mercoledì 7 marzo 2018

Seminario fondamentale Istituto freudiano di Milano del 27 gennaio 2018. Docente invitato: Clotilde Leguil


Il presente commento si potrebbe intitolare Cancellazione del soggetto e oggetto del desiderio: verterà sul sogno del padre morto, che è analizzato da Lacan in tre lezioni iniziali del seminario VI.


Introduzione: desiderio e revenant.
Che cos’è il ‘desiderio inconscio’? 
Lacan risponde a questa questione in queste tre lezioni a partire dalla vera e propria dissezione di un sogno menzionato da Freud due volte: la prima nel suo articolo Precisazione sui due principi dell’accadere psichico (1911) e la seconda volta ne L’interpretazione dei sogni nell’edizione del 1930.
Si tratta del sogno dell’apparizione di un morto e quindi di un sogno più vicino all’incubo. La dimensione del desiderio vi è in ogni caso elisa o elusa, ed è intorno a questo che gira il discorso di Lacan. La sua dimostrazione verte su due aspetti del sogno: la questione del soggetto, del Je del sogno, e la questione dell’oggetto di desiderio.
Lacan innanzitutto segue la tesi di Freud: un desiderio si soddisfa nel sogno, anche quando si tratta di un sogno che fa sorgere un affetto doloroso, sogno che, in questo caso, Lacan definisce come fantasma del desiderio. Si tratta di un fantasma del soggetto e di un rapporto con l’oggetto di desiderio.
L’analisi magistrale di questo sogno, oltre che alla questione del desiderio dell’oggetto, rende conto della questione del lutto, infatti è presente l’apparizione di un morto.  Lacan va al punto più profondo degli effetti soggettivi della perdita di un essere caro, in questo caso della perdita di un padre.
Il sogno dell’apparizione di un morto mostra che l’inconscio si fa carico da solo di assumerne il compito di quello che si chiamava il necromante, cioè la figura presso cui ci si poteva recare nei villaggi per far riapparire la figura dell’estinto. Cosa succedeva quando il necromante faceva riapparire l’ombra dello scomparso? Niente di più di quello che succede in questo sogno.
A pag. 74 del seminario [le citazioni delle pagine sono riferite all’ ed. francese, ndr] Lacan dice: “L’ombra è quest’essere difronte al quale non si può dire niente, quest’essere parla ma poco conta, poco importa, perché quel che dice è anche quello che non dice; il sogno a sua volta non lo dice”.
Lacan ricorda la frase che conclude L’interpretazione dei sogni: il desiderio è indistruttibile, modella il presente sull’immagine del passato. È un passaggio dove Freud risponde al quesito “Il sogno può rivelare l’avvenire?” e la risposta è negativa: “Dovremmo piuttosto dire che il sogno rivela il passato, è nel passato che ha le proprie radici. Certo l’antica credenza profetica non è completamente falsa, il sogno ci conduce verso l’avvenire perché ci mostra i nostri desideri irrealizzati”.
Questo avvenire è presentato dal sognatore e modellato secondo il desiderio indistruttibile. Nel sogno del padre morto è in effetti questione di passato e di avvenire. La temporalità strana del sogno rimanda il soggetto che sogna a quel che aveva vissuto nel passato, ma come se l’avvenire fosse già accaduto. “L’avvenire è la realizzazione del desiderio” dice Freud e qui si tratta di un desiderio di morte nei confronti del padre, però questo avvenire è affrontato nel momento in cui il padre era ancora vivo, senza che egli sapesse che il figlio aveva desiderato la sua morte. La freudiana concezione dell'indistruttibilità del desiderio, contrasta vigorosamente con la distruttività degli esseri stessi.
In questo sogno si tratta di un revenant, ovvero di uno spettro. Chi è il revenant?
Il revenant non è soltanto il padre ma il desiderio antico del figlio, un desiderio di morte che torna al posto dell’io, è questo desiderio di morte di cui il soggetto non sapeva. Nel momento in cui il suo desiderio è realizzato, poiché il padre in seguito è morto, il solo padrone assoluto che resta al figlio è la morte stessa.
È possibile affrontare il sogno seguendo tre punti:
1.      il carattere enigmatico di questo sogno, vedremo dov'è l’enigma di questo sogno;
2.      la messa tra parentesi di quello che Lacan chiama il soggetto dell'enunciazione;
3.      l’interpretazione lacaniana del sogno.

