione ecc… però non è questo
il caso, perché quello che il paziente associa con quest’immagine è con un
gioco di parole in inglese. Si tratta qui nuovamente di una difficoltà del
soggetto nel separare il maschile dal femminile come nell’uso del verbo </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">to masturbate</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">.
Nell’immagine della vagina in prolasso, dove c’è uno spostamento verso il basso
delle pareti e quello che appare all’orifizio genitale è la testa del collo
dell’utero, non si tratta per Lacan della donna fallica, che sarebbe un’interpretazione
immaginaria, e neppure dell’utero materno perché quello che associa il soggetto
è un gioco poetico verbale. Lacan prende dell’immagine la piega di un cappuccio
che il soggetto ha descritto con precisione, dove il soggetto mette il dito e
non mette altro, cioè non mette il pene. Si tratta di un’immagine molto
elaborata, questo elemento del sogno ha un valore significante e in questo
punto si manifesta qualcosa della relazione del desiderio con il fantasma,
perché il desiderio deve adeguarsi al fantasma. È l’immagine che cattura ogni
manifestazione sessuale. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Mister Robert descive: “il sogno è molto vivido in
mente, non ho avuto orgasmo, ricordo che la vagina mi prendeva il dito, vedevo
i suoi genitali di fronte e il fondo della vulva”, Lacan commenta che aveva la
forma di un cappuccio ed era quello che la donna usava nelle sue manovre per
avere il pene del paziente, il quale dice “la vagina sembrava stringersi
intorno al mio dito”. Ripete Lacan che questa immagine del sogno presentifica
un guanto rivoltato, mentre Ella Sharpe la interpreta nuovamente come
onnipotenza, un’onnipotenza sul cui fondo c’è una fantasia masturbatoria: due
posizioni agli antipodi insomma. Per lui quel che vediamo è che il soggetto si
fa piuttosto piccolo di fronte a questa specie di appendice tentacolare, osa al
massimo mettere un dito, però in ogni caso questo oggetto significante
distanzia il soggetto dalla sua potenza sessuale: non ci mette lì il pene. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Ribadendo la confusione abituale tra l’onnipotenza che
viene attribuita al soggetto e l’onnipotenza della parola, Lacan mostra come il
soggetto abbia dei problemi con la parola, infatti ogni volta che come avvocato
deve intervenire è preso dalle fobie. Il padre del paziente era morto quando
aveva tre anni e secondo quello che gli avevano raccontato le sue ultime parole
erano state: “mio figlio deve prendere il mio posto”; una frase ambigua: non si
sa se deve prendere il suo posto come vivo o come morto. Quindi per un verso ha
difficoltà a usare la parola nel suo lavoro come avvocato e per l’altro verso
si serve della parola per non essere, per essere da un’altra parte e mentre è molto
difficile per lui parlare come avvocato lo è anche far parlare suo padre, che
non può immaginare vivo, tant’è che si emoziona pensando che una volta deve
aver ascoltato il padre parlare.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Lacan si domanda: “non è curioso che in tutto il sogno
ci sia un gioco di prestidigitazione intorno al fallo? Se il fallo c’è dov’è?” e
si risponde che il fallo lo ha la signora, la donna, ed è quel che il soggetto
non vuol mettere a repentaglio. La donna è la moglie nel sogno, è con la moglie
che sta facendo il giro del mondo e quel che nel sogno è eliso è invece il
fallo perché non lo mette in gioco. Quindi l’onnipotenza non sta dalla parte di
Mister Robert, sta dalla parte delle signore, compresa l’analista e occorre che
questo cambi. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Successivamente ci sono una serie di associazioni che
vanno dall’immagine del cappuccio, a una strana caverna, una borsa di mazze da
golf, la capote di un’automobile fino a la coppia reale che sta nella sua
automobile: sono elementi estratti dalle ultime due lezioni e Lacan spiega che “qui
siamo già nella scena del fantasma” riferendosi al momento in cui il re e la
regina restano chiusi nella capote dell’automobile. Continua Lacan: “Si
troverannno nella stessa posizione e intanto noi avremo sentito il riso degli
dei olimpi”. Fa riferimento a un quadro che è </span><i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Marte e Venere presi nella rete di Vulcano</span></i><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">, visibile nel Kunsthistorisches Museum di Vienna: c’è una
coppia presa nella rete di Vulcano mentre gli dei immortali ridono assistendo
alla commedia del fallo. Questa fantasia del re e la regina avvolti nella
capote parla della difficoltà di separare i genitori e della difficoltà di
separare in loro il principio maschile e quello femminile. Quello che qui si
propone come obiettivo dell’interpretazione è una specie di circoncisione
psichica: che cos’è questa vagina in prolasso? È come una borsa del
prestigiatore che ha o non ha qualcosa, questa specie di presenza e non
presenza del soggetto ha un altro volto che è quello che incontriamo nella
masturbazione in cui è implicita la presenza di un elemento femminile ma c’è anche
il prepuzio nell’immagine della vagina prolassata. Alcuni ricordi di Mister
Robert mostrano una relazione tra lui e il rapporto sessuale dei genitori, lui
dov’era? Apparentemente era nella sua camera, nella culla: nella stessa misura
in cui è legato, chiuso, fermo può godere soltanto del suo fantasma e
partecipare attraverso questa attività che è la minzione compulsiva. Lacan
offre una notazione clinica: spesso in prossimità del coito genitoriale
verifichiamo nei soggetti un falso godimento prodotto dalla minzione, è la
teoria dell’enuresi. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">In cosa si trasforma? Si trasforma in questa partner che
ha talmente bisogno di lui da dover far tutto, e questo lo femminizza in quanto
è impotente come uomo. Detto altrimenti: per questo soggetto c’è un’apprensione
fantasmatica radicalmente masturbatoria del desiderio genitale e questo è il
suo problema. Il problema del soggetto è che per lui c’è un’apprensione, una
presa fantasmatica masturbatoria del desiderio genitale, cioè può aver presa
sul desiderio genitale solo come masturbazione perché non può mettere in gioco
l’organo e questo è il suo problema. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Quindi dov’è il fallo? Nel sogno nelle associazioni
niente indica che il fallo sia un organo aggressivo come interpreta Ella Sharpe
e neppure che il soggetto tema delle rappresaglie per questa aggressione. Lacan
propone di accordare l’interpretazione con la topologia soggettiva invece di un’equivalenza
immaginaria tra elementi e il senso di questi elementi, non si tratta di senso
ma di luoghi e di relazioni, luoghi del soggetto, dell’Altro con la A maiuscola
e del simile. Come lo presenta Ella Sharpe questo soggetto è in una profonda
assenza rispetto a quel che dice, le sue parole sono mediate, però quando si
presenta con la tosse, anche lì non c’è; è un soggetto che media sempre le sue
parole e sembra che quando tossisce sia presente, e invece no, tossisce per non
esserci, vale a dire che anche quando tossisce non è presente, la tosse gli
serve per far sparire qualcosa, qualcosa che sta dietro la porta: in questo
caso la passione del suo analista e in un’altra occasione per separare una
coppia di amanti. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Nel sogno c’è il suo partner sessuale, la donna, e anche
sua moglie e lui stesso; con la partner lui si sottrae, lei chiede il pene, ma
lui mette soltanto un dito, così il fatto di far sparire è il tema fondamentale
del soggetto, però mentre nel fantasma quel che sparisce è il soggetto, non c’è,
nel sogno quello che non c’è è il fallo. Non sappiamo cosa fa sparire, però vediamo
che nel fantasma in cui abbaia è il soggetto a esser fatto sparire mentre nel sogno
è il fallo quello che non è posto in gioco, che è fatto sparire. Masturbare l’altro
non è la stessa cosa che mettere in gioco il fallo e il gesto della donna, “to
get my penis”, di ottenere il pene, mostra che il fallo non è lì, che qualcosa
si sottrae e non solo per volontà del soggetto, ma per un accidente della
struttura, cioè c’è qualcosa nella struttura del soggetto che fa sì che per lui
sia difficile mettere in gioco il pene. Per questo soggetto si tratta sempre di
non far le cose, far le cose non è cosa sua, anche quando parla di una frase in
un libro è “non c’è niente di buono in noi”: l’oggetto buono non è lì. Di nuovo
si conferma che si tratta del fallo perché in questa frase, che ha preso da un
libro inglese molto noto, c’è un errore che va nella stessa direzione dell’idea
che il fallo non c’è. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Inoltre c’è un ricordo da piccolino, quando lui tagliava
le stringhe dei sandali della sorella: con questa sorella ha una relazione
speciale, c’è un’identificazione con lei che conosciamo perché sostiene di non
avere ricordi anteriori agli 11 anni, proprio l’età della sorella alla morte
del padre. A proposito del padre morto che non poteva immaginare vivo, l’analista
dice: “il paziente ha la stessa difficoltà con me, non ha pensiero su di me” e
l’errore dell’analista è di mantenersi in silenzio perché crede che in questo
soggetto non ci sia niente che indichi che vuole essere aiutato, sembra che
chieda piuttosto di rimanere nascosto. Che non abbia nessun ricordo è molto
aderente a questa posizione di stare sotto la capote, di stare legato al letto,
quindi al fallo che non è dove lo si aspetta: tuttavia nel sogno si situa nella
misura in cui è fuori gioco. Nel sogno il fallo è rappresentato da sua moglie,
con lei fa il giro del mondo, non è spettatrice della sua avventura sessuale,
semmai è presente in quanto colei che ha il fallo. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Il tabù più grande è la partner femminile come Altro per
il suo potere che domina l’economia il desiderio del paziente e per questo c’è un
riferimento a quella che si chiama “la donna tabù”: sua moglie è il suo fallo e
per questo ha fatto quel lapsus dicendo che andava “con la moglie intorno al
mondo”, invece di usare la corretta costruzione inglese ovvero “andavo a fare
il giro del mondo con mia moglie”. L’analista mette l’accento sull’onnipotenza
nella frase “intorno al mondo”, ma ciò che si deve far apparire in analisi è quello
che il soggetto non vuol sapere: e in questo caso per farlo bisogna rendersi
conto che l’analista è una donna. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Perché questo soggetto non vuole sacrificare il fallo?
La risposta di Lacan è che per lui il significante fallico è identico a tutto
quel che si è prodotto nella relazione con sua madre, perciò l’importante nell’analisi
sarebbe stato reintrodurre la relazione nascosta del soggetto con la moglie,
che è la portatrice del fallo. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">In questo soggetto la prudenza è ciò che fa ostacolo al
suo desiderio, nello stesso modo in cui la posizione di essere legato lo aveva
fatto nella sua infanzia: dev’essere ben legato perché il significante fallo
sia da un’altra parte. La formula della assunzione della castrazione per Lacan è
che l’uomo non è uomo senza avere il fallo, e la donna è senza averlo, in modo
che l’onnipotenza - che Ella Sharpe mette da tutte le parti - non sia del soggetto
ma dell’Altro. Mister Robert non vuole perdere la sua dama, perché è dal lato
della dama che sta l’onnipotenza, l’onnipotenza è dell’Altro e per questo non
può litigare, non può arringare come avvocato e neppure può contendere come
giocatore di tennis, perché per litigare è necessario porsi nel luogo dell’Altro
e in questo caso l’Altro è la moglie che non deve essere castrata. Nella misura
in cui il soggetto non può porre in gioco il fallo, nella misura in cui il
significante del fallo è inerente all’Altro, il soggetto è bloccato. </span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Anche l’analista, però, s’impedisce di litigare con il
soggetto, anzi quando si presenta una barriera che lei potrebbe superare non lo
fa perché non si rende conto dell’attenzione che vi ponga il soggetto, l’interpreta
come un’aggressione paterna ma non è così, il padre è morto sepolto. Per questo
soggetto non è venuto il momento di accettare che le donne siano castrate. Non
che una donna non abbia il fallo come lui dimostra ironicamente, ma che l'Altro
come tale per essere incluso nel linguaggio è castrato, non ce l’ha. Questo è proprio
quello che non ammette e per questo sua moglie è fuori gioco e neppure guarda
la scena in cui lui è con l’altra; il soggetto non giunge a dire che il fallo è
nella donna, tuttavia è così nella misura in cui Ella Sharpe è lì ed una donna.
Sarebbe stato opportuno che lei si accorgesse di essere lì come donna e che
osasse disputare la sua causa, che il paziente osasse discutere la sua causa di
fronte a una donna: è ciò che fa problema per quest’uomo e infatti lo evita.
Dall’altra parte, siccome Ella Sharpe non si rende conto di quanto succede, lo
incita a servirsi del fallo come di un’arma. Per concludere si può dire che la
cosa più nevrotizzante non è la paura di perdere il fallo, non è la paura della
castrazione: il motivo più fondamentale della nevrosi è non volere che l’Altro
sia castrato.</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Trascrizione di Michela Di Costa</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Redazione di Alberto Tuccio</span></div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-21469477267769741582018-04-03T11:28:00.002+02:002018-04-03T11:28:50.029+02:00DISCUSSIONE CLINICA ISTITUTO FREUDIANO 26-27 MAGGIO 2018 Società Umanitaria, Via San Barnaba 48, Milano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-ARl8PxOM7oI/WsNIrYYRulI/AAAAAAAAAUQ/06MOonGyPSsQNgaYBs3W409FLgfoHHfswCEwYBhgL/s1600/thumbnail.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1543" data-original-width="1080" height="640" src="https://3.bp.blogspot.com/-ARl8PxOM7oI/WsNIrYYRulI/AAAAAAAAAUQ/06MOonGyPSsQNgaYBs3W409FLgfoHHfswCEwYBhgL/s640/thumbnail.jpg" width="447" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-7887204492864874182018-03-20T15:31:00.000+01:002018-05-17T15:08:53.688+02:00Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 3 marzo 2018. Docente invitato: Miriam L. Chorne<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Seminario VI, “Il<i> desiderio e la sua interpretazione”, </i>capitolo VI </span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">“</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">Introduzione all</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">’</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">oggetto del
desiderio</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">” </span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">e VII </span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">“</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">La mediazione fallica del desiderio</span></b><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif;">”.</span></b></span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , sans-serif; font-size: 14.0pt;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dei diversi sogni analizzati da
Lacan nel seminario VI ci soffermeremo sul sogno di Chuang Tzu. Nel Seminario
su I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, a proposito del tema
dello sguardo, Lacan si riferisce a questo sogno di Chuang Tzu: “Un giorno
sognai che di essere una farfalla che volava libera nel cielo. Quando mi
svegliai subito vidi che era Chuang Tzu che sognava di essere una farfalla. Ma
adesso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">non posso sapere se sono Chuang
Tzu che sognava di essere una farfalla o sono una farfalla che sogna di essere
Chuang Tzu.</i>”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lacan dice che Chuang Tzu non si
sbaglia, ha doppiamente ragione. “In primo luogo perché questo prova che non è
pazzo, che non si crede assolutamente identico a Chuang Tzu e, in secondo
luogo, perché non sa di dire così bene. Effettivamente è quando era farfalla
che si afferrava a una qualche radice della propria identità: egli era ed è,
nella sua essenza, questa farfalla che si tinge con i suoi propri colori. Ed è
in questo modo, nella radice ultima, che egli è Chuang Tzu”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Mentre Chuang Tzu sognava di
essere una farfalla, non sapeva chi era, ma neppure la visione del suo corpo e
del mondo, dà all’Io tale auspicata certezza.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questa concezione è il contrario
delle teorizzazioni più abituali della filosofia e della scienza - e anche
della concezione del senso comune - che fa della percezione la base della
certezza soggettiva. Per questa ragione Lacan contrapporrà nello stesso
Seminario XI la visione e lo sguardo: quest’ultimo è libidinale, questione di
godimento. Per dimostrarlo Lacan si serve dell’anamorfosi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Fin dall’inizio del seminario VI
Lacan si sofferma sull’ “inquietudine ontologica”: interrogarsi sul proprio
nome di soggetto è un’esperienza soggettiva fondamentale, che pone di fronte
alla mancanza di garanzia della propria identità. Come può il soggetto trovare
un supporto proprio lì dove s’indebolisce la sua designazione di soggetto? Lì dove
viene meno la sua certezza di soggetto?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nella misura in cui il soggetto
non si può designare, non si può nominare nel significante, è portato a
compensare questa carenza, questa mancanza, mettendo qualcosa dalla sua propria
parte, qualcosa da sé: l’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a. </i>Ciò
che dà sostegno alla posizione del soggetto <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">è l’oggetto nel fantasma</b>, la forma più riuscita dell’oggetto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La domanda del soggetto su chi è
non trova risposta, non può trovare risposta se non nel fantasma. Il fantasma è
il termine dell’interrogazione del soggetto, il luogo dove la domanda del
soggetto sul suo desiderio trova una risposta. Nel grafo il lato sinistro
corrisponde al lato delle risposte, cioè il fantasma si costituisce come il
“nec plus ultra” del desiderio. L’esperienza del soggetto rispetto del
desiderio è il suo carattere di rinvio di augurio in augurio (“voeu en voeu”
p.398). L’analisi del sogno de “La bella macellaia” mostra bene questo rinvio
di desiderio in desiderio: ciò che può arrestare il rapporto infinito al
significante è l’oggetto che il soggetto è nel fantasma.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per questo motivo Jacques-Alain
Miller sostiene che questo seminario è interamente attraversato da un filo
rosso che è il desiderio e la sua interpretazione, come espresso nel titolo; ma
il segreto è che culmina - diventando la tematica più importante negli ultimi
capitoli - con lo sviluppo della questione del fantasma. È sufficiente leggere
i titoli dati da Miller agli ultimi capitoli (es. <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Il fantasma fondamentale, Taglio e fantasma</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La funzione della fessura soggettiva nel fantasma perverso</i>, ecc.):
il concetto di fantasma era apparso nello scritto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La direzione della cura</i>, ma non era stato sviluppato fino al sesto
seminario. È proprio ora, in questo seminario, che Lacan stabilisce una prima
logica del fantasma (la seconda sarà formulata nel seminario che porta appunto
questo titolo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La logica del fantasma</i>)<i style="mso-bidi-font-style: normal;">. </i><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La questione parte
dall’incertezza soggettiva: “Chi sono io? Cosa vuole l’Altro da me?”. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il primo incontro con queste
questioni avviene a livello della simultaneità dei significanti, quello che nel
grafo è il punto di incontro con il codice. Qui abbiamo in atto il gioco del
significante, qualcosa che funziona come un mulinello di parole. Nelle pp.
15-16 Lacan dice: “Il bambino si rivolge a un soggetto di cui sa che è parlante
di cui ha visto che è parlante, e che l’ha inondato di rapporti fin dal primo
momento del suo risveglio alla luce del giorno. Il soggetto deve apprendere
molto presto che quella è una via, che si tratta di una strettoia per cui le
manifestazioni dei suoi bisogni devono abbassarsi a transitare affinché questi
bisogni vengano soddisfatti.” <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questo è un approdo <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">innocente</b> al linguaggio. È il livello <i style="mso-bidi-font-style: normal;">infans </i>del discorso, giacché forse non è
nemmeno necessario che il bambino sia già arrivato a parlare perché si faccia
valere il marchio, l’orma impressa sul bisogno dalla domanda, com’è dimostrato
dai suoi vagiti alternanti. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il secondo incontro, la seconda
tappa del grafo – non da intendere come tappe tipiche dello sviluppo, anche se
occasionalmente è possibile trovarvi qualcosa che ha a che vedere con tappe
effettivamente realizzate del soggetto, si tratta invece di tappe logiche
–<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>implica che il bambino, anche se non
sa ancora tenere un discorso, sappia già parlare, cosa che avviene molto
presto. Non si tratta <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">della presa nel
linguaggio, </b>è qualcosa al di là: qui si produce <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">l’apprensione dell’Altro come tale da parte del soggetto. </b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“L’Altro di cui si tratta è colui
che può dare al soggetto la risposta al suo appello” (p. 18). La questione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Che vuoi?</i> è posta all’Altro, è posta da
dove il soggetto fa il suo primo incontro con il desiderio, il desiderio in
quanto è anzitutto il desiderio dell’Altro. C’è rapporto con l’Altro in quanto
c’è appello all’Altro come presenza, presenza su uno sfondo di assenza. È il
momento segnalato dal fort-da, che ha tanto vivamente impressionato Freud
intorno al 1915, mentre osservava uno dei suoi nipoti. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ci sono quindi due momenti: un
momento <i style="mso-bidi-font-style: normal;">infans</i>, prima che il bambino
parli, ma nel quale è già nel linguaggio perché riceve il marchio dal fatto che
i suoi bisogni siano significati dall’Altro in termini significanti; un secondo
momento nel quale il bambino, che non è ancora nel discorso, sa comunque
parlare, si appropria del linguaggio.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“A partire dal momento in cui la
struttura della catena significante ha realizzato l’appello all’Altro, ossia in
cui il <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">processo dell’enunciazione si
distingue dalla formula dell’enunciato</b> e vi si sovrappone, la presa del
soggetto nell’articolazione della parola, che è stata inizialmente <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">innocente</b><u>, </u><b style="mso-bidi-font-weight: normal;">diventa</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">inconscia</b>”
(p.19). Si tratta in questo momento non già della presenza del codice in sé, ma
della scelta di uno o di un altro significante, scelta che è alla portata
dell’Altro secondo un processo commutativo, cioè sostitutivo. Il processo
metaforico sarà sviluppato da Lacan intorno al tema della metafora paterna e
aprirà a una moltiplicazione di quelle significazioni che caratterizzano
l’arricchimento del mondo umano. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Partendo da questi concetti Lacan
si occuperà nel capitolo VI di analizzare il sogno del “padre che era morto è
non lo sapeva” con le categorie dell’enunciato e dell’enunciazione. Per questo
motivo tornerò sul grafo per scrivere i due enunciati nei distinti livelli e
aggiungere le mancanti parole di Freud “secondo il suo augurio” nel mezzo del
grafo, tra desiderio e fantasma (p.130). <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Con l’introduzione del fantasma,
cioè con l’introduzione dell’oggetto, Lacan va al di là di Freud. Nel capitolo
7 riprenderà di nuovo il sogno per analizzarlo alla luce delle categorie di
domanda e desiderio che farà giocare nella loro dialettica; sviluppando una
feroce critica allo sviluppo dell’analisi dopo Freud. È molto importante questa
critica perché - come in altre occasioni - si capisce meglio cosa dice Lacan
quando capiamo contro chi e contro cosa si scaglia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’analisi del sogno del Padre morto<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Qual è la ragione che porta Lacan
a parlare dei sogni per sviluppare il soggetto del desiderio e la sua
interpretazione? Quasi la metà del seminario è dedicata al sogno. Prima si
occupa del sogno di Anna, poi del sogno del padre morto e dopo, per cinque
capitoli, parla del sogno analizzato da Ella Sharpe.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Prenderò in primo luogo il sogno
già analizzato da Lacan nei capitoli precedenti, quello de “il padre che era
morto e non lo sapeva”. È un analisi straordinaria, non soltanto per la
bellezza letteraria, ma anche perché Lacan parla di noi, trascinando i temi del
cielo e della terra, parla di cose molto prossime: dell’esistenza e della
morte. Tocca anche in modo commovente, con una freschezza e una forza
incomparabile, il doppio problema del soggetto e dell’essere: Cosa sono? Cosa
vuole dire essere? Ci confrontiamo fuori da tutti i falsi valori, da tutte le
convenzionalità, da tutte le bugie, con la grandezza tragica della nostra
esistenza solitaria: “in verità” e “di fronte alla morte”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quest’analisi di radice
heiddeggeriana comincia dicendo che il soggetto affronta un altro, il padre
-come ChuangTzu affrontava la farfalla che era nel suo fantasma. Nel sogno il
padre riappare vivo e, rispetto al soggetto si trova in un rapporto di
ambiguità. È il padre che fa sì che il soggetto si carichi del dolore di
esistere. È sua l’anima che il soggetto ha visto agonizzare. È a lui che egli ha
auspicato la morte - in quanto non vi è nulla di più intollerabile
dell’esistenza ridotta a se stessa, l’esistenza al di là di tutto ciò che può
sostenerla, l’esistenza mantenuta nell’abolizione del desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
S’intravede qui una ripartizione
delle funzione <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">intra-soggettive</b>. Il
soggetto si fa carico del dolore dell’altro, rigettando però su costui ciò che
non sa, vale a dire l’ignoranza che gli è propria in quanto soggetto. Il suo
desiderio è infatti quello di sostenersi in questa ignoranza. “È precisamente
questo il desiderio del sogno.”, dice Lacan. Il desiderio di morte acquista qui
il suo senso pieno. È il desiderio di non svegliarsi, di non destarsi al
messaggio secondo cui il soggetto in conseguenza della morte del padre si trova
ormai di fronte alla morte. Il sentimento di essere diventato orfano che
accompagna l’afflizione dalla perdita dei genitori si sperimenta molte volte
come un trovarsi confrontato alla morte senza la protezione, “una specie di
scudo”, dice Lacan, che fino ad allora aveva rappresentato la presenza dei
genitori. Ovvero a che cosa? Alla castrazione lì presente nel dolore di
esistere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Aprendo una parentesi, leggere un
testo implica fermarsi su un dettaglio: come si deve leggere una espressione?
Qual è il senso di un determinato termine in questo momento dell’insegnamento
di Lacan?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A p.110 Lacan si sofferma sulla
ripartizione delle funzioni tra i personaggi del sogno come intra-soggettive,
ponendole come una ripartizione tra il livello dell’enunciato e il livello
dell’enunciazione, in questo senso sarebbe una modifica del modo in cui
intendeva la ripartizione delle funzioni tra i personaggi del sogno
precedentemente. Ad esempio, nel Seminario II analizza il sogno della iniezione
d’Irma, il sogno inaugurale, il sogno dei sogni, come lo chiama: nella sua analisi
prende il concetto di resistenza che migra da Irma alla moglie di Freud,
resistenza di tipo femminile scrive Lacan, però che è anche la resistenza del
creatore della psicoanalisi di fronte allo spettacolo atroce della carne, il
fondo delle cose, la carne da cui tutto esce, la carne in quanto sofferente,
informe, che provoca l’angoscia. Freud, con un grande valore e immensa passione
di sapere, rischia attraversandola.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Lacan commenta che un altro sicuramente si sarebbe svegliato. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Riprendendo il sogno del padre
morto: in primo luogo c’è ciò che procede sulla base della parola del soggetto,
cioè al livello della linea dell’enunciato. Il soggetto serba perfettamente il
ricordo che lui ha auspicato la morte del padre perché voleva che l’agonia
smettesse. La frase è “<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Egli non sapeva,</i></b><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> secondo il suo augurio</i>”<i style="mso-bidi-font-style: normal;">. </i>Cioè
il padre è nell’ignoranza del desiderio del figlio, desiderio della sua morte.
Il soggetto gli ha effettivamente augurato la morte come liberazione e come
fine dei suoi tormenti. Naturalmente ha fatto di tutto per dissimulare al padre
il desiderio che a lui, il sognante, era perfettamente accessibile nel suo
contesto recente.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Al livello della linea superiore,
cioè al livello dell’enunciazione, “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">secondo
il suo augurio”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>restituisce le
tracce del complesso di Edipo, quelle della rivalità con il padre. “<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Egli
era morto </i></b><i style="mso-bidi-font-style: normal;">secondo il suo
augurio”.</i> Il figlio aveva desiderato la morte del padre perché lo prendeva
come suo avversario. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Un’i<i style="mso-bidi-font-style: normal;">dentificazione con l’aggressore</i> è la tappa intermedia
dell’interpretazione del sogno alla quale si aggancia la pura e semplice
interpretazione del desiderio edipico. Possiamo dire che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ha voluto la morte di suo padre alla tal data e per la tal
ragione.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>Fino a questo punto abbiamo
l’interpretazione freudiana del sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel proseguire l’indagine su cosa
voglia dire questo desiderio, Lacan prende la questione per l’altro verso non
dato nei sogni, e cioè <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">a partire della formula
del fantasma</b>. Troviamo qui appunto la differenza tra l’analisi dei sogni
nel seminario V e nel seminario VI: in quest’ultimo Lacan è interessato a
mostrare che il fantasma sostiene, sopporta il desiderio, cioè l’interesse
sull'oggetto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel sogno, una volta ripristinato
il “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">secondo il suo augurio</i>”<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>a livello del desiderio infantile, si
può andare proprio nel senso del desiderio del sogno. Qual è il desiderio di
questo sogno? In quel momento cruciale della vita del soggetto, la scomparsa
del padre, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">il fatto di intromettere
l’immagine dell’oggetto per farne il supporto di un’ignoranza perpetua che veli
il desiderio.</i> L’”<i style="mso-bidi-font-style: normal;">egli non sapeva</i>”<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i>è un appoggio dato a quello che è stato
fino a quel momento l’alibi del desiderio. Esso mantiene e perpetua quella che
era la funzione dell’interdizione veicolata dal padre. Essa separa il soggetto <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">dal suo desiderio</b>, procura al soggetto
un riparo, in fin dei conti <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">una difesa
da quel desiderio</b>, gli fornisce un pretesto morale per non affrontarlo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lacan riprende l’analisi del
sogno fatta da Freud, ma la sua passa per l’oggetto e non per il significante,
analizza il sogno attraverso l’oggetto. A p. 65 introduce il fantasma: “Questo
confronto, questa scena strutturata, questo scenario ci sollecita degli
interrogativi: che cos’è? Qual è la sua portata? Ha forse il valore
fondamentale, strutturato e strutturante, di quello che cerco di precisare per
voi quest’anno sotto il nome di fantasma? É un fantasma?”. È effettivamente un
fantasma ed esattamente un fantasma da sogno: Lacan aggiunge
all’interpretazione significante del sogno la rappresentazione immaginaria che
il sogno offre per qualificarla come fantasma del sogno. Ammette che un
fantasma sia nel sogno, appunto perché siamo al livello di rappresentazioni
immaginarie, e lo fa fino al punto di dire che questo fantasma conserva la
stessa struttura e la stessa significazione in altri contesti clinici: ci
mostra come possa apparire nella psicosi, cioè quando è in gioco la forclusione
come diversa dalla rimozione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
“Nella psicosi tale articolazione
può sfociare in quelle sensazioni che vengono chiamate di invasione o di
irruzione, oppure in quei momenti fecondi in cui il soggetto pensa di avere
veramente di fronte qualcosa che è molto più vicino all’immagine del sogno di
quanto ci si possa aspettare, vale a dire qualcuno che è morto. Il soggetto
vive con un morto, ma con un morto che semplicemente non sa di essere morto”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La prima logica del fantasma<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’interpretazione lacaniana va
dunque al di là di quella edipica: questo sogno è una risposta al punto panico
del soggetto, che Lacan descrive a p.96: “…L’oggetto consiste in qualcosa che è
fuori di lui e che il soggetto non può cogliere nella sua natura specifica di
linguaggio se non nel momento preciso in cui lui, come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">soggetto deve cancellarsi, dileguarsi, sparire dietro un significante.</i>
In questo momento che è, direi così,<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> un
punto panico</i>, il soggetto deve aggrapparsi a qualcosa, e si aggrappa per
l’appunto all’oggetto in quanto oggetto del desiderio.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Se, attraverso il significante,
Freud interpreta la rivalità edipica aggiungendo la clausola mancante<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">secondo
il suo augurio”</i>, Lacan invece dice che l’interpretazione attraverso
l’oggetto va al di là, è più radicale: si tratta dell’uso del fantasma per
rispondere all’interrogazione sul suo nome di soggetto, sulla verità del suo
essere, al di là della rivalità edipica che ancora salva il padre, come dirà
più tardi nel Seminario XVII. Proprio in quel seminario, nel capitolo VIII, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Dal mito alla struttura</i>, Lacan riprende
il sogno del padre morto nel contesto della messa in rapporto tra questo sogno
e il desiderio d’ignoranza della propria morte, per fare dell’identificazione
l’equivalenza tra il padre morto e il godimento. Cioè trasforma il mito e fa
del padre un operatore strutturale, un agente della castrazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La logica del fantasma è spiegata
chiaramente a p. 416: <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 54.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -36.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-list: Ignore;">I)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span><!--[endif]-->“Il soggetto incontra nell’Altro quell’incavo, quel
vuoto che ho elaborato dicendovi che non c’è Altro dell’Altro”. Con questa
definizione Lacan critica una sua categoria proposta nel seminario V e lascia
il soggetto senza indice per nominarsi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 54.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -36.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-list: Ignore;">II)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span><!--[endif]-->“A questo punto il soggetto fa intervenire da altrove,
ossia dal registro immaginario, qualcosa che fa parte di lui stesso in quanto
coinvolto nella relazione immaginaria con l’altro”, nel rapporto speculare
all’altro immaginario. “Questo oggetto è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a
</i>minuscola<i style="mso-bidi-font-style: normal;">. </i>Essa sorge esattamente
nel posto in cui si pone l’interrogazione di S su ciò che egli è veramente, su
ciò che vuole veramente.”<span style="mso-tab-count: 1;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 54.0pt; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -36.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-list: Ignore;">III)<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span><!--[endif]-->Questo oggetto ha una funzione di supplenza tramite la
quale il soggetto stesso apporta il riscatto alla carenza a livello dell’Altro
del significante che gli risponde. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questi due versanti della
designazione da parte del soggetto – cercando la risposta dell’Altro sul suo
nome di soggetto e la ricerca di una risposta per evitare il suo svanire
utilizzando una parte di se stesso, ovvero l’oggetto che è nel fantasma –<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>possono essere chiarificati utilizzando le
due operazioni studiate da Lacan nello scritto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Posizione dell’inconscio</i> e nel Seminario XI: l’alienazione e la
separazione. In un certo senso, quello che nel Seminario VI è letto in termini
di linguaggio è ripreso, nello scritto e nel Seminario XI, in termini di
operazioni logiche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’essenziale della questione
della separazione è che il soggetto diviso dal significante produce l’appello,
condizione di complementarità che non sarà rivolta all’Altro, ma lui stesso
dovrà mettere in gioco qualcosa, cioè l’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a.</i> Attraverso di esso potrà stabilire una congiunzione tra la posizione
di soggetto e l’oggetto. Ovvero quella che scrive il fantasma, $<><i style="mso-bidi-font-style: normal;">a.</i><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel seminario VI si inizia già a
esplorare un campo al di là del significante, il campo del fantasma,
dell’oggetto. Anche se quest’ultimo, in questo momento, ha ancora uno statuto immaginario,
costituisce un avanzamento rispetto ai suoi scritti precedenti, ad esempio
rispetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La direzione della cura, </i>testo
nel quale il desiderio non aveva un oggetto, era metonimia della
mancanza-a-essere. Per questo motivo Lacan collega l’intervento dell’analista
all’immagine del San Giovanni di Leonardo, “perché l’interpretazione ritrovi
quell’orizzonte disabitato dell’essere”. Anche per questo l’interpretazione
“deve dispiegare la virtù allusiva”, fare segno verso un al di là.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il seminario VI interroga il
rapporto indefinito che il significante produce, la sua metonimia costante
stabilisce invece che il desiderio suppone un rapporto all’oggetto per la via
del fantasma e che il fantasma è interpretazione del desiderio a condizione di
partire dalla diacronia, dalla successione del desiderio, ma raccogliendo allo
stesso tempo la sincronia, da cui il valore della formula $<><i style="mso-bidi-font-style: normal;">a</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’oggetto (a) come oggetto parziale, oggetto di taglio<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
All’inizio del seminario si
produce una conciliazione tra l’ordine simbolico e l’ordine immaginario.