Il carattere enigmatico del sogno
Il sogno del padre morto si presenta come un sogno assurdo.
Ecco il sogno, tratto da L’interpretazione del sogni:

Un uomo che ha curato suo padre malato e che ha molto sofferto per la sua morte, poco dopo tempo da questa morte fa questo sogno assurdo.
Suo padre era di nuovo in vita e gli parlava come al solito, ma, cosa strana, era tuttavia morto e non lo sapeva.

Lacan lo riformula a pag. 41: “il figlio è in lutto rispetto a un padre che ha senza dubbio amato e sul quale ha vegliato fino alla fine dell’agonia, lo fa risorgere (il padre) in condizioni che il sogno articola con una semplicità esemplare. Il padre appare come era quando era vivo, parla, e il figlio è di fronte a lui muto, colto dal dolore, attraversato dal dolore di pensare che suo padre era morto e non lo sapeva”.  In questa riproposizione ciò che viene sottolineato è innanzitutto la dimensione dell’affetto di dolore emersa nel sogno, per l’immagine del padre che torna e parla senza sapere di essere morto.
Come interpreta questo sogno assurdo Freud? Lo interpreta con un’aggiunta: “capiamo questo sogno se dopo ‘era morto’ aggiungiamo ‘secondo il suo desiderio’ (secondo il desiderio del figlio), vale a dire era morto come il figlio aveva desiderato” e se si aggiunge ulteriormente “non lo sapeva che il figlio aveva questo desiderio”, cioè che avesse auspicato la morte del padre.
Freud racconta come il figlio, curando suo padre, avesse spesso auspicato la sua morte come cessazione delle sue sofferenze. Una volta in lutto il figlio si rimproverava questo desiderio, come se questo desiderio fosse in qualche modo implicato nel fatto che il padre fosse morto.
L’analisi di Freud consiste nel dire che il sogno ha risvegliato un desiderio del figlio, un desiderio infantile, tuttavia nascosto, coperto dal desiderio che suo padre non soffra più e muoia.
Lacan nota che il carattere assurdo del sogno proviene da due enunciati: ‘era morto’ e ‘non lo sapeva’, cioè la fine del sogno. Sono anche le due parti del sogno che trattengono l’attenzione di Freud, quindi la questione di questo sogno si rapporta alla questione della morte per il soggetto, alla morte dell’Altro ma anche alla propria morte e in rapporto al sapere inconscio.
Quest’ultima frase del sogno, ‘Non lo sapeva’, rimanda al non sapere, al sapere che non si sa e quindi all’inconscio: c’è qui un’articolazione tra la morte e il non sapere.
In un certo senso quello che è assurdo nel sogno è che non si può essere morti sapendo di essere morti, perché una volta morto il soggetto non c’è più per saperlo, ma è un po’ più complicato se pensiamo, per esempio, alla psicosi. Nella psicosi è possibile avere a che fare con la propria morte soggettiva, per esempio possiamo pensare al presidente Schreber che vede l’annuncio della propria morte sui giornali: caso dove il soggetto è morto e lo sa.
Anche nella nevrosi ci può essere un rapporto tra la morte e il sapere, si può, in un certo senso, essere mezzi morti senza saperlo, vale a dire sentirsi mortificati per qualcosa senza accorgersene. Per esempio, nella nevrosi ossessiva Lacan sottolinea come il soggetto si domandi inconsciamente se sia vivo o morto, perché non smette di distruggere il desiderio dell’Altro e al tempo stesso di distruggere il proprio desiderio. Il soggetto ossessivo affronta la vita come se fosse morto, dal punto di vista della morte, quindi dal punto di vista soggettivo è possibile essere morti senza saperlo.
Questo paradosso si presenta anche nel sogno e, difatti, Lacan scarta la falsa interpretazione che il sogno realizzi il desiderio del figlio di rivedere il proprio padre e quindi si potrebbe inserire, secondo il suo desiderio, in un altro punto, vale a dire suo padre era lì e gli parlava come prima secondo il suo desiderio. Non è in quel punto che Freud inserisce il desiderio.
Il desiderio non si situa nel punto immaginario in cui il sognatore rivede il proprio padre, quel che Lacan ci insegna per aiutarci a situare il desiderio è che il desiderio si situa sempre in un punto enigmatico e che questo punto enigmatico è il motore del sogno. Questo punto enigmatico ha a che vedere con il rapporto del soggetto con il significante: è la parte finale del sogno ‘Era morto e non lo sapeva’ che indica l’ombelico del sogno.
Inoltre se si trattasse del desiderio di rivedere il padre in vita non ci sarebbe un affetto doloroso. Questo sogno è assurdo perché non si può essere morti e non saperlo, ma è anche come se il punto di assurdità fosse il punto del dolore.