Conciliazione messa in evidenza nella propria scrittura della formula del
fantasma dove $ sta per il soggetto del significante, della parola, e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a</i> per l’oggetto. Alla fine del seminario
la struttura eterogenea del fantasma sarà un’articolazione tra simbolico e
reale, data la definizioni dell’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></i>come reale, che avverrà molti anni più
tardi. La formula è la stessa, ma cambia qualcosa, Lacan estende il concetto di
oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a </i>al di là dell’altro
immaginario, ammettendo che tutta una catena, tutta una sceneggiatura, possa
iscriversi nel fantasma. Sono pagine bellissime, di un rigore clinico
straordinario, forse non c’è una descrizione più accurata del passaggio
all’atto perverso di quella analizzata nell’atto esibizionista e voyeurista del
capitolo XXIII; neppure nella produzione di una perversione artificiale, come
nel caso presentato da Ruth Lebovici.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In questo momento Lacan
s’interessa a quella che è propriamente la struttura del soggetto, e la trova
nell’intervallo della catena significante, nel taglio, che sarà l’ultima parola
di questo seminario. Nel capitolo XXII, Lacan convoca l’oggetto pre-genitale
che è rimasto durante l’intero seminario assente dal registro del fantasma.
L’oggetto pre-genitale considerato fino a questo momento essenzialmente come un
significante, si trova qui implicato nel fantasma come oggetto di taglio. Ciò
vuol dire che<u> </u>Lacan fa una virata sensazionale e la fa senza segnalarla.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Si scopre così che l’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a </i>non è soltanto radicato
nell’immaginario, ma che esso è anche oggetto di taglio, oggetto di svezzamento,
e d’altra parte, all’altra estremità, l’oggetto che il soggetto rigetta e che
si distacca da lui. “Del pari tutto l’apprendistato dei riti e delle forme
della pulizia consiste nell’insegnare al soggetto a recidere da sé ciò che
rigetta. Nell’esperienza analitica comune facciamo essenzialmente del taglio la
forma fondamentale dell’oggetto nelle cosiddette fasi orale e anale.” Ci sono
qui anche alcuni prolegomeni degli altri oggetti: la voce e l’oggetto scopico,
almeno nelle considerazioni sul fantasma perverso nell’esibizionismo e il
voyeurismo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lacan si domanda cosa possono
essere questi oggetti del fantasma se non oggetti reali. Lo fa con quella
disinvoltura che gli è abituale, come se non fosse lui che per tutto il
seminario, fino a quel momento, ha parlato di oggetto immaginario.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È un nuovo orientamento del suo
insegnamento: nota che questi oggetti reali hanno uno stretto rapporto con la
pulsione vitale del soggetto, è un modo per cominciare a parlare del godimento.
Sembrerebbe quasi, come nota appunto brillantemente Miller, che l’inizio e la
fine del seminario non siano contemporanei: ciò ci mostra, una volta di più,
come l’insegnamento di Lacan sia un work-in-progress continuo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel corso di questo seminario la
formula del fantasma, come il rapporto tra il soggetto diviso e l’oggetto
immaginario dell’inizio, diventa, infine, il rapporto tra il soggetto e
l’oggetto reale. Con tutte le conseguenze che comporta, ad esempio:
l’interpretazione stessa viene rinnovata, il taglio sarebbe la modalità più
efficace d’interpretazione, a condizione che non si faccia in modo meccanico. È
anche il taglio a unire simbolico e reale, come all’inizio del seminario era il
fantasma a collegare simbolico e immaginario. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Qui Lacan evoca il termine di
Jones sulla castrazione: l’afanisi. È uno di quei termini che Lacan riprende
spesso nel suo insegnamento, in quanto definisce bene la struttura del soggetto
nel suo svanimento. A differenza dalla letteratura analitica dell’epoca, che
sembra allontanarsi ogni volta di più del concetto di castrazione, Jones ne
conserva il concetto, tuttavia mostrando una certa confusione. A parere di
Lacan questa confusione sarebbe dovuta all’irrisoluta questione di Jones sui
rapporti della donna con il fallo; tuttavia insiste sul tema della castrazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ad ogni modo questo uso di Jones
dell’afanisi - definita come sparizione, scomparsa - interessa Lacan soltanto
nei termini della struttura del soggetto e non per l’utilizzo che ne fa questo
autore, come svenimento del desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Si capisce che Lacan è
interessato all’afanisi del soggetto perché deduce da essa una vera svolta dei
rapporti tra soggetto e oggetto. Non è già il rapporto che viene ritenuto, per
dire così, immanente alla pura dimensione della conoscenza, ma il rapporto del
desiderio, che porrà comunque dei problemi più complessi com’è provato
dall’esperienza freudiana (p. 116). In diversi momenti del suo insegnamento
Lacan interroga la prospettiva della filosofia – che è anche quella della
scienza – che fa del soggetto della coscienza il suo fondamento e oppone la
prospettiva psicoanalitica, per la quale la dimensione del desiderio e del
godimento non si possono elidere. Il soggetto, lontano dall’essere trasparente
a se stesso, si costituisce nell’assoluta opacità da sé. Per la psicoanalisi
l’inconscio è il fondamento del soggetto e lo svanimento del soggetto è perciò
cruciale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lacan si sofferma a evocare in
che senso si effettua questa incidenza concernente l’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a </i>su quello che potremmo chiamare la
specificità istintuale del bisogno. Dice così (pp. 121-123): “Quando
l’interposizione del significante rende impossibile il rapporto del soggetto
con l’oggetto, ovvero quando il soggetto non può mantenersi in presenza
dell’oggetto, sappiamo già che cosa succede: l’oggetto umano subisce quella
specie di volatilizzazione che nella nostra pratica concreta chiamiamo la
possibilità di spostamento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ciò non significa semplicemente
che il soggetto umano, come tutti i soggetti animali, vede il proprio desiderio
spostarsi di oggetto in oggetto, ma che lo spostamento è precisamente ciò per
cui può mantenersi il fragile equilibrio del suo desiderio.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questo spostamento è, quindi, un
modo di simbolizzare metonimicamente la soddisfazione. Il desiderio è sempre
insoddisfatto e per la stessa ragione la dialettica della cassetta e dell’avaro
ci porta direttamente alla significazione dell’oggetto. In questo caso una
certa ritenzione dell’oggetto, come ci esprimiamo ricorrendo alla metafora
anale, è la condizione perché sussista il desiderio ma solo nella misura in cui
l’oggetto ritenuto, che fa da supporto al desiderio, non sia a sua volta
l’oggetto di un godimento. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La fenomenologia giuridica ne
reca le tracce. Quando si dice che si concede a qualcuno il godimento di un
bene, cos’altro vuol dire se non per l’appunto che umanamente è del tutto
concepibile avere un bene di cui non si gode, ma di cui gode un altro.
L’usufrutto - come si chiama nel diritto - mostra la funzione di pegno del
desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Gettando un ponte verso la
psicologia animale, Lacan paragona la psicologia dell’avaro con l’attività
dell’ippopotamo per salvaguardare il campo del suo pascolo. “Insomma, se
l’ippopotamo preserva il suo pascolo con i suoi escrementi, l’uomo salvaguarda
la propria merda come pegno del pascolo essenziale. È la dialettica di quello
che chiamiamo simbolismo anale, una delle dimensioni assolutamente insospettate
prima che l’esperienza freudiana ce la scoprisse - nuova rivelazione delle <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Nozze di chimo</i> fra l’uomo e il suo
oggetto.”<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il progresso realizzato dall’uomo
dipende dal linguaggio, il quale fa intervenire nel nostro rapporto con
l’oggetto la complicazione essenziale, inducendoci a intrattenere con l’oggetto
un rapporto problematico. Dice anche che è lo stesso problema posto da Marx:
come accade che gli oggetti umani passino da un valore d’uso a un valore di
scambio?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel capitolo VII Lacan comincia a
distinguere domanda e desiderio, questa contrapposizione gli serve per
formulare una critica radicale alla psicoanalisi dopo Freud: lo slittamento,
nella teoria e nella pratica, confluisce in una nozione generale di nevrosi di
dipendenza che nasconde il fatto essenziale della domanda con i suoi effetti di
oppressione del soggetto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il concetto stesso di sintomo è
in gioco e Lacan si preoccupa di negare che sia semplicemente il retaggio della
frustrazione concepita come una mancanza nella realtà. Lacan vuole strappare il
concetto di frustrazione dal contesto empirista ed evolutivo nel quale era
catturato, per farlo precisa che la frustrazione non è un insieme di esperienze
vissute nel rapporto del soggetto con l’oggetto della realtà, nel quadro di un
rapporto duale con l’oggetto, puramente immaginario, speculare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il soggetto sperimenta un danno
immaginario ma anche situato a livello dell’io speculare non è questo circuito
quello che determina l’operazione. La novità maggiore nella rilettura del
concetto di frustrazione si trova nell’agente, concepito come Altro simbolico.
Lacan critica anche la traduzione di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Versagung</i>
come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">frustrazione</i>. Dice che in
tedesco significa piuttosto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">rottura della
parole</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">annullamento</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">revoca di una promessa</i>, una parola che
non è intrattenuta da un Altro. Un Altro che non è immaginario ma simbolico. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tra ciò che scopriamo
effettivamente nell’analisi come conseguenza della frustrazione e, d’altra
parte, il sintomo, c’è un’altra cosa ancora più complessa, che si chiama
desiderio. Il desiderio non è il risultato di certe impressioni della realtà,
ma lo si può comprendere nel nodo in cui per l’uomo si allacciano il reale,
l’immaginario e il suo senso simbolico.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dopo la disamina sul “sogno del
padre morto” e l’analisi sulla posizione dell’essere in difetto, questa
minusvalenza soggettiva del padre segnala che non riguarda il fatto che egli
sia morto, ma che sia colui che non lo sa. È così che il soggetto si situa di
fronte all’altro. Non soltanto l’altro non sa di essere morto, ma Lacan
aggiunge anche, che al limite, è importante non dirglielo. “Dopo tutto questa
specie di protezione esercitata nei riguardi dell’altro si trova sempre, più o
meno alla radice di ogni comunicazione fra gli esseri, dove c’è sempre ciò che
si può e ciò che non si può fare sapere all’altro. Ecco un dato di cui dovete
soppesare le incidenze ogni volta che avete a che fare con il discorso
analitico”. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A partire da questa protezione
necessaria rispetto all’altro, Lacan accosta un altro sogno, tratto dall’ultima
pagina del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Diario d’esilio </i>di
Trotsky. Questo sogno particolarmente commovente interviene nel momento in cui,
forse per la prima volta, Trotsky comincia a sentire dentro di sé i rintocchi
di un certo cedimento della potenza vitale, sempre così inesauribile in lui.
Nel sogno gli appare il compagno Lenin. Costui gli fa capire che forse questa
volta c’è in lui, Trotsky, qualcosa che non raggiunge quel livello anteriore.
Ma davanti a questo vecchio compagno, Trotsky pensa a trattarlo con riguardo e
in un modo che viene valorizzato da quell’ambiguità che c’è sempre nel dialogo.
Volendo richiamare un ricordo che si riferisse precisamente al momento in cui
l’impeto di Lenin era venuto meno, Trotsky gli dice, per indicargli il momento
in cui era morto, “il momento in cui tu eri molto, molto malato”. Come se una
formulazione precisa della situazione in cui versava potesse, con il suo
soffio, dissolvere l’ombra che, nel suo sogno, si trovava di fronte alla stessa
svolta dell’esistenza in cui Trotsky stesso si trovava. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Vediamo le stesse coordinate del
sogno del padre morto. Se nella ripartizione fra le due forme esaminate del
sogno l’ignoranza è imputata all’altro, come non vedere che, inversamente, c’è
anche l’ignoranza del soggetto stesso, il quale non solo non conosce il
significato del suo sogno, ovvero tutto ciò che è soggiacente al sogno e che
Freud evoca – la sua storia inconscia, gli antichi auguri di morte rivolti al
padre – ma, per di più, non sa qual è la natura del dolore al quale egli, il
soggetto, partecipa in questa occasione? Cercandone l’origine abbiamo
riconosciuta nel dolore che aveva provato, intravisto partecipando agli ultimi
momenti del padre. Ma è anche il dolore dell’esistenza come tale, al limite in
cui l’esistenza sussiste in uno stato in cui tutto ciò che di essa viene
appreso è ormai il suo carattere inestinguibile e il dolore fondamentale che la
accompagna quando da essa si cancella ogni desiderio, quando ogni desiderio è
svanito da questa esistenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">È precisamente in quanto prende questo dolore su di sé che il soggetto
si fa cieco </i>riguardo a quanto avviene in una prossimità immediata, e cecità
rispetto al<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> fatto che l’agonia e la
scomparsa di suo padre sono qualcosa che minaccia lui stesso. </i>Egli l’ha
vissuto e se ne separa tramite quell’immagine rievocata. Tale immagine,
l’oggetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">a</i>, lo separa da quella
specie di abisso o vertigine che gli si presenta ogni volta che viene
confrontato con l’estremo termine della sua esistenza, e lo ancora a qualcosa
che placa l’uomo, ossia al desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="mso-spacerun: yes;">
</span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
A p. 133 vediamo che Lacan cerca
di spiegare il fantasma come un rapporto puramente immaginario e per farlo si
appella allo schema L. Aggiunge che nella misura in cui si iscrive nella
dimensione della parola in quanto domandante, il soggetto si avvicina
all’oggetto più elaborato: il fallo. Quell’oggetto non potrà raggiungerlo se
non trovandosi egli stesso, come soggetto della parola, cancellato
nell’elisione che lo lascia nella notte del trauma. In alternativa dovrà
prendere il posto dell’oggetto, sostituirsi a esso e sussumersi sotto il
significante fallico. Per<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>andare al di
là di Jones, ma anche di Freud nella famosa controversia, Lacan deve definire
il fallo come sottratto alla comunità immaginaria degli oggetti. La sua è una
funzione privilegiata che ne fa il significante del soggetto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="_gjdgxs"></a>Lacan
discute su come un tipo d’analisi che riconducendo il soggetto continuamente al
livello della domanda – cosa che in una certa tecnica si chiama <i style="mso-bidi-font-style: normal;">analizzare le resistenze –</i> finisca per
ridurre quello che è il suo desiderio. Qui fa alcune considerazioni molto
interessanti sul desiderio nella nevrosi ossessiva (nella p.137). Tutto ciò che
nel soggetto si presenta come il compimento del suo desiderio è qualcosa di cui
non si può domandare. L’ossessivo iscrive, formula il suo desiderio nel
registro della domanda e Lacan aggiunge che “Noi possiamo ricostituirne i
dettagli fino a ritrovare quelli che chiamerai i percorsi labirintici in cui si
infila.”<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il fantasma “un bambino viene picchiato”<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Prendiamo adesso il fantasma <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Un bambino viene picchiato </i>come lo fa
Lacan. Questo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fantasma, </i>Freud l’ha
incontrato in un certo numero di soggetti prevalentemente femminili. Nella
misura in cui la prima fase del fantasma arriva a essere rievocata, sia nelle
fantasie, sia nei ricordi del soggetto, essa viene restituita come <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mio padre picchia il bambino </i>e si
completa con l’espressione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">da me odiato. </i>L’altro
bambino viene qui rappresentato come sottomesso dalla violenza, dal capriccio
del padre all’estremo scadimento, alla massima svalutazione simbolica, come
assolutamente frustrato e privato di amore. L’odio mira al suo essere, si
rivolge in lui a ciò che viene domandato al di là di ogni domanda, ossia
all’amore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tra questa prima fase e la
successiva devono avvenire profonde trasformazioni. Ed ecco come Freud esprime
la seconda fase:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La persona che picchia è rimasta invero la stessa, vale a dire il
padre, ma il bambino picchiato è diventato un altro, si tratta invariabilmente
del bambino stesso che fantastica, la fantasia ha una spiccatissima
accentuazione di piacere e si è riempita di un contenuto significativo. Il suo
enunciato è ora il seguente “</i>Vengo picchiato da mio padre”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma subito dopo Freud aggiunge: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Questa seconda fase è fra tutte la più
importante e densa di conseguenze. Ma di essa si può dire, in un certo senso,
che non ha mai avuto un’esistenza reale. In nessun caso viene ricordata, non è
mai riuscita a diventare cosciente. È una costruzione dell’analisi, ma non per
questo è meno necessaria.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tuttavia, poiché essa sfocia in
una terza fase, dobbiamo proprio ritenerla necessaria.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La formula di questa seconda fase
è la formula del masochismo primordiale.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Questo interviene precisamente nel momento in cui il soggetto, nella sua
ricerca, si trova vicinissimo alla sua realizzazione di soggetto. Più tardi,
quando parlerà dell’operazione di separazione, Lacan dirà che la prima offerta
del soggetto sarà la sua sparizione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Tra la prima e la seconda fase è
avvenuto qualcosa di essenziale: il<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>soggetto ha visto l’altro precipitare dalla dignità di soggetto, di
rivale. L’apertura che si è così originata gli ha fatto intravedere che è in questa
stessa possibilità di annullamento soggettivo che risiede tutto il suo essere
in quanto esistente. Qual è l’essenza del fantasma masochista? Consiste nel
fatto che egli viene trattato come una cosa, che si mercanteggia, si vende, si
strapazza, viene annullato in ogni possibilità augurale di cogliersi come
autonomo. Viene trattato come un cane, ma non come un cane qualsiasi, come un
cane che si maltratta, anzi, come un cane già maltrattato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questo perno della seconda fase
che noi possiamo soltanto supporre, è anche la base di trasformazione a partire
dalla quale il soggetto cercherà di entrare nell’ultima fase, per trovarvi il
punto di oscillazione della sua posizione, ossia<i style="mso-bidi-font-style: normal;"> la $.</i><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nel terzo momento, la
formulazione è impersonale. Chi picchia? Il soggetto rimane evasivo. Solo dopo
una certa elaborazione potrà ritrovare una determinata figura paterna nel suo
fantasma.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Quanto a quello che viene
picchiato non è meno difficile da afferrare. È molteplice: molti bambini. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Uguali incertezze regnano a
proposito della posizione del bambino che ha questo fantasma. Senza dubbio
prende parte al fantasma nella misura in cui è lui a produrlo. Ma in definitiva
non si situa da nessuna parte in maniera precisa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dov’è l’affetto accentuato? È
spostato sull’immagine fantasticata del partner, non tanto in quanto viene
picchiato, ma in quanto verrà picchiato o in quanto non sa come verrà
picchiato. Questo permette a Lacan di approssimare questo momento e l’angoscia,
al considerare in modo diverso la perdita pura del soggetto nella
indeterminazione con l’avvenimento del soggetto dinanzi al pericolo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Dove si trova in fin dei conti il
soggetto? Sarebbe facile dire che si trova tra i due, ma è talmente tra i due
da illustrare in modo esemplare il ruolo dello strumento: nel fantasma di
fustigazione è la frusta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
In effetti lo strumento
interviene frequentemente come il personaggio essenziale nella struttura
immaginaria del desiderio. È proprio sotto questo significante, qui
assolutamente svelato nella sua natura di <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">significante</b>,
che il soggetto si abolisce nella misura in cui si coglie nel suo essere
essenziale.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Veniamo infatti ricondotti a
questo stesso crocevia ogni volta che ci si presenta la problematica sessuale.
Nella donna questa ha come punto cardine la fase fallica. Il punto centrale è
il rapporto fra l’odio della madre e il desiderio del fallo. È da qui che Freud
fa procedere l’esigenza fallica che interviene per il maschio alla risoluzione
dell’Edipo e per la femmina all’inizio dell’Edipo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Questo desiderio del fallo vuol
dire <i style="mso-bidi-font-style: normal;">desiderio mediato dal fallo.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
All’orizzonte c’è la prima
identificazioni con l’Altro, ovvero l’identificazione con le insegne
dell’Altro. Essere il fallo dell’Altro, nel caso la madre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Lacan utilizza le immagini dello
specchio concavo e di quello piano per metaforizzare la via speculare
attraverso la quale il soggetto cerca nel fantasma di raggiungere il suo posto
nel simbolico. Ma questi schemi sono soltanto strumentali, la $ è qualcosa di
diverso da un occhio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Di fatto si tratta di una certa
riflessione che viene fatta con l’aiuto delle parole nel corso del primo
apprendimento del linguaggio, grazie alla quale il soggetto impara a sistemare
alla giusta distanza le insegne in cui si identifica.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il fallo è occupato altrove nella
funzione significante. Di fronte all’altro il soggetto si identifica con il
fallo, ma quando è in presenza del fallo, egli si riduce in frammenti. Basti
pensare a quel che si produce nel rapporto, anche quello più appassionato, tra
un uomo e una donna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nell’uomo il desiderio si trova
al di fuori della relazione amorosa. La forma più compiuta di tale relazione
presuppone in effetti che il soggetto dia ciò che non ha: è questa la
definizione dell’amore. La forma ideale del desiderio, se così posso dire, è
invece realizzata in lui nella misura in cui egli ritrova il complemento del
suo essere nella donna, in quanto lei simbolizza il fallo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Nell’amore l’uomo è veramente
alienato nell’oggetto del suo desiderio, nel fallo. Nell’atto erotico questo
stesso fallo riduce la donna a essere un oggetto immaginario. Ecco perché anche
nella relazione amorosa più profonda viene mantenuta nell’uomo la duplicità
dell’oggetto: la madre/la puttana.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
D’altra parte, il rapporto della
donna con l’uomo che ci si compiace di credere molto più monogamico, presenta
nondimeno la stessa ambiguità, salvo che la donna trova nell’uomo il fallo
reale. Ma, nella misura in cui la soddisfazione del desiderio si produce sul
piano reale, l’amore della donna, non già il suo desiderio, si trasferisce su
un essere il quale è al di là dell’incontro con il desiderio, vale a dire
sull’uomo in quanto è privo del fallo, sull’uomo in quanto per la sua natura di
essere compiuto, di essere parlante, è castrato. Nello scritto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Appunti direttivi per un Congresso sulla
sessualità femminile</i> Lacan propone un’altra duplicità per le donne: l’uomo
desiderato/l’incubo ideale che s’incarna nell’amante castrato o nell’uomo morto
(o entrambi).<br />
<br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Redazione di Alberto Tuccio</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<br /></div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-87650192411175030372018-03-07T16:56:00.002+01:002018-05-17T15:09:08.370+02:00Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 27 gennaio 2018. Docente invitato: Clotilde Leguil<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
presente commento si potrebbe intitolare <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cancellazione
del soggetto e oggetto del desiderio</i>: verterà sul sogno del padre morto,
che è analizzato da Lacan in tre lezioni iniziali del seminario VI. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Introduzione: desiderio e revenant.<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Che
cos’è il ‘desiderio inconscio’?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
risponde a questa questione in queste tre lezioni a partire dalla vera e
propria dissezione di un sogno menzionato da Freud due volte: la prima nel suo
articolo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Precisazione sui due principi
dell’accadere psichico</i> (1911) e la seconda volta ne <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’interpretazione dei sogni</i> nell’edizione del 1930.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Si
tratta del sogno dell’apparizione di un morto e quindi di un sogno più vicino
all’incubo. La dimensione del desiderio vi è in ogni caso elisa o elusa, ed è
intorno a questo che gira il discorso di Lacan. La sua dimostrazione verte su
due aspetti del sogno: la questione del soggetto, del <i>Je</i> del sogno, e la
questione dell’oggetto di desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
innanzitutto segue la tesi di Freud: un desiderio si soddisfa nel sogno, anche
quando si tratta di un sogno che fa sorgere un affetto doloroso, sogno che, in
questo caso, Lacan definisce come fantasma del desiderio. Si tratta di un
fantasma del soggetto e di un rapporto con l’oggetto di desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
L’analisi
magistrale di questo sogno, oltre che alla questione del desiderio
dell’oggetto, rende conto della questione del lutto, infatti è presente
l’apparizione di un morto. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Lacan va al
punto più profondo degli effetti soggettivi della perdita di un essere caro, in
questo caso della perdita di un padre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
sogno dell’apparizione di un morto mostra che l’inconscio si fa carico da solo
di assumerne il compito di quello che si chiamava il <i>necromante,</i> cioè la
figura presso cui ci si poteva recare nei villaggi per far riapparire la figura
dell’estinto. Cosa succedeva quando il necromante faceva riapparire l’ombra
dello scomparso? Niente di più di quello che succede in questo sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
A
pag. 74 del seminario [le citazioni delle pagine sono riferite all’ ed.
francese, ndr] Lacan dice: “L’ombra è quest’essere difronte al quale non si può
dire niente, quest’essere parla ma poco conta, poco importa, perché quel che
dice è anche quello che non dice; il sogno a sua volta non lo dice”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
ricorda la frase che conclude <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’interpretazione
dei sogni</i>: il desiderio è indistruttibile, modella il presente
sull’immagine del passato. È un passaggio dove Freud risponde al quesito “Il
sogno può rivelare l’avvenire?” e la risposta è negativa: “Dovremmo piuttosto
dire che il sogno rivela il passato, è nel passato che ha le proprie radici.
Certo l’antica credenza profetica non è completamente falsa, il sogno ci
conduce verso l’avvenire perché ci mostra i nostri desideri irrealizzati”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo
avvenire è presentato dal sognatore e modellato secondo il desiderio
indistruttibile. Nel sogno del padre morto è in effetti questione di passato e
di avvenire. La temporalità strana del sogno rimanda il soggetto che sogna a
quel che aveva vissuto nel passato, ma come se l’avvenire fosse già accaduto. “L’avvenire
è la realizzazione del desiderio” dice Freud e qui si tratta di un desiderio di
morte nei confronti del padre, però questo avvenire è affrontato nel momento in
cui il padre era ancora vivo, senza che egli sapesse che il figlio aveva
desiderato la sua morte. La freudiana concezione dell'indistruttibilità del
desiderio, contrasta vigorosamente con la distruttività degli esseri stessi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In
questo sogno si tratta di un revenant, ovvero di uno spettro. Chi è il
revenant?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
revenant non è soltanto il padre ma il desiderio antico del figlio, un
desiderio di morte che torna al posto dell’io, è questo desiderio di morte di
cui il soggetto non sapeva. Nel momento in cui il suo desiderio è realizzato,
poiché il padre in seguito è morto, il solo padrone assoluto che resta al
figlio è la morte stessa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È
possibile affrontare il sogno seguendo tre punti:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpFirst" style="margin-left: 39.0pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: "Liberation Serif"; mso-fareast-font-family: "Liberation Serif";"><span style="mso-list: Ignore;">1.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]-->il carattere enigmatico di questo sogno, vedremo
dov'è l’enigma di questo sogno;<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpMiddle" style="margin-left: 39.0pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: "Liberation Serif"; mso-fareast-font-family: "Liberation Serif";"><span style="mso-list: Ignore;">2.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";">
</span></span></span><!--[endif]-->la messa tra parentesi di quello che Lacan
chiama il soggetto dell'enunciazione;<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraphCxSpLast" style="margin-left: 39.0pt; mso-add-space: auto; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: "Liberation Serif"; mso-fareast-font-family: "Liberation Serif";"><span style="mso-list: Ignore;">3.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->l’interpretazione
lacaniana del sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il carattere enigmatico del sogno<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
sogno del padre morto si presenta come un sogno assurdo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Ecco
il sogno, tratto da <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’interpretazione del
sogni</i>: <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Un uomo che ha curato
suo padre malato e che ha molto sofferto per la sua morte, poco dopo tempo da questa
morte fa questo sogno assurdo.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; margin-left: 1.0cm; margin-right: 28.3pt; margin-top: 0cm; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Suo padre era di nuovo
in vita e gli parlava come al solito, ma, cosa strana, era tuttavia morto e non
lo sapeva.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
lo riformula a pag. 41: “il figlio è in lutto rispetto a un padre che ha senza
dubbio amato e sul quale ha vegliato fino alla fine dell’agonia, lo fa
risorgere (il padre) in condizioni che il sogno articola con una semplicità
esemplare. Il padre appare come era quando era vivo, parla, e il figlio è di
fronte a lui muto, colto dal dolore, attraversato dal dolore di pensare che suo
padre era morto e non lo sapeva”. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>In
questa riproposizione ciò che viene sottolineato è innanzitutto la dimensione
dell’affetto di dolore emersa nel sogno, per l’immagine del padre che torna e
parla senza sapere di essere morto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Come
interpreta questo sogno assurdo Freud? Lo interpreta con un’aggiunta: “capiamo
questo sogno se dopo ‘era morto’ aggiungiamo ‘secondo il suo desiderio’
(secondo il desiderio del figlio), vale a dire era morto come il figlio aveva
desiderato” e se si aggiunge ulteriormente “non lo sapeva che il figlio aveva questo
desiderio”, cioè che avesse auspicato la morte del padre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Freud
racconta come il figlio, curando suo padre, avesse spesso auspicato la sua
morte come cessazione delle sue sofferenze. Una volta in lutto il figlio si
rimproverava questo desiderio, come se questo desiderio fosse in qualche modo
implicato nel fatto che il padre fosse morto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
L’analisi
di Freud consiste nel dire che il sogno ha risvegliato un desiderio del figlio,
un desiderio infantile, tuttavia nascosto, coperto dal desiderio che suo padre
non soffra più e muoia.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
nota che il carattere assurdo del sogno proviene da due enunciati: ‘era morto’
e ‘non lo sapeva’, cioè la fine del sogno. Sono anche le due parti del sogno
che trattengono l’attenzione di Freud, quindi la questione di questo sogno si
rapporta alla questione della morte per il soggetto, alla morte dell’Altro ma
anche alla propria morte e in rapporto al sapere inconscio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Quest’ultima
frase del sogno, ‘Non lo sapeva’, rimanda al non sapere, al sapere che non si sa
e quindi all’inconscio: c’è qui un’articolazione tra la morte e il non sapere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In
un certo senso quello che è assurdo nel sogno è che non si può essere morti
sapendo di essere morti, perché una volta morto il soggetto non c’è più per
saperlo, ma è un po’ più complicato se pensiamo, per esempio, alla psicosi.