Alla fine della sua analisi del sogno, Lacan, accosterà il dolore di questo sogno con il dolore di esistere del figlio: questo affetto di dolore è quindi spostato! Manca l’idea a cui questo affetto è collegato nel sogno e l’interpretazione di Freud consiste nell’aggiungere quel che manca: fa intendere quello che il sogno non dice, nello stesso modo in cui nel sogno il padre parla ma non sa quel che dice. Questo sogno strano è un messaggio che al tempo stesso dice qualcosa e non lo dice. Dice non dicendo.
Potremmo dire che se dice la verità del desiderio, perché possa essere sopportabile per il sognatore, quel che il padre non dice, che non può dire nel sogno (“sono morto”), il figlio lo dice a se stesso nel sogno: che era morto e non lo sapeva, come in un futuro anticipato sul passato.
Questo modo di procedere di Freud è qualificato da Lacan come aggiunta di un significante e permette di cogliere il punto rimosso nel sogno: proprio perché un significante è stato sottratto è necessario aggiungerne uno per capire il sogno.
Il sogno annuncia questa sottrazione di significante, la rappresenta, facendo parlare il padre ma senza dire quel che dice, manca qualcosa. Il padre parla ma cosa dice? Dunque manca qualcosa in questo punto: ‘non lo sapeva’ sorge già all’inizio del sogno tra le righe, come in un “il figlio non sa quel che dice il padre”. In verità, quel che il figlio (il sognatore) non sa è che il padre era morto secondo il suo desiderio. Di che desiderio si tratta? Lacan raddoppia il carattere enigmatico mostrando che il desiderio non è quello che il sognatore conosce già.
Qual è il desiderio di morte che il sognatore conosce? È quello che si è formulato quando ha visto il padre soffrire nella sua agonia, e in quel momento ha auspicato che la sua vita di dolore fosse accorciata, e questo lo sa. Perché nascondere allora questo desiderio nel sogno? Perché il suo secondo desiderio sparisce? Se c’è stata sottrazione c’è stata rimozione: il sapere che è stato sottratto al sognatore egli non lo sa, per l’appunto. Quindi ‘non sapeva’ rinvia al sognatore, non al padre. Lacan mette l’accento sul soggetto del sogno e sul ‘lui non sapeva’ che fa sparire l’ ‘io non sapevo’.
il soggetto dell’enunciazione è da qualche parte nascosto nel “non sapeva”. C’è stato un desiderio che si è formulato precedentemente, ed è per questo che la frase è al passato (“non sapeva”), ma questo desiderio non è quello che la sofferenza del padre sia accorciata, ma un voto più antico formulato dal figlio: è questo desiderio che ha prodotto un non senso, un bianco, uno zero nel sogno, vale a dire l’assurdità. Per Lacan uno zero non è certo un niente.
Qual è quindi questa cosa che manca ma che si segnala attraverso il non sapere? È qui che Lacan dice che qualcosa in questo sogno si avvicina alle procedure della necromanzia; colui che ha richiamato dal regno delle ombre l’essere amato non può letteralmente dirgli niente di quello che è la verità del suo desiderio.
È a partire da questo silenzio del soggetto, il quale non può dire niente di fronte all’Altro, che Lacan introduce il fantasma e fa un’analogia tra il rapporto con la morte nella psicosi e il rapporto con la morte nella nevrosi. Nella psicosi c'è un senso d’invasione dove il soggetto ha di fronte a sé qualcuno che è morto, il soggetto vive con un morto che non sa che è morto. Prendendo la questione da quest’angolatura si potrebbe supporre che Lacan abbia dato qualche idea a Hitchcock per la scenografia del film Psycho nel quale il figlio vive con la madre morta mentre la madre non sa di essere morta e al tempo stesso, per il figlio, continua a vivere: lui non sa di essere già morto come soggetto.
Nel caso di Freud il sognatore non è presentato come un soggetto psicotico perché non si tratta di preclusione (verwerfung), ma di rimozione di un desiderio (verdrängung). Quel che è rimosso non è il fatto che il padre sia morto, ma che lo era ‘secondo il suo desiderio’: il punto di rimozione è designato nella fine del sogno dalla frase ‘non lo sapeva’ che non rimanda più a nessuna immagine ma ad un rapporto con un non sapere.
Si tratta perciò di rendere conto di questo desiderio di morte nei confronti del padre risvegliato nel sogno attraverso un fantasma, vale a dire attraverso lo scenario immaginario del ritorno del padre. Il soggetto nel sogno ha questo fantasma di ritrovarsi con il padre vivo e morto, metà morto. Ma chi è morto nel sogno? Quello che parla o quello che tace?

La messa tra parentesi del soggetto dell’enunciazione
Lacan fa una piccola deviazione, perché per spiegare questo sogno è necessario precisare la differenza tra soggetto dell'enunciato e soggetto dell'enunciazione.
Nel testo di questo sogno non c'è ‘io’, c’è ‘lui’ ma non c’è ‘io’. Quello che sta dalla parte del soggetto, Lacan lo fa notare, è l’affetto di dolore: c’è un padre, c’è un figlio e c’è la morte, ma non è che per questo ci sia da qualche parte nel sogno il soggetto dell'enunciazione. Questo soggetto dell’enunciazione è nascosto da qualche parte, ed è ritrovando dov’è il soggetto dell’enunciazione che Lacan è in grado di decifrare il sogno.
Nel procedere del suo discorso a riguardo, utilizza anche un altro sogno molto più semplice, allegro, che è un sogno infantile della piccola Anna Freud a due anni e mezzo: la bambina non dice ancora “io”, parla di sé alla terza persona e articola questo sogno a voce alta mentre sta ancora dormendo.
È un sogno che Freud analizza e che ha raccolto ascoltando sua figlia: la piccola è stata messa a dieta, privata per tutta la giornata di ciò che le piace mangiare, i dolciumi, perché malata; così sogna dicendo ad alta voce “fragole, fragoloni, frittata, pappa”. Come nota Lacan, si soddisfa con dei significanti: gli oggetti del desiderio non sono semplicemente degli oggetti di bisogno ma sono dei significanti. Per Lacan questo sogno è la nudità del desiderio, perché tutto ciò che le è stato negato durante la giornata ritorna nel sogno, tuttavia quel che interessa a Lacan è l’inizio del sogno: prima di elencare tutte queste prelibatezze Anna dice il proprio nome e cognome: “Anna Freud, fragole, fragoloni, frittata, pappa”. Cos’è Anna Freud? È il soggetto dell’enunciazione che nel bambino non è ancora elaborato, che non ha ancora rimosso e che quindi appare come enunciato. Quando la bambina parla a due anni e mezzo, non si sottrae ancora dall’enunciato come soggetto parlante.
Altro esempio è quello che riportato da Alfred Binet quando, domandando a un bambino quanti fratelli o sorelle avesse ricevette la risposta “ho tre fratelli: Paolo, Ernesto ed io”. Ciò mostra che il bambino parla senza sapere che sia lui stesso a parlare; il soggetto dell’enunciazione per lui non è ancora simbolizzato ed è il motivo per cui quando conta i proprio fratelli e sorelle conta sé stesso. Per questo motivo Lacan dice che quando il soggetto non si conta più quando parla è il superamento di una soglia: vuol dire che è il momento in cui ha simbolizzato qualcosa del soggetto dell’enunciazione. È necessario un passo perché siano distinti l’io come soggetto dell’enunciazione e l’io come soggetto dell’enunciato.
Quel che fa la nudità del desiderio nel sogno della piccola Anna è che non c’è nessuna rimozione, c’è una trasparenza del desiderio. Qui il desiderio non è enigmatico, non c’è neppure rimozione del soggetto dell’enunciazione, è interessante vedere come Lacan articoli insieme queste due dimensioni: la rimozione del desiderio e la rimozione del soggetto dell’enunciazione. Il soggetto inizia a rimuovere quando simbolizza questo soggetto dell’enunciazione.
Un ulteriore esempio di questo soggetto dell’enunciazione lo si evince da un sogno di Lacan stesso. Durante una lezione spiegava agli allievi che cos’è la censura, mostrava i paradossi della censura che impone di non dire qualcosa ma, spiegando che non bisogna dirla, la dice. La frase che aveva scelto per esemplificare la questione era: “a chiunque dirà che il re d’Inghilterra è una testa di cazzo gli si taglierà la testa”. La notte seguente cos’aveva sognato? Di avere la testa tagliata! Quindi il fatto di dirlo conta, anche se dicendolo non ha detto “io”, è lui che l’ha detto. Quindi è il soggetto dell’enunciazione che ritorna nel sogno: sei tu che l’hai detto ed è a te che si taglia la testa. Questi esempi permettono di mostrare come la rimozione si articoli con il desiderio e con il soggetto dell’enunciazione. Lo zero non è un niente, è il soggetto dell’enunciazione che non sente, che non ascolta quel che dice.
Ritornando al sogno del padre morto, avanzando nella sua interpretazione, Lacan si serve delle due linee del grafo del desiderio: la linea dell’enunciato e la linea dell’enunciazione. Si può innanzitutto notare che la frase ‘era morto e non lo sapeva’ fa sparire il soggetto dell’enunciazione: chi dice questo? Non si sa.
Lacan mostra come questo ‘non lo sapeva’ è un ‘non lo sapevo’. Nello stesso modo, ‘era morto’ non è interpretato solo in funzione del soggetto dell’enunciato (lui), ma in funzione del soggetto dell’enunciazione, che è il figlio.