Nella psicosi è possibile avere a che fare con la propria morte soggettiva, per
esempio possiamo pensare al presidente Schreber che vede l’annuncio della
propria morte sui giornali: caso dove il soggetto è morto e lo sa. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Anche
nella nevrosi ci può essere un rapporto tra la morte e il sapere, si può, in un
certo senso, essere mezzi morti senza saperlo, vale a dire sentirsi mortificati
per qualcosa senza accorgersene. Per esempio, nella nevrosi ossessiva Lacan
sottolinea come il soggetto si domandi inconsciamente se sia vivo o morto,
perché non smette di distruggere il desiderio dell’Altro e al tempo stesso di
distruggere il proprio desiderio. Il soggetto ossessivo affronta la vita come
se fosse morto, dal punto di vista della morte, quindi dal punto di vista
soggettivo è possibile essere morti senza saperlo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo
paradosso si presenta anche nel sogno e, difatti, Lacan scarta la falsa
interpretazione che il sogno realizzi il desiderio del figlio di rivedere il
proprio padre e quindi si potrebbe inserire, secondo il suo desiderio, in un
altro punto, vale a dire suo padre era lì e gli parlava come prima secondo il
suo desiderio. Non è in quel punto che Freud inserisce il desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
desiderio non si situa nel punto immaginario in cui il sognatore rivede il
proprio padre, quel che Lacan ci insegna per aiutarci a situare il desiderio è
che il desiderio si situa sempre in un punto enigmatico e che questo punto
enigmatico è il motore del sogno. Questo punto enigmatico ha a che vedere con
il rapporto del soggetto con il significante: è la parte finale del sogno ‘Era
morto e non lo sapeva’ che indica l’ombelico del sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Inoltre
se si trattasse del desiderio di rivedere il padre in vita non ci sarebbe un
affetto doloroso. Questo sogno è assurdo perché non si può essere morti e non
saperlo, ma è anche come se il punto di assurdità fosse il punto del dolore. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Alla
fine della sua analisi del sogno, Lacan, accosterà il dolore di questo sogno
con il dolore di esistere del figlio: questo affetto di dolore è quindi
spostato! Manca l’idea a cui questo affetto è collegato nel sogno e l’interpretazione
di Freud consiste nell’aggiungere quel che manca: fa intendere quello che il
sogno non dice, nello stesso modo in cui nel sogno il padre parla ma non sa
quel che dice. Questo sogno strano è un messaggio che al tempo stesso dice
qualcosa e non lo dice. Dice non dicendo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Potremmo
dire che se dice la verità del desiderio, perché possa essere sopportabile per
il sognatore, quel che il padre non dice, che non può dire nel sogno (“sono
morto”), il figlio lo dice a se stesso nel sogno: che era morto e non lo
sapeva, come in un futuro anticipato sul passato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo
modo di procedere di Freud è qualificato da Lacan come <i>aggiunta di un
significante</i> e permette di cogliere il punto rimosso nel sogno: proprio
perché un significante è stato sottratto è necessario aggiungerne uno per
capire il sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
sogno annuncia questa sottrazione di significante, la rappresenta, facendo
parlare il padre ma senza dire quel che dice, manca qualcosa. Il padre parla ma
cosa dice? Dunque manca qualcosa in questo punto: ‘non lo sapeva’ sorge già
all’inizio del sogno tra le righe, come in un “il figlio non sa quel che dice
il padre”. In verità, quel che il figlio (il sognatore) non sa è che il padre
era morto secondo il suo desiderio. Di che desiderio si tratta? Lacan raddoppia
il carattere enigmatico mostrando che il desiderio non è quello che il
sognatore conosce già. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Qual
è il desiderio di morte che il sognatore conosce? È quello che si è formulato
quando ha visto il padre soffrire nella sua agonia, e in quel momento ha auspicato
che la sua vita di dolore fosse accorciata, e questo lo sa. Perché nascondere
allora questo desiderio nel sogno? Perché il suo secondo desiderio sparisce? Se
c’è stata sottrazione c’è stata rimozione: il sapere che è stato sottratto al
sognatore egli non lo sa, per l’appunto. Quindi ‘non sapeva’ rinvia al
sognatore, non al padre. Lacan mette l’accento sul soggetto del sogno e sul
‘lui non sapeva’ che fa sparire l’ ‘io non sapevo’.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
il
soggetto dell’enunciazione è da qualche parte nascosto nel “non sapeva”. C’è
stato un desiderio che si è formulato precedentemente, ed è per questo che la
frase è al passato (“non sapeva”), ma questo desiderio non è quello che la
sofferenza del padre sia accorciata, ma un voto più antico formulato dal
figlio: è questo desiderio che ha prodotto un non senso, un bianco, uno zero
nel sogno, vale a dire l’assurdità. Per Lacan uno zero non è certo un niente. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Qual
è quindi questa cosa che manca ma che si segnala attraverso il non sapere? È
qui che Lacan dice che qualcosa in questo sogno si avvicina alle procedure
della necromanzia; colui che ha richiamato dal regno delle ombre l’essere amato
non può letteralmente dirgli niente di quello che è la verità del suo
desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È a
partire da questo silenzio del soggetto, il quale non può dire niente di fronte
all’Altro, che Lacan introduce il fantasma e fa un’analogia tra il rapporto con
la morte nella psicosi e il rapporto con la morte nella nevrosi. Nella psicosi
c'è un senso d’invasione dove il soggetto ha di fronte a sé qualcuno che è
morto, il soggetto vive con un morto che non sa che è morto. Prendendo la
questione da quest’angolatura si potrebbe supporre che Lacan abbia dato qualche
idea a Hitchcock per la scenografia del film <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Psycho</i> nel quale il figlio vive con la madre morta mentre la madre
non sa di essere morta e al tempo stesso, per il figlio, continua a vivere: lui
non sa di essere già morto come soggetto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel
caso di Freud il sognatore non è presentato come un soggetto psicotico perché
non si tratta di preclusione (verwerfung), ma di rimozione di un desiderio
(verdrängung). Quel che è rimosso non è il fatto che il padre sia morto, ma che
lo era ‘secondo il suo desiderio’: il punto di rimozione è designato nella fine
del sogno dalla frase ‘non lo sapeva’ che non rimanda più a nessuna immagine ma
ad un rapporto con un non sapere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Si
tratta perciò di rendere conto di questo desiderio di morte nei confronti del
padre risvegliato nel sogno attraverso un fantasma, vale a dire attraverso lo
scenario immaginario del ritorno del padre. Il soggetto nel sogno ha questo
fantasma di ritrovarsi con il padre vivo e morto, metà morto. Ma chi è morto
nel sogno? Quello che parla o quello che tace?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La messa tra parentesi del soggetto
dell’enunciazione<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
fa una piccola deviazione, perché per spiegare questo sogno è necessario
precisare la differenza tra soggetto dell'enunciato e soggetto
dell'enunciazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel
testo di questo sogno non c'è ‘io’, <span style="mso-bidi-font-style: italic;">c’è
‘lui’ ma non c’è ‘io’</span>. Quello che sta dalla parte del soggetto, Lacan lo
fa notare, è l’affetto di dolore: c’è un padre, c’è un figlio e c’è la morte,
ma non è che per questo ci sia da qualche parte nel sogno il soggetto
dell'enunciazione. Questo soggetto dell’enunciazione è nascosto da qualche
parte, ed è ritrovando dov’è il soggetto dell’enunciazione che Lacan è in grado
di decifrare il sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel
procedere del suo discorso a riguardo, utilizza anche un altro sogno molto più
semplice, allegro, che è un sogno infantile della piccola Anna Freud a due anni
e mezzo: la bambina non dice ancora “io”, parla di sé alla terza persona e
articola questo sogno a voce alta mentre sta ancora dormendo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
È un
sogno che Freud analizza e che ha raccolto ascoltando sua figlia: la piccola è
stata messa a dieta, privata per tutta la giornata di ciò che le piace
mangiare, i dolciumi, perché malata; così sogna dicendo ad alta voce “fragole,
fragoloni, frittata, pappa”. Come nota Lacan, si soddisfa con dei significanti:
gli oggetti del desiderio non sono semplicemente degli oggetti di bisogno ma
sono dei significanti. Per Lacan questo sogno è la nudità del desiderio, perché
tutto ciò che le è stato negato durante la giornata ritorna nel sogno, tuttavia
quel che interessa a Lacan è l’inizio del sogno: prima di elencare tutte queste
prelibatezze Anna dice il proprio nome e cognome: “Anna Freud, fragole,
fragoloni, frittata, pappa”. Cos’è Anna Freud? È il soggetto dell’enunciazione
che nel bambino non è ancora elaborato, che non ha ancora rimosso e che quindi
appare come enunciato. Quando la bambina parla a due anni e mezzo, non si
sottrae ancora dall’enunciato come soggetto parlante.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Altro
esempio è quello che riportato da Alfred Binet quando, domandando a un bambino
quanti fratelli o sorelle avesse ricevette la risposta “ho tre fratelli: Paolo,
Ernesto ed io”. Ciò mostra che il bambino parla senza sapere che sia lui stesso
a parlare; il soggetto dell’enunciazione per lui non è ancora simbolizzato ed è
il motivo per cui quando conta i proprio fratelli e sorelle conta sé stesso. Per
questo motivo Lacan dice che quando il soggetto non si conta più quando parla è
il superamento di una soglia: vuol dire che è il momento in cui ha simbolizzato
qualcosa del soggetto dell’enunciazione. È necessario un passo perché siano
distinti l’io come soggetto dell’enunciazione e l’io come soggetto
dell’enunciato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Quel
che fa la nudità del desiderio nel sogno della piccola Anna è che non c’è
nessuna rimozione, c’è una trasparenza del desiderio. Qui il desiderio non è
enigmatico, non c’è neppure rimozione del soggetto dell’enunciazione, è
interessante vedere come Lacan articoli insieme queste due dimensioni: la
rimozione del desiderio e la rimozione del soggetto dell’enunciazione. Il
soggetto inizia a rimuovere quando simbolizza questo soggetto
dell’enunciazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Un
ulteriore esempio di questo soggetto dell’enunciazione lo si evince da un sogno
di Lacan stesso. Durante una lezione spiegava agli allievi che cos’è la <i>censura</i>,
mostrava i paradossi della censura che impone di non dire qualcosa ma,
spiegando che non bisogna dirla, la dice. La frase che aveva scelto per
esemplificare la questione era: “a chiunque dirà che il re d’Inghilterra è una
testa di cazzo gli si taglierà la testa”. La notte seguente cos’aveva sognato?
Di avere la testa tagliata! Quindi il fatto di dirlo conta, anche se dicendolo
non ha detto “io”, è lui che l’ha detto. Quindi è il soggetto dell’enunciazione
che ritorna nel sogno: sei tu che l’hai detto ed è a te che si taglia la testa.
Questi esempi permettono di mostrare come la rimozione si articoli con il
desiderio e con il soggetto dell’enunciazione. Lo zero non è un niente, è il
soggetto dell’enunciazione che non sente, che non ascolta quel che dice.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Ritornando
al sogno del padre morto, avanzando nella sua interpretazione, Lacan si serve
delle due linee del grafo del desiderio: la linea dell’enunciato e la linea
dell’enunciazione. Si può innanzitutto notare che la frase ‘era morto e non lo
sapeva’ fa sparire il soggetto dell’enunciazione: chi dice questo? Non si sa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
mostra come questo ‘<span style="mso-bidi-font-style: italic;">non lo sapeva</span>’
è un ‘<span style="mso-bidi-font-style: italic;">non lo sapevo</span>’. Nello
stesso modo, ‘era morto’ non è interpretato solo in funzione del soggetto
dell’enunciato (lui), ma in funzione del soggetto dell’enunciazione, che è il
figlio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’interpretazione lacaniana del sogno<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo
sogno è un fantasma del desiderio. Cos’è un fantasma? Un fantasma è un copione
dove il soggetto sparisce, e il soggetto qui nel sogno cancella se stesso di
fronte all’Altro che torna e parla. Il soggetto qui incontra quello che Lacan
chiama “<span style="mso-bidi-font-style: italic;">un punto di panico</span>”,
ovvero un punto in cui si ha a che fare con la propria esistenza e c’è un
qualcosa che si aggancia al desiderio. Un esempio per comprendere questa
dinamica è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’avaro</i> di Molière, infatti
Lacan dice che se vogliamo capire qualcosa dell’oggetto di desiderio dobbiamo
capire questo personaggio di Molière, l’avaro, che ha l’impressione di morire
quando gli si è rubato l’oggetto di desiderio. Non è solo una farsa, dice
qualcosa del rapporto del soggetto con l’oggetto di desiderio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
riprende il sogno cercando di distribuire quello che è dalla parte del soggetto
e quello che è dalla parte del padre. Cosa c’è dalla parte del soggetto? C’è
solo il dolore che il padre era morto. Dalla parte del padre c’è il ‘non sapeva
che era morto’.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
sottolinea tutto il valore soggettivo del ‘non sapeva’: nonostante il soggetto
sembri attribuirlo al padre nel sogno, è in verità il punto di rivelazione
dell’essenza profonda del soggetto. In effetti l’ignoranza del soggetto sulla
propria morte è assurda, quindi l’ignoranza verte su qualcos’altro. Il sogno
nasconde, inganna, cela qualcosa: attribuisce quest’ignoranza al morto ma per
celare un’altra ignoranza, che è l’ignoranza del soggetto, qualcosa che non può
sapere, che non vuole sapere, che è troppo doloroso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Come
si pone il soggetto nel sogno? C'è l’affetto doloroso ma non è tutto, c’è anche
il fatto che il soggetto si situi di fronte al padre sapendo quello che il
padre non sa, cioè sapendo più di lui, una verità spaventosa sul padre: vale a
dire che il soggetto si pone come trionfante sul padre. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Al
tempo stesso il sogno rende il padre immortale perché il padre torna, ma lo fa
come quello che non sa: non soltanto l’Altro non sa di essere morto ma <i>non
bisogna dirglielo</i>. È questo che è doloroso: il figlio vede il padre nel
sogno ma non bisogna che sappia che è morto; questo sogno mette in scena la
rimozione della morte.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
C’è
qualcosa di analogo alla dimenticanza del nome che colpisce Freud e che
racconta nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Psicopatologia della vita
quotidiana</i>, quando cerca il nome del pittore che ha dipinto il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Giudizio Universale</i> a Orvieto, pittore
che conosce bene ma che non riesce a ritrovare come nome, e questo nome è Luca
Signorelli, analizzando questa dimenticanza Freud si convince che questa
dimenticanza viene al posto del rapporto con la morte per lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Qui
nel sogno, il fatto che al tempo stesso il padre parli ma non parli, rimanda a
questo silenzio: il padre parla come prima, ma al tempo stesso tace. L’ignoranza
imputata al padre, il fatto che non sapesse, mette questo non sapere sulla
linea in basso: l’ignoranza imputata al padre rimanda all’ignoranza del
soggetto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Quale
ignoranza? Da una parte il soggetto non sa qual è il significato del sogno e
non sa neppure qual è la natura del dolore che prova: è qui che Lacan introduce
il termine “fantasma di desiderio” perché nel sogno si realizza il desiderio di
prevalere sul padre. Se trionfa è perché lui (il padre) non sa, mentre il
figlio sa, quindi il figlio recupera un plusvalore sul padre, ma questo
sovrappiù d’essere è in effetti una protezione, un velo (quel che è il
fantasma), che gli permette di non essere messo a confronto con l’angoscia
della propria morte.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Quindi
Lacan declina due piani dell’interpretazione:<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
1.
il piano <i style="mso-bidi-font-style: normal;">fantasmatico</i>: il desiderio
realizzato di prevalere sul padre;<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
2.
il piano <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dell’io</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dell’enunciazione</i> e, alla fine, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l’augurio</i>
di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">morte</i> del figlio stesso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Questo
sogno viene accostato alla tragedia di Edipo: è un sogno edipico ma è anche un
sogno che va al di là dell’Edipo, perché al di là della morte del padre c'è il
rapporto con il padrone assoluto che è la morte.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
La
storia di Edipo è la storia di un figlio che realizza il proprio desiderio inconscio
di prevalere sul padre ma, al di là di questo, c’è il momento in cui Edipo
scopre quello che ha fatto: finché non lo sa può vivere, ma il giorno stesso in
cui viene a sapere di avere ucciso il proprio padre e sposato la propria madre
allora dice “meglio sarebbe non essere nati”. Se nascere vuol dire vivere per
provare un simile dolore allora meglio non essere nati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
C’è
qualcosa del genere nel sogno del padre morto, qualcosa di un dolore di
esistere quando non c’è più il desiderio a sostegno della vita stessa, ovvero quando
il desiderio di morte nei confronti del padre è stato realizzato. Senza
saperlo, dunque, il figlio in questo sogno assume il dolore di esistere, perciò
il ‘non lo sapeva’ non riguarda il dolore del padre nel momento in cui era alla
fine della vita: il ‘non lo sapeva’ riguarda il soggetto che assume questo
dolore di esistere al posto del padre. Quel che dice Lacan è che il fantasma di
confronto con il padre è meglio del dolore di esistere. Quest’identificazione
con il padre, questa rivalità con lui nel sogno, è al tempo stesso quello che
protegge il figlio ma anche quello che svela il senso ultimo del sogno: l’immagine
di questo padre che parla e che è morto e non lo sapeva, mette un velo su
quello che c'è di intollerabile, ovvero il dolore del figlio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Ora
che il desiderio di morte del figlio è realizzato, che il padre è davvero morto
e che il figlio ha trionfato su di lui, cosa resta al figlio? Gli resta la vita
senza il desiderio, perché il suo desiderio era il desiderio di morte. Quindi
resta solo il dolore di esistere che lo mette dalla parte del padre nel sogno.
Per questo il sogno lo protegge e gli permette di continuare a dormire, se no
sarebbe un vero e proprio incubo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan,
quindi, va al di là del desiderio di morte edipico e ci mostra come il fantasma
ci sia per tenere a distanza il reale: il soggetto che è muto di fronte al
padre che parla come prima, è uno scenario immaginario che vela questo reale
insopportabile che è il dolore di esistere del figlio. Cito Lacan: “l’ignoranza
che pone di fronte a sé nel personaggio del padre, nell’oggetto in forma di
‘non sapeva’, è assolutamente per lui necessario mantenerlo per non sapere che
sarebbe meglio non essere nati. Se non c'è niente come ultimo termine
dell’esistenza che non il dolore di esistere, meglio assumerlo come il dolore
dell’Altro che è qui e che parla ancora, come io, il sognatore (il figlio)
continuo a parlare”. Vale a dire che il figlio continua a parlare come il padre
nel sogno, e tuttavia ha a che fare con questo dolore di esistere, che lo mette
dalla parte del padre nel sogno e che gli fa dire che è morto e che non lo
sapeva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Lacan
conclude sui sogni di ritorno di un morto, tutti abbiamo sognato un revenant,
sono sogni universali. Cosa vuol dire l’apparizione del morto se non che lui,
il soggetto, non è morto poiché può soffrire al posto del morto, al posto
dell’Altro: questo è il lutto. Meglio, per questo figlio, proteggersi dal reale
della morte, quindi dalla castrazione del padre, che non guardare la morte in
faccia. Il sole, come la morte, non si può guardare in faccia ed è quello che
mostra il fantasma di questo sogno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
In
effetti la morte di un padre per ciascuno, e in particolare per un figlio,
mette a confronto il soggetto con la sparizione di ogni protezione, con la
sparizione di ogni capro espiatorio (di ogni scudo) tra il soggetto e la morte.
Quindi il valore di questo fantasma di desiderio nel sogno consiste nel
proteggere il soggetto da questa scoperta insopportabile; quel che fa e quello
che lo aspetta d’ora in poi è la propria morte e il fatto che anche lui un
giorno sarà morto e non potrà saperlo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
DIBATTITO<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
DOMANDA:
volevo chiedere di spiegare il rapporto tra il fantasma del desiderio e il
dolore di esistere e, visto che ci è stato detto della sua passe recente, mi
chiedevo appunto il rapporto tra il fantasma del desiderio, dolore di esistere
e passe, come si articolano.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
RISPOSTA:
rispondo a questa questione che non mi sono posta in questi termini, ma molto
giusta, sul momento del termine dell’analisi. Non risponderò a partire dalla
mia testimonianza perché non l’ho ancora fatta ufficialmente e non sono qui per
parlare della mia analisi, ma è vero che a partire dalla passe si legge Lacan
in un modo differente, perché lo si legge a partire dalla propria analisi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Che
rapporto c’è tra il sogno del padre morto e la fine dell’analisi?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Il
sogno del padre morto non è una traversata del fantasma, e Lacan ha definito,
almeno nel 1967, la fine dell’analisi come una traversata del fantasma. Questo
sogno non è una traversata del fantasma ma l’interpretazione di Lacan tocca un
punto di reale, quindi rimanda in qualche modo alla fine dell’analisi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nel
sogno del padre morto il figlio ha bisogno di situare il dolore di esistere dalla
parte del padre, vale a dire che nel suo sogno è il padre che deve essere
protetto da una verità. Soprattutto non bisogna dirgli che è morto perché non
lo sa. E la fine dell’analisi può coincidere con questo momento in cui si può
assumere qualcosa del reale, senza mettere dalla parte dell’altro quel che ci
concerne nel modo più profondo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
All’uscita
di questo seminario cinque anni fa [in Francia, ndr], Miller aveva commentato
questo sogno, ed ero in un momento della mia analisi in cui non riuscivo a cogliere
bene perché questo sogno fosse un fantasma che proteggeva il soggetto. Quel che
mi appare chiaro oggi, anche grazie all’esperienza della fine dell’analisi, è
che quel che protegge il soggetto in questo sogno è questa configurazione duale
che è di fronte all’Altro. Ora, nella fine dell’analisi invece si è soli, si è
messi a confronto con un punto di solitudine che non concerne nemmeno più il
rapporto con l’Altro. Ecco quello che posso rispondere su questo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
DOMANDA:
mi sembra che questo sogno apra in qualche modo la via a quello che è poi
l’aldilà dell’Edipo e mentre raccontava mi è venuto in mente la frase del padre
“si può farne a meno a condizione di servirsene”. In qualche modo il fatto che
il padre funzioni come oggetto del fantasma è necessario per poter poi assumere
su di sé, in qualche modo, l’essere per la morte.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
RISPOSTA:
è interessante vedere come sia Lacan che introduce la dimensione dell’al di là
dell’Edipo nell’interpretazione del sogno, perché Freud introduce il desiderio
edipico per risolvere l’assurdità del sogno, ma quello a cui si interessa Lacan
in particolare è questo dolore, quindi possiamo dire che è un sogno edipico,
non è il sogno di un soggetto che è al di là dell’Edipo, ma è un sogno che fa
apparire il modo in cui l’Edipo protegge il soggetto dal reale. In questo modo
si vede come il soggetto inconsciamente si serva del padre, poiché lei riprende
questo termine, si serve del padre nel fantasma per mettere un velo sulla
propria morte, sulla questione della propria esistenza. Quel che fa apparire
bene questo sogno è il fantasma come velo e come punto di sparizione
soggettiva. Il confronto con il reale, e qui è il reale della morte, in un
certo qual modo fa sparire il soggetto o lo rimanda al solo punto d’appoggio
che gli resta che è il suo desiderio. Qui nel sogno vediamo il soggetto che si
rappresenta muto di fronte al padre quindi, in qualche modo, che sparisce di
fronte al padre. Nel sogno il soggetto si cancella. C’è, come diceva Jones,
l’afanisi<i> </i><span style="mso-bidi-font-style: italic;">del soggetto</span>,
e quel che dà conto della dimensione fantasmatica è di attribuire questa
sparizione al rapporto con l’Altro. Attribuire questa divisione al rapporto col
padre permette a questo soggetto di utilizzare il padre per proteggersi da
qualcosa. Quel che è paradossale in questo sogno è che il padre c’è (parla) e,
al tempo stesso, la dimensione protettrice del padre è già rovesciata per il
fatto che è morto senza saperlo. Di conseguenza questo sogno rimanda al
soggetto senza che lo possa sapere, rimanda che il soggetto è solo di fronte al
reale che lo riguarda. Questo reale che lo riguarda è quel che resta dopo la
sparizione di suo padre, quel che gli tocca dopo la sparizione di suo padre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Fabio
Galimberti: Lei ha articolato la questione della morte con appunto questo
sogno, e c’è tutta una coloritura ossessiva in questa analisi e però ci sono
esperienze di altri soggetti non nevrotici ossessivi, ma piuttosto isterici,
che fanno questi sogni di revenant o addirittura immaginano che ci sia un
ritorno del padre. E dunque volevo chiederle come si può pensare la stessa
questione però nell’isteria, se c’è una sfumatura diversa, se si può pensarla
nello stesso modo oppure in un modo un po’ differente, perché la questione
“sono vivo/sono morto” è molto ossessiva, non è una questione isterica. Come si
può pensare questa questione del revenant nell’isteria? Se c’è una sfumatura,
una nuance differente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Clotilde
Leguil: I sogni di apparizione di morte in effetti sono trans-strutturali.
Lacan spiega molto bene che dal punto di vista del simbolico, e quindi
dell’inconscio, la morte non esiste. Nel momento in cui il soggetto sta
entrando nell’ordine del significante non sparisce più, questo dà conto del
fatto che il morto non è morto per l’inconscio. Dal punto di vista dei
significanti che hanno rappresentato questo soggetto non è morto, e il
significante è immortale. Questa quindi è la prima risposta: l’immortalità è
simbolica e di conseguenza i sogni di morte per tutti i soggetti che sono
inseriti nella struttura. In questo sogno c’è in effetti qualcosa della
struttura ossessiva nel senso che la questione posta è il “sono vivo o morto”,
dal punto di vista anche della rivalità con il padre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Nell’isteria,
se seguiamo Freud e Lacan, la questione è piuttosto relativa all’amore per il
padre che non alla rivalità con il padre. Quindi il sogno del ritorno del padre
nell’isteria è destinato a rendere conto di questo amore immortale per il padre
o, se si va al di là dell’Edipo, della possibilità di staccarsi da quest’amore.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Fabio
Galimberti: ho proprio il caso di una paziente che bizzarramente ha il fratello
che fa lo stesso pensiero suo: hanno avuto lo stesso padre e il fratello
immagina che il padre che è morto ritorni ed è angosciato da questa cosa. Non è
un delirio, è proprio una paura e qualcosa che ritorna nei pensieri e nei
sogni, e lo fa anche questa paziente, cioè fanno lo stesso pensiero (la stessa
fantasia) però in due modalità diverse credo, e certamente questa paziente è
isterica, ha avuto un amore e ha un amore immortale che non è ancora finito per
il padre. Quindi l’esempio è questo, ma non è solo nei sogni, è anche nei
pensieri, proprio nei pensieri fatti nella veglia e non dico di più, non ci
sono cose più concrete ma è proprio una paura che bizzarramente ha anche il
fratello e si sono ritrovati a raccontarsi la stessa paura. Però, credo, con
questioni sottese diverse per cui mi interessava molto questa questione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Clotilde
Leguil: è vero che i sogni di apparizione dei morti nei casi di Freud li
abbiamo nell’ uomo dei topi che vede il padre tornare dopo la morte e
sorprenderlo mentre si masturba. Nei casi di isteria…. non è Dora…. Anna O. ha
curato il padre morto….<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Fabio
Galimberti: i sogni della mia paziente sono di due tipi. Uno di godimento: cioè
il padre è nel letto e si risveglia e vuole avere un approccio sessuale, non
con la paziente, però è un sogno di godimento sessuale. Gli altri sono sogni in
cui immagina invece qualcosa della morte, cioè si ritrova al fondo della tomba,
nel loculo in cui il padre viene inserito. Per cui sono di due tipi: uno più
sul versante del godimento sessuale, l’altro su un godimento mortifero, o
comunque sulla questione della sepoltura, del lutto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
Clotilde
Leguil: per concludere possiamo dire che nel seguito del seminario VI sarà di
nuovo in questione il padre morto con Amleto, e là il fatto che il padre parli
e dica qualcosa che lui capisce bene non semplifica le cose dal punto di vista
del desiderio. Tutta l’analisi di Lacan riguardo Amleto verte sul desiderio di
morte, così come l’analisi di Freud. Perché quel che il padre morto domanda al
figlio Amleto è di andare a uccidere il suo assassino e Amleto non riesce a
capire perché non riesce ad uccidere questo zio che detesta e di cui non riesce
a liberarsi. L’analisi di Freud consiste nel mostrare come questo atto incontra
lo stesso desiderio edipico di uccidere il padre. L’analisi di Lacan riprende
questi stessi termini ma sposta l’accento sulla madre e sul desiderio della
madre, perché quel che è enigmatico per Amleto è il desiderio della madre come
donna. Vale a dire: com’è che la madre ha potuto sposarsi e andare a letto con
il nuovo marito quando i resti del pasto, della cena, del funerale, non erano
ancora freddi. C’è qualcosa del godimento femminile nella madre che mette il
figlio in una condizione di inibizione, e qui il punto enigmatico per il figlio
è il desiderio della madre come donna.<o:p></o:p><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: Calibri;">Redazione di Alberto Tuccio</span><span style="color: #222222; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
</div>
<div class="Textbody" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-33154455959496541392018-01-23T17:43:00.000+01:002018-01-23T17:43:43.522+01:00Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 10 giugno 2017. Docente invitato: Florencia Shanhan<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Testo di riferimento: Jacques Lacan, Il seminario. Libro
X. L'angoscia, Einaudi 2007.</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> <b> I. Introduzione</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nell'accingermi
a preparare la conferenza di oggi mi sono chiesta quale sia il rapporto tra il
tema di questo seminario e la situazione attuale. Mi piacerebbe partire da qui
per affrontare la questione da tre punti di vista. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Primo:
in che tipo di mondo viviamo? Non c'è dubbio che lo si possa definire l'impero
dello sguardo. Definizione che può essere correlata a ciò che Jacques-Alain
Miller (d’ora in avanti JAM) chiama “l'ascesa allo zenith del sociale
dell'oggetto<i> a</i>”. Basta solo accendere la TV per farsi un'idea di quello
di cui sto parlando. Che cos'è tutta questa spazzatura che ci scruta
costantemente dallo schermo televisivo? A che tipo di invasione stiamo
assistendo in termini di show televisivi popolari? Si tratta di spettacoli
intimamente collegati alla funzione dell'oggetto e del corpo: accumulatori
compulsivi, tatuaggi, chirurgia plastica, deformità. Un'esibizione universale
che ci spinge a ripensare le nozioni cruciali lacaniane quali finzione,
sembiante, verità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Secondo:
come si manifesta la sofferenza a noi psicanalisti? Ci troviamo davanti a
disturbi d'angoscia mai visti sino ad ora. Tuttavia di cosa stiamo parlando
quando parliamo di angoscia? Non mi addentrerò nella dimensione problematica
della traduzione di termini tedeschi e freudiani. Ma sarebbe auspicabile che li
aveste in mente. Potremmo affermare che la sofferenza si manifesta tra due
diverse polarità: il polo della schiavitù dal godimento, in cui il soggetto è
nella posizione di essere servo di un oggetto (tutte forme di dipendenza) e il
polo della padronanza assoluta (di cui l'anoressia è il paradigma, ma lo è
anche la psicoterapia come ideologia). La Depressione come segno dei nostri
tempi colora pervasivamente l'intero spettro. C'è una sorta di caduta
generalizzata del desiderio accompagnata nei casi migliori dalla mancanza di
speranza, e, nei peggiori, da una forma di cinismo che sfocia nella
canaglieria. Tutto ciò esige un aggiornamento della nozione di inconscio inteso
sia come sapere rimosso sia come supposto sapere. I tipi di richiesta che
riceviamo nei nostri studi privati come nelle istituzioni non sono indipendenti
dalla situazione che connota la nostra società.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">E
infine, dato che sempre meno ci capita di incontrare soggetti con sintomi
strutturati simbolicamente in relazione all'Ideale, sotto forma di un conflitto
riferito a ciò che Lacan definisce nel suo seminario le “morti finali del
desiderio”, siamo minacciati dalla questione di cosa costituisca la specificità
della prassi analitica e del suo discorso al giorno d'oggi. Per parafrasare E.
Laurent “parole e corpi divengono entità separate nell'attuale disposizione
dell'Altro della civilizzazione”. Laddove Freud scoprì l'annodamento tra le
parole e il corpo, sotto forma di quello che definì il sintomo, attualmente
assistiamo a una crescente disconnessione, sia sul piano soggettivo sia nei
discorsi dominanti o egemonici. Non possiamo non porci questa domanda, dato che
in questo stesso seminario Lacan definisce molto chiaramente quale sia lo scopo
dell'analisi (p.259): “l'analisi si è sempre posta come fine - e tutt'ora è
così - quello di svelare il desiderio”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Al
fine di collegare l'obiettivo dell'analisi con la costituzione del soggetto
stesso, così come viene percepito attraverso l'esperienza analitica, Lacan
cercherà di riarticolare nel suo seminario tre nozioni: la domanda dell'Altro,
il desiderio dell'Altro, e il godimento dell'Altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nel
seminario successivo, l'undicesimo, Lacan aggiungerà a questi concetti la
dimensione della conoscenza dell'Altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Al
giorno d'oggi ciò che prevale è il corto circuito della dimensione della
conoscenza. Da ciò deriva la crescita dell'angoscia. All'aumento dell'angoscia
corrisponde quella dell'oggetto. Ma vedremo come l'oggetto del consumo, i tre
oggetti dimensionali che ci accompagnano nel nostro quotidiano, con cui ci
riempiamo, sono precisamente, in quanto causa di desiderio, quelli che otturano
e bloccano il funzionamento dell'oggetto<i> a.</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Non
possiamo certo affermare che gli sforzi di Lacan per formalizzare in questo
seminario le relazioni tra corpo e linguaggio ci forniscano la chiave per
accedere all'imperativo del godimento, all'istinto di morte, a quell' “ordine
di ferro” con cui ci confrontiamo al giorno d'oggi, ma in ogni caso questa è la
nostra scommessa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>II. Il seminario</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Il
seminario X si divide in quattro parti:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Introduzione
alla struttura dell'angoscia/Revisione dello statuto dell'oggetto/L'angoscia
tra godimento e desiderio/Cinque forme dell'oggetto<i> a</i> piccolo che
include 8 capitoli; Le palpebre di Buddha/La bocca e l'occhio/La voce di
Yahweh/Ciò che entra dall'orecchio/I cinque livelli nella costituzione
dell'oggetto<i> a</i>/Il rubinetto di Piaget/ Dall'anale all'ideale/Da <i> a </i>ai- Nomi-del-Padre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l18 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">−<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;"> </span><!--[endif]-->Quali
sono i termini fondamentali?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Angoscia/Oggetto/Desiderio/Soggetto/Altro/Godimento<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l18 level1 lfo2; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">−<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;"> </span><!--[endif]-->Quali
le definizioni sinora? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Angoscia
segno di desiderio/Angoscia è ciò che non inganna/non c'è angoscia senza un
oggetto/Angoscia come segnale del Reale<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Definizione
dell'oggetto<i> a </i>: ciò che resta della divisione nel campo dell'Altro
attraverso la presenza del soggetto. Alla nascita non si è ancora soggetti
parlanti: si è individui in quanto con un organismo e un corpo, ma non si è
ancora soggetti parlanti. C'è una costituzione circolare dell'oggetto che non è
cronologica ma logica. Ciò che accomuna tutte le forme e gli stadi dell'oggetto
è la funzione che esso svolge: la ricerca di Lacan è quella di stabilire come
ciascuno sia collegato alla costituzione del soggetto nel luogo dell'Altro e
come lo rappresenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">
<i> </i>$
& a a ---> $<i><o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Sappiamo
che Freud ha elencato una serie preliminare di questi oggetti, identificandone
tre: seno, escrementi e fallo a cui aggiunse come sottocategoria denaro e prole
- che corrispondono ai cinque parametri di perdite, i cinque oggetti
pulsionali. Come sappiamo l'insegnamento di Lacan si sviluppa in parte
criticando come i concetti di Freud siano stati ripresi dai postfreudiani, in
particolare da coloro che cercarono di vedere nel suo lavoro una teoria dello
sviluppo. Già nel 1956 Lacan dedicò un intero seminario, il IV, a ri-situare la
nozione dell'oggetto in psicoanalisi.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ma
se a quel punto ciò che era in palio era una robusta dimostrazione che la
relazione oggettuale conta più della relazione del soggetto umano con tutte le
possibili forme di “perdita” o “assenza di oggetto” (nella privazione della
triade, nella frustrazione e nella castrazione) in accordo con i tre registri
dell'esperienza, Reale, Immaginario e Simbolico, a questo punto del suo
insegnamento nel seminario X c'è
qualcosa di diverso in gioco. Potremmo dire che da qui in poi l'oggetto inizia
a recuperare la sua consistenza, che non sarà fisica ma logica.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Dopo
aver chiarito lo stato dell'oggetto in quanto immaginario nelle relazioni
dell'Ego con l'altro piccolo, l'identificazione fondamentale con l'immagine
nella loro costituzione nel campo speculare in quello che viene definito stadio
dello specchio, separandolo dalle identificazioni proprie dell'agganciamento
del soggetto alla catena dei significanti tramite S<sub>1</sub>, i tratti unari
dei significanti padroni sotto i quali il soggetto crede di rappresentarsi,
Lacan ora sposta l'attenzione in modo del tutto diverso sul reale del corpo e
sulle dinamiche della pulsione. Come fa un organismo a trasformarsi in un
corpo? Prima la risposta era: totalmente attraverso il linguaggio. Ma anche se
l'Altro è simbolico, è linguaggio pre-esiste al soggetto, la domanda è che cosa
avviene nelle vicissitudini dell'incarnazione di questo astratto Altro
dall'Altro nella realtà, incarnato in una presenza soggettiva attraverso la
cura primordiale o la sua mancanza?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Differentemente
dal primo periodo del suo insegnamento Lacan, qui - citando JAM - l’oggetto
“non appare come il prodotto di una struttura articolata, ma come il prodotto
di un corpo frammentato. Senza dubbio questi oggetti rispondono a una struttura
comune, una struttura del bordo, una struttura di tagli che ora si sono
radicati nel corpo”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Consentitemi
ora una digressione: possiamo affermare che esistono almeno tre teorie del
corpo nell'opera di Lacan: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l12 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">a)<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;"> </span><!--[endif]-->la
prima è quella del corpo speculare costruito attraverso le norme dell'Ego
Ideale, il cui fondamento poggia sulla principale legge che lo regola, vale a
dire il Nome del Padre. Qui siamo nel campo della clinica strutturale. Ma anche
qui troviamo una clinica del corpo: il corpo frammentato dello schizofrenico,
la moltiplicazione delle immagini dell'individuo nella paranoia, la
dissoluzione immaginaria nell'isteria dove il corpo è sensibile alle metafore,
alle metonimie etc. Questa è la clinica della legge fallica in quanto
organizzatrice del corpo: ciò che è chiaro nell'analisi lacaniana della fobia
come mappa del corpo minacciato dalla castrazione e anche nella sua analisi
della perversione come modalità di produrre il fallo immaginario per rinnegare
la minaccia stessa.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l12 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">b)<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;"> </span><!--[endif]-->la
seconda, che corrisponde al seminario su cui stiamo lavorando, riguarda il
corpo dove l'armonia delle leggi simboliche e immaginarie è scosso
dall'introduzione del Reale nella forma dell'oggetto<i> a. </i>Si tratta di un corpo topologico con un
buco centrale che ha un bordo - la zona erogena di Freud - attorno a cui è
costruita la superficie del corpo. Solo quando questa superficie è creata può
avvenire l'identificazione speculare. A questa operazione se ne aggiunge
un'altra simbolica: la castrazione che consiste nella simbolizzazione del buco
in quanto mancanza e che dà al corpo una certa unità. Qui ci troviamo nel campo
della clinica delle nevrosi, dove la relazione tra corpo e angoscia si gioca
allo scoperto e delle psicosi dove la relazione tra oggetto e immagine è in
posizione preminente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l12 level1 lfo4; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">c)<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;"> </span><!--[endif]-->la
terza corrisponde al più recente insegnamento lacaniano e riguarda la clinica
dell'evento di corpo. Qui ciò che è primordiale non è l'immagine speculare, né
il buco topologico, ma lalangue e l'incidenza del godimento Uno sulla sostanza
vitale. L'inconscio viene definito come “il mistero dell'essere parlante”. Non
approfondirò oggi questo argomento, ma è importante sottolineare come molte
definizioni e affermazioni nel seminario X che possono sembrare certe o
definitive in realtà cambino. Anche molte delle impasse e delle questioni
irrisolte troveranno una loro riformulazione soltanto dieci o quindici anni
dopo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<ol start="1" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Le palpebre di Buddha</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nell'ultima
parte del seminario X all'inizio Lacan ritorna alle citazioni sulla
circoncisione per ricordare che “qui si tratta proprio di una relazione
permanente con un oggetto perduto in quanto tale. L’oggetto<i> a </i>in quanto
tagliato presentifica una relazione essenziale con la separazione” (p. 231).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Lacan
in questo seminario tocca diversi punti: le tre grandi religioni, Ebraismo,
Cristianesimo e Buddhismo e ognuna nella sua specifica forma viene utilizzata
per illustrare aspetti della dialettica del desiderio nella costituzione del
soggetto (e dell'esperienza dell'angoscia). Nelle prime due metà del seminario
vediamo come l'angoscia viene pensata in relazione a un determinato incontro
col desiderio dell'Altro; un'esperienza limite e un segnale del confine dell'ego.
In questa seconda parte del seminario l'angoscia viene considerata come una
modalità di difesa dal godimento. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">L'angoscia
verrà esaminata nelle diverse forme assunte in relazione ai tipi di oggetto
parziale, l'oggetto <i>a. </i>La separazione da una specifica parte del corpo
sta a simbolizzare per il soggetto ora alienato la relazione fondamentale col
suo corpo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Come
detto, le cinque forme dell'oggetto <i>a</i> sono inserite in un unico elenco
perché hanno in comune almeno una caratteristica: la loro funzione. Lacan
concepisce l'idea che per il parlêtre ci sia una funzione d'oggetto. A
differenza degli oggetti che conosciamo, quelli che possiamo condividere,
scambiare etc., nella psicoanalisi lacaniana l'oggetto <i>a</i> non è una cosa,
ma una funzione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Lacan
nel capitolo VII di questo seminario dice che “questo oggetto lo indichiamo con
una lettera. La notazione algebrica ha una sua funzione. È come un filo
designato a permetterci di riconoscere l'identità dell'oggetto nelle diverse
incidenze con cui ci appare”. La tesi di Lacan è che la funzione causale negli
esseri umani è collegata alla categoria dell'oggetto, dato che Lacan ritiene
che sia proprio la nozione di causa che il discorso scientifico chiaramente
svela. Al posto della causa la scienza valuta connessioni significative,
correlazioni, leggi e equazioni. La causa è una funzione che riveste una grande
importanza nell'apprendimento spontaneo, la conoscenza del linguaggio corrente,
perché è la causa che prende il posto del buco, del vuoto o dell'assenza che è
di per sé la caratteristica del desiderio. In tal modo esiste di base uno stato
di insoddisfazione del desiderio. C'è un buco. A livello conscio lo definiamo
causa. È così che definiamo il buco: la causa di (il “perché?” dei bambini). La
causa è ciò che appare nella separazione tra le parole e ciò che è reale. Come
se l'oggetto <i>a</i> non potesse essere definito senza includervi la sua
caratteristica fondamentale: quella di essere perduto. “È una porzione di noi
stessi che viene catturata nella macchina e non può essere recuperata. Come
oggetto perduto, ai diversi livelli dell'esperienza corporea in cui si
verifica, è il sostegno, il substrato autentico di qualsiasi funzione della
causa”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
vera e propria nozione di inconscio dipende da questo buco, da questa impossibile
coincidenza tra la coscienza che conosce e l'oggetto della conoscenza. Dietro
al fallimento della conoscenza, del soggetto della conoscenza che sta a
indicare lo spazio vuoto dove la causa mente, c'è quest'altro oggetto e il suo
correlato: l'angoscia. Questo oggetto è parziale. L'angoscia come correlato
dell'oggetto è un'esperienza affettiva sperimentata nel corpo; e questa
esperienza è caratterizzata, come dice Lacan, da una certezza radicata e
assolutamente non ambigua.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nella
dialettica della causa che costituisce l'origine della vita del soggetto, il
corpo non partecipa nella sua totalità, ma interviene come una parte, una parte
separata “in virtù del coinvolgimento nella dialettica significante, c'è sempre
nel corpo qualcosa che è sacrificato, inerte... la libbra di carne.” È la libbra di carne che il soggetto paga
come prezzo della sua umanizzazione, per poter trovare il suo spazio nel campo
dell'Altro. “Il resto è ciò che sopravvive all'ordalia della divisione del
campo dell'Altro attraverso la presenza del soggetto”.<b> </b>Questo resto è
ciò che sopravvive alla prova dell'incontro del soggetto con il puro
significante. Divenendo un soggetto desiderante attraverso questo taglio,
assoggettandosi a una legge che governa l'economia del desiderio, il soggetto
mantiene sempre questa relazione con l'oggetto perduto, quella parte di noi
stessi del nostro essere vivente, del nostro “corpo” in quanto contiguo al
reale a cui abbiamo rinunciato, perdendolo, proprio per incontrare il simbolico
in quanto esseri parlanti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Per
Lacan questo è il senso e il significato del complesso di castrazione: una
perdita immaginaria sostituita da una perdita simbolica. L'angoscia separa e
mantiene una distanza tra il desiderio e il godimento e tuttavia allo stesso
tempo indica il secondo (il godimento) come un segnale di quel resto e della
relazione col reale dopo che il taglio del significante situa il soggetto
nell'ordine simbolico. La questione principale qui verte sul fatto che l'Altro
è Altro perché c'è un resto: l'oggetto <i>a. </i>Quando ciò non avviene, quando
il soggetto rifiuta di dividere l'Altro, l'Altro è Uno e il soggetto tiene
l'oggetto in tasca. Una delle conseguenze sarà che la conoscenza non verrà
pensata come a un soggetto nella scena dell'Altro: l'effetto prodotto sarà una
certezza diversa dall’ dell'angoscia, propria alla psicosi e correlativa al
rifiuto dell'inconscio in quanto tale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Allo
scopo di approfondire la sua spiegazione Lacan confronterà la tradizione
cristiana con quella buddista. Egli afferma che cercherà di descrivere qualcosa
sulla funzione del desiderio, riportando la sua esperienza nel corso di un
viaggio in Giappone avvenuto nello stesso anno. Nel 1971 Lacan tornerà in
Giappone (per tenere un seminario e partecipare alla presentazione della prima
traduzione di alcuni suoi Ecrits in giapponese). Al suo ritorno Lacan teorizzò
che la scrittura ideografica giapponese avesse una funzione paragonabile a
quella di un litorale tra conoscenza e godimento (Lituraterra, in J. Lacan, <i>Altri
Scritti</i>, Einaudi, Torino, 2013). Un modo nuovo di capire cosa può essere
recuperato e come, attraverso la scrittura, della funzione di scarto o resto
dell'oggetto <i>a</i>. Ma ciò avviene molti anni dopo, quando la
concettualizzazione del soggetto si è avvicinata al parlêtre e al sinthomo (vedi
la terza clinica del corpo citata precedentemente).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ci
sia consentito dire che a questo punto Lacan si serve del buddhismo per parlare
dell'oggetto sguardo, mentre si rifà all'esperienza talmudica per affrontare il
tema dell'oggetto voce (Shofar). Lacan si chiede: quale principio regola la
pratica del buddhismo? Il desiderio è illusione. Non ha né supporto né sbocco
né scopo. Ciò ovviamente se rapportato a quella che vorrebbe essere una verità
definitiva. Tuttavia Lacan afferma che nel buddhismo questo viene scritto in
una specifica forma di negazione: il che implica che ciò non può essere
identificato con una riduzione a qualcosa di insignificante. Si tratta di una
forma di “non avere” sia dall'oblatività dell'ossessivo (ti ho dato tutto,
tutto per l'Altro) sia dal godimento da privazione tipico del soggetto
isterico: proprio al punto in cui potrei raggiungere la soddisfazione, svengo,
scappo, rinuncio, sparisco. Non riconosco questo comportamento come dovuto al
mio volere, lo attribuisco all'Altro - più spesso all'altra donna. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Come
fa l'oggetto a entrare nella dialettica del desiderio? Non più come il riflesso
o il doppio del soggetto né come la proiezione immaginaria di ciò che uno è, ma
piuttosto come quello che mi era stato strappato via (tagliato): le conseguenze
cliniche riguardano le varie direzioni che il soggetto intraprenderà per
recuperare ciò che gli è stato tolto. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Le
palpebre della statua lignea sembrano essere state speciale oggetto di
venerazione. Mentre la maggior parte delle statue buddiste ha sempre una
fessura come occhio che lo rende né chiuso né mezzo chiuso, ma in una
particolare posizione dovuta alla pratica meditativa, in questa statuta di
legno, che sta descrivendo, non si può osservare nessuna fessura dell’occhio:
“ha semplicemente a livello degli occhi una cresta aguzza” (p. 247) che dà solo
l’impressione, grazie al riflesso del legno, della presenza, sottostante, di un
occhio ammiccante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">In
che senso allora il desiderio è illusione? Nel senso che “è sempre indirizzato
altrove, a un resto costituito dal rapporto del soggetto all'Altro”. Si noti
qui che il punto di cambiamento, il cambio di rotta verso qualcosa al di sotto
della dialettica del desiderio è annunciato. Ecco perché Lacan insiste che “a
ogni stadio nella strutturazione del desiderio, se vogliamo capire che cosa è
coinvolto nella funzione del desiderio, dobbiamo verificare quello che
definisco il punto di angoscia”. Ciò significa, tra l'altro, che il desiderio e
specialmente la posizione del soggetto desiderante, non possono essere spiegati
pienamente attraverso la sua produzione dal Simbolico e dall'Immaginario nella
struttura del linguaggio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-left: 144.0pt; text-indent: 36.0pt;">
<!--[if gte vml 1]><v:line
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</v:line><![endif]--><!--[if !vml]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span style="mso-ignore: vglayout; position: relative; z-index: 251659264;"><span style="height: 70px; left: 0px; left: 280px; position: absolute; top: -1px; width: 2px;"><img alt="officeArt object" height="70" src="file:///C:/Users/CSIOLD~1/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image001.gif" v:shapes="officeArt_x0020_object" width="2" /></span></span><!--[endif]--><span lang="EN-US" style="font-size: 11.0pt; line-height: 150%;">S A<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-left: 144.0pt; tab-stops: 252.0pt; text-indent: 36.0pt;">
<i><span lang="EN-US" style="font-size: 11.0pt; line-height: 150%;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">a angoscia<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoBodyText" style="margin-left: 144.0pt; text-indent: 36.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 144.0pt; text-align: justify; text-indent: 36.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Il Punto di Angoscia<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Questo
capitolo termina con l'annuncio di ciò che sarà coinvolto in ogni stadio:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l1 level1 lfo8; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">·<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->Nello stadio orale c'è una certa relazione tra
la domanda e il desiderio velato della madre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l1 level1 lfo8; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">·<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->Nello stadio anale la domanda della madre si
manifesta come desiderio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoListParagraph" style="mso-list: l1 level1 lfo8; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">·<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->Nello stadio della castrazione fallica appare il
<i>-phi</i>, fa ingresso la negatività con particolare riferimento allo
strumento del desiderio quando il desiderio sessuale in quanto tale si
manifesta nel campo dell'Altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ma
Lacan aggiunge che “il processo non si ferma a questi tre stadi. Perché? Perché
al suo limite dobbiamo interfacciarci con la struttura dell'oggetto <i>a</i> in
quanto qualcosa di separato.”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
questione fondamentale verso la quale Lacan cerca di condurci a questo punto è:
come può avvenire che dal livello di castrazione si giunga al miraggio
dell'oggetto del desiderio? O per metterla in termini diversi, come può
qualcosa di ciò che si è perduto nella strutturazione del desiderio attraverso
la perdita dell'oggetto essere recuperato come desiderio. Questa è la domanda
cruciale che ha delle implicazioni per la concezione lacaniana della fine dell'analisi
intesa sia come suo fine sia come suo termine.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b> II</b>. <b> La bocca e l'occhio</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">C'è
un abisso, una distanza, tra la mancanza e la funzione del desiderio
nell'azione strutturata dal fantasma (fondamentale) e dalla vacillazione del
soggetto nella sua relazione con l'oggetto parziale. C'è una non coincidenza
(un'impossibilità di far coincidere due buchi) che genera angoscia; e, per
giunta, l'angoscia è l'unica evidenza che ci consente di avvicinarci alla
verità di questa perdita. Ecco perché a questo stadio nella strutturazione del
desiderio, se si vuole comprendere ciò che è coinvolto nella funzione del
desiderio, si deve situare quello che Lacan chiama il punto di angoscia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">In
tal modo Lacan cerca di individuare il punto dove è avvenuto il taglio prodotto
nello sviluppo dell'organismo che diverrà l'essere umano; egli cerca di fare
ciò guidato da due precedenti domande.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Anche
se la fase orale risulta cronologicamente originaria, come mai è
strutturalmente originaria? Per quale motivo si deve ricondurre ad essa
l'eziologia di tutti gli inceppamenti e anomalie che incontriamo nella
strutturazione del desiderio? <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nel
leggere questo seminario vedrete come Lacan fa riferimento continuo alla
biologia, all'etologia, alla fisiologia, nell'affrontare queste tematiche. Già
qui egli fa uso della fisiologia nell'ordine dei mammiferi per fare un'analogia
tra lo svezzamento e la separazione alla nascita. Ciò verrà riformulato
nell'ultimo capitolo del seminario. Il lattante ha con la mammella un rapporto
analogo a quello con la placenta: Lacan definisce questo rapporto di tipo
parassitario e ambocettivo (semiparassitario). Soltanto quando l'Altro
primordiale diventa soggetto, si apre la possibilità della soggettivazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ecco
perché Lacan può affermare che, in relazione all'oggetto ambocettore che è il
seno, l’unità indifferenziata dell'oggetto ambocettore e del seno, il punto di
angoscia è a livello della madre. “Nel bambino l'angoscia della mancanza della
madre è l'angoscia del prosciugamento del seno. Il luogo del punto di angoscia
non si confonde con il luogo in cui si stabilisce la relazione con l'oggetto
del desiderio”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
mammella diverrà in seguito un oggetto fantasmatico; ma il punto di angoscia
per quel che riguarda la pulsione orale, il punto in cui il soggetto si
rapporta con la sua mancanza è “deportato”/collocato nel campo dell'Altro. A
livello della pulsione orale il punto di angoscia si situa nell'Altro (perché
il soggetto dipende dall'esistenza della madre: nella domanda all'Altro). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Come
distinguere tra punto del desiderio e punto d'angoscia? C'è una <i>separtizione</i>
fondamentale: non separazione, ma partizione all'interno, su cui si baserà la
strutturazione del desiderio e, in rapporto a ciò, il punto di angoscia che si
collocherà nel corpo della madre.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Questo
è quanto Lacan ci anticipa: nello stadio orale c'è una relazione tra la domanda
e il velato desiderio della madre. Tuttavia sarà – logicamente - possibile un
rovesciamento di questa relazione tra il punto di desiderio e quello di
angoscia soltanto con l'accesso alla fase fallica e della castrazione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Freud
aveva già scoperto l'equivalenza tra orgasmo e alcune forme di angoscia,
l'erotizzazione di situazioni angoscianti o, al contrario, la possibilità di
avere un orgasmo all'apice di una situazione angosciosa.<b> </b><i>Ciò
che si trova nell'orgasmo è la certezza legata all'angoscia.</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ed è
proprio per questa ragione che Lacan afferma che l'orgasmo non viene raggiunto
così comunemente. L'omologo del punto di angoscia orale è l'orgasmo stesso come
esperienza soggettiva.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">A
questo punto dobbiamo riflettere sulla certezza che definisce l'atto in senso
psicanalitico (non l'acting out né il passaggio all'atto) ma l'atto (che è
sempre privo di garanzia, senza l'Altro) e per mezzo del quale il soggetto
acconsente ad attraversare il punto di vacillazione di ciò che egli è nel suo
fantasma – il suo dissolversi come soggetto simbolico e la riduzione al suo
stato di oggetto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Il
nevrotico per definizione è colui che si mantiene a distanza dal suo agire:
evitando l'atto, procrastinando, posponendolo, cortocircuitandolo per mezzo di
falsi agiti, annullandolo, o sottraendo il corpo all'atto stesso. In tal modo
Lacan ci indirizza verso il seguente problema: se il desiderio è illusorio
poiché si rivolge sempre altrove, a un resto, dove si può trovare la certezza?
Lacan afferma: “Nessun fallo permanente, nessun fallo onnipotente, è tale da
chiudere in modo pacificante la dialettica del rapporto del soggetto con
l'Altro e con il Reale”. Qui Lacan ritorna al problema dell'analisi terminabile
e interminabile e all'impasse costituita dal complesso di castrazione di Freud,
per arrivare ad affermare categoricamente che la funzione dell'inganno,
dell'illusione sottesa alla dialettica del desiderio non è affatto l'ultima
parola e non è il punto in cui l'analista dovrebbe indietreggiare definendolo
un confine o anche un limite.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<ol start="3" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b> La voce di Yaveh</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">A
causa dell'esperienza dell'angoscia ci siamo trovati nella necessità di
aggiungere all'oggetto orale, anale e fallico – ciascuno generatore e
correlativo di un determinato tipo di angoscia – altri due livelli dell'oggetto
(occhio/sguardo e orecchio/voce).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Tra
voce e sguardo non c'è un contrasto strutturale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nel
campo spaziale, attraverso la formula i(a), la mia immagine, la mia presenza
nell'Altro non ha resto. Non posso vedere cosa perdo in questo campo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ogni
qualvolta il desiderio è proiettato nell'immagine, la castrazione viene elisa a
livello del desiderio. Ma la forma scopica dell'oggetto<i> a</i>, quella
connessa al desiderio scopofilico, è ciò che manca, non è speculare, non ha
riflesso e non può riflettere. È precisamente ciò che non entra nello specchio:
la macchia, l'occhio bianco del cieco, un rattoppo. È nel campo visivo - dove
abbiamo a che fare con sembianti, apparenze – che l'oggetto <i>a</i> si trova
al suo grado zero, e in tal modo il desiderio visivo maschera l'angoscia di ciò
che manca essenzialmente al desiderio.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">“Il
rapporto reciproco del desiderio con l'angoscia si presenta, a questo livello
specifico, in una forma radicalmente mascherata, che è legata alle funzioni più
illusorie della struttura del desiderio.”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Che
dire del campo speculare e della dimensione dello sguardo che Lacan ha
introdotto già nella prima parte del seminario? L'occhio è quello che porta nel
campo visivo gli oggetti esistenti, tuttavia lo sguardo è qualcosa di diverso.
Il mondo visibile dipende dall'occhio di chi vede, tuttavia questo occhio è in una posizione di
dipendenza da qualcosa che precede i nostri occhi, che consiste nella pre-esistenza
dello sguardo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Qui
Lacan distingue tra vedere e essere visti “vedo solo da un punto, ma nella mia
esistenza vengo guardato da tutti i lati”. L'aspetto del vedere che rimane in
effetti dopo l'operazione della castrazione simbolica, resta legato alla
pulsione in quanto reale mancanza. Lacan afferma “l'occhio e lo sguardo –
questa è la divisione in cui la pulsione si manifesta a livello del campo
scopico”. Lo sguardo è invisibile all'occhio, tuttavia lo circonda e lo
incorpora. È questo che in relazione agli oggetti invisibili è eluso e che tuttavia
opera come causa del desiderio nel campo visivo. Lacan sottolinea che
innanzitutto noi siamo guardati, siamo dapprima oggetto dello sguardo nello
spettacolo del mondo e che il fatto di “essere guardati da ogni angolazione” è
cancellato dalla vita che si risveglia quando l'occhio fisico funziona in
rapporto agli oggetti visibili, tuttavia questa esperienza dello sguardo può
ritornare potentemente nei nostri sogni. Lacan riassume la sua interpretazione
della funzione dello sguardo attraverso due aforismi che determinano la
relazione del soggetto con lo sguardo o l'effetto dello sguardo sul soggetto:
tu non mi guarderai mai dal posto in cui io ti vedo; e ciò che io guardo non è
mai ciò che voglio vedere. Nel contemplare una rappresentazione, sia un dipinto
sia una scultura o altro oggetto di arte plastica, l'occhio cerca di rilassarsi
dallo sguardo, aldilà di tutte le apparenze non c'è questo “nulla” dello
sguardo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Qui
la dimensione scopica della pulsione è la stessa funzione dell'oggetto<i> a</i>
come quella da cui il soggetto si è separato dall'organo allo scopo di
costituirsi come soggetto. Lo sguardo sostituisce il simbolo della perdita, il
fallo, non in quanto tale, ma nella misura in cui avverte la mancanza
attraverso l'operato della castrazione complessa. L'oggetto <i>a</i> è
estremamente evanescente nella sua funzione di simboleggiare la perdita
centrale del desiderio<i> (-</i><i><span lang="ES-TRAD">φ</span></i>). L'oggetto <i>a</i> nel campo visivo corrisponde allo
sguardo come opposto all'occhio. Nel campo visivo lo sguardo è fuori, io sono
colui che viene guardato. La caratteristica dello sguardo consiste nel
neutralizzare il difetto in noi stessi e nell'Altro. Di conseguenza si tratta
di un oggetto particolarmente agalmatico che ci conduce alla contemplazione e
ci libera dalla castrazione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
voce, al contrario, quando la si prende in considerazione in quanto separata
dall'uso che ne facciamo nel discorso o nella musica, vale a dire nella sua
dimensione di oggetto di taglio, si situa precisamente agli antipodi dello
sguardo. È lo shofar, questo corno a cui Lacan implicitamente si riferisce nei
suoi Scritti “Sovversione del Soggetto” e che qui considera insieme allo studio
di Theodor Reik. Lo shofar rappresenta la voce in un modo esemplare, staccato
dal significante nella sua forma separabile. Stando all'interpretazione
lacaniana dei testi biblici, lo shofar rappresenta la “voce di Dio”. Criticando
l'uso di Reik del modello analogico, ciò che Lacan sta cercando di isolare qui
è quello che egli chiama la “specifica dimensione vocale”. Vale a dire il
(residuo) che rimane dall'operazione del discorso in quanto atto, quando il
sistema formale che il linguaggio diviene si incarna nella pronuncia.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ciò
che resta di questa operazione e che Lacan chiama la “voce” come oggetto <i>a</i>,
viene definito come “scarti, foglie morte, sotto forma delle voci smarrite
della psicosi, come pure il carattere parassitario, sotto forma degli
imperativi interrotti del Super-io” stanno a testimoniare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Possiamo
affermare che in qualche modo è questo che induce Lacan a piazzare lo sguardo e
la voce <i>alle estremità opposte dell'oggetto
a.</i><b> </b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Lo
guardo viene per primo perché esso annulla completamente la distanza
dall'oggetto <i>a</i>. È il punto zero della distanza tra la mia imperfezione e
quella dell'Altro. Al contrario la voce è il punto infinito che accresce la
distanza tra la mia imperfezione e quella dell'Altro, e viene quindi
interpretata attraverso la colpevolezza. Il comando, dice Lacan, a cui il
soggetto è assoggettato, aldilà del contenuto, del muggito, viene collegato al
ricordo, alla memoria e quindi alla ripetizione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<ol start="4" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Il fallo evanescente</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Affronterò
soltanto due punti per quanto riguarda questo capitolo. Nello specifico quello
relativo a ciò che Lacan chiama “i resti morti del desiderio”. Questo è
importante perché, nella clinica delle nevrosi, ciò che è in gioco (a
repentaglio) è sempre una impasse riguardo al desiderio. Il primo sintomo che
il soggetto porta è il suo ego: in altre parole, dice JAM, la delusione sulla
sua identità. C'è un inciampo o qualcosa smette di funzionare e ciò è il segno
che la risposta che è stata data alla dialettica del desiderio del soggetto si
dimostra con l'Altro insufficiente, bloccata, spezzata, difettosa etc. C'è
sempre qualcosa dell'ordine della vacillazione di una o più identificazioni
quando una persona si rivolge a un analista. La delusione sulla propria
identità significa che tutti i punti di riferimento di cui il soggetto si era
servito per affermare una data idea di sé non hanno più alcun senso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
domanda posta da Lacan in questo capitolo è: come fa l'oggetto a passare
attraverso <i>-phi</i>? O per metterla in termini diversi: come fa l'oggetto,
l'oggetto parziale della pulsione a essere connesso e incluso nella logica
fallica? La risposta è: attraverso la castrazione. E come abbiamo già sentito
molte volte in questo seminario, per la psicanalisi ogni angoscia è un'angoscia
di castrazione. È per questo motivo che Lacan può affermare che<b> </b><i>il
fallo immaginario (-phi) opera
dovunque, attraverso tutti i livelli della relazione tra il soggetto e
l'oggetto a.</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">In tutti
gli stadi il fallo immaginario svolge una funzione mediatrice, eccetto, dice
Lacan, nello stadio fallico (ad es. una notte fuori casa, un motteggio,
flirtare, etc.). Per supportare questa idea Lacan riprende la scena primaria,
cioè seguendo la modalità del girarvi attorno e riferendosi alla struttura
propria del campo visivo. Nel caso dell'Uomo dei Lupi egli isola una doppia
risposta del soggetto alla ricostruzione della scena fantasmatica: l'immagine
dell'albero pieno di lupi in cui egli si identifica col fallo eretto
rappresentato dall'albero; e l'atto della defecazione che Lacan mette in
relazione con il punto di angoscia in cui qualcosa è dato, offerto, anche
sacrificato all'Altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Riandando
all'equivalenza introdotta nei capitoli precedenti tra orgasmo e angoscia,
Lacan cerca di stabilire come ci sia – nell'istante dell'orgasmo -<b> </b><i>una
minaccia alla difesa dell'Ego.</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Avendo
stabilito l'impossibilità di congiunzione tra il godimento dell'uomo con quello
della donna, Lacan definisce il rapporto di angoscia con il fallo così: “Ed è
proprio perché il fallo non realizza, se non nella sua evanescenza, l'incontro
dei desideri, che esso diventa il luogo comune dell'angoscia” (p.282). La
domanda principale è: che cosa viene richiesto dall'Altro nel rapporto sessuale?<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Tali
sono le vie in cui si presenta la realizzazione genitale, in quanto essa
porrebbe un termine a quelle che potremmo chiamare le impasse del desiderio se
non ci fosse l'apertura dell'angoscia. Ma l'esperienza analitica rivela
qualcos’altro che è nella misura in cui viene chiamato come oggetto di
propiziazione in una congiunzione in impasse che il fallo, rivelandosi mancare,
costituisce la castrazione stessa come un punto del rapporto del soggetto con
l'Altro che è impossibile aggirare.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">A
questo punto troviamo un'ulteriore indicazione della portata di ciò che questo
seminario annuncia – come punto cardine - vale a dire la futura svolta del 1964
con la separazione da Freud e dal Nome-del-Padre: la castrazione non è più
intesa come la conseguenza della minaccia paterna (la paura di perdere), ma
piuttosto l'angoscia di castrazione è specificatamente indirizzata a una
non-corrispondenza dei desideri, all'impossibilità di un oggetto che risolverà
il desiderio del soggetto soddisfacendo contemporaneamente il desiderio
dell'Altro. (L'imminenza della perdita attraverso cui l'oggetto sarà prodotto).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
protezione che la funzione del fantasma fondamentale nella manovra che il
nevrotico sostiene consiste nel trasformare questa impossibilità nel “non
essere capaci, in grado”, vale a dire in impotenza (o debolezza).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<ol start="5" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Ciò che entra
dall'orecchio</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">In
questa lezione si torna a cercare di afferrare il fallo evanescente nella
relazione tra i sessi. Sebbene Lacan non abbia ancora formulato la sua teoria
“non esiste relazione sessuale”, qui notiamo come egli si separi
definitivamente da Hegel e dal materialismo dialettico. Non è possibile alcuna
sintesi. Ciò naturalmente significa, a livello di desiderio e godimento, che, a
differenza di Freud, la sessualità è concepita da Lacan come un campo dove non
c'è “integrazione” e nessuna supremazia finale sulle altre, ma che la relazione
del soggetto con la soddisfazione, attraverso l'oggetto, rimane parziale ed
essenzialmente frammentata.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ciò
che Lacan sta cercando qui di formulare è “come l'alternativa tra desiderio e
godimento può trovare il suo punto di passaggio.” “Il fallo - egli sostiene -
dove è atteso come qualcosa di sessuale, appare solo come mancanza, e questo è
il suo collegamento con l'angoscia” (pp. 293-294). Ma per rivelare come
l'oggetto<i> a </i>riesce ad accedere alla cosa, per svelare il punto di
passaggio, Lacan afferma che dobbiamo ritornare alle sue origini: questo punto
di passaggio ha a che fare con una doppia operazione. Una di incorporazione e
l'altra di sacrificio. Lacan prosegue spiegando la fisiologia dell'orecchio e
dell'udito in relazione all'acquisizione del linguaggio da parte dei neonati,
per cercare di formulare come il soggetto deve essere costituito nel campo
dell'Altro da cui riceve il suo proprio messaggio –<b> </b><i>chi sono Io?</i><b> - </b>in
forma invertita: “Tu sei..” (thou art in inglese antico you are).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Un
risonatore di tipo tubolare, nel quale si produce una vibrazione a patto che ci
sia un vuoto in cui possa risuonare. Il monologo ipnopompico dei bambini
intorno all'anno nella fase che precede l'addormentamento – che Lacan paragona
alla futura funzione del sogno – è un fenomeno osservato che Lacan usa per
illustrare la costituzione dell'oggetto a in quanto resto (tra S e Altro):<b> </b><i>una
voce staccata dal suo supporto.</i><b> </b>In questo circuito Lacan
rivela il punto di rottura: la voce risponde a ciò che viene detto, ma non può
risponderne (perché risponda dobbiamo incorporare la voce come l'alterità di
quello che si dice).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Per
questo preciso motivo quando è staccata da noi la nostra voce ci appare come un
suono estraneo. È proprio della struttura dell'Altro costituire un certo vuoto,
il vuoto della mancanza di garanzia. Se questa cassa di risonanza non si
incarna nell'altro primordiale, le cose si complicano (ospedalizzazioni).