L’interpretazione lacaniana del sogno
Questo sogno è un fantasma del desiderio. Cos’è un fantasma? Un fantasma è un copione dove il soggetto sparisce, e il soggetto qui nel sogno cancella se stesso di fronte all’Altro che torna e parla. Il soggetto qui incontra quello che Lacan chiama “un punto di panico”, ovvero un punto in cui si ha a che fare con la propria esistenza e c’è un qualcosa che si aggancia al desiderio. Un esempio per comprendere questa dinamica è L’avaro di Molière, infatti Lacan dice che se vogliamo capire qualcosa dell’oggetto di desiderio dobbiamo capire questo personaggio di Molière, l’avaro, che ha l’impressione di morire quando gli si è rubato l’oggetto di desiderio. Non è solo una farsa, dice qualcosa del rapporto del soggetto con l’oggetto di desiderio.
Lacan riprende il sogno cercando di distribuire quello che è dalla parte del soggetto e quello che è dalla parte del padre. Cosa c’è dalla parte del soggetto? C’è solo il dolore che il padre era morto. Dalla parte del padre c’è il ‘non sapeva che era morto’.
Lacan sottolinea tutto il valore soggettivo del ‘non sapeva’: nonostante il soggetto sembri attribuirlo al padre nel sogno, è in verità il punto di rivelazione dell’essenza profonda del soggetto. In effetti l’ignoranza del soggetto sulla propria morte è assurda, quindi l’ignoranza verte su qualcos’altro. Il sogno nasconde, inganna, cela qualcosa: attribuisce quest’ignoranza al morto ma per celare un’altra ignoranza, che è l’ignoranza del soggetto, qualcosa che non può sapere, che non vuole sapere, che è troppo doloroso.
Come si pone il soggetto nel sogno? C'è l’affetto doloroso ma non è tutto, c’è anche il fatto che il soggetto si situi di fronte al padre sapendo quello che il padre non sa, cioè sapendo più di lui, una verità spaventosa sul padre: vale a dire che il soggetto si pone come trionfante sul padre.
Al tempo stesso il sogno rende il padre immortale perché il padre torna, ma lo fa come quello che non sa: non soltanto l’Altro non sa di essere morto ma non bisogna dirglielo. È questo che è doloroso: il figlio vede il padre nel sogno ma non bisogna che sappia che è morto; questo sogno mette in scena la rimozione della morte.
C’è qualcosa di analogo alla dimenticanza del nome che colpisce Freud e che racconta nella Psicopatologia della vita quotidiana, quando cerca il nome del pittore che ha dipinto il Giudizio Universale a Orvieto, pittore che conosce bene ma che non riesce a ritrovare come nome, e questo nome è Luca Signorelli, analizzando questa dimenticanza Freud si convince che questa dimenticanza viene al posto del rapporto con la morte per lui.
Qui nel sogno, il fatto che al tempo stesso il padre parli ma non parli, rimanda a questo silenzio: il padre parla come prima, ma al tempo stesso tace. L’ignoranza imputata al padre, il fatto che non sapesse, mette questo non sapere sulla linea in basso: l’ignoranza imputata al padre rimanda all’ignoranza del soggetto.
Quale ignoranza? Da una parte il soggetto non sa qual è il significato del sogno e non sa neppure qual è la natura del dolore che prova: è qui che Lacan introduce il termine “fantasma di desiderio” perché nel sogno si realizza il desiderio di prevalere sul padre. Se trionfa è perché lui (il padre) non sa, mentre il figlio sa, quindi il figlio recupera un plusvalore sul padre, ma questo sovrappiù d’essere è in effetti una protezione, un velo (quel che è il fantasma), che gli permette di non essere messo a confronto con l’angoscia della propria morte.
Quindi Lacan declina due piani dell’interpretazione:
1. il piano fantasmatico: il desiderio realizzato di prevalere sul padre;
2. il piano dell’io dell’enunciazione e, alla fine, l’augurio di morte del figlio stesso.
Questo sogno viene accostato alla tragedia di Edipo: è un sogno edipico ma è anche un sogno che va al di là dell’Edipo, perché al di là della morte del padre c'è il rapporto con il padrone assoluto che è la morte.