Questa voce, situata in relazione al discorso, non è modulata, ma articolata.
Dice Lacan: “è la voce in quanto imperativa, in quanto reclama obbedienza o
convinzione”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<ol start="6" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Il rubinetto di Piaget</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">L'oggetto
dell'analisi è la scoperta di un desiderio. Ma tuttavia, attraverso l'angoscia,
ciò verso cui Lacan ci indirizza, è che l'oggetto<i> a</i> non è l'oggetto del
desiderio che si cerca di svelare nell'analisi, bensì la sua causa. È perché il
soggetto dipende da questo Altro per la sua costituzione che il suo desiderio
si trova appeso a questa relazione tramite la costituzione antecedente di <i>a</i>.
Lacan illustrerà questo concetto tramite il sintomo ossessivo: andare a
controllare che il rubinetto del gas sia chiuso. Se il soggetto non lo fa, si
risveglia l'angoscia. Qui Lacan sostiene che l'angoscia appare prima del
desiderio. Perché l'analisi inizi il soggetto deve riconoscere questo sintomo e
che è così che funziona e avere una vaga idea, una convinzione, un'intuizione,
porsi la domanda che ci sia una causa dietro a tutto ciò. Per ciò che concerne
quanto tutto questo giustifichi la costituzione dell'inconscio, Lacan – tramite
gli esperimenti di Piaget – arriva a mettere in evidenza la cosa più importante
nell'osservazione del monologo dei bambini: vale a dire che essi non sanno ciò
che stanno dicendo, ma lo dicono lo stesso. Uno non ha bisogno di sapere che
conosce qualcosa per saperla. Questo è il punto di intersezione tra l'inconscio
come “S” e l'Id freudiano come “It” (in inglese, ndr.). <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">A
dispetto della costruzione immaginaria-simbolica che l'individuo considera
essere il suo sé e la sua realtà, oltre l'inconscio, persino contro di esso:
l'inconscio parla e gode.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La
costruzione di <i>a </i>nella relazione tra S e Altro quindi si può cogliere
attraversi i 5 oggetti parziali della pulsione.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">S <i> a</i> %<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<ol start="1" style="margin-top: 0cm;" type="1">
<li class="MsoNormal" style="mso-list: l16 level1 lfo18; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Oggetto Orale: il bisogno nell'Altro (a livello
dell'Altro = dipendenza ---> disgiunzione del soggetto da <i>a </i>=
seno, come parte del mondo interno di S e non del corpo della madre).
L'oggetto del bisogno del soggetto si pone nel campo dell'Altro.<o:p></o:p></span></li>
<li class="MsoNormal" style="mso-list: l16 level1 lfo18; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Oggetto Anale: la domanda è nell'Altro:
educazione ---> che cosa rimane di questa richiesta dell'Altro. Qui il
soggetto, che ora si identifica con l'articolazione della sua domanda, si
trova nel campo dell'Altro. È al livello anale che il soggetto ha la prima
opportunità di riconoscersi in un oggetto.<o:p></o:p></span></li>
<li class="MsoNormal" style="mso-list: l16 level1 lfo18; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Oggetto Fallico: il godimento è nell'Altro.
Dialettica di <i>-phi</i><b> ---> </b>definita dalla mancanza di un
oggetto (più vicino all'angoscia: quando al posto della mancanza emerge
qualcosa).<o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNoSpacing" style="margin-left: 36.0pt; mso-list: l16 level1 lfo18; text-indent: -18.0pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">4.<span style="font-size: 7pt; font-stretch: normal; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; line-height: normal;">
</span><!--[endif]-->Oggetto Scopico: potenza nell'Altro. Qui siamo
al livello del fantasma e del luogo del miraggio del desiderio umano (<i><span lang="EN-US">puissance – tout-puissance and
impuissance</span></i><span lang="EN-US"> ovvero </span>potenza-onnipotenza
e impotenza). Oggetto sguardo: né l'occhio che guarda (sia quello del soggetto
sia dell'Altro) né l'oggetto feticcio che soddisfa l'occhio, ma quello che
guarda senza vedere e così disturba il campo visivo.<o:p></o:p></span></div>
<ol start="5" style="margin-top: 0cm;" type="1">
<li class="MsoNormal" style="mso-list: l16 level1 lfo18; text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Oggetto Invocativo: il desiderio dell'Altro
(questo avviene quando il desiderio dell'Altro deve emergere in forma
pura).<o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<ol start="7" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Dall'anale all'ideale</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">La logica costituzione dell'oggetto è circolare e non
cronologica:<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">
Fallica<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-indent: 36.0pt;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Anale
Scopica<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"> Orale
Invocatoria<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">
(Super io)<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nello
stadio fallico la funzione<i> a </i>è rappresentata da una mancanza, il fallo
mancante che costituisce la disgiunzione che unisce desiderio a godimento. Cosa
permette di unire desiderio e godimento? (vale a dire mancanza e soddisfazione):
una disgiunzione fondamentale. Quando questa disgiunzione non avviene, ovvero
quando il fallo e la sua correlativa significazione non sono operativi, il
desiderio e il godimento non sono disgiunti e perciò l’uno non può essere la
difesa/limite contro l’altro. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Gli
altri quattro stadi sono regolati da questa fondamentale forma dell'oggetto<i>
a</i> che è il fallo: il pezzo mancante che consente una dialettica tra gli
altri, persino una regolazione di essi. Degli altri quattro Lacan enfatizza il
fatto che abbiano delle corrispondenze: l'orale con la voce e l'anale con lo
sguardo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Focalizzando
la strutturazione del desiderio nella nevrosi ossessiva, Lacan riassume quali
sono i fatti anatomici che mettono l'essere umano – sempre che lo si intenda
tagliato fuori dalla natura a causa del linguaggio – nella condizione di
organizzare il circuito pulsionale in una forma particolare: la costituzione
dei mammiferi, il funzionamento fallico dell'organo copulatorio, la plasticità
della laringe umana rispetto all'impronta fonematica; il valore anticipatore
dell'immagine speculare; la prematurazione neonatale del sistema nervoso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Citando
Jones, Lacan introduce gli elementi chiave per proporre ciò che nei suoi <i>Ecrits</i> definisce “una erogeneità
respiratoria”, che porta a immaginare l'aria come oggetto ansiogeno, e che
potrebbe aiutarci a considerare una serie di fenomeni clinici correlati alla
respirazione (si consiglia l'articolo di O. Zack). Lacan tornerà su questo
argomento nella sua ultima lezione di questo anno.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Per
quanto riguarda l'oggetto anale, Lacan privilegia un approccio a questo tema
partendo dalla prospettiva dell'ideale, vale a dire della sublimazione. Altrove
egli ci rimanda esplicitamente all'idea che la civiltà inizia con la creazione
di impianti di fognatura. <i>Ciò che è cruciale a questo livello è come
l'escremento registra la soggettivazione attraverso la domanda dell'Altro. <o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">In
questo senso possiamo dire che i livelli orali e anali sono livelli di
costituzione dell'oggetto-soggetto intimamente connessi al registro della
domanda, mentre lo scopico e l'invocatorio – sguardo e voce – riguardano il
desiderio. Cos'è il desiderio? È il residuo, il resto dell'operazione tra
bisogno e domanda. Torneremo su questo argomento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Al
bambino si chiede di trattenere e di espellere. L'escremento diventa qualcosa
che acquista il valore di essere – almeno momentaneamente – ciò che può
soddisfare la domanda dell'Altro. Ma, aldilà di tutto questo e poiché ciò può
assumere per l'Altro un valore agalmatico (che non è sempre così), esso svela
la dimensione dell'oggetto in quanto cedibile, che può essere ceduto o
trattenuto. Poiché questo è il caso, esso entra a far parte della dialettica di
castrazione, vale a dire di angoscia fallica. La pupù è ottenuta su richiesta e
ammirata. Ma la seconda fase di questa domanda spinge alla sublimazione: non
giocare con la pupù, piuttosto colora qualcosa o gioca col fango. L'ambigua
ricognizione propria di questa fase lascia il soggetto pronto per il movimento
ossessivo: Sono grande/Sono merda – Amo il mio prodotto/Lo odio. Il narcisismo
può divenire la gabbia da cui l'ossessivo osserva questo oggetto – questa merda
– con cui si rapporta in maniera ambivalente (sia si tratti del suo ego o dei
suoi oggetti o del suo analista). Come dice Lacan il suo sì – e – no. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">“Il
sintomo proviene da me ma tuttavia non proviene da me.” Dobbiamo sottolineare
che questa è una condizione perché un sintomo sia analizzabile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Che
cosa avviene quando il desiderio, quello sessuale, entra in scena nella fase
seguente? Il fallo, afferma Lacan, in quanto evanescente, è per l'umanità il
mezzo per le relazioni tra i sessi. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<table border="1" cellpadding="0" cellspacing="0" class="TableNormal" style="background: #CED7E7; border-collapse: collapse; border: none; margin-left: 10.8pt; mso-border-alt: solid white 1.0pt; mso-border-insideh: 1.0pt solid white; mso-border-insidev: 1.0pt solid white; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm; mso-table-layout-alt: fixed; mso-yfti-tbllook: 1184; width: 0px;">
<tbody>
<tr style="height: 25.0pt; mso-yfti-firstrow: yes; mso-yfti-irow: 0;">
<td style="background: transparent; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 40.85pt;" valign="top" width="54">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">5</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-left: none; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 92.15pt;" valign="top" width="123">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">voce<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-left: none; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 184.25pt;" valign="top" width="246">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><i><span lang="EN-US">a</span></i><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-left: none; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 155.95pt;" valign="top" width="208">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">Desiderio dell’Altro</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 25.0pt; mso-yfti-irow: 1;">
<td style="background: transparent; border-top: none; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 40.85pt;" valign="top" width="54">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">4</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 92.15pt;" valign="top" width="123">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">immagine</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 184.25pt;" valign="top" width="246">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">Potenza dell’Altro</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 155.95pt;" valign="top" width="208">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 25.0pt; mso-yfti-irow: 2;">
<td style="background: transparent; border-top: none; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 40.85pt;" valign="top" width="54">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">3</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 92.15pt;" valign="top" width="123">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">desire</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 184.25pt;" valign="top" width="246">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">angoscia (<i>-phi)</i><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 155.95pt;" valign="top" width="208">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">godimento
dell'Altro<o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 25.0pt; mso-yfti-irow: 3;">
<td style="background: transparent; border-top: none; border: solid black 1.0pt; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 40.85pt;" valign="top" width="54">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">2</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 92.15pt;" valign="top" width="123">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">traccia</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 184.25pt;" valign="top" width="246">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">domanda
dell'Altro<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 25.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 155.95pt;" valign="top" width="208">
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
</td>
</tr>
<tr style="height: 30.0pt; mso-yfti-irow: 4; mso-yfti-lastrow: yes;">
<td style="background: transparent; border-top: none; border: solid black 1.0pt; height: 30.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 40.85pt;" valign="top" width="54">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">1</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 30.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 92.15pt;" valign="top" width="123">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">angoscia<o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 30.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 184.25pt;" valign="top" width="246">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><i><span lang="EN-US">a</span></i><o:p></o:p></span></div>
</td>
<td style="background: transparent; border-bottom: solid black 1.0pt; border-left: none; border-right: solid black 1.0pt; border-top: none; height: 30.0pt; mso-border-alt: solid black .5pt; mso-border-left-alt: solid black .5pt; mso-border-top-alt: solid black .5pt; padding: 4.0pt 4.0pt 4.0pt 4.0pt; width: 155.95pt;" valign="top" width="208">
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">desiderio <i>x</i></span><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNoSpacing" style="text-align: center;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><span lang="EN-US">dell’Altro</span><o:p></o:p></span></div>
</td>
</tr>
</tbody></table>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 5.4pt; text-indent: -5.4pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b> </b> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Ciò
che Lacan qui enfatizza, come già sviluppato nelle precedenti sezioni del
seminario – è come la crescita del godimento dell'Altro conduce inevitabilmente
all'angoscia della caducità dell'organo in quanto spiega l'insaziabilità del
desiderio (basti pensare a come certe donne sostengono l'uomo, lo completano,
lo supportano, assicurandosi che la detumescenza non lo renda impotente o come
certi uomini che indietreggiano innanzi al fantasma inconscio della voracità
femminile: adesso lei vuole questo ma cosa vorrà quando cesserà l'erezione?).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Per
colmare il desiderio dell'Altro, l'ossessivo deve far ricorso alla domanda: far
sì che l'Altro glielo chieda. Egli chiede di essere chiesto.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">L'oggetto
anale si ricongiunge con l'oggetto fallico nel suo stato di traccia, che indica
un certo territorio dove aldilà dei suoi confini il soggetto non è più al
sicuro; Lacan lo definisce anche la sua firma, la funzione di<i> a </i>come
rappresentativa del soggetto. Ma è al prossimo livello che l'ossessivo
concluderà la sua posizione: nell'annodamento tra il riflesso speculare, il
sostegno narcisistico del dominio di sé e il luogo dell'Altro. Nel registro in
cui il desiderio si collega con la potenza, la forza, esso diviene impossibile:
l'ossessivo non giunge mai al fondo della sua ricerca di soddisfazione
(relazione con Dio etc.). Il fantasma ossessivo di ubiquità (onnipresenza),
come lo inquadra Lacan, può essere contrastato da un fantasma isterico di
sparizione, di invisibilità: se l'ossessivo si fonda nel desiderio attraverso
questa “onnipresenza”, l'isterica lo fa attraverso il “non essere da alcuna
parte”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">L'ossessivo
non solo ti dice ciò che pensa, ma anche ciò che tu pensi; l'isterica indica
piuttosto l'impotenza fondamentale del padrone che ha creato per affermare il
suo essere, parla per enigmi e non si riconosce nel gioco di specchi in cui lei
stessa si perde. Desiderio in quanto impossibile e desiderio in quanto
insoddisfatto sono i modi dell'irraggiungibilità per il soggetto nevrotico
intrappolato tra domanda e desiderio. È perciò che Lacan afferma che tra il
secondo e il quarto stadio ciò che viene inquadrato è l'impossibilità che
separa il godimento dal desiderio a livello sessuale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<ol start="8" style="margin-top: 0cm;" type="I">
<li class="MsoNormal"><span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b>Di un cerchio non
riducibile a un punto</b><o:p></o:p></span></li>
</ol>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">A
questo punto Lacan definirà la principale caratteristica dell'oggetto <i>a</i>
in quanto pezzo separabile dalla pulsione: la sua natura cedibile. I punti di
fissazione della libido sono sempre bilanciati con momenti che la natura offre
alla potenziale struttura della cessione soggettiva. Il seno, gli escrementi,
abbiamo visto – il fallo – etc. Ed è in questa cessione che l'oggetto si
costituisce in quanto perduto e può perciò operare come causa del desiderio.
Questo movimento, dice Lacan, è primario per quanto riguarda la costituzione
del soggetto nella catena, nell'Altro, nell'inconscio: esso riguarda il corpo
prima che si costituisca come una superficie.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Qui
Lacan rivedrà alcuni termini da lui usati nella tavola presentata all'inizio
del Seminario: emozione, turbamento, imbarazzo, sono termini troppo vicini a
una psicologizzazione dell'argomento, secondo Lacan. Propone una riformulazione
del grafico dell'angoscia che ora viene organizzato intorno a un “non sapere” e
a un “non essere capace”. Il desiderio come difesa contro un altro desiderio è
la formula che Lacan propone per la nevrosi. Nel seguente e ultimo capitolo il
grafico verrà di nuovo modificato (p. 349).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Poiché
l'oggetto manca nel senso reale nella terza fase, poiché l'incontro con un
altro corpo implica necessariamente l'incontro di due desideri e “data
l'impossibilità di soddisfare al livello di questo stadio (<i>-phi</i>) il suo
proprio oggetto appare” l'oggetto del fantasma, nella sua funzione di tappo
(torus).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;"><b> XII. Da <i>a</i> ai Nomi–del-Padre</b><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-left: 195.0pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Nell'ultimo
capitolo Lacan riassume le fasi della formazione dell'angoscia. Abbiamo visto
che la tesi di Lacan è che per capire come opera l'angoscia abbiamo bisogno di
comprendere il processo di simbolizzazione dell'oggetto. L'angoscia viene
definita come un segnale di fronte a un pericolo vitale - anche per Freud – ma
un pericolo che è collegato “alla caratteristica specifica al momento
costitutivo dell'oggetto<i> a”</i>. Il segnale si attiva prima della cessione
dell'oggetto. La funzione angosciante del desiderio dell'Altro è collegata al
fatto che io non so quale oggetto <i>a </i>io sia per questo desiderio. Il
pericolo è: che cosa diverrò se io metto questo oggetto nel campo dell'Altro?
(mi divorerà, mi smerderà, mi deriderà etc.). Ecco perché il taglio della
seduta non è arbitrario: la sessione viene interrotta nel punto imminente alla
cessione. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Quando
il neonato si separa dall'ambiente liquido e si viene a trovare in un ambiente
completamente Altro, separato dalla placenta da cui era avvolto: il prototipo
dell'idea di <i>a</i>. A chi appartiene? In ogni caso si tratta di qualcosa che deve essere
perduto: inoltre esso è costituito come tale, come<i> a,</i> da e attraverso la
sua effettiva perdita. Qui c'è una risignificazione del trauma della nascita:
qualcosa di traumatico relativo non alla separazione dal corpo della madre, ma
dal fatto di essere catapultato in un ambiente radicalmente Altro. Un non
identificato Altro con il suo enigmatico desiderio che costituiscono lo sfondo
di ogni situazione in cui emerge l'angoscia. È solo quando questo Altro è
nominato che l'angoscia può essere sconfitta, afferma Lacan nell'ultima pagina
del seminario X.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">A
questo punto inaugurale di angoscia primordiale, la manifestazione del lattante
consiste nel grido, un grido che gli sfugge nel momento stesso in cui viene al
mondo: ciò che qui è fondamentale è che il neonato non può fare niente se non
cedere questo grido. Ora si trova nel campo dell'Altro e nulla potrà mai
ricongiungerlo al mondo precedente. Questa è la differenza con tutte le forme
dell'oggetto che seguiranno. L'organismo abbandona l'ambiente primordiale
acquatico e si sposta in un ambiente aereo. Questo è il salto che chiamiamo
trauma. L'inspirazione in sé di questa Alterità di cui l'angoscia sarà sempre
il segnale.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Qui
“l'aria occupa un posto fondamentale all'interno delle variabili di cui Lacan
si sta occupando in quel periodo: il punto zero della serie che installa nel
corpo una topologia di bordi. Lacan sottolinea come fondamento esistenziale il
respiro (<i>ruach</i> in ebraico = vento, vanità nell'Ecclesiaste), e
l'influenza sperimentata come tale che primordialmente taglia fuori lo stato
dell'oggetto. Questo confine oggettivo tra il sostegno vitale garantito
dall'ossigenazione per via materna e l'inizio del riflesso respiratorio è
soggettivato al prezzo dell'angoscia e fa dell'aria un oggetto che installa una
topologia primaria dei bordi”. L'angoscia è il passaggio che apre a ciò che
precede il desiderio e al suo oggetto (<i>-phi)</i> ed è perciò che “può
trasformare il godimento in una causa di desiderio”, stabilendo un confine tra
l'Uno e l'Altro.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Il
Seminario si conclude con alcune inestimabili annotazioni cliniche: su Amleto,
lutto e melanconia, mania e alcuni schemi per una clinica differenziale a
seconda che ci si trovi con un misconoscimento o una non-funzione dell'oggetto <i>a.</i>
Che ci sia un <i>a </i>che stabilizza il soggetto o esso/a sia lasciato alla
pura e semplice infinita e ludica metonimia della catena dei significanti.
L'oggetto <i>a</i>, tagliato nel processo di separazione, testimonia l'alterità
dell'Altro, che l'Altro non è Uno. Questo è ciò che il nevrotico non riesce a
riconoscere e non vuole sapere. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Traduzione
di Enrica Goldfluss<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: Times, Times New Roman, serif;">Revisione
di Alberto Tuccio</span><o:p></o:p></div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-40033135840362133482018-01-09T15:14:00.002+01:002018-01-09T15:14:41.883+01:00I VENERDI DI ZADIG - LA PSICOANALISI: PER UNA POLITICA DESEGREGATIVA - 26 gennaio, 2 marzo e 21 settembre 2018<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-KFPpKMBmxKA/WlTOEJE3VcI/AAAAAAAAAT4/P-NoeAGXwLAzsTS1NkCjGYSQq5rmQ9pKgCEwYBhgL/s1600/thumbnail%2B2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1061" height="640" src="https://2.bp.blogspot.com/-KFPpKMBmxKA/WlTOEJE3VcI/AAAAAAAAAT4/P-NoeAGXwLAzsTS1NkCjGYSQq5rmQ9pKgCEwYBhgL/s640/thumbnail%2B2.jpg" width="452" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-41566810827058657452017-12-14T10:26:00.002+01:002017-12-22T08:49:06.935+01:00Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 2 Dicembre 2017. Docente invitato: Daniel Roy<div class="p1">
<span class="s1"><b>SEMINARIO Libro VI,<span class="Apple-converted-space"> </span>“Il desiderio e la sua interpretazione”</b></span></div>
<div class="p2">
<span class="s1"></span><br /></div>
<div class="p3">
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Daniel Roy</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Questo seminario è un oggetto particolare, è un vero e proprio «mattone»; questo contrasta fortemente con il suo oggetto, il desiderio, «uccello celeste», «furetto» impossibile da catturare come potrà indicare Lacan in numerose occasioni.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">È ben questa la posta in gioco di una analisi: come permettere all’analizzante di assumersi come soggetto della sua enunciazione al livello del desiderio inconscio del quale, come nevrotico si difende. E come si difende? Lacan precisa che «l’essenza della nevrosi consiste molto precisamente in questo…che ciò che è dell’ordine del desiderio s’inscrive, si formula, nel registro della domanda» (149 Ed. Fr). È qui dunque che la nevrosi si rivela per ciò che è, passione del significante, nella misura in cui la domanda, che è il medium di ogni messa in gioco di significanti, è al contempo per il nevrotico la via d’accesso al desiderio e la trappola nella quale è catturato, costretto all’impotenza mascherata da impossibilità, sottratto a ogni soddisfazione, dunque alla sua libera circolazione.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">L’operazione dell’analista, commisurata unicamente in termini di «interpretazione», consisterà così nel diffrangere la domanda del soggetto che viene a parlare in analisi a partire da ciò di cui si lamenta, di sdoppiarla in domanda che si articola e s’inscrive in un discorso preso in una intenzione di significazione, e domanda che va ad articolarsi nel registro dell’Altro nei termini che sono presi in un’intenzione di godimento, di soddisfacimento, zavorrati della forza pulsionale del suo essere vivente.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">L’interpretazione opera in questo sdoppiamento tra la dimensione del discorso, dell’enunciato che fa esistere un soggetto che «vuole dire» qualche cosa, e la dimensione di un Altro discorso, quello dell’inconscio che fa esistere un altro soggetto che non sa quello che vuole e che tuttavia si trova improvvisamente convocato a rispondere col suo essere di vivente sessuato alla questione di ciò che desidera. Poiché è in questo movimento che sorge il desiderio, come momento dove il soggetto deve rispondere, tramite le condizioni che gli sono state date dall’Altro, a una sfida che sfugge precisamente a questo Altro, in un punto, come indica Lacan nel Seminario VI, «dove l’Altro non sa».</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">È questo movimento che esegue Lacan nella costruzione del suo grafo, è ciò che si effettua in questo seminario, ed è in questi termini che, in quest’epoca, Lacan considera sia possibile svolgere un’analisi nel corso della quale il nevrotico potrà spostare il proprio desiderio dal campo della domanda per percepire «realmente» (565 Ed. Fr.) l’oggetto del suo fantasma, fantasma sul quale il suo desiderio si regola.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">I primi due capitoli si presentano come un programma, quello che Lacan fissa per questo anno 1958-59, dopo il suo seminario su «Le formazioni dell’inconscio» nel quale aveva costruito il suo grafo, che diverrà definitivamente il grafo del desiderio in questo nuovo seminario (lo presenta già così nel seminario V, capitolo XXI, 392 Ed. Fr.). La posta in gioco per Lacan è ristabilire la nozione di desiderio nell’esperienza analitica, là dove dominavano nozioni vaghe come «affettività», «i sentimenti positivi e negativi», ecc. Noi lo comprendiamo bene oggi poiché siamo invasi dal ritornello sul «vivere le proprie emozioni», «ritrovare le proprie sensazioni», «la fiducia in sé stessi»…</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Vediamo come introduce questa questione:</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">-si dice che la psicoanalisi è una «terapia», quindi un mezzo di guarigione;</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">-io Lacan, dico che è un «trattamento psichico»: cosa vuol dire? Si tratta forse di trattare lo psichico? È un trattamento dove il mezzo è psichico?</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Allora, precisa:</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">-è un trattamento che riguarda dei fenomeni marginali e residui della vita psichica (sogni, lapsus, motti di spirito) e fra questi, alcuni s’isolano in quanto «sintomi», che Lacan definisce in termini d’inibizione (vediamo Amleto all’orizzonte). Oggi noi non metteremo in primo piano l’inibizione per parlare invece dei sintomi, di tutte le modalità di esagerazione, di passare oltre il limite, «non posso evitare di …». Ed è piuttosto significativo considerarli come « residui » della vita sociale, dei discorsi padroni e del trionfo degli oggetti. E in fondo, la psicoanalisi non si propone affatto di fronte a questi fenomeni di margine come una terapia, ma al contrario come una modalità di trattamento possibile. Questo seminario sul desiderio, che ne mette in valore il suo posto nella nevrosi, si presenta così oggi per noi come «un preliminare a ogni trattamento possibile dei fenomeni marginali» che fanno sintomo nel sociale: dall’ADHD alle dipendenze, passando per PTSD.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">-è un trattamento che ha lo scopo di modificare la struttura di difesa che caratterizza la nevrosi, difesa contro il desiderio inconscio, nel quale l’operatore sarà precisamente il desiderio stesso. Ecco uno stranissimo trattamento che tratta la difesa contro il desiderio attraverso il desiderio. Com’è dunque possibile?</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">La risposta di Lacan è la seguente: di fronte al desiderio impedito, inibito, vietato, censurato, del nevrotico, si tratta di restituire il posto a questo desiderio e, così facendo, alla sua autentica funzione d’energia libidica. </span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">E per far questo, bisogna che la psicoanalisi si determini sull’interpretazione che darà quando appariranno queste zone di difesa nel discorso dell’analizzante, per liberare il desiderio dai suoi ostacoli. Occorre interpretare il soddisfacimento rifiutato, inibito, o l’oggetto fuori portata, troppo vicino o troppo lontano? Il desiderio è sempre legato alla sua interpretazione e l’interpretazione, come atto dell’analista, è sempre legato alla concezione che questi ha degli obiettivi del trattamento analitico: riconciliazione con un buon e saggio godimento; felice sposalizio con l’oggetto d’attrazione? E Lacan precisa (18 Ed. Fr.) che la psicoanalisi ha a disposizione, attraverso la sua esperienza, concetti che fanno a pezzi tali intenti idealizzanti: da un lato la pulsione che diffrange il godimento in molteplici frammenti, pezzi di godimento, dall’altro il fantasma che lega il soggetto a un oggetto singolare precisamente caratterizzato, ma del quale il soggetto nevrotico si mantiene a distanza nella sua esistenza.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">E Lacan sottolinea che, se c’è effettivamente un’energetica del desiderio da rilanciare nella cura, questa ha un solo e unico punto d’appoggio, la parola del soggetto. La costruzione del grafo di Lacan non è null’altro che la costruzione della macchina significante del desiderio così come s’effettua nella cura.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Una cura analitica funzione come un «mulino a parole» (22 Ed. Fr.), allo stesso modo di un mulino ad acqua. In un mulino ad acqua, il flusso del fiume fa girare la ruota a pale che, per mezzo di diversi meccanismi, trasforma questa energia in energia meccanica, che attiva la mola, che va a macinare i grani di frumento o le olive. Nel mulino a parole che è la cura, il flusso della parola attiva la ruota a pale (l’Altro) per dare del significante da macinare (il messaggio) alla mola del desiderio.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Ed eccoci, con questa metafora, nel primo tempo della costruzione del grafo. Siamo qui molto facilitati, nella nostra presentazione, dal fatto che Lacan aggiunge delucidazioni preziose nel secondo capitolo. In questo capitolo Lacan indica «la simultaneità delle quattro traiettorie» che strutturano il grafo.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<ol>
<li style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;"><span style="font-kerning: none; font-size: large;">Il soggetto passa sotto le strettoie dell’ordine significante: «tu hai tenuto conto del tuo incontro con l’Altro che parla e tu ne porti la marca I(A) ».</span></li>
</ol>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Delta designa in questo schema «il soggetto del bisogno», soggetto supposto dirà Lacan differente dal soggetto parlante. Si deve sottolineare questo, che dal momento in cui si è inscritti nella domanda, è il bisogno che diviene supposto, e così per l’essere parlante il bisogno è sempre secondo in rapporto al campo della domanda, ed è sempre sotto la dipendenza dell’interpretazione dell’Altro («fare del grido appello»: hai fame? sete? male? fai un capriccio ?ecc…), che ascolta un desiderio. Cosa resta del bisogno, si domanderà Lacan? Una condizione assoluta che si deposita nel carattere imperativo della domanda che risuona nella voce e nella singolarità delle condizioni del desiderio.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Questo tempo è importante in quanto sottolinea il «tempo della parola» come legame tra la sincronia dei significanti nel codice (l’Altro come tesoro dei significanti) e la diacronia dei significanti nella catena della domanda. Come afferma Lacan: la solidarietà sincronica del codice assicura la solidità dell’affermazione diacronica della domanda. Nel codice, i significanti sussistono insieme, non esistono che come differenti gli uni dagli altri (il dizionario), possono dunque essere detti solidali. Ebbene Lacan afferma che è questa solidarietà che contamina la domanda primaria, quella prima di ogni forma di risposta del soggetto (detto «primo»). Nella misura in cui il soggetto si costituisce attraverso il suo passaggio nei significanti dell’Altro, «le strettoie», vi si aliena come a qualcosa di consistente, vi crede, ma facendo ciò fa consistere la domanda come una «formula», un oracolo, donandogli come una «oscura autorità» (da qui l’importanza che si sollevi la questione del desiderio di questo Altro: cosa vuole da me?).</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;">All’inverso, nel movimento inaugurato per costituire l’interpretazione del soggetto che costituirà «il messaggio», i significanti non circolano sotto questa forma «</span><span style="-webkit-font-kerning: none; -webkit-text-stroke-color: rgb(33, 33, 33); color: #212121;">locale</span><span style="font-kerning: none;">» ma in modo «frammentato», cioè con le caratteristiche proprie al loro codice.</span></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Pensate al bambino piccolo che impara a parlare e che gioca con le parole deformandole, ritessendole a modo suo, è già un modo di diffrangere la dimensione sempre imperativa di ogni domanda, di introdurre del gioco di fronte all’onnipotenza dell’Altro.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Ma la soluzione che Lacan indica in questo capitolo è quella designata come «identificazione con l’Altro onnipotente della domanda», un’identificazione attraverso un significante che nell’Altro designa l’autorità dell’Altro, è la matrice dell’Ideale dell’io come luogo di solidità e di solidarietà: luogo in cui possiamo assicurarci della stabilità di un discorso comune e della solidarietà degli elementi che lo compongono (luogo ideale poiché consistente e completo). Lacan ce lo fa scoprire nominando ciò che si opera in questa identificazione come «funzione rivelatrice», un’azione simbolica di «rivelazione». Rivelazione dell’alterità dell’Altro. Lacan illustra questo punto attraverso il gioco del «cucù» che la madre istituisce con il suo piccolo: 1) la frammentazione della presenza fa esistere l’assenza 2) il sorgere della presenza sul fondo dell’assenza («cucù» che scatena il sorriso) 3) l’instaurarsi del gioco, dove l’assenza e la presenza non sono più subiti ma desiderati (il riso).</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Là dove v’era alternanza subita, del più e del meno, questa è sussunta attraverso una funzione d’ordine simbolico che trasforma assenza e presenza come qualcosa che può essere scelto e desiderato. Questa è la funzione di rivelazione, tale e quale appare nella Bibbia, svelamento di ciò che è nascosto, esilio del divino in sé e dispiegamento fuori di sé. Intendiamo qui degli elementi che entreranno successivamente nella funzione del fallo, che indica il punto in cui l’Altro manca.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 18px; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<ol start="2">
<li style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin: 0px; text-align: justify;"><span style="font-kerning: none; font-size: large;">Eccoci già nella costruzione del secondo piano del grafo, concernente il soggetto che assume l’atto di parlare (44 Ed. Fr.); non è più solamente la linea della domanda, la linea dell’enunciato, che è sempre «dell’Altro» poiché costituito di significanti prelevati nell’Altro, è la linea dove si pone la questione della <b>scelta dei significanti</b>, di una decifrazione che si pone la questione: da dove vengono questi significanti?</span></li>
</ol>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Da qui s’inaugurano tre tragitti:</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">-la linea orizzontale in alto che è quella in cui si sostiene il soggetto dell’enunciazione, colui che è in questione in un’analisi, dal momento che la linea orizzontale in basso permette di situare solo il soggetto dell’enunciato, il «<i>Je</i>» che appare nella frase e che è un significante come un altro, allorché l’altro «<i>Je</i>» risulta dall’articolazione significante in quanto «atto di parola». Questo «<i>Je</i>» è quello che si fa responsabile di ciò che si dice, che si pone nelle conseguenze di ciò che si dice; non solamente di ciò che dice, ma di ciò che si dice che lo interessa e che lo concerne. È tutta la dimensione dell’operazione analitica. Il soggetto e l’Altro sono presi nell’arco di un’altra funzione simbolica che Lacan nomina in questo seminario «la funzione vocativa» dove prende a prestito ugualmente la formula al discorso del Vangelo: «Alzati e cammina!».</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">-l’esplorazione della struttura dell’Altro: che l’Altro, e dunque il soggetto, possa scegliere i significanti che lo rappresentano indica la presenza in questo Altro di due principi, il principio di commutatività che apre il campo della metafora e dunque della moltiplicazione di significanti («tu hai il diavolo in corpo»), e il principio di similitudine, che apre il campo della metonimia, che gioca con la prossimità della forma, della sonorità, dei significanti per produrre l’effetto «poetico» («la Terra è blu come un’arancia»)</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;">-il desiderio dell’Altro: le due operazioni precedenti sono sottese attraverso quest’ultima che è quella che conta. Mi dice questo, ma cosa vuole? Questa domanda si esplora in una analisi, si attualizza nel transfert; ma fondamentalmente, il soggetto viene in analisi perché in un punto preciso è sorta la questione del suo desiderio, e per Lacan la questione del desiderio si formula in italiano «Che vuoi?» «La questione di che cosa voglia è posta all’Altro»</span><span style="-webkit-font-kerning: none; -webkit-text-stroke-color: rgb(255, 0, 0); color: red;"> </span><span style="font-kerning: none;">(25 Ed. Fr). È veramente a livello del Che vuoi? che possiamo dire che il soggetto riceve dall’Altro il suo messaggio sotto una forma inversa.</span></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Si tratta in fondo di allentare la morsa nella quale si trova preso il soggetto e il suo desiderio, la morsa che si forma ogni volta che ripieghiamo l’enunciazione del soggetto sull’enunciato.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Il transfert è innanzitutto un’operazione che riguarda l’Altro, è un’operazione di frammentazione dell’Altro attraverso la questione del desiderio. Frammentazione dell’Altro vuol dire qui che negli enunciati, sulla linea della domanda, s’isolano dai significanti che contano per il soggetto, quelli che hanno preso valore di godimento, quelli di fronte ai quali, dirà Lacan, il soggetto si è trovato in <i>fading</i>, diviso : è il punto che Lacan designa come luogo del tesoro dei significanti, il luogo in cui si contano secondo il loro valore pulsionale. </span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Questo «transfert» di un significante della linea dell’enunciato sulla linea dell’enunciazione è presentato da Lacan come «una metonimia dell’essere» (34 Ed. Fr.) il cui nome è <i>il desiderio, </i>che s’inscrive ora<b> </b>sulla linea intermedia. Ciò che, del suo essere vivente, non può iscriversi nel significante, che gli rinvia solamente una divisione soggettiva, trova rifugio in questo intervallo fragile, sempre minacciato di ripiegarsi sulla domanda. Il fantasma si presenta qui come un angolo che impedisce questa chiusura, come un osso nella ricerca dell’ideale da presentare all’Altro.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">È questo osso che Lacan introduce allo stesso modo nella teoria e nella pratica analitica formulando questo nuovo avanzamento: il desiderio si regola sul fantasma e non sull’oggetto.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;"><i>Il diavolo innamorato </i>di Jacques Cazotte ci fornisce una bellissima metafora.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Noi vediamo articolarsi questo doppio movimento che Lacan nomina terza tappa della costruzione del grafo: di fronte al desiderio dell’Altro, il soggetto è <i>hilflos</i>, inerme. Cosa avrà da offrire? Come far fronte? Si difende, dice Lacan, col suo io, e più precisamente interponendo la relazione immaginaria, luogo delle relazioni di prestanza, di sottomissione o di fallimento. Qui (30 Ed. Fr) Lacan opera uno spostamento: non si tratta solamente di giochi di specchi, ma della posizione del soggetto in un rapporto «flessibile con l’altro». E così il luogo di uscita, il luogo di riferimento del desiderio va a fissarsi sul fantasma, che inscrive questo rapporto flessibile del soggetto all’altro.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Ciò che il soggetto non vede, ciò a cui è cieco, è che questa scenografia immaginaria nella quale crede poter reperire il proprio desiderio non è che un montaggio, del quale lo sceneggiatore è l’inconscio, dove i significanti zavorrati della forza della pulsione erigono gli assi sui quali la scena della sua vita si svolge. (54 Ed. Fr.) Il momento in cui qualche cosa del discorso dell’essere viene a disturbare il messaggio a livello della domanda: è il sintomo analitico, è su questo punto di «disturbo» che si concentra l’interpretazione.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Ma non dimentichiamo «il piano ammezzato» che Lacan situa nella retro-azione della conclusione del processo in I(A): è il momento nel quale l’io si pone di fronte la stretta dell’Es nella domanda, momento in cui si scatena il Super-io, «discorso primitivo, puramente imposto e marcato da una profonda arbitrarietà, che continua a parlare». Resterà allora da mettere questo Super-io alla prova delle sue radici pulsionali, del suo godimento che vocifera per bucarne il rigonfiamento, in X.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; margin-left: 36px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Per Alvare, gli assi portanti del simbolico restano al loro posto fino alla fine, persistendo accanto alle illusioni nelle quali è preso, portato dal suo desiderio «Biondetta» del quale ha dimenticato l’origine: nato dalla questione che indirizza all’Altro del sapere e all’Altro che detiene il godimento. In questo posto Biondetto/Biondetta svolge la sua parte l’oggetto d’attrazione per il suo desiderio, dapprincipio sempre irraggiungibile, che si sottrae, che fallisce, illustrando bene il posto di sostituto imaginario di S barrato: Alvare è piuttosto mal posizionato-mal barrato.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-size: large;"><span style="font-kerning: none;"></span><br /></span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Possiamo domandarci qual è l’attualità di occuparsi nello studio di questo grosso volume che raccoglie delle concezioni di uno psicanalista degli anni 58-59 del secolo scorso! La questione del desiderio è ancora attuale? Si ma è un desiderio «modulo» godimento: so ciò che voglio ma non ne godo oppure è quello ciò che voglio ma è troppo invadente come godimento. Per esempio questa giovane ragazza, analizzanda in erba, che si presenta come direttrice di una startup che mette in valore le specificità delle donne nell’azione pubblica, certa di avere trovato qui la giusta espressione della sua rivolta contro il padre e il suo sostegno alla causa persa della made e che, d’altro canto, ha incontrato il suo «punto di panico» nella messa in atto della libertà sessuale rivendicata e contrattualizzata nella sua relazione di coppia, facendosi oggetto sessuale per un uomo dagli incontri fortemente idealizzati. </span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Da un lato lei mi presenta una scultura del suo io pienamente consistente, nella quale cristallizza un desiderio di emancipazione femminile, dall’altro lato si precipita a testa bassa nel suo fantasma, nel momento in cui diviene madre e in cui «stabilisce» una vita famigliare.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Niente di questi due aspetti fa enigma per lei, si lamenta di non godere a sufficienza dal suo successo sociale, o piuttosto che altri siano suscettibili di goderne più di lei, e lei teme di godere troppo di questo incontro sessuale che la spaventa.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">Gli enigmi del piacere impallidiscono di fronte all’esigenza del godimento! La domanda è allora essenzialmente una domanda di <i>coaching, management </i>del desiderio per ottimizzare i godimenti.</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none; font-size: large;">E ciò che si presenta in una esperienza individuale ha il suo corrispondente nel collettivo sulla forma d’un <i>management </i>dei desideri perché si regolino sull’economia dei godimenti: management degli Stati per fare in modo che i desideri trovino i loro corrispondenti in termini di godimento legittimo, management dei mercati per i godimenti « in più», per i plusgodere, management delle reti parallele diversamente mafiose per il regolamento dei godimenti illegittimi, delle droghe e della pornografia fino al traffico di corni di rinoceronte!</span></div>
<div style="font-family: "times new roman"; font-stretch: normal; line-height: normal; min-height: 15px; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;"></span><br /></div>
<br />
<div style="-webkit-text-stroke-color: rgb(0, 0, 0); -webkit-text-stroke-width: initial; font-family: "Times New Roman"; font-size: 12px; font-stretch: normal; line-height: normal; text-align: justify;">
<span style="font-kerning: none;">Traduzione di Andrea Aldrovandi</span></div>
</div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-10388131816472477112017-11-24T10:54:00.000+01:002017-11-24T10:54:02.877+01:00LE COMPULSIONI CONTEMPORANEE - TAVOLA ROTONDA - VENERDI' 1 DICEMBRE ORE 21<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-9SffzHWD5MM/Whfrji7w3YI/AAAAAAAAATo/d2JlXPN7P_UJgOUlh_fdxu-Ybcq82DatACLcBGAs/s1600/000.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1132" height="640" src="https://3.bp.blogspot.com/-9SffzHWD5MM/Whfrji7w3YI/AAAAAAAAATo/d2JlXPN7P_UJgOUlh_fdxu-Ybcq82DatACLcBGAs/s640/000.jpg" width="451" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-15630294866608231702017-11-07T13:06:00.002+01:002017-11-07T13:06:55.761+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-LQc5S8KKV9A/WgGhuFBfZtI/AAAAAAAAATY/slUShjbGMVcmOxrbgd6GqbRZqI6B94BzQCEwYBhgL/s1600/0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1121" height="640" src="https://3.bp.blogspot.com/-LQc5S8KKV9A/WgGhuFBfZtI/AAAAAAAAATY/slUShjbGMVcmOxrbgd6GqbRZqI6B94BzQCEwYBhgL/s640/0001.jpg" width="448" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-77554093625117529722017-10-13T11:14:00.000+02:002017-10-13T11:14:30.420+02:00Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 25 Febbraio 2017. Docente invitato: Andrés Borderías<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">LO SCHEMA OTTICO E L’OGGETTO <i>a</i>, NEI CAPITOLI 3,4,6,7,9 E 10 DEL
SEMINARIO X L’ANGOSCIA</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;"><br /></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Buongiorno, vi ringrazio della presenza. Il tema che mi è stato proposto è
“L’oggetto <i>a</i> e lo schema ottico” nei capitoli 3,4,6,7,9 e 10 del
Seminario <i>L’ Angoscia</i>. Seguiremo questo filo che percorre la prima metà del
seminario, nelle parti dedicate a “<i>La struttura dell’angoscia” </i>e alla <i>revisione
dello statuto dell’oggetto</i>.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Nel leggere questi capitoli si può notare la grande varietà di temi e
riferimenti che Lacan percorre per mettere in moto il suo “laboratorio”: un
quadro degli affetti, una lettura critica della dialettica hegeliana, il
ritorno di Amleto ancora sulla scena, l’interrogare il fenomeno del perturbante
della mano attraverso Hoffman, la risorsa della topologia e una lunga serie di
fenomeni clinici come la depersonalizzazione, il lutto, l’acting out e il
passaggio all’atto. Infine, attraverso questi capitoli, lo schema ottico e lo
stadio dello specchio vengono rivisitati e riformulati.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Cercherò di estrarre la logica di questo movimento che ha un punto di
capitone, a pag. 47 dell’edizione in spagnolo, nel capitolo III, quando Lacan
afferma, a proposito della misteriosa identificazione di Amleto con Ofelia: “lo
statuto di oggetto del desiderio, […] ne convengo, non è ancora stato
precisato. Ed è proprio questo che si tratta di approfondire quest’anno,
affrontando l’angoscia” [Lacan, J. Il seminario X. pag. 42].</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">L’angoscia, come ci ricorda Miller, non è il vero obiettivo del seminario,
ma una via di accesso privilegiata per una nuova definizione dell’oggetto, una
via molto più certa di altre che ha seguito in precedenza. Questa via conduce
inoltre a una riformulazione dei concetti anteriori e in un certo senso alla
formulazione dello schema ottico. Lo dice appena inizia il seminario, in prima
pagina: “L’angoscia è precisamente il punto di incontro dove vi attende tutto
quello che è stato il mio discorso precedente. Vedrete come ora potranno
articolarsi tra loro un certo numero di termini che forse, sino a oggi, non vi
sono sembrati sufficientemente collegati” [Lacan, J. Il seminario X, pag 5].</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Questo seminario è quindi un laboratorio nel quale Lacan utilizza l’angoscia
come un attrezzo per avanzare nella sua riconcettualizzazione dell’oggetto,
poiché Lacan cerca di formulare la dimensione reale, dello stesso, e darle un
nuovo statuto a partire della sua dimensione libidica, di godimento. Come
conseguenza, riesamina la castrazione, per approfondire lo statuto della
mancanza al di là dell’immaginario. Questo è il cuore concettuale.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Il principio della fenomenologia dell’oggetto angosciante, dell’oggetto che
causa l’angoscia, è la nozione che c’è sempre un certo vuoto che bisogna
preservare, incluso nel campo visivo e nell’amore – afferma J.-A. Miller nella
sua introduzione al seminario – e dal suo riempimento totale sorge la
perturbazione nella quale si manifesta l’angoscia. La fenomenologia dell’oggetto
angosciante parte dallo stadio dello specchio e Lacan la presenta a partire da
questi primi capitoli, dove dispiega le sue condizioni a partire da una nuova
nozione dell’oggetto<i> a</i> e di - phi.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Lungo il seminario, e specialmente in questi capitoli, lo schema ottico è oggetto
di una lenta decostruzione poiché Lacan cerca un nuovo statuto dell’oggetto al
di là dello speculare. Riformula tutto il campo del narcisismo scegliendo come
particolare via d’ingresso la revisione critica della dialettica del desiderio
hegeliano, il che produrrà <i>an passant</i> un modo di superarla
definitivamente. Come dice all’inizio del capitolo III, dopo la critica all’articolazione
hegeliana sviluppata nel capitolo precedente del desiderio: “si vorrebbe un’articolazione
più precisa tra lo stadio dello specchio e il significante […] l’angoscia ci
permetterà di ripassare per l’articolazione che mi è stata richiesta” [Lacan,
J. Il seminario X. pag. 33].</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Nei primi due capitoli, Lacan costruisce la tabella degli affetti, nei
quali esplora i limiti del significante per analizzare lo statuto dell’angoscia.
Lacan cerca di catturare l’angoscia nelle reti del significante, cioè, di
situarla in un quadro concettuale. Questa tabella non riesce tuttavia a dirci
cosa sia l’angoscia. Ci dice sopratutto ciò che non è.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Pe analizzarla convenientemente in questi primi capitoli, Lacan torna ai
fondamenti del suo insegnamento anteriore e specialmente alla categoria del
desiderio. Mette in relazione così l’angoscia e il desiderio, come principio di
una lenta elaborazione e di una decostruzione che punta a separarle, una volta
trovate entrambe i loro posti precisi. Questo divide il seminario in due grandi
movimenti: nel primo, nel quale si situano i capitoli che riformulano lo schema
ottico, tenta di situare l’angoscia in relazione col desiderio e l’oggetto
angosciante. Nel secondo movimento, opera uno spostamento per situarla in
relazione col godimento reale e non più con il desiderio. L’angoscia appare
quindi come un mezzo per catturare il reale del godimento.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Al cuore stesso del secondo movimento del seminario, c’è un’articolazione
importante: all’inizio in questi capitoli, l’angoscia è causata dall’oggetto <i>a</i>,
c’è quindi un’anteriorità dell’oggetto in relazione con l’angoscia. Diciamo che
l’oggetto <i>a</i> è causa dell’angoscia, nel campo visivo è prevalente e il
fenomeno del perturbante è grande protagonista. Alla fine Lacan invertirà l’ordine:
l’angoscia diverrà produttrice dell’oggetto <i>a</i> e dirà che l’angoscia
designa “Das Ding”, termine precursore dell’oggetto <i>a</i>. L’angoscia è equivalente
alla Cosa, ma la Cosa non è equivalente all’oggetto <i>a</i>. C’è un’anteriorità
logica della Cosa rispetto all’oggetto <i>a</i>. La Cosa è una figura del
godimento che precede l’oggetto, il che situa l’angoscia come precedente l’oggetto
e, similmente, anche precedente l’io ancora non costituito. C’è una
sostanzialità dell’angoscia che trasforma il reale inconcepibile della Cosa in
un oggetto reale, logicamente concepibile. La sequenza sarà quindi
Cosa-angoscia-oggetto, o Godimento-angoscia-oggetto. L’angoscia è produttiva.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Successivamente Lacan accentua la differenza: la Cosa come il reale puro,
mentre l’<i>oggetto a</i> diviene sembiante del reale. Sono le due modalità della
lettura dell’angoscia come “segnale del reale”: segnale dell’oggetto nell’io o
segnale della Cosa. Sia come sia, segnale dell’oggetto o segnale della Cosa, l’angoscia
annuncia la mancanza originale costitutiva del soggetto. L’angoscia è ormai in
sé stessa una difesa contro il reale irrappresentabile. Non ci difendiamo della
difesa. Lacan insiste «La difesa non è contro l’angoscia, ma contro ciò di cui
l’angoscia è il segnale» [Lacan, J. Il seminario X, pag. 150]. In effetti,
l’angoscia è, cito, “La risposta al pericolo più originario, all’insormontabile
<i>Hilflosigkeit</i>, all’abbandono assoluto dell’ingresso nel mondo”</span><sup><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"> </span></sup><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">[Lacan, J. Il
seminario X, pag. 149]. Di fronte a
quest’abbandono, l’angoscia è il male minore, è una risposta che attenua questa
esperienza dolorosa della mancanza originaria. Possiamo dire che manca la “mancanza”,
grazie all’azione difensiva dell’angoscia. L’angoscia è al tempo stesso segnale
e difesa, un modo di accomodare l’oggetto reale senza soffrire una disperazione
assoluta. Lo schema ottico nel capitolo X mette in risalto questa variazione
della concezione dell’angoscia.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Nell’ultimo capitolo del seminario Lacan torna al piano scopico ma già riformulato,
non appare lo schema ottico, la via che ha scelto per cogliere l’oggetto si è spogliata
del suo involucro immaginario e il ricorso allo schema ottico è caduto per
sempre. </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">APPROSSIMAZIONE HEGELIANA</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Cercheremo ora di seguire il filo che ci porta dalla dialettica hegeliana
allo stadio dello specchio via l’angoscia.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Lacan si allontana da Hegel. Hegel, mediante la nozione di concetto, punta
a ridurre tutte le cose al significante, afferma che “il concetto è la Cosa”. </span><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US;">Non c’è né resto reale, né mancanza irr</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">i</span><span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: EN-US;">ducible</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">. All’inizio del
seminario, Lacan prova qualcosa di simile quando sceglie come titolo al primo
capitolo “L’angoscia nella rete dei significanti”. Va a pescare il reale dell’angoscia
nella rete del significante, tramite il simbolico. Lacan tuttavia opta per
Kierkegaard rispetto all’universo hegeliano del concetto. Quando il filosofo
danese scrive <i>Il concetto di angoscia</i>, pone in realtà il “concetto di ciò
che fugge al concetto”. Il concetto è qualcosa di reale, inassimilabile in
termini razionali. C’è un resto non razionale, che sfugge a tutte le teorie. Ecco
perché l’angoscia non è riducibile a una dottrina scientifica.</span><span lang="ES-TRAD" style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Lacan indica che esistono due concezioni dell’angoscia nella dottrina
analitica classica. La prima: l’angoscia è un pericolo contro il quale dobbiamo
difenderci. In questo caso sarebbe un segnale che annuncia il ritorno del
rimosso. Possiamo chiederci perché il soggetto mobilizza «un segnale maggiore» per
prevenire un pericolo infinitamente più leggero – il ritorno del rimosso non è alla
fine così pericoloso come pare… Lacan infatti rifiuta questa versione: per lui
l’angoscia non è causata dalla rimozione o dal ritorno imminente del
significante. Freud stesso abbandona questo parere a partire da Inibizione<i>,
sintomo e angoscia</i> e propone la logica inversa: è l’angoscia che causa la
rimozione. Da qui sorge la domanda inedita: se non è il ritorno del rimosso,
cosa causa l’angoscia? Per Freud l’angoscia è sempre un’angoscia di castrazione
il cui agente è il padre edipico. In poche parole, la paura del padre che
proibisce il godimento. Lacan, rivede la castrazione e invalida la causa
edipica dell’angoscia.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">All’inizio del seminario X Lacan concepisce l’angoscia come segno del
desiderio dell’Altro, che giustifica il titolo del capitolo II “L’angoscia,
segno del desiderio”. Partiamo dalla formula che Lacan prende da Hegel: “Il
desiderio dell’uomo è il desiderio dell’Altro”. La formula permette di mettere
in relazione l’angoscia col desiderio: l’angoscia è segno – nell’io, afferma
Freud – del desiderio dell’Altro (vedi l’apologo della mantide religiosa). L’angoscia
sorge di fronte alla domanda: Cosa vuole l’Altro quando mi guarda con
insistenza? Cosa vuole da me? Qual è il suo desiderio? Quest’apologo fa sorgere
l’inquietante dimensione del desiderio all’introdurre un’alterità radicale, che
non mi permette di riconoscermi, nel quale l’identificazione fa emergere l’incognita
dell’oggetto che sono per l’Altro. Vediamo qui un tentativo di fondare l’angoscia
a partire dall’enigma del desiderio attribuito all’Altro. Questo desiderio
enigmatico implica un’inquietante stranezza, nelle parole di Freud, e introduce
il fenomeno del perturbante, nella misura in cui fa emergere la dimensione dell’oggetto
enigmatico, oggetto che emerge della commozione dell’identificazione: chi sono…cosa
sono?</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">L’uomo, puntando a un oggetto, passa prima da un desiderio di desiderio, fa
del desiderio un suo oggetto. Il soggetto cerca prima di tutto, al di là dell’oggetto,
un desiderio, qualche Altro che desideri. La logica isterica insegna molto a
riguardo: sono un soggetto desiderante se passo dall’Altro desiderante. In
termini lacaniani, sono in posizione di soggetto diviso dalla mancanza, se
passo dall’Altro affetto anche lui dalla mancanza, A barrato. Ciò spiega la
necessaria dipendenza del soggetto in relazione all’Altro.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">L’Altro senso della formula hegeliana, è il seguente: io desidero l’oggetto
che l’Altro desidera. Quell’oggetto forse non aveva molta importanza per me, ma
ora mi interessa perché l’Altro lo desidera. Questo fa parte della logica dell’ossessivo,
che comincia a desiderare ancora sua moglie se capta che l’Altro uomo s’interessa
a lei, oppure se lui stesso si interessa alla donna di un altro. Non è la
posizione desiderante dell’Altro ciò che conta, non è un desiderio di
desiderio, ma l’oggetto del desiderio che mette in moto il proprio. Attraverso
l’Altro, io incontro un oggetto che aggancia il mio desiderio, un oggetto <i>a</i>.
Si tratta qui di un oggetto del desiderio catturato nel mio fantasma, e che non
è, ovviamente, l’oggetto reale che causa il mio desiderio.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">In <i>Sovversione del Soggetto</i>, testo contemporaneo a questo seminario,
Lacan fa un’inversione: la dialettica diviene un avatar dell’asse immaginario,
con tutte le conseguenze possibili in termini di rivalità e aggressività. Nell’asse
immaginario, in effetti, l’altro è un simile, vuol dire che è catturato dagli
effetti dello stadio dello specchio. Lo speculare rimane nel cuore della
dialettica hegeliana, trionfo dell’immaginario, ma è un immaginario carico di
libido.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Alla fine del capitolo II, Lacan fa un passo in più. Troviamo lì una
tabella che racchiude in forma schematica il risultato della critica alla
concezione hegeliana del desiderio, e che mette in questione lo statuto dell’oggetto
del desiderio come concepito fino a quel momento, come un oggetto equivalente
alla sua immagine significantizzata. Diciamo che Lacan comincia a estrarre, a
separare e a differenziare la dimensione del godimento dell’asse immaginario. Questo
schema a p.43 presenta l’alienazione del soggetto nel campo dell’Altro come
risultato che produce il soggetto diviso dal significante – dato che gli manca
l’essere e la sua rappresentazione dipende dai significanti dell’Altro – e un
Altro anche lui barrato, poiché manca del significante che permetterà al
soggetto di nominare e colmare il suo essere. Quest’Altro risulta inoltre
inaccessibile o, almeno, direttamente inaccessibile.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Abbiamo un resto da questa divisione, l’<i>a</i>, che è la parte dell’essere
del soggetto che l’Altro non riesce a designare in termini significanti. Quell’<i>a</i>
non entra nella contabilità significante! È il motivo della furia valutativa
che vorrebbe ridurla al significante! È anche il segno del fallimento della via
hegeliana, di qualsiasi progetto di sapere assoluto, poiché è irreducibile all’ordine
simbolico.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Il “resto” del processo d’iscrizione nell’Altro è la parte non
rappresentabile del mio essere, la parte di cui non riesco ad appropriarmi, la
parte inconcepibile che non dà posto a nessun’identificazione. Se non c’è identificazione
significante per quel resto, informe, ciò vuol dire che quella parte di me
stesso non è specularizzabile e che sfugge all’immagine. Abbiamo quindi un
oggetto al di là dell’immagine e che tuttavia è una parte del mio essere. È un
anticipo di ciò che l’anno seguente chiamerà operazione di separazione.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Questa concezione dell’oggetto implica una conseguenza:</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">IL FANTASMA</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Il soggetto si cerca nell’Altro e cosa trova? Un significante per
identificarsi – che produce $ – e un resto non identificabile, l’<i>a</i>. Quel
resto, eterogeneo al significante, è alloggiato nell’Altro nello schema di pag.
43, cioè, a sinistra, così come il soggetto barrato. I due sono il frutto del
passaggio dall’Altro, il che vuol dire che gli ingredienti del fantasma, $ e <i>a</i>,
fantasma tramite il quale sostengo il mio desiderio, sono situati dal lato dell’Altro.
L’oggetto alloggiato nell’Altro è una proprietà che concerne il soggetto
nevrotico, che preferisce percepire l’oggetto nell’Altro. Quest’Altro è chi
regge lo specchio piatto grazie al quale il soggetto riesce a percepire
qualcosa di sé stesso e dei suoi oggetti. Ma ciò che percepisce è un riflesso,
un’immagine scritta <i>i´(a),</i> un’immagine virtuale dell’immagine
narcisista, reale. Ecco perché situa l’oggetto <i>a</i> nell’Altro equivale a
un uso fallace dell’oggetto. L’oggetto che costruisce Lacan nel seminario X non
è l’oggetto desiderabile percepito nello specchio che sostiene l’Altro. È un
oggetto che non è visibile perché non appare nel campo speculare inquadrato
dall’Altro. La causa del desiderio, <i>a</i>, non è l’oggetto desiderato. Non
bisogna confonderli. L’oggetto desiderato è l’agalma che brilla con splendore.
L’oggetto causa è, al contrario, del lato dello scarto … ciò che causa il mio
desiderio – rimosso – è uno scarto del quale non voglio sapere nulla e che non è
nemmeno visibile. </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Così lo formula Lacan nel capitolo VIII La causa del desiderio: <i>“</i>Oggi
vorrei riuscire a dirvi un certo numero di cose su quello che vi ho insegnato a
designare come oggetto <i>a</i>, verso il quale vi orienta l’aforisma da me
promosso la volta scorsa a proposito dell’angoscia, e cioè che essa non è senza
oggetto. L’oggetto <i>a</i> si pone al centro del nostro discorso. Se s’iscrive
nella cornice di un seminario che ho intitolato L’angoscia, è perché è essenzialmente
per questa via che è possibile parlarne. Il che vuol dire anche che l’angoscia è
la sua sola traduzione soggettiva. La lettera <i>a</i> che interviene qui è stata
introdotta da molto tempo. Si è annunciata nella formula del fantasma in quanto
supporto del desiderio, ($◊a), $ desiderio di a.” [Lacan, J. Seminario X, pag.
109]. Successivamente, nella pagina seguente, Lacan differenza l’oggetto del
desiderio che si situa “davanti” al soggetto, dall’oggetto causa, che non
partecipa dell’intenzionalità del soggetto, e che situa “dietro”, invisibile
per il soggetto.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Isolare la causa in un’analisi implica estrarre del campo dell’Altro l’oggetto
che il mio fantasma ha scelto come desiderabile. Si tratta di fare l’esperienza
di quell’oggetto nell’analisi, il che non è possibile senza la messa in gioco
nel transfert. In questo modo, l’analisi riduce il fantasma all’esperienza
della pulsione, cioè, all’esperienza di un oggetto pulsionale che ha una
relazione stretta con l’<i>oggetto a</i>. Quell’estrazione dell’<i>oggetto a</i>
del campo dell’Altro è il tempo essenziale della passe in una cura ed è il
momento di concludere. Un ottimo esempio è la passe di Patrick Monribot.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">LO SCHEMA OTTICO</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Ciò che ha portato Lacan allo stadio dello specchio nell’anno 1946 è stato
il concetto freudiano di narcisismo, da dove apprende che la libido era di
natura narcisista, iscrivendo così il godimento nell’ordine speculare. Il
risultato è stato che la pulsione è stata messa come dipendente dall’immagine,
sotto un principio di simmetria e reciprocità, <i>a-a´,</i> che indica la
trasfusione e commutazioni della libido narcisista rispetto all’oggetto e
viceversa. La libido circola così del narcisismo dall’io all’oggetto. È ciò che
giustifica la presenza della dialettica del desiderio hegeliana nello schema.
Questa presa della libido da parte dell’immagine, è sottoposta all’ordine
simbolico, che Lacan introduce nello schema, ordine simbolico incarnato dall’Altro,
rappresentato dallo specchio piatto, e dal quale dipendono le identificazioni
del soggetto. Negli anni seguenti, Lacan ha reso più complesso questo schema,
fino a culminare nella versione della pag. 44, prima del primo schema
semplificato.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">In questi capitoli si succedono varie versioni diverse dello schema ottico,
versioni più semplici. La grande novità di questi schemi è l’introduzione, nel
primo schema semplificato, del non specularizzabile, indicato con due matemi: <i>-phi</i>
(è la prima volta che Lacan lo introduce nello schema ottico) e <i>a </i>(che
per la prima volta non riflette la sua immagine virtuale, <i>a</i>´). È come se
la presenza invisibile del reale nello schema immaginario avesse come effetto
lo svuotamento, la semplificazione progressiva, fino alla sparizione del suo
insegnamento. Siamo alla fine di questa via speculare per abbordare l’oggetto,
che apre ad altre risorse, come la topologia o la logica con i diagrammi di
Venn.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Vediamo nella parte sinistra dello schema il corpo. Questo corpo è scomposto
tra i fiori, che rappresentano l’oggetto
parziale <i>a</i> e l’immagine della forma del corpo, riflessa nello spazio
reale sullo specchio sferico, che produce un’immagine che Lacan denomina “immagine
reale<i>” i(a</i>). Questa immagine è investita dalla libido narcisista del
corpo, ed è la matrice dell’io la cui immagine appare riflessa nell’Altro, come
<i>i´(a).</i> Nello schema 2 che si trova in <i>Nota sulla relazione di D.