La storia di Edipo è la storia di un figlio che realizza il proprio desiderio inconscio di prevalere sul padre ma, al di là di questo, c’è il momento in cui Edipo scopre quello che ha fatto: finché non lo sa può vivere, ma il giorno stesso in cui viene a sapere di avere ucciso il proprio padre e sposato la propria madre allora dice “meglio sarebbe non essere nati”. Se nascere vuol dire vivere per provare un simile dolore allora meglio non essere nati.
C’è qualcosa del genere nel sogno del padre morto, qualcosa di un dolore di esistere quando non c’è più il desiderio a sostegno della vita stessa, ovvero quando il desiderio di morte nei confronti del padre è stato realizzato. Senza saperlo, dunque, il figlio in questo sogno assume il dolore di esistere, perciò il ‘non lo sapeva’ non riguarda il dolore del padre nel momento in cui era alla fine della vita: il ‘non lo sapeva’ riguarda il soggetto che assume questo dolore di esistere al posto del padre. Quel che dice Lacan è che il fantasma di confronto con il padre è meglio del dolore di esistere. Quest’identificazione con il padre, questa rivalità con lui nel sogno, è al tempo stesso quello che protegge il figlio ma anche quello che svela il senso ultimo del sogno: l’immagine di questo padre che parla e che è morto e non lo sapeva, mette un velo su quello che c'è di intollerabile, ovvero il dolore del figlio.
Ora che il desiderio di morte del figlio è realizzato, che il padre è davvero morto e che il figlio ha trionfato su di lui, cosa resta al figlio? Gli resta la vita senza il desiderio, perché il suo desiderio era il desiderio di morte. Quindi resta solo il dolore di esistere che lo mette dalla parte del padre nel sogno. Per questo il sogno lo protegge e gli permette di continuare a dormire, se no sarebbe un vero e proprio incubo.
Lacan, quindi, va al di là del desiderio di morte edipico e ci mostra come il fantasma ci sia per tenere a distanza il reale: il soggetto che è muto di fronte al padre che parla come prima, è uno scenario immaginario che vela questo reale insopportabile che è il dolore di esistere del figlio. Cito Lacan: “l’ignoranza che pone di fronte a sé nel personaggio del padre, nell’oggetto in forma di ‘non sapeva’, è assolutamente per lui necessario mantenerlo per non sapere che sarebbe meglio non essere nati. Se non c'è niente come ultimo termine dell’esistenza che non il dolore di esistere, meglio assumerlo come il dolore dell’Altro che è qui e che parla ancora, come io, il sognatore (il figlio) continuo a parlare”. Vale a dire che il figlio continua a parlare come il padre nel sogno, e tuttavia ha a che fare con questo dolore di esistere, che lo mette dalla parte del padre nel sogno e che gli fa dire che è morto e che non lo sapeva.
Lacan conclude sui sogni di ritorno di un morto, tutti abbiamo sognato un revenant, sono sogni universali. Cosa vuol dire l’apparizione del morto se non che lui, il soggetto, non è morto poiché può soffrire al posto del morto, al posto dell’Altro: questo è il lutto. Meglio, per questo figlio, proteggersi dal reale della morte, quindi dalla castrazione del padre, che non guardare la morte in faccia. Il sole, come la morte, non si può guardare in faccia ed è quello che mostra il fantasma di questo sogno.
In effetti la morte di un padre per ciascuno, e in particolare per un figlio, mette a confronto il soggetto con la sparizione di ogni protezione, con la sparizione di ogni capro espiatorio (di ogni scudo) tra il soggetto e la morte. Quindi il valore di questo fantasma di desiderio nel sogno consiste nel proteggere il soggetto da questa scoperta insopportabile; quel che fa e quello che lo aspetta d’ora in poi è la propria morte e il fatto che anche lui un giorno sarà morto e non potrà saperlo.