Lagache: Psicoanalisi e struttura della personalità,</i> abbiamo i
fiori-oggetto <i>a</i> sul cassetto, e il vaso-realtà del corpo, sotto lo
stesso, per segnalare il poco acceso che abbiamo a lui, la sua “oscura presenza”.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Se prendiamo ora lo schema semplificato di pag. 44, vediamo che Lacan ci
scrive <i>a</i> (ritirando il disegno dei fiori dello schema) e scrive anche <i>-
phi</i>. Dopo scrive lo specchio dell’Altro, l’Altro come specchio, l’Altro che
convalida le immagini narcisistiche, ma non scrive più <i>a</i>´ nel lato
destro dello specchio piatto, perché l’oggetto <i>a</i> non è specularizzabile.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Lacan insiste nel gesto del bambino piccolo che si gira verso l’Altro per
vedere se guarda l’immagine. Se la valorizza, in modo che l’acceso alla sua
immagine non passa solo attraverso l’immagine reale ma attraverso lo specchio
dell’Altro, che produce l’immagine virtuale, ideale, dell’immagine reale: <i>i´(a)
di i(a)</i>. E aggiunge <i>- phi</i> senza spiegare nulla. È la prima volta che
introduce nello schema <i>- phi</i>.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Cos’è questo - <i>phi</i>? Freud lo prende come mancanza del pene materno,
cioè, dall’immagine anatomica. Ma Lacan non abborda il - <i>phi</i> a quel
livello, che è quello dell’immagine, ma a partire dalla libido e dà una
definizione libidica. “Non tutto l’investimento libidico passa attraverso l’immagine
speculare. C’è un resto. [...] In tutto quello che è localizzazione
immaginaria, il fallo si presenterà sotto forma di una mancanza. Nella misura
in cui si realizza qui, in <i>i(a),</i> quella che ho chiamato l’immagine reale
– immagine del corpo che funziona, del materiale del soggetto, come
propriamente immaginaria, cioè libidinizzata – il fallo appare in meno, come
uno spazio bianco. Sebbene il fallo sia indubbiamente una riserva operativa,
non solo non è rappresentato a livello immaginario” [Lacan, L. Seminario X,
pag. 44]. Abbiamo il <i>- phi</i> riferito a una riserva libidica e dall’altro
lato, una mancanza nell’immagine.</span><span style="background: yellow; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Da Altro lato, cos’è quell’<i>a</i> del quale Lacan afferma che non appare
nell’immagine? Dobbiamo vedercela con qualcosa che non ha forma. Quando Lacan
introduce lo speculare, introduce la forma, l’immagine della forma del corpo,
ma ciò lascia mascherato ciò che è investito in questa forma. L’investitura
libidica è in realtà quella che apporta all’immagine il suo peso e la sua
importanza per il soggetto. Quindi, in fondo, <i>i(a)</i> scrive la forma più che
il quantum di affetti, il quantum di libido – termine freudiano. La relazione
speculare non è una relazione con la forma, ma con una forma libidicizzata.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Lacan spiega che l’immagine reale funziona nell’aspetto materiale del
soggetto come propriamente immaginaria, vuol dire, libidicizzata. La forma non
fa per sé stessa l’immaginario. Ecco perché si tratta di un’erotologia.
Evidentemente, non c’è immagine dell’investitura libidica. Cos’è un’investitura
libidica? È una forma che interessa, che accattiva, eccita…ma quella dimensione
non si vede nell’immagine! In questo senso, quando Lacan parla delle relazioni
speculari, si tratta di “<i>i</i>”, l’immagine, più <i>a</i>, ascrivendo quel
quantum d’investimento. Ma <i>a</i> non si vede come tale.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">L’immagine speculare non è più che parziale dell’ordine del visibile,
diviene visibile dalla sua investitura stessa. Quindi<i>, a</i> scrive una
mancanza: ciò che non vedo nell’immagine e che non appare neanche nell’immagine
virtuale.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Ma ora c’è una nuova portata del <i>- phi</i>, dal momento che Lacan fa del
<i>- phi</i> la “riserva libidica”. Non si tratta più della perdita vitale né dell’operazione
della perdita, ma della perdita di rappresentazione, di visibilità, del
godimento autoerotico, “benché legata a un organo” [Lacan J. Seminario X, pag.
44] che permane nel corpo ed è suscettibile di “entrare in azione per la
soddisfazione del desiderio” [Lacan J. Seminario X, pag. 45]. Vediamo qui uno
scivolamento verso un privilegio del godimento come primo tempo nella costituzione
del desiderio.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Ciò che rende veramente complesso e difficile analizzare <i>- phi</i> in
questo seminario è il fatto che quando Lacan scrive <i>- phi</i>, pare
riassumere l’insieme di ciò che produce la meccanica complessa della mancanza d’oggetto,
precisamente per apportare il contrario della mancanza, o della perdita, a
sapere, sua presenza lì dove non lo si afferra. A loro volta, in vari momenti
Lacan utilizza</span><span style="color: #00b050; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;"> </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">- <i>phi</i> per
segnalare la dimensione del fallo come l’oggetto immaginario, nel vecchio uso della
castrazione, o per indicare il movimento stesso della perdita e lo spostamento
del godimento. Infine, bisogna armarsi di pazienza e seguire i dettagli della
sua articolazione ogni volta, perché non c’è un senso univoco di questo
concetto. </span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Miller segnala che lungo il seminario si accentua lo statuto reale del
fallo. Il - phi diviene un fallo de-significantizzato e de-immaginarizzato,
punta al pene reale, al fallo organo: si tratta dell’eccitazione del pene del
piccolo Hans, all’origine della sua angoscia. È la fobia che l’angoscia non
riesce a risolvere, con quella macchia sulla bocca del cavallo che dà conto
dell’oggetto <i>a</i>…</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Il fallo appare come un meno, come uno spazio bianco, perché punta a quella
riserva operatoria, tema che Lacan aveva già accennato in <i>Sovversione del
soggetto</i>.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">In fondo, la prima investitura speculare dell’immagine lascia una parte nel
lato dell’essere, del lato del soggetto: non tutto può essere investito nell’immagine,
c’è un resto d’investitura libidica, una riserva. Questo è un punto essenziale
per analizzare ciò che chiama la castrazione immaginaria: Lacan dice che si
tratta della relazione tra - phi e la costituzione di <i>a</i>. “Da un lato, la
riserva inafferrabile immaginariamente, benché legata a un organo che invece è ancora,
grazie a Dio, perfettamente afferrabile: questo strumento che comunque dovrà di
tanto in tanto entrare in azione per la soddisfazione del desiderio, il fallo.
Dall’altro <i>a</i>, che è in quel resto, quel residuo, quell’oggetto il cui
statuto sfugge allo statuto di oggetto derivato dall’immagine speculare, ossia
sfugge alle leggi dell’estetica trascendentale” [Lacan, J. Seminario X, pag 45].</span><span style="background: yellow; font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Quindi, - <i>phi</i> significa due cose: la parte della libido che non
passa dall’immagine e che resta in riserva per spostarsi all’immagine e anche
il fatto che quella mancanza, quella parte di libido, quella riserva
strumentale separata dall’immagine, non appare nel campo dell’immagine. Non si
tratta quindi della privazione della madre. Il fallo che manca all’immagine non
ha specificità maschile né femminile.</span><span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-fareast-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Nel mondo delle immagini libidiche non abbiamo accesso all’immagine reale,
ma all’immagine virtuale. Le immagini reali sono una costruzione di Lacan, alla
quale si può accedere dallo specchio. Dice Lacan, pag. 51: “Ho scritto in alto
(- <i>phi</i>) perché dovremmo portarlo lì, la prossima volta. Meno <i>phi</i>
non è più visibile, più sensibile, più presentificabile lì di quanto lo sia
qui, sotto <i>i(a),</i> dato che non è entrato nell’immaginario” [Lacan, J. Seminario
X, pag. 45].<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Trascrizione testo e ricerca citazioni nell’edizione italiana: Florencia
Medici. <o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify; text-justify: inter-ideograph;">
<span style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT;">Redazione testo: Alberto Tuccio</span><span lang="ES-TRAD" style="font-family: "Times New Roman",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-12486744373540358302017-10-09T12:36:00.002+02:002017-10-13T11:12:34.493+02:00Programma Sezione clinica Milano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-9jaWnfBcdd8/WdtPJ8IpabI/AAAAAAAAATM/I_y-0jHlsLoswLZK7qKKuwam6dTgbMmDQCEwYBhgL/s1600/17-18%2BProgramma%2BSezione%2Bclinica%2BMilano-1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="840" data-original-width="1600" height="210" src="https://3.bp.blogspot.com/-9jaWnfBcdd8/WdtPJ8IpabI/AAAAAAAAATM/I_y-0jHlsLoswLZK7qKKuwam6dTgbMmDQCEwYBhgL/s400/17-18%2BProgramma%2BSezione%2Bclinica%2BMilano-1.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Y-6m_v8Ety0/WdtPM8eJnqI/AAAAAAAAATM/m4mo9trojgkFaDRkd0b6KPlty6m99m1IACEwYBhgL/s1600/17-18%2BProgramma%2BSezione%2Bclinica%2BMilano-2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="840" data-original-width="1600" height="210" src="https://2.bp.blogspot.com/-Y-6m_v8Ety0/WdtPM8eJnqI/AAAAAAAAATM/m4mo9trojgkFaDRkd0b6KPlty6m99m1IACEwYBhgL/s400/17-18%2BProgramma%2BSezione%2Bclinica%2BMilano-2.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
LINK: http://www.istitutofreudiano.it/sezioni-cliniche/sezione-clinica-milano.html<br />
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Segreteria Organizzativa</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Via Daverio, 7 - 20122 Milano<br />
E-Mail: <a href="mailto:infomilano@istitutofreudiano.it" style="border: 0px; color: #222222; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">infomilano@istitutofreudiano.it</a></div>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Iscrizione</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
La domanda di ammissione va inviata entro il <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">20 novembre 2017</strong> alla Segreteria organizzativa.<br />
L'iscrizione risulterà effettiva dopo l'accettazione della domanda e il pagamento della quota d'iscrizione.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: none; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Quota Intera:</strong> 300 €<br />
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Quota Studenti (fino a 26 anni):</strong> 200 €<br />
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Quota SLP:</strong> 150 €</div>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Commissione di coordinamento</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Antonio Di Ciaccia</strong>, <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Presidente dell’Istituto freudiano</em><br />
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Marco Focchi</strong>, <em style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Direttore sede di Milano</em></div>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Luogo</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Tutte le attività si svolgono presso la sede di Milano.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Il Seminario fondamentale è costituito da due insegnamenti: uno teorico, che prevede la lettura e il commento di un testo di J. Lacan, e uno pratico che prevede l’esposizione di casi clinici che evidenzieranno il valore operativo della teoria.</div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Seminario fondamentale</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Testo di riferimento<br />
<em style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il Seminario. Libro VI. Il desiderio e la sua interpretazione, </em>Einaudi 2016</div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
2 dicembre 2017</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: none; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docente invitato: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">DANIEL ROY</strong><br />
Caso clinico presentato da: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">FRANCESCA SENIN</strong><br />
Coordina: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; vertical-align: baseline;">MARCO FOCCHI</strong></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
27 gennaio 2018</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docente invitato: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">CLOTILDE LEGUIL</strong><br />
Caso clinico presentato da: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">EMANUELA D'ALESSANDRO</strong><br />
Coordina: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">FABIO GALIMBERTI</strong></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
3 marzo 2018</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docente invitato: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">MIRIAM CHORNE</strong><br />
Caso clinico presentato da: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ROSSELLA SFERRAZZO</strong><br />
Coordina: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">GIUSEPPE POZZI</strong></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
14 aprile 2018</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docente invitato: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ANTONIO DI CIACCIA</strong><br />
Caso clinico presentato da: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">KATIA ROMELLI</strong><br />
Coordina: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">ADELE SUCCETTI</strong></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
22 settembre 2018</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docente invitato: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">VICENTE PALOMERA</strong><br />
Caso clinico presentato da: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">SANDRA CAMMARATA</strong><br />
Coordina: <strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">PIETRO BOSSOLA</strong></div>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Orari</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Seminario teorico: ore 9:30 - 13:00<br />
Seminario di casi clinici: ore 14:00 - 16:00 </div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Seminario Tematico</h3>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Psicoanalisi e Istituzioni</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Intervengono</strong></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
GIOVANNA DI GIOVANNI, GIUSEPPE POZZI, GIULIANA KANTZA'</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Date</strong></div>
<ul style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; list-style: none; margin: 0px 0px 10px; outline: none; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: none; padding: 0px; vertical-align: baseline;">20 gennaio 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">4 febbraio 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">1 marzo 2018</li>
</ul>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Orario </strong>9:30 - 13:00</div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Seminario Tematico</h3>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Qualcosa che la psicoanalisi può insegnare sulla democrazia</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Intervengono</strong></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
LUISELLA BRUSA, DONATA ROMA, ALBERTO VISINI</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Date</strong></div>
<ul style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; list-style: none; margin: 0px 0px 10px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">12 maggio 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">15 settembre 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">13 ottobre 2018</li>
</ul>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Orario </strong>9:30 - 13:00</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Gruppo 1</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">La clinica psicoanalitica delle psicosi in Freud e Lacan</strong></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Date</h3>
<ul style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: inherit; list-style: none; margin: 0px 0px 10px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">20 gennaio 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">17 febbraio 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">17 marzo 2018</li>
<li style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">12 maggio 2018</li>
</ul>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Orario</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
14:30 - 16:00</div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docenti</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
MARCO FOCCHI, DOMENICO COSENZA</div>
<h2 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1.3em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: 1.6em; margin: 20px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Gruppo 2</h2>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<strong style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">La politica dell'analista tra costruzione del caso e direzione della cura</strong></div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Date</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
20 gennaio 2018 ore 16:00 - 17:30<br />
17 febbraio 2018 ore 16:00 - 17:30<br />
17 marzo 2018 ore 16:00 - 17:30<br />
12 maggio 2018 ore 16:00 - 17:30<br />
15 settembre 2018 ore 14:30 - 16:00 *<br />
13 ottobre 2018 ore 14:30 - 16:00 *</div>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #df0024; font-family: Bitter; font-size: 1em; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; font-weight: normal; line-height: inherit; margin: 0px 0px 0.5em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Docenti</h3>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
FEDERICA FACCHIN, MARCELLO MORALE</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #222222; font-family: Bitter; font-size: 15.84px; font-stretch: inherit; font-variant-numeric: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-10996670406470620992017-05-11T13:26:00.000+02:002017-05-11T13:26:55.544+02:00 La psicoanalisi e l'istituzione - - BION E LACAN - - 17 giugno 2017 ore 21<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-N5vKFohAAZo/WRRJyrhrpeI/AAAAAAAAASw/5Kuw-K59mPYVxH_Be9b0YNd-FE_osdneACEw/s1600/0001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="640" src="https://1.bp.blogspot.com/-N5vKFohAAZo/WRRJyrhrpeI/AAAAAAAAASw/5Kuw-K59mPYVxH_Be9b0YNd-FE_osdneACEw/s640/0001.jpg" width="452" /></a></div>
<br />Istituto freudianohttp://www.blogger.com/profile/11339174555753895412noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-1383024762042387590.post-34664377326008132112017-05-02T11:12:00.001+02:002017-05-02T11:12:41.970+02:00Seminario del 18 marzo 2017 Docente invitato: Veronique Voruz<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Tratteremo i primi
cinque capitoli della quarta parte del seminario X, quella intitolata: <i>Le cinque forme dell’oggetto a</i>. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
In questi
primi cinque capitoli Lacan costruisce gli oggetti orale, anale, fallico,
scopico e vocale, ma quello che è interessante notare in via preliminare è che
non li costruisce uno per uno, ma <i>uno in
relazione all’altro</i>, vale a dire, innanzitutto, che non si mette in una
prospettiva di sviluppo; vedremo la messa in gioco di questo modo di
presentazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Prima di affrontare
più precisamente la costruzione dell’oggetto <i>a</i>, in particolare della forma che gli si dà in questo seminario, vorrei
partire dagli assi di lettura evidenziati da Jacques-Alain Miller nel suo corso
del 2004, durante sei lezioni contemporanee alla pubblicazione di questo seminario
in francese, disponibili anche in italiano. Questi <i>assi di lettura</i> sono indispensabili per orientarsi
nell’insegnamento di Lacan ma anche per situare quella che è la posta in gioco
di questo seminario che Miller definisce come laboratorio della rifondazione
della psicoanalisi, realizzata da Lacan nel seminario XI dopo la sua separazione
dall’IPA. Quindi abbiamo un seminario che pone le premesse della separazione.
In questo seminario Lacan allestisce gli strumenti teorici necessari per andare
al di là dei punti di impasse freudiani, che, a suo avviso, avevano condotto
gli psicoanalisti a chiudere l’inconscio, portando alla mortificazione o alla
psicologizzazione della psicoanalisi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
A pagina 286
dell’edizione francese, Lacan dice che si orienta a partire dal desiderio su
quello che chiama la <i>“rivivificazione del
desiderio”</i>, unica alternativa al fatto di <i>“smarrirsi nella rete infinita del significante, o di cadere nelle vie
più comuni della psicologia tradizionale”</i>. Le <i>“vie più comuni”</i> sono altro, ma<i>
“smarrirsi nel reticolo infinito del significante”</i> è qualcosa che proviene
da Lacan stesso; come dice Miller è “Lacan contro Lacan”. Negli anni ’50
infatti, in particolare ne <i>“La direzione
della cura”</i>, del 1958, Lacan aveva definito il desiderio come<i> “metonimia della mancanza ad essere”</i> e
aveva dato come orientamento, nella formazione degli psicoanalisti, il dito di
San Giovanni puntato al Cielo, nella celebre dipinto di Leonardo Da vinci, per
indicare che la cosa sta altrove. Con la teoria del desiderio si arriva a una
metonimia significante che si può correlare qui a quello che dice Lacan: “<i>smarrirci nel reticolo infinito del
significante</i>”. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
La posta in
gioco del seminario X è davvero quindi di rifondare la teoria del desiderio, di
rivivificarla, a partire dalla <i>bussola</i>
di cui Lacan si dota, ossia la bussola dell’angoscia. Anche se il seminario non
s’intitola “Desiderio”, è questo che Lacan mette in gioco. Innanzitutto pone la
problematica dell’atto nei primi due capitoli del seminario, e la ritroviamo
anche alla fine. Questa messa in gioco a partire da <i>Inibizione sintomo e angoscia</i> di Freud, fa da trama al seminario X,
perché vediamo presentificato qui da Lacan, “l’<i>atto</i>”, ovvero ciò che forma un’interruzione nello svolgimento
automatico della catena significante. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nel momento
in cui Lacan cerca di far uscire la psicoanalisi dal “tutto significante”, si
interessa all’atto: è strategico. In effetti a partire da questo seminario, dallo
scritto <i>Posizione dell’inconscio</i>, e dal
seminario XI, Lacan esplora altri strumenti teorici rispetto a quelli a lungo
condivisi con le discipline strutturaliste - in particolare la linguistica e la
topologia – e ci si rende conto di questo suo nuovo orientamento nelle risposte
che dà alle domande di un giornalista belga, pubblicate in “Radiofonia”. Se ricordate,
una decina d’anni dopo, Lacan rende esplicito proprio di non situarsi nel solco
delle discipline strutturaliste, e precisamente per via dell’oggetto <i>a</i>. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nel seminario
X siamo all’inizio di questo cambio di orientamento: diviene un vero e proprio
laboratorio dell’oggetto <i>a.</i> Nello
specifico si vede il corpo apparire in tutto il suo splendore di organismo,
cosa nuova per Lacan, e Miller lo sottolinea mettendo in risalto il carattere
naturalistico di questo testo dove Lacan ci parla della placenta, del meconio,
degli involucri corporei del feto, delle mammelle, di un po' di merda e del piccolo
mucchietto (omofono in francese: <i>petitas-petit
a)</i>; tutto ciò fa parte – in modo crudo – del vocabolario di Lacan, che ci
parla di tutto questo con molti riferimenti all’etologia, quindi alla dimensione
del corpo come organismo che viene sul proscenio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Dopo questa
breve introduzione voglio darvi qualche asse di lettura più preciso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; tab-stops: 101.25pt; text-align: justify;">
<b>Primo asse</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
In questo
seminario osserviamo un cambiamento di statuto dell’Altro, da qui “<i>A</i> è costituito e completato da <i>a”</i> (espressione di <em><span style="font-family: "Calibri",sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Marie</span></em><span class="st">-Hélène Brousse</span>).
Cosa significa che <i>A</i> è completato da <i>a</i>? La struttura dell’Altro, nel seminario
X, rimane significante, ma c’è un resto: il corpo è inteso vivente (Lacan per
vivente intende dire non significante), il resto è <i>a</i>, introdotto da Lacan come “<i>resto
dell’operazione soggettiva che concerne l’Altro</i>” (definizione di
Jacque-Alain Miller). Con questo cambiamento dello statuto di <i>A</i> vi è la fine della priorità del
simbolico, vale a dire dell’idea che tutto può essere simbolizzato o
simbolizzabile: per esempio, che anche gli organi possano essere trasformati in
significante attraverso l’operazione fallica significante del desiderio dell’Altro
- ovvero il <i>fallo</i> scritto come Φ -; cioè la soluzione attraverso la
metafora, attraverso il fallo, attraverso il <i>Nome-del-Padre</i>. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
L’oggetto<i> a</i> non è nominabile, è irriducibile alla
simbolizzazione, quindi in quanto tale, citando Jacques-Alain Miller, “<i>l’oggetto </i>a<i> vale come messa in scacco del Nome-del-Padre, in quanto NDP è l’operatore
maggiore della simbolizzazione</i>”, quindi l’oggetto <i>a</i> è la messa in scacco della metafora. Questo è un passaggio
critico per la psicoanalisi che fino a quel momento aveva fatto della metafora
paterna il punto di capitone. Per anni Lacan ha lavorato su questo punto come
ciò che lui aggiungeva alla linguistica; ora se ne disfa e occorre rendere
conto della costituzione del soggetto in un altro modo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nel seminario
X Lacan tenta di rendere visibile il modo in cui si costituisce il soggetto nel
luogo del significante, ma con un resto. Cos’è questo resto? Il resto sono i
pezzi di corpo prelevati sul corpo vivente del soggetto del significante e che
si ritrovano nel luogo dell’Altro. Si vede allora come <i>A</i> sia completato da <i>a</i>,
perché in <i>A, </i>come luogo del
significante<i>,</i> ci sono dei pezzi di
corpo. Ciò è un po' strano perché l’angoscia, per Lacan, è quando un mio pezzo
di corpo tagliato sorge di nuovo nel luogo dell’Altro, quindi quello che c’è di
più intimo in me sorge nell’Altro: da qui nasce l’angoscia. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Come si
realizza questa costituzione del soggetto nel luogo del significante, questo cambiamento
di statuto dell’Altro e del corpo lacaniano? Se pezzi del mio corpo si
ritrovano nel luogo dell’Altro significa che il mio corpo non è contenuto nei
limiti dell’immagine, cioè che il mio corpo non è tutto organizzato dalla
costituzione di un esterno e di un interno. Nei testi di Freud è proprio questo
che si mette al centro della questione del giudizio, per esempio nel testo sulla
<i>formulazione dei principi della realtà
psichica</i>, o nel testo sulla <i>negazione</i>,
vediamo che il soggetto si costituisce come interno e come esterno: qualcosa
rimane dentro qualcosa rimane fuori. L’organizzazione quindi si realizza come
qualcosa di interno o esterno alla realtà psichica. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Perché Lacan
studia queste <i>cinque forme elettive dell’oggetto</i>
<i>a</i>? Non ci sono solo cinque oggetti e
alla fine del seminario vedremo che tutto può assumere funzione di oggetto <i>a</i>, dal momento in cui risponde a certe
caratteristiche di costituzione. Perché dunque queste cinque forme? Lacan le
sceglie per differenziare le diverse logiche secondo le quali l’oggetto <i>a</i> viene messo in funzione di copula tra
il soggetto e l’Altro. Vediamo così che l’oggetto <i>a</i> è qualcosa che ha legame tra soggetto e luogo significante, ma
questa copula non è sempre la stessa perché Lacan, attraverso queste cinque
forme dell’oggetto, studia il <i>bisogno</i>,
la <i>domanda</i>, il <i>desiderio</i>, l’<i>ideale dell’Io </i>e
il <i>Super-Io</i>. Vale a dire: la dinamica
del bisogno rende conto dell’oggetto orale, la dialettica della domanda rende
conto dell’oggetto anale, quella del desiderio del fallo, e la logica della
potenza rende conto dello sguardo e della voce, dove lo sguardo è il versante
ideale mentre la voce è versante del super-Io. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Perché è il
bisogno a essere correlato all’oggetto orale? <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Analizziamo
Il capitolo “<i>La bocca e l’occhio</i>”.
Qui il seno è oggetto del corpo del bambino ed è minacciato dal suo esaurimento;
è quindi nell’Altro che vi è l’oggetto di cui ha bisogno, sul suo corpo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
A pagina 350
(ed. francese; p. 329 ed. italiana), Lacan dice: “<i>A livello dello stadio orale, in cui l’oggetto a è il seno, il
capezzolo – quello che volente -, si tratta fondamentalmente di questo. Il soggetto,
costituendosi all’origine e completandosi poi nel comando della voce, </i>- vediamo
quindi già il tragitto dall’orale alla <i>voce</i>,
dall’inizio alla fine – <i>non sa e non può
sapere sino a che punto sia lui stesso quell’essere applicato al petto della
madre in forma di mammella, dopo essere stato quel parassita che affonda le sue
proprie villosità nella mucosa uterina, nella forma della placenta. Egli non
sa, non può sapere, che il seno, che la placenta è la realtà del limite di </i>a<i> rispetto all’Altro. Egli crede che </i>a<i> sia l’Altro e che avendo a che fare con </i>a<i> abbia a che fare con l’Altro, con il grande
Altro, la madre</i>”. Quindi nello stadio orale l’oggetto è perduto come parte
dell’Altro, ed è la prima modalità della costituzione soggettiva del luogo
dell’Altro, ovvero nel luogo significante, come pezzi di corpo dell’Altro. Si
deduce allora che il soggetto perde qui qualcosa del proprio corpo che diventa
parte dell’Altro. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Sul piano <i>anale</i> è invece la domanda a essere in
gioco, l'altro intimo del soggetto: “<i>Chiedilo-Dallo</i>”,
dice Lacan. Le feci sono perdute come parti del proprio corpo e il soggetto ha
la questione: “<i>se lo do dove va a finire?</i>”.
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Il piano del<b> </b><i>fallo
</i>è correlato al desiderio, alla differenza tra sessi mostrata da Lacan in
questi cinque capitoli, per esempio nel capitolo 20 dove spiega che sia l’uomo
che la donna sono il desiderio di fallo come onnipotenza, cioè l’uomo desidera
la bella donna che è il fallo e la donna desidera quello che ha l’uomo. Lacan
osserva però che è - ϕ che li attende.
A pagina 310 (ed. francese; p. 292 ed. italiana), per esempio, dice “<i>[…] la zona in cui i loro desideri li portano
per raggiungersi e dove potrebbero effettivamente coincidere è caratterizzata dalla
mancanza di quello che</i> <i>dovrebbe
essere il loro medium </i>- ovvero (- ϕ)
-<i>. Per ciascuno il fallo, quando
viene raggiunto, è ciò che lo aliena dall’altro</i>”. In Lacan si ha quindi
l’idea che tutti cerchino di raggiungere il fallo e che, se lo si raggiunge,
non si incontra l’Altro. Più probabilmente dove più ci s’incontra è dove c’è – ϕ, Lacan quindi prende il verso
contrario rispetto alla teoria genitale della maturazione sessuale. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Il fallo è una
delle forme dell’oggetto <i>a</i> perché
riguarda la costituzione del soggetto nel luogo dell’Altro, indicata anche in
questo caso da una perdita di un pezzo di corpo. Il fallo è ciò che
immaginarizza la dimensione della perdita e la radicalizza, perché Lacan,
invece di parlare di castrazione, parla di detumescenza. La perdita qui non è evitabile
nell’ordine fallico, non c’è bisogno dell’altro a tagliarci il pene, la
detumescenza è un fenomeno naturale e questo immaginarizza la dimensione della
perdita e, a differenza delle feci, radicalizza tale dimensione, poiché le feci
si riproducono - vengono perdute ma domani ce ne saranno ancora -, mentre se si
taglia il pene questo non cresce più; per questo vi è la radicalizzazione della
perdita nello stadio fallico. Tutto ciò è una prefigurazione del seminario XX, di
ripositivizzare il – ϕ, di fare
un - (-ϕ). Non si tratta di
negare che ϕ sia - ϕ, ma di fare del - (meno) il segreto
del rapporto tra gli uomini e le donne; vale a dire, perché qualcosa del
rapporto tra i sessi passi, che “<i>qualcosa
del godimento accondiscenda il desiderio, grazie all’amore"</i> (frase celebre
che si trova nel seminario XX), ovvero perché ci sia amore tra un uomo e una
donna, bisogna che qualcosa sfugga alla logica dell’onnipotenza del fallo:
questo fa sì che la donna cerchi ciò che fa il fallo e che l’uomo cerchi nelle
donna il fatto che è il fallo. Cito qui, nel capitolo XX, a pagina 312 (ed.
francese; p. 294 ed. italiana) “<i>il φ è nei due sessi ciò che io desidero, ma anche
ciò che posso avere solo con – φ.</i>
<i>È questo meno che risulta essere il mediatore
universale nel campo della congiunzione sessuale</i>”. Quindi non più la positività
del fallo, è il – (meno) ad essere in gioco; ecco la terza forma che Lacan dà
all’oggetto <i>a</i>: orale-bisogno, anale-domanda,
fallo-desiderio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Le altre due
forme aggiunte al catalogo degli oggetti freudiani sono <i>sguardo</i> e <i>voce</i>: è l'altro
dell’onnipotenza che guarda il soggetto, intima al soggetto, quindi sul piano
dello <i>sguardo</i> abbiamo la funzione
dell’ideale dell’Io, ideale funzione alla quale il soggetto aspira sotto lo sguardo
onnipotente dell’Altro (si è guardati dappertutto in Lacan, lo sguardo non è localizzato);
la <i>voce</i> invece, del super-Io, sono i
comandamenti che si incorporano e che fanno la tessitura della vita del
soggetto, ed è la forma che Lacan esplora a più riprese nell’insegnamento: “<i>tu sei … </i>(ingiunzione)”. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nei primi due
capitoli di cui abbiamo parlato oggi i primi riferimenti che Lacan, di ritorno
dal Giappone, fa al buddismo, sono quando ricorda di aver visto la statua del Buddha,
con gli occhi chiusi e il taglio degli occhi cancellato dal contatto delle mani
delle monache che per secoli lo hanno accarezzato. Qui Lacan mette in evidenza
la funzione pacificante delle <i>palpebre di
Buddha</i> (p. 268 ed. francese; p. 247 ed. italiana). Lacan ci dice che questa
statua del Buddha ci preserva della fascinazione dello sguardo, indicandolo
tuttavia attraverso le palpebre chiuse. Lacan osserva quindi che la statua si
fa carico del punto di angoscia, perché l’occhio è nella statua, ma chiuso, si
è quindi nel campo speculare ma al contempo non si è troppo guardati. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Per quanto
riguarda la <i>voce,</i> nell’ultimo
capitolo prende l’esempio del monologo del bambino, quello prima dello stadio
dello specchio: quando è da solo fa la lallazione ma basta mettere un altro
bambino nell’infermeria perché il bambino taccia. Lacan prende questo esempio
da Jakobson e lo confronta con un gamberetto, con l’esempio della piccola
dafnia, che incorpora dei grani di sabbia nel suo apparato uditivo, grani di
sabbia necessari al suo equilibrio. Così i processi di incorporazione della
voce sono dei granelli di linguaggio incorporati dal bambino. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Non siamo a
livello del senso perché prima dello stadio dello specchio, ben prima della
padronanza della lingua da parte del soggetto; l’importante è che non siamo sul
piano del soggetto nel significante, ma del corpo vivente, quindi questo incontro
con la lingua non è un incontro di senso. Lacan aggiunge poi che è divertente e
che bisogna ancora versare della limatura di ferro, invece della sabbia, per
poi divertirsi a toglierla: tutto questo per mostrarci come questo linguaggio incorporato
alimenti l’onnipotenza dell’Altro. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Le cinque
forme dell’oggetto Lacan le sceglie in modo elettivo, al fine di mettere in evidenza
i diversi livelli di incorporazione: da parte del soggetto, della funzione
dell’Altro, bisogno, domanda, desiderio, ideale dell’Io, Super-Io. Con questi
oggetti riprende tutta la teoria della psicoanalisi nella prospettiva del <i>pezzo di corpo perduto</i>. Tutto il
precedente Lacan era invece preso nella prospettiva del significante. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Se ricordiamo
la costruzione dei grafi del desiderio, Lacan si impegnava a mostrare come
tutto quello che era sul piano organico passasse per le sfilate del
significante, con un punto di capitone finale, il fallo, che organizzava tutti
gli oggetti di bisogno e domanda nella funzione del desiderio. Qui c’è una
svolta notevole, ed è come se Lacan dicesse: non è così, ciò che si tratta sono
pezzi di corpo che metto nell’Altro. Questo implica un grande cambiamento nello
statuto del corpo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<b>Secondo asse</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Dal seminario
X il corpo non è più soltanto corpo visivo, corpo speculare, vale a dire che
questo corpo visivo deve essere messo in correlazione con <i>l’oggetto sguardo</i>. Nel seminario XI Lacan racconterà la storia di
Petit-Jean, la storia della scatola di sardine, ovvero di quando era un giovane
intellettuale e se aveva voglia di stare in compagnia dei pescatori andava in
barca con loro a pescare sardine. Nel seminario XVI aggiungerà come correlato
implicito che andava a caccia di fanciulle e a farsi delle bevute storiche, e
cose del genere: faceva parte quindi di questo gruppo di uomini, facendo cose
che fanno gli uomini, mettendosi anche a repentaglio nelle partite di pesca a bordo
di queste barchette a guscio di noce. Lacan, in quest’atmosfera un po' maschilista,
vede all’orizzonte qualcosa che brilla: una scatola di sardine. Nel seminario
XVI verremo a sapere che questa scatola era stata buttata dal suo gruppo e che
Petit-Jean gli aveva detto “<i>questa
scatola… tu la vedi? .. lei non ti vede!</i>...<i>ti guarda!</i>”. Qui Lacan dice di sentirsi <i>macchia nel quadro</i>. È una storia molto nota del seminario XI,
piuttosto enigmatica perché Lacan dice che la macchia è correlata all’oggetto
sguardo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Cosa si può
dire dunque di questo oggetto misterioso, se non se ne fa semplicemente un organo
della pulsione scopica? Lacan correla quest’oggetto <i>a </i>con lo stadio dello specchio, vale a dire che l’oggetto sguardo è
l’oggetto che è necessario perdere per potersi vedere come immagine. Lo si vede
nella psicosi, dove il soggetto psicotico ha difficoltà, a volte, a riconoscersi
nello specchio perché l’oggetto sguardo non è perso. Perdere l’oggetto sguardo
significa collocarlo nell’Altro: “questo mi guarda”. È il “questo mi guarda”
della scatola di sardine, io in quanto guardato sono macchia, salvo essere
protetto dalla dimensione speculare. Lacan aggiunge nel seminario XVI,
legandosi al seminario XI, che lui era in un rapporto identificativo con questi
uomini e che l’osservazione di Petit-Jean fa cadere questa identificazione
speculare, fa cadere i(a), perché quello che dice Petit-Jean nel seminario XVI
è “tu fai macchia”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nel seminario
X abbiamo il laboratorio di tutto questo: la relazione tra due corpi; costituita
da Lacan come corpo visuale e corpo delle zone erogene. L’oggetto sguardo è
l’oggetto che è necessario perdere, collocare nell’Altro per potersi vedere come
immagine. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nei cinque capitoli
all’ordine del giorno, Lacan si riferisce a diversi luoghi in relazione allo spazio.
Non è un’intuizione kantiana, Kant fa dello spazio una dimensione dell’intuizione,
ovvero qualcosa sul piano delle idee, del significante, Lacan invece no, lo
spazio non è correlativo all’idea ma all’occhio, significa che l’oggetto sguardo
è strettamente correlato allo spazio, o che lo sguardo è l’oggetto del campo dell’estensione.
Ciò dice che la teoria lacaniana della visione implica un taglio tra l’immagine
e lo sguardo. Ancora una volta non è un taglio tra il soggetto e l’Altro – come
in tutta la teoria analitica precedente a Lacan che vedeva la separazione come un
problema di attaccamento tra soggetto e Altro -, per Lacan la posta in gioco è
il taglio tra il soggetto stesso e i propri organi. Se volete quello che non si
vede con l’oggetto sguardo è la dinamica in gioco nella costituzione del corpo
pulsionale, poiché l’oggetto scoptico è centrato dall’immaginario nell’oggetto
sguardo; c’è quindi un effetto di occultamento dell’oggetto per via dello
stadio dello specchio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Su questa
questione di cambiamento d’istituto del corpo ci sono due punti da precisare:
la questione del taglio e la questione dei due corpi. Il <i>taglio</i> è introdotto da Lacan in opposizione al <i>tratto</i><b>,</b> di cui aveva
parlato approfonditamente nel seminario dell’anno precedente, dicendo che all’inizio
il tratto contrassegna tutto, ma c’è qualcosa che non è contrassegnabile. Cosa
si fa quindi con questo resto? Lo si taglia: il taglio è quello che separa un
resto che non è significantizzabile. Jacques-Alain Miller osserva che “<i>questo termine di taglio deve essere risvegliato,
vivificato</i>”, lo ritiene un concetto fondamentale del seminario sull’angoscia,
ne è lo strumento elettivo. Per risvegliarlo bisogna pensare di opporlo al
tratto. Ciò che presiede nella funzione significante è l’operazione del tratto,
in particolare nell’<i>aufhebung, </i>che ha
come effetto quello di annullare e innalzare. La funzione di tratto s’iscrive nella
funzione di <i>aufhebung</i>, trasforma il
significante e il significabile, mentre la funzione del taglio separa un resto
che per l’appunto non è significabile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Fino a questo
punto tutto l’insegnamento di Lacan è stato incentrato sulla funzione del
tratto, che contrassegna il soggetto e che da qui lo innalza alla potenza del
significante. Il seminario sull’identificazione ne fa la dimostrazione
sistematica con gli esempi della tacca, della marca, che si sostituisce alla
cosa rappresentata come per esempio il numero di animali uccisi dal cacciatore
primitivo: ogni animale è contrassegnato da una tacca. Gli organi stessi
potevano essere significantizzati ed entrare così nella dialettica significante.
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Nella pagina
313 (ed. francese; p.295 ed. Italiana) del seminario X, Lacan dice che la
differenza tra il pensiero dialettico e la nostra esperienza è che noi non crediamo
alla sintesi. Lacan a lungo si appoggia alla dialettica ma qui ne prende esplicitamente
le distanze, dicendo che nella nostra esperienza non c’è dialettica perché non
c’è sintesi, mentre nel testo <i>Intervento
sul transfert</i> Lacan dà come soluzione dell’analisi la dialettizzazione del
particolare nell’universalizzazione del significante. La soluzione hegeliana vede
il sintomo come quello che non è stato simbolizzato, quindi il sintomo a-simbolizzato
ma non non-simbolizzabile, mentre qui Lacan dice che la psicoanalisi non è una
dialettica ma è un resto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Bisogna
articolare tutto questo con i due statuti del corpo: <i>corpo dello stadio dello specchio</i> e <i>corpo delle zone erogene</i>. Siamo nella prospettiva di A completato
da <i>a</i>, questa costituzione ha avuto
luogo grazie all’operatore del taglio. Prima non si aveva idea, bisogna far passare
tutto ciò che era vivente nel soggetto sotto la barra del significante, facendo
continuare il desiderio come metonimia sotto la barra. Ora ci si separa dai
pezzi di corpo attraverso l’operatore del taglio, con pezzi di corpo che si
mettono nell’Altro, sullo statuto di corpo che questo implica. Cosa vuol dire
mettere pezzi di corpo nell’Altro? Vuol dire che non sappiamo bene dove si
delimita il corpo. Se volete, il corpo dello stadio dello specchio è un corpo che
poteva essere significantizzato, attraverso la significantizzazione dello speculare
e del significato. Nel seminario X l’oggetto <i>a</i> è al tempo stesso disimmaginarizzato e desimbolizzato. È disimmaginarizzato
perché non risponde ai principi della simmetria e al principio dello stadio
dello specchio, ed è desimbolizzato perché non è retto dal fallo. Questo oggetto
quindi non è più trattabile attraverso la simmetria o il significante. Occorre
un altro trattamento: la separazione del resto attraverso il taglio. Quello che
non può essere significantizzabile attraverso la significantizzazione deve
essere separato, come resto, e l’angoscia è l’operatore di questa separazione.
Tutto questo è in un’altra concezione rispetto all’esperienza psicoanalitica,
perché la psicoanalisi viene ricentrata così sulla vita pulsionale. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Questi due
statuti del corpo spiegano perché il seminario si svolga in due movimenti, ed è
ciò che affronta Jacques-Alain Miller. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<i>Primo movimento del seminario.</i><b> </b>Lacan parla del corpo speculare perturbato
da un’irruzione incongrua, da un oggetto strutturato diversamente che dalla buona
forma, vale a dire che non è retto dal principio della simmetria, non è
orientabile. Quando vediamo una foto vediamo destra e sinistra, nello specchio
anche, ma l’oggetto <i>a</i> è un oggetto
che non è orientabile in base al principio della simmetria ed è per questo che
nel seminario compare il nastro di M<span class="tgc">öbius</span>, un oggetto non orientabile secondo simmetria. Per
questo è un oggetto incongruo che non si lascia mettere in ordine attraverso lo
stadio dello specchio. Quindi il primo movimento del seminario è il corpo
speculare e ciò che lo disturba. <b><o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<i>Secondo movimento del seminario.</i><b> </b>Qui ritroviamo un oggetto che non è
più affatto speculare, poiché troviamo: la placenta, gli involucri del feto, lo
sguardo, la voce, le feci, il seno ecc., oggetti che non sono del registro
della buona forma, o che non si iscrivono affatto nel campo visivo.
Jacques-Alain Miller dice: “<i>siamo in un
registro in cui non si tratta più di forma ma di zone</i>”: si tratta del corpo
di zone erogene che non è il corpo visivo, è il corpo come organismo, colto
assolutamente fuori dallo specchio, un corpo almeno a-speculare, quando
visibile non specularizzabile, e di cui si capisce che rilascia degli oggetti
conformi alla struttura topologica presentati a partire dall’irruzione
dell’oggetto <i>a</i> nel campo visivo. Per
questo si evidenzia la struttura topologica del nastro di M<span class="tgc">öbius</span>, come il corpo delle zone
erogene, con le zone di bordo, cioè l’oggetto <i>a</i> che fa copula tra il soggetto e l’Altro. Non si sa bene da che
parte stia, per questo si parla della struttura di Mobius, ed è per questo che l’oggetto
non risponde alla struttura dello stadio dello specchio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Si ha,
quindi, un cambiamento assolutamente radicale nell’insegnamento di Lacan: prima
era molto chiaro che il corpo era collegato alla formazione dell’Io nello stadio
dello specchio, quindi equivalente al registro dell’immaginario, e il
significante era il registro del soggetto parlante; invece qui appare il corpo
in quanto implicato nella costituzione del soggetto parlante, non più soltanto
il soggetto svuotato dal significante. Il corpo in questione è un corpo
incluso, tutto quello che permette al corpo di essere vivente, vale a dire che
è un corpo che si sovrappone al corpo dell'altro. È per questo che nei primi
cinque capitoli Lacan utilizza una quantità di termini che indicano che i
limiti del corpo pulsionale vanno al di là del corpo speculare, come ad esempio:
<i>ectopia, parassitismo, intrusione,
incorporazione, congiunzione e separazione, ambocettore </i>(è il fallo che è
ambocettore, è tra i due ma non è nessuno dei due). Tutti questi termini sono
utilizzati da Lacan per indicare che quando si tratta del corpo delle zone
erogene non siamo nel registro dell’intero e dell’esterno, il corpo immaginario
diventa semplicemente ciò che sta intorno alla realtà dell’oggetto parziale. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
La sola cosa
che conta dell’oggetto <i>a</i> è che è
fondamentalmente separato, e importa poco dove sia, l’importante è che sia
separato, nella scatola di sardine, nel mare, nel partner sessuale, nel libro
che si scrive, conta solo che sia separato e che il corpo immaginario sia ciò
che semplicemente inglobi questa realtà. Qui vengono esposti due assi: nel
primo, lo statuto dell’Altro è A + <i>a</i>,
mentre nel secondo asse vi sono due statuti del corpo, con il corpo immaginario
che è semplicemente il velo del corpo pulsionale. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<b>Terzo asse<o:p></o:p></b></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
C’è un terzo
asse, che emerge dalla lettura di questo seminario, in risposta al testo di Freud
<i>Analisi terminabile e interminabile</i>: la
vera posta in gioco nel seminario è <i>la
fine dell’analisi</i>. Si può trovare una fonte di quel che vi dico nel
capitolo XX, (pagina 292-293 ed. italiana), dove Lacan fa allusione alla rivendicazione
fallica, vale a dire al Penisneid femminile e alla protesta virile dell’uomo, che
sono le due figure del punto di arresto della castrazione nel testo freudiano. A
pagina 293 Lacan dice: “<i>Ecco l’aspetto
che ci permette di svelare l’illusione implicita nella rivendicazione generata
dalla castrazione, in quanto essa copre l’angoscia presentificata da ogni
attualizzazione del godimento</i>”. Si vede qui come Lacan mostri che tutta la
doxa psicoanalitica era costruita sulla rivendicazione fallica e fa emergere come
ciò sia un’illusione: dunque, in questo seminario, interroga tale presupposto
punto di arresto della psicoanalisi, il fine analisi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
La fine dell’analisi,
secondo Freud, è nell’angoscia di castrazione ed è per questo che ci sono due
strategie. Lacan va a restaurare il fallo nel campo scopico, cioè va a fare
della detumescenza un modello della castrazione, e concepirà il resto non più
come un fallo significante del resto, ma come un resto non significabile; assistiamo
all’inversione del fallo come significante del resto al resto come non significabile.
Nel capitolo XIX “<i>Il fallo evanescente. Dall’angoscia
di castrazione all’orgasmo</i>”, Lacan apre con un riferimento misterioso a
Copernico e a Einstein (pagina 279) e parla poi dell’angoscia di castrazione
dicendo che lo stato in questione<i> “[…] non
è appianabile così facilmente come gli ostacoli che si incontrano nel passare
da un sistema concettuale a un altro, per esempio nel passaggio del sistema
copernicano al sistema einsteiniano, che non presenta grandi difficoltà a menti
che siano sufficientemente sviluppate e aperte alla matematica. Si impone
infatti piuttosto rapidamente la constatazione che le equazioni einsteiniane si
collegano a quelle che le hanno precedute, e che le includano come nei casi
particolari - dunque le risolvono interamente</i>”. Cosa fa Lacan? Dice, per
gli spiriti aperti, che le equazioni einsteiniane includono quelle che le hanno
precedute. Non è una rimessa in questione, è l’inclusione di un caso
particolare in un caso più generale, è il caso per tutti gli organi che devono
sparire, non solo il fallo. Quindi Lacan restituisce, con questo riferimento ad
Einstein e Copernico, il fallo come essere caso particolare della castrazione, ed
è per questo che risitua il fallo nel campo scopico. Il fallo è lo spazio dell’organo
nel campo scopico, la <i>detumescenza.</i>
Ecco le strategie di Lacan per andare al di là del punto di arresto di fine
analisi secondo Freud, formulata da Jacques-Alain Miller: “<i>il godimento si libera dell’impalcatura significante della sua prigione
fallica, sono gli oggetti </i>a <i>che danno
corpo al godimento, non è il fallo che dà corpo al godimento</i>”. Miller,
diverse pagine più in là, continua dicendo che “<i>la castrazione è un nome improprio, che è sempre riportata a una evirazione
da parte dell’Altro, come se il godimento fosse vietato da questo personaggio</i>”
e questo fa che Lacan si distingua da Freud, il quale intendeva nella fine
dell’analisi soltanto una rivendicazione fallica - solo la domanda di Φ - e che Lacan svela come una
illusione nel seminario X. Il commento di Lacan è “<i>se c’è un oggetto perduto non vale la pena farne malattia</i>”, la
posta in gioco è dire che la castrazione è la detumescenza, non è per colpa
dell’altro che non si è sempre in erezione. Far sì quindi che l’analisi si
fermi sulla rivendicazione fallica è un errore e non è affatto fondato sulla realtà
dell’etero castrazione, vale a dire una castrazione da parte dell’Altro come
agente della castrazione. Il problema del punto di arresto dell’analisi per Freud
è la credenza nel Φ e Lacan è
perfettamente logico nel dire “<i>se si vuole
arrivare a capo della propria analisi bisogna smettere di credere al Φ</i>“. Questo è un problema perché l’orientamento
della psicoanalisi, come lo ha concepito Lacan fino a questo momento, era la
sublimazione del godimento attraverso il significante del fallo, una specie di <i>aufhebung</i> del godimento attraverso il significante,
e siccome non c’è significante ultimo, il fallo veniva come significante che
non ha significato per sublimare il resto. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
La differenza
tra concepire il fallo come significante del resto o resto come non significante
è questo, ovvero, invece di fare Φ
come operatore della psicoanalisi, Lacan fa l’oggetto <i>a</i> come operatore e dunque l’idea che se si fa così la rivendicazione
fallica si rivela un’illusione, detto fatto, e non vale più la pena spaccarsi
la testa con il Penisneid, la protesta virile, ecc. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
È sempre la
strategia di Lacan fare dell’impossibile prodotto da Freud il punto di leva
della psicoanalisi. Questo è sistematico in Lacan, vale a dire che lui stesso
opera attraverso il resto, ovvero che c’è un sistema significante che produce
sempre un resto per via dell’eterogeneità del vivente e del simbolico ma questo
resto non è sempre identico a se stesso, perché il resto è prodotto del sistema
significante, non è un resto all’origine. Questa è un’altra inversione rispetto
a Freud che analizza quasi tutto salvo quello che resta, ovvero la fissazione
libidica alla radice del sintomo (vedi la conversazione di Freud sulle vie delle
formazioni del sintomo), mentre per Lacan <i>il
resto è prodotto</i>, vale a dire che si può produrre un altro resto e il
discorso analitico è una macchina per produrre un resto particolare. Non è il
resto che c’è, ma un resto che si produce grazie al movimento di un discorso
analitico, per questo, per Lacan, l’analisi può finire. Non si tratta di ritrovare
un punto che non era simbolizzabile per struttura e di simbolizzarlo, al
contrario si tratta di produrre qualche cosa che costituisca una
simbolizzazione per quello che non è simbolizzabile. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Andando un
po' più avanti si arriva alla prospettiva dell’evento di corpo, il sintomo come
evento di corpo, quello che Eric Laurent ha definito come “<i>gli effetti del significante sul corpo prima dell’emersione del
soggetto parlante”</i>, vale a dire che l’effetto del sistema del linguaggio
sul corpo prima dell’istituzione del soggetto che potrebbe dirne qualche cosa. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Dunque dalla
struttura c’è un resto, ed è un resto che di struttura, per sua struttura, non
è né immaginarizzabile, né simbolizzabile; perciò la psicoanalisi è un
dispositivo per l’invenzione di una soluzione, non è un dispositivo per ritrovare
quello che si è perduto. La parola significante, il significante primario, S<sub>1</sub>,
S<sub>2</sub>, l’essere di godimento, è qualcosa per cui si trova una soluzione
uno per uno, un resto dove il soggetto grazie all’analisi trova una soluzione.
Questo orientamento, che è il nostro per quanto riguarda la psicoanalisi,
comincia nel seminario X. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
La quarta questione,
correlata a questo punto, vede che quando tutta la psicoanalisi mette al centro
della propria teoria la castrazione, Lacan, per quanto riguarda l’oggetto
perduto, mette al centro della psicoanalisi la <i>separazione</i>. Qual è la differenza? Nella castrazione è l'Altro che
porta via qualcosa che avevamo, ed ecco da dove viene la rivendicazione
fallica: mi hai preso qualche cosa, ce l’hai tu, era mia, ecc.. Questa impasse
viene da lì, impasse che, fino a che si crede nell’Altro, non permette di
venire a capo della propria analisi, perché abbiamo visto che l’oggetto <i>a</i> è collocato nell’Altro, ce l’ha
l’Altro, qualunque modo sia, il fallo, il seno, lo sguardo, ecc. Per l’oggetto anale
è più complicato perché in questo seminario Lacan ne fa il paradigma dell’oggetto
<i>a, </i>ed è logico, perché la separazione
fa sì che l’oggetto sia perduto al posto della castrazione, e l’oggetto anale è
quello che più chiaramente si stacca dal corpo del soggetto: mentre per il seno
si può credere che sia l'altro a prenderlo, il fallo è tra i due, è un
ambocettore; l’oggetto anale è quello che davvero cade dal corpo del soggetto,
ovvero è il paradigma dell’organo che si stacca. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
All’inizio
del capitolo VI, “<i>Le</i> <i>palpebre di Buddha</i>”, Lacan parla della
circoncisione e ne ricorda la centralità nell’economia del desiderio. Cos’è
l’economia del desiderio? È quella dell’oggetto nel senso in cui l’analisi lo
fonda come oggetto del desiderio? Cos’è questo oggetto? È l’oggetto che cade
dal corpo, per questo Lacan comincia il suo capitolo con un ritorno alla
circoncisione, di cui aveva parlato nel capitolo precedente, vale a dire che il
paradigma dell’oggetto <i>a è</i> l’oggetto
caduto dal corpo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Su questo possiamo
dire due cose. Lacan non si attiene alla circoncisione perché è un fatto
religioso, quindi la presenza dell’Altro come agente della castrazione resta
comunque una possibilità piuttosto significativa; l’altra cosa importante è che
Lacan cerca di fare dell’oggetto di desiderio l’oggetto causa e non l’oggetto punto
di mira, e questa è un’inversione interessante nel seminario. Gli oggetto <i>a</i> non sono quello che si vuole, non
stanno davanti a noi, ma sono oggetti che stanno dietro di noi, vale a dire, se
si desidera qualcosa è perché si è perduto qualche cosa. Citando Jacques-Alain
Miller, “<i>nel seminario sull’angoscia
abbiamo contrariamente all’oggetto affascinane ed eretto, che è il fallo,
un’elaborazione che rettifica questo cammino per restituire l’oggetto parziale
al suo posto di oggetto causa. L’oggetto parziale, riportato al posto della Cosa
nella forma lungamente descritta del resto e dello scarto. Il desiderio è
concepito come un’oggetto caduto, tagliato, caduco, separato, quello che è
stato gettato e da cui il soggetto si è separato e il cui paradigma è l’oggetto
anale</i>.” <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Ci sono ancora
due punti importanti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
Il primo è
collegato al fatto che Lacan cerca di <i>superare
la funzione del padre morto,</i> per via della rivendicazione fallica che è
correlata alla credenza del padre morto. Bisogna liberarsene e mettere al posto
della funzione del padre morto, che è il punto di capitone della psicoanalisi,
qualcosa che non inganni; perché se Φ
è del registro dell’illusione, dell’adescamento, è proprio perché inganna.
Quindi Lacan cerca nel seminario quello che non inganna, e quello che non
inganna è quello che non si lascia significantizzare, quello che non si lascia
prendere nell’<i>aufhebung</i>, vale a dire
il godimento, in quanto non si lascia catturare dal significante. Dunque è il
godimento irriducibile al principio di piacere e per questo Lacan fa
dell’angoscia il segnale del reale. <o:p></o:p></div>
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La funzione
dell’angoscia è principalmente quella di essere questa <i>bussola del reale.</i> Questo permette a Lacan di risituare tutto il
sapere elaborato a partire dall’Edipo come elucubrazione secondaria in rapporto
alla dimensione dell’oggetto <i>a</i>.<o:p></o:p></div>
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Tutto ciò si
trova molto chiaramente alla fine del capitolo XVIII “<i>La voce di Yahweh</i>”, dove parla dello “<i>shofar</i>”, quel corno che viene utilizzato nelle cerimonie ebraiche e
sul quale Theodore Reik ha scritto un articolo. A pagina 277 dice: “<i>Se seguiamo quanto osiamo sperare sia solo
una metafora nella bocca di Reik, è un muggito di toro accoppato che si fa sentire
ancora nel suono dello shofar</i>”. Lacan dice che Reik, anche se ha l’intenzione
di parlare di questo corno, fa ancora di questo suono la voce di Dio e, in
particolare, la voce di Dio assassinato: è questo il muggito del toro accoppato.
Riprendendo la citazione: “<i>Diciamo, più semplicemente, che è il fatto
originario inscritto nel mito dell’omicidio del padre a dare il via a quello
per cui dobbiamo, pertanto, cogliere la funzione nell’economia del desiderio,
vale a dire che si proibisce, come impossibile da trasgredire ciò che
costituisce nella sua forma più fondamentale il desiderio originario”.</i> Tutta
la costruzione freudiana del rapporto del desiderio con quello che è vietato si
rivede qui: se non c’è desiderio senza divieto, non c’è desiderio senza colui
che vieta. Quindi la credenza nel padre morto e nel divieto in quello che è la
condizione del desiderio è questo a costituire l’impasse della psicoanalisi. Se
non c’è desiderio senza legge ci vuole un legislatore, è la prospettiva
dell’oggetto punto di mira del desiderio, vale a dire che il soggetto non sa
quello che vuole, vuole quello che gli viene proibito: è la prospettiva del
desiderio in avanti, l’oggetto verso il quale il desiderio si dirige. Lacan
aggiunge però in opposizione a questo, al mito originario supposto all’origine
del desiderio, la frase seguente: <i>“Esso è
tuttavia secondario rispetto a una dimensione che dobbiamo affrontare qui
ovvero il rapporto con quell’oggetto essenziale che funge da </i>a<i>, la voce, e ciò che la sua funzione apporta,
come dimensioni nuove, nel rapporto del desiderio con l’angoscia</i>”. La
formulazione di Lacan è molto chiara, tutta l’economia del desiderio di Freud è
secondaria rispetto all’oggetto <i>a</i>,
cioè l’oggetto punto di mira del desiderio che era ciò intorno a cui girava la
psicoanalisi fino a questo momento - l’oggetto
fallico, genitale, ecc. -, è secondario rispetto all’oggetto causa, <i>l’oggetto causa di desiderio, che è prima
nell’economia del desiderio.<u><o:p></o:p></u></i></div>
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Concludo con
qualche elemento per raccogliere tutto ciò che ho detto. <o:p></o:p></div>
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L’oggetto
causa è il pezzo di corpo perduto attribuito all’Altro e costruito nel fantasma
sempre come qualcosa che mi è stato sottratto, che mi è stato rubato, quello
che ho perduto, quello che mi è stato strappato. Si vede bene che la posta in
gioco della psicoanalisi cambia e diviene così la traversata del fantasma, cioè
vedere lo schermo del fantasma come quello che vela la castrazione nel senso
della separazione da un pezzo di corpo; questo mostra una concezione completamente
diversa nell’esperienza psicoanalitica, che è quella di modellizzare la seduta
analitica sul cedimento, sulla cessione. Ogni seduta analitica deve essere una <i>cessione di godimento</i>, quindi per Lacan quello
che conta è che attraverso le cinque forme dell’oggetto a, di cui abbiamo parlato
oggi in modo superficiale, si estrae la matrice della cessione di godimento,
vale a dire che quello che Lacan mette come posta in gioca nella psicoanalisi è
che, seduta dopo seduta, l’analizzante produca un oggetto separato dal proprio
corpo. Evidentemente non è in ogni seduta che si produce una cessione
fondamentale, ma diventa comunque l’obiettivo di un’analisi. Non si ha più
quindi la prospettiva di un’analisi col punto di capitone, metafora,
significante finale, quindi un’analisi che porrebbe fine allo smarrimento del
soggetto nel circolo infinto dei significanti, ma si ha invece la proposta di
un altro punto di arresto, cioè di un'altra modalità di reperimento, che è
basata sulla cessione dell’oggetto. È per questo che Lacan può dire che questo
seminario è un seminario di rivivificazione del desiderio, perché il problema
della metafora è che una volta che si è metaforizzato non vive più. <o:p></o:p></div>
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Jacques-Alain
Miller fa un esempio nel suo corso “<i>Clinica
lacaniana</i>” dell’1981-82, un esempio che prende da Balzac, dal suo breve
racconto “<i>Il colonello Chabert</i>”. Il
colonello Chabert è considerato morto; caduto in una delle battaglie
napoleoniche, si trova sotto un mucchio di cadaveri, in una fossa comune. Qui
prende un braccio di un soldato morto riuscendo a dissotterrarsi ed emergere
dal mucchio di cadaveri. Poiché ha preso un colpo sulla testa, ha perso la
memoria ed è iscritto nel registro dell’esercito napoleonico - nel simbolico - come
morto. In tutto il seguito del racconto il colonello Chabert cerca di farsi
riconoscere come vivo. Nella prima scena del racconto vi è questo personaggio
che va dal notaio e la frase con cui si apre il racconto, detta dal segretario
del notaio, è: “<i>ha ancora questo vecchio
cappotto</i>”, una mantella da Sherlock Holmes. Questa mantella è il
significante che metaforizza il colonello Chabert, è il significante che
rappresenta il soggetto per un altro significante, il soggetto come morto. E la
soluzione attraverso la metafora è questo, è il farsi rappresentare da un significante
per un altro significante. Lacan scarta questa prima soluzione, quella di ritrovarsi
nell’infinito del significante, e dà l’oggetto <i>a</i> come altra soluzione, qualcosa che non si muove e che condensa un
godimento. Quindi vi è un resto reale che permette un orientamento del trattamento
analitico. <o:p></o:p></div>
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Secondo me, l’analisi
è la versione personale del <i>Fort-Da</i>,
perché questo dà l’accesso omeostatico alla catena significante, siamo abituati
a considerarlo così, a partire da Lacan, ma abbiamo una versione pulsionale del
<i>Fort-Da</i>, ed è che il soggetto va,
come spiega Miller, dal passaggio all’atto all’<i>acting-out</i>, vale a dire: mostro l’oggetto e mi separo dall’oggetto.
Per questo, l’atto è al centro del seminario sull’angoscia; il soggetto parte
dall’inibizione, e dall’<i>acting-out </i>al
passaggio all’atto arriva alla possibilità dell’atto. Gli atti che Lacan definisce
come analitici sono gli atti in cui il soggetto lascia le proprie coordinate
significanti per ritrovarne altre che non sono le stesse, così abbiamo
l’esempio che Lacan dà di Giulio Cesare, che prima di attraversare il Rubicone
è un generale dell’esercito romano, ma dopo la traversata non lo sarà più e non
sa quel che sarà, traditore forse o imperatore, e così è il soggetto che si
presenta alla passe, si presenta come analizzante e ne esce come analista delle
Ecole, oppure no, ma lascia quello che erano le sue coordinate simboliche per
delle altre. <o:p></o:p></div>
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La posta in
gioco quindi, del seminario X, è di riconfigurare l’esperienza analitica in
questi termini e il punto di capitone del seminario, anche se non nel senso di
metafora ma piuttosto di bussola diciamo, lo si trova a pagina 347: “<i>è il mito personalista a declinare l’atto
nel campo della realizzazione soggettiva, eludendo la priorità propria qui dell’</i>a<i>. L’</i>a<i>
inaugura il campo della realizzazione del soggetto e vi conserva, pertanto, la
sua prerogativa, di modo che il soggetto come tale non si realizza se non in oggetti
che appartengono alla stessa serie di a, allo stesso luogo in questa matrice. Si
tratta sempre di oggetti cedibili, ovvero di quelle che da molto tempo si chiamano
“le opere”, con tutto il senso che tale termine ha, finanche nel campo della
teologia morale</i>”. <o:p></o:p></div>
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Vediamo qui
come per Lacan il tragitto, il percorso di un’analisi, sia eccedere negli
oggetti che appartengono alla stessa serie di <i>a</i>, dello stesso ruolo e della stessa matrice. Questa è la frase che
giustifica quello che vi ho appena detto. Un’analisi è servirsi della matrice
che produce gli oggetti <i>a</i> per far sì
che il soggetto ceda sul proprio godimento e ne produca degli oggetti. Questo
indica come l’oggetto <i>a,</i> malgrado le
proprie radici naturaliste, non sia l’oggetto naturale. La separazione, la
sparizione degli organi dei corpi, è il modello che la psicoanalisi può
utilizzare per considerare che cos’è un’analisi quando non è nel registro del
significante. Si coglie così chiaramente quando Lacan indica il mito
personalista del pensare che si realizza se stessi: l’analisi non è diventare
quel che si è, è separarsi il più possibile dal proprio godimento.<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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<b>Domande<o:p></o:p></b></div>
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<br /></div>
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A.<span style="color: white; mso-themecolor: background1;">.</span>Succetti: Volevo
chiedere se poteva sviluppare il fatto che nella doxa lacaniana lo psicotico ha
l’oggetto in tasca. Lo psicotico in analisi, anche se forse non si può chiamare
analisi, per il fatto che possa parlare, per il fatto stesso di poter parlare
all’Altro, cede qualcosa del proprio godimento, anche se il lavoro non è
certamente di fare tagli, ma di fare anellamenti.<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
<br />
<div class="MsoNoSpacing" style="line-height: 115%; text-align: justify;">
V.Voruz: In
effetti si capisce meglio la frase di Lacan che lo psicotico ha l’oggetto in
tasca. Se l’oggetto non è caduto e non è stato collocato nell’Altro attraverso
il fantasma, l’oggetto è ancora lì. Quindi come operare con un soggetto
psicotico in analisi, se l’obiettivo è mirare alla cessione dell’oggetto, se
possibile? È per questo che l’analista
si fa carico di questo oggetto, perché lo scopo dell’oggetto <i>a</i> è di far esistere l'Altro come desiderante.
Evidentemente, il problema è che l’analista non sia troppo desiderante con un
soggetto psicotico, ma l’analista può tuttavia contenere l’oggetto, forse non
come oggetto prevalentemente desiderante, ma come involucro dell’oggetto. Potremmo
dire che il corpo dell’analista contiene l’oggetto che lo psicotico tende a
ricollocare nell’Altro, senza che questo lo minacci. Vale a dire che la non
cessione dell’oggetto <i>a</i> è ciò che fa
sì che lo psicotico sia desiderio dell’Altro, con tutti i problemi che questo
pone nel maneggiamento del transfert. Si può immaginare che mettere l’oggetto
nell’Altro sia qualcosa che dia sollievo: mettere le parole nell’Altro, mettere
lo sguardo nell’Altro, far si che l’analista funzioni occupando un posto dell’ideale,
contenendo la voce, ecc. Queste possono essere strategie che danno sollievo,
forse però non bisogna utilizzare la parola <i>taglio</i>,
ma la parola <i>estrazione</i> e, sia Freud,
sia Lacan, sia Miller dicono che bisogna orientare la cura dei nevrotici a
partire dalla cura degli psicotici. In entrami i casi quindi quello che è in
gioco è un’estrazione, perché alla fine dei conti il nevrotico si aggiusta
sempre in modo da ritrovare l’oggetto perduto. Questo è il fantasma, una
macchina infernale, la macchina infernale del nevrotico che è al tempo stesso
l’oggetto, il soggetto, lo sguardo preso in questo circuito infernale, dunque tutto
il problema del oggetto <i>a,</i> che non è
percepito come vuoto, è che è riempito dalle parvenze dell’oggetto <i>a</i>, gli oggetti orali, anali, che vengono
a riempire di godimento il vuoto supposto degli oggetti.<o:p></o:p></div>
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<br /></div>
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<i>Trascrizione e revisione testo Alberto Tuccio</i></div>
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