DIBATTITO

DOMANDA: volevo chiedere di spiegare il rapporto tra il fantasma del desiderio e il dolore di esistere e, visto che ci è stato detto della sua passe recente, mi chiedevo appunto il rapporto tra il fantasma del desiderio, dolore di esistere e passe, come si articolano.
RISPOSTA: rispondo a questa questione che non mi sono posta in questi termini, ma molto giusta, sul momento del termine dell’analisi. Non risponderò a partire dalla mia testimonianza perché non l’ho ancora fatta ufficialmente e non sono qui per parlare della mia analisi, ma è vero che a partire dalla passe si legge Lacan in un modo differente, perché lo si legge a partire dalla propria analisi.
Che rapporto c’è tra il sogno del padre morto e la fine dell’analisi?
Il sogno del padre morto non è una traversata del fantasma, e Lacan ha definito, almeno nel 1967, la fine dell’analisi come una traversata del fantasma. Questo sogno non è una traversata del fantasma ma l’interpretazione di Lacan tocca un punto di reale, quindi rimanda in qualche modo alla fine dell’analisi.
Nel sogno del padre morto il figlio ha bisogno di situare il dolore di esistere dalla parte del padre, vale a dire che nel suo sogno è il padre che deve essere protetto da una verità. Soprattutto non bisogna dirgli che è morto perché non lo sa. E la fine dell’analisi può coincidere con questo momento in cui si può assumere qualcosa del reale, senza mettere dalla parte dell’altro quel che ci concerne nel modo più profondo.
All’uscita di questo seminario cinque anni fa [in Francia, ndr], Miller aveva commentato questo sogno, ed ero in un momento della mia analisi in cui non riuscivo a cogliere bene perché questo sogno fosse un fantasma che proteggeva il soggetto. Quel che mi appare chiaro oggi, anche grazie all’esperienza della fine dell’analisi, è che quel che protegge il soggetto in questo sogno è questa configurazione duale che è di fronte all’Altro. Ora, nella fine dell’analisi invece si è soli, si è messi a confronto con un punto di solitudine che non concerne nemmeno più il rapporto con l’Altro. Ecco quello che posso rispondere su questo.

DOMANDA: mi sembra che questo sogno apra in qualche modo la via a quello che è poi l’aldilà dell’Edipo e mentre raccontava mi è venuto in mente la frase del padre “si può farne a meno a condizione di servirsene”. In qualche modo il fatto che il padre funzioni come oggetto del fantasma è necessario per poter poi assumere su di sé, in qualche modo, l’essere per la morte.
RISPOSTA: è interessante vedere come sia Lacan che introduce la dimensione dell’al di là dell’Edipo nell’interpretazione del sogno, perché Freud introduce il desiderio edipico per risolvere l’assurdità del sogno, ma quello a cui si interessa Lacan in particolare è questo dolore, quindi possiamo dire che è un sogno edipico, non è il sogno di un soggetto che è al di là dell’Edipo, ma è un sogno che fa apparire il modo in cui l’Edipo protegge il soggetto dal reale. In questo modo si vede come il soggetto inconsciamente si serva del padre, poiché lei riprende questo termine, si serve del padre nel fantasma per mettere un velo sulla propria morte, sulla questione della propria esistenza. Quel che fa apparire bene questo sogno è il fantasma come velo e come punto di sparizione soggettiva. Il confronto con il reale, e qui è il reale della morte, in un certo qual modo fa sparire il soggetto o lo rimanda al solo punto d’appoggio che gli resta che è il suo desiderio. Qui nel sogno vediamo il soggetto che si rappresenta muto di fronte al padre quindi, in qualche modo, che sparisce di fronte al padre. Nel sogno il soggetto si cancella. C’è, come diceva Jones, l’afanisi del soggetto, e quel che dà conto della dimensione fantasmatica è di attribuire questa sparizione al rapporto con l’Altro. Attribuire questa divisione al rapporto col padre permette a questo soggetto di utilizzare il padre per proteggersi da qualcosa. Quel che è paradossale in questo sogno è che il padre c’è (parla) e, al tempo stesso, la dimensione protettrice del padre è già rovesciata per il fatto che è morto senza saperlo. Di conseguenza questo sogno rimanda al soggetto senza che lo possa sapere, rimanda che il soggetto è solo di fronte al reale che lo riguarda. Questo reale che lo riguarda è quel che resta dopo la sparizione di suo padre, quel che gli tocca dopo la sparizione di suo padre.

Fabio Galimberti: Lei ha articolato la questione della morte con appunto questo sogno, e c’è tutta una coloritura ossessiva in questa analisi e però ci sono esperienze di altri soggetti non nevrotici ossessivi, ma piuttosto isterici, che fanno questi sogni di revenant o addirittura immaginano che ci sia un ritorno del padre. E dunque volevo chiederle come si può pensare la stessa questione però nell’isteria, se c’è una sfumatura diversa, se si può pensarla nello stesso modo oppure in un modo un po’ differente, perché la questione “sono vivo/sono morto” è molto ossessiva, non è una questione isterica. Come si può pensare questa questione del revenant nell’isteria? Se c’è una sfumatura, una nuance differente.

Clotilde Leguil: I sogni di apparizione di morte in effetti sono trans-strutturali. Lacan spiega molto bene che dal punto di vista del simbolico, e quindi dell’inconscio, la morte non esiste. Nel momento in cui il soggetto sta entrando nell’ordine del significante non sparisce più, questo dà conto del fatto che il morto non è morto per l’inconscio. Dal punto di vista dei significanti che hanno rappresentato questo soggetto non è morto, e il significante è immortale. Questa quindi è la prima risposta: l’immortalità è simbolica e di conseguenza i sogni di morte per tutti i soggetti che sono inseriti nella struttura. In questo sogno c’è in effetti qualcosa della struttura ossessiva nel senso che la questione posta è il “sono vivo o morto”, dal punto di vista anche della rivalità con il padre.
Nell’isteria, se seguiamo Freud e Lacan, la questione è piuttosto relativa all’amore per il padre che non alla rivalità con il padre. Quindi il sogno del ritorno del padre nell’isteria è destinato a rendere conto di questo amore immortale per il padre o, se si va al di là dell’Edipo, della possibilità di staccarsi da quest’amore.

Fabio Galimberti: ho proprio il caso di una paziente che bizzarramente ha il fratello che fa lo stesso pensiero suo: hanno avuto lo stesso padre e il fratello immagina che il padre che è morto ritorni ed è angosciato da questa cosa. Non è un delirio, è proprio una paura e qualcosa che ritorna nei pensieri e nei sogni, e lo fa anche questa paziente, cioè fanno lo stesso pensiero (la stessa fantasia) però in due modalità diverse credo, e certamente questa paziente è isterica, ha avuto un amore e ha un amore immortale che non è ancora finito per il padre. Quindi l’esempio è questo, ma non è solo nei sogni, è anche nei pensieri, proprio nei pensieri fatti nella veglia e non dico di più, non ci sono cose più concrete ma è proprio una paura che bizzarramente ha anche il fratello e si sono ritrovati a raccontarsi la stessa paura. Però, credo, con questioni sottese diverse per cui mi interessava molto questa questione.

Clotilde Leguil: è vero che i sogni di apparizione dei morti nei casi di Freud li abbiamo nell’ uomo dei topi che vede il padre tornare dopo la morte e sorprenderlo mentre si masturba. Nei casi di isteria…. non è Dora…. Anna O. ha curato il padre morto….

Fabio Galimberti: i sogni della mia paziente sono di due tipi. Uno di godimento: cioè il padre è nel letto e si risveglia e vuole avere un approccio sessuale, non con la paziente, però è un sogno di godimento sessuale. Gli altri sono sogni in cui immagina invece qualcosa della morte, cioè si ritrova al fondo della tomba, nel loculo in cui il padre viene inserito. Per cui sono di due tipi: uno più sul versante del godimento sessuale, l’altro su un godimento mortifero, o comunque sulla questione della sepoltura, del lutto.

Clotilde Leguil: per concludere possiamo dire che nel seguito del seminario VI sarà di nuovo in questione il padre morto con Amleto, e là il fatto che il padre parli e dica qualcosa che lui capisce bene non semplifica le cose dal punto di vista del desiderio. Tutta l’analisi di Lacan riguardo Amleto verte sul desiderio di morte, così come l’analisi di Freud. Perché quel che il padre morto domanda al figlio Amleto è di andare a uccidere il suo assassino e Amleto non riesce a capire perché non riesce ad uccidere questo zio che detesta e di cui non riesce a liberarsi. L’analisi di Freud consiste nel mostrare come questo atto incontra lo stesso desiderio edipico di uccidere il padre. L’analisi di Lacan riprende questi stessi termini ma sposta l’accento sulla madre e sul desiderio della madre, perché quel che è enigmatico per Amleto è il desiderio della madre come donna. Vale a dire: com’è che la madre ha potuto sposarsi e andare a letto con il nuovo marito quando i resti del pasto, della cena, del funerale, non erano ancora freddi. C’è qualcosa del godimento femminile nella madre che mette il figlio in una condizione di inibizione, e qui il punto enigmatico per il figlio è il desiderio della madre come donna.

Redazione di Alberto Tuccio


